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Imballaggi innovativi

della produzione degli imballaggi

5.4 Imballaggi innovativi

Nell’analisi dei casi-studio di prevenzione nel settore della produzione di imballaggi, sono sta-te individuasta-te, in particolare, due aree di innovazione: imballaggi di riempimento gonfiabili, im-ballaggi bio-compostabili.

Queste aree hanno differenti livelli di sviluppo; si tratta di interventi che riguardano imballag-gi terziari e secondari e prevalentemente (ma non unicamente per gli imballagimballag-gi gonfiabili) ri-volti al commercio cosiddetto “business to business”.

Nel caso dei materiali di imballaggio bio-compostabili i campi di applicazione sono diversifi-cati e riguardano sia imballaggi primari che secondari.

5.4.1 Imballaggi gonfiabili

Gli imballaggi gonfiabili sono di recente concezione e si sono diffusi commercialmente in Italia solo da pochi anni.

Gli imballaggi gonfiabili sono costituiti da una semplice pellicola di polietilene (nella maggior parte delle applicazioni) che viene trasformata, grazie a termosaldatura, in cuscini singoli o continui pieni di aria (99% del peso dell’imballaggio).

Tali cuscini svolgono una doppia funzione:

- riempire gli spazi vuoti tra prodotto e imballaggio; - proteggere dagli urti il prodotto da trasportare.

Sotto il profilo ambientale, a parità di soddisfazione nel confezionamento e nella protezione in fase di trasporto, gli imballaggi gonfiabili sostituiscono in molte applicazioni polistirolo espan-so o poliuretano - non riciclabili o difficilmente riciclabili -, consentono una agevole riciclabilità, minimizzano i pesi in maniera estrema, riducono gli scarti di lavorazione, sono versatili, non ri-chiedono stampi specifici e sono parzialmente riutilizzabili.

Anche in questo caso, i vantaggi ambientali si associano alla competitività economica. Uno studio effettuato da Electrolux (vedi scheda) ha mostrato che gli imballaggi gonfiabili presen-tano un costo complessivo del materiale e della gestione, inferiore del:

- 42% circa rispetto ai chips;

- 23% circa rispetto ai fogli in polistirolo espanso; - 55% circa rispetto alla carta PadPack

La diffusione sul mercato di questi imballaggi ha interessato principalmente il campo delle transazioni commerciali fra aziende, il cosiddetto "business to business" e in parte il settore dell’e-commerce; già alcuni beni (ad esempio libri e CD) vengono confezionati con imballaggi ad aria ma la loro applicazione può interessare anche prodotti più delicati come, per esem-pio, quelli enogastronomici.

5.4.2 Biopolimeri

Il mercato degli imballaggi in materiali non cellulosici biodegradabili e biocompostabili è an-cora modesto – sia per i limiti applicativi dei biopolimeri, sia per la scarsa diffusione -, ma il suo potenziale di crescita è enorme e rappresenta una delle nicchie più interessanti per l’industria plastica europea, che per il 2003, prevede di quadruplicare i quantitativi venduti nel 1999 (da 24.000 t a oltre 100.000 t).

In questo specifico settore, l’Italia è il leader mondiale per produzione e licenze attraverso la so-cietà Novamont.

Il mercato futuro di questi materiali, che consentono di sostituire in primo luogo i materiali pla-stici derivanti da prodotti petroliferi, si affida principalmente all’uso del compostaggio nella gestione dei rifiuti.

Gli shoppers in plastica biodegradabile, da utilizzare per la raccolta di rifiuti destinati al com-postaggio, continueranno a costituire, in Europa così come negli Stati Uniti, uno dei mercati principali.

Nel maggio 2000, la Commissione per gli Standard Europei (CEN) ha adottato uno schema di criteri per la compostabilità (EN 13432) che, se approvato dall’Unione Europea, diventerà u-na norma armonizzata CEN che tutti gli Stati dovranno adottare insieme attraverso un logo condiviso.

Attualmente esistono due etichettature per i prodotti compostabili: una basata su una prima stesura degli standard CEN e la seconda (DIN-CERTCO tedesco) basata sugli standard DIN V 54900 e ampiamente utilizzata in altri Stati dell’Unione Europea. In base ad un’ordinanza te-desca del 1998 in materia di rifiuti organici, le plastiche biodegradabili vengono ammesse tra i rifiuti organici, solo se la loro biodegradabilità è provata dal DIN V 54900 e se sono costitui-te da risorse rinnovabili.

Per le plastiche biodegradabili si stanno aprendo altre importanti nicchie di mercato nel packaging per alimenti. Particolarmente dinamica, infatti, è l’attività di ricerca promossa nel settore (Novamont, Dupont, Bayer, Basf tra le altre) per un impiego di questi materiali negli im-ballaggi per alimenti.

La Dupont, per esempio, sta lavorando al miglioramento delle proprietà del suo poliestere bio-degradabile e idrosolubile, “Biomax” (vedi scheda) (maggiori proprietà di barriera, solubilità con solventi, facilità di produzione dei film), che riesce pienamente a soddisfare gli standard DIN-CEN essendo degradabile al 100% in un arco di appena 6 mesi. L’obiettivo dell’azienda è in-trodurre Biomax nell’ambito degli imballaggi per alimenti.

I progressi in questo settore ci sono stati: infatti la Biocorp, che tratta il Mater-Bi in Europa e ne-gli Stati Uniti, in passato ha rifornito la rete austriaca di McDonald’s con confezioni biodegra-dabili costituite da amido di mais e semi di cotone e di recente ha anche fornito la posateria bio-degradabile per le Olimpiadi di Sidney.

Anche la Bayer propone un poliestere biodegradabile, stampabile per iniezione o per estru-sione, utilizzabile per realizzare imballaggi, utensili e posate a perdere, sacchetti, vasi per fio-ri e piante, così come la Basf che propone Ecoflex, biopolimero compostabile.

In Italia la Novamont lavora da oltre un decennio all’affinamento del Mater-Bi, (vedi scheda) un materiale biodegradabile a base poliolefinica. Il Mater-Bi può essere lavorato per iniezione,

INTERVENTI E POLITICHE DI GESTIONE PER LA PREVENZIONE E MINIMIZZAZIONE DEGLI IMBALLAGGI QUADRO DI RIFERIMENTO EUROPEO E NAZIONALE

la realizzazione di shoppers, film per confezioni di prodotti alimentari, vaschette termoforma-te, piatti e posate monouso, coppe per gelati, film per cibi secchi, contenitori per cosmetici, sacchi per la raccolta di rifiuti, vasetti per piante, ecc.

Il Mater-Bi espanso ha trovato un’interessante applicazione come imballaggio da riempimen-to, rappresentando una valida alternativa al polistirolo espanso. Può, infatti, essere riutilizza-to oppure compostariutilizza-to in quanriutilizza-to si decompone rapidamente senza residui.

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Introduzione alla lettura delle schede

Ogni scheda fornisce informazioni sull’imballaggio in esame: - identificazione del prodotto

- azienda produttrice

- descrizione dell’imballaggio (primario, secondario o terziario) - fotografia dell’imballaggio

- descrizione schematica degli interventi di prevenzione e minimizzazione (riduzione pe-so/volume, imballaggio riutilizzabile, utilizzo di materia riciclata, uso di materiali bio-compostabili, facilitazione dell’invio al recupero, sistema packaging più funzioni)

Nome dell’azienda: Coop

Nome del Prodotto: LINEA A MARCHIO COOP DI DETERGENZA PERSONA

Descrizione dell’imballaggio: Ecoricariche di misura maggiore rispetto al contenitore

Questa linea di detergenti è stata lanciata sul mercato nel 1995 e nel 1996 sono state intro-dotte le ecoricariche in busta. Nel 2000 è stato effettuato un alleggerimento del flacone origi-nario e sono state introdotte le ecoricariche di formato superiore. Questo ha determinato, un ri-sparmio di PE del 7,1% in peso e un riri-sparmio sulla ecoricarica, a parità di quantità venduta, del 25,1%. I risparmi di materia per l’imballaggio secondario sono stati del 6% per i flaconi e del 5,3% per le ecoricariche. Confrontando i dati di vendita del 1999 rispetto al 1998 si osserva che i consumatori hanno aumentato l’uso delle ricariche per i prodotti per il bucato, infatti, le ven-dite sono aumentate del 33% rispetto al prodotto standard.