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2. Gli indicatori bibliometrici nella valutazione della ricerca scientifica

2.3. Gli indicatori bibliometrici

2.3.1. Impact factor

Nello studiare le potenzialità e i limiti dei principali indicatori bibliometrici, non si può non partire dal più noto (Wouters, et al., 2015) e discusso indicatore bibliometrico, ideato da Garfield nel 1972, ovvero l’impact factor.

L’impact factor (IF) è un indice citazionale di proprietà di Thomson Reuters la cui base dati di riferimento è rappresentata esclusivamente dalle riviste censite da ISI-Thomson Reuters

Web of Science. L’Impact Factor o fattore d’impatto, nasce con lo scopo di indicare il peso

di una rivista all’interno del suo settore disciplinare specifico ed è, matematicamente parlando, il rapporto tra il numero complessivo di citazioni ricevute in un dato anno (per esempio il 2016) dagli articoli pubblicati da una determinata rivista nei due anni precedenti (in questo caso 2014 e 2015), e il totale degli articoli pubblicati in quella rivista nei due anni presi in considerazione4 (Piazzini, 2010; Giuliani & Marasca, 2015).

4 Per esempio, se nel 2016 gli articoli pubblicati da una certa rivista nel 2014 e nel 2015 sono stati citati

complessivamente 300 volte, e il numero totale di articoli citabili pubblicati in quella rivista nel 2014-2015 è 70, avremo un impact factor (2016) di quella determinata rivista pari a 300/70 = 4,29.

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Nell’ambito della valutazione della ricerca, l’IF di una certa rivista viene utilizzato come

proxy della qualità e dell’impatto degli articoli in esso pubblicati (Bordons, Fernàndez, &

Isabel, 2002). Tuttavia, nella logica dell’IF l’oggetto della valutazione è divenuto il contenitore piuttosto che il contenuto (Marchi, Marasca, & Giuliani, 2013). Nello specifico, la logica dietro l’utilizzo dell’IF nella valutazione della ricerca è che, se un articolo viene pubblicato in una rivista che ha un elevato fattore d’impatto, e quindi è considerata di qualità, allora anche quell’articolo può essere considerato come un prodotto di ricerca di elevata qualità.

È proprio sull’utilizzo dell’IF nella valutazione della ricerca scientifica che numerosi studiosi (Seglen, 1997; Garfield, 1998; Bordons, Fernàndez, & Isabel, 2002; Paolini & Quagli, 2013) hanno focalizzato la loro attenzione, evidenziandone i suoi punti di forza e soprattutto i punti di debolezza. Nello specifico, tra i principali punti di forza dell’IF c’è la sua facilità e semplicità di utilizzo nell’ambito della valutazione della ricerca, data la rapida accessibilità dovuta al fatto che si trova su una banca dati elettronica ben fornita, e soprattutto il fatto che è poco costoso (Bordons, Fernàndez, & Isabel, 2002; Giuliani & Marasca, 2015). Tuttavia, diversi studiosi (Seglen, 1997; Figà Talamanca, 2000; Bordons, Fernàndez, & Isabel, 2002) ne hanno criticato l’utilizzo nell’ambito della valutazione delle riviste e degli autori degli articoli presenti nelle riviste stesse (Paolini & Quagli, 2013), evidenziando come il valore dell’indice possa essere influenzato da diversi fattori, come per esempio: l’area scientifico disciplinare di riferimento, i tipi di documenti analizzati, l’arco temporale di misurazione della citazione ecc. Lo stesso Garfield (1998), avvertii delle seguenti criticità dell’IF riguardo un suo possibile abuso nell’ambito della valutazione della ricerca.

In particolare, una delle prime criticità dell’IF è che il suo valore dipende molto dal settore scientifico disciplinare di riferimento e quindi dalle differenti abitudini nelle pubblicazioni e nelle citazioni. Se si considerano discipline come la biochimica e la biologia molecolare,

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che pubblicano articoli molto rapidamente, queste avranno anche un elevato numero di citazioni e di conseguenza un alto IF rispetto a quelle discipline come la matematica, dove i lavori impiegano più tempo per essere accettati e revisionati (Giuliani & Marasca, 2015). Dunque, il primo aspetto che emerge è che non è appropriato comparare l’IF tra le diverse discipline (Mingers & Leydesdorff, 2015).

Altra criticità dell’IF è dovuta all’arco temporale di riferimento (due anni) per il calcolo delle citazioni. L’arco temporale di due anni risulta essere troppo corto per alcune discipline come le scienze sociali (in particolare quelle economico-aziendali), la cui durata delle citazioni si prolunga nel tempo (Mingers & Leydesddorff, 2015). Per questo motivo, risulta preferibile l’impact factor a 5 anni (5-years JIF) in quanto comprende un periodo di tempo più ampio per catturare le citazioni. Inoltre, altro problema legato all’arco temporale di riferimento è che l’IF risulta essere più alto per i lavori pubblicati all’inizio dell’anno rispetto ai lavori pubblicati a fine anno, in quanto i primi hanno un tempo più lungo per essere citati (Giuliani & Marasca, 2015).

La letteratura sul tema (Bordons et al., 2002; Paolini & Quagli, 2013; Giuliani & Marasca, 2015) ha inoltre messo in risalto altre criticità dell’IF da tenere in considerazione nell’ambito del processo di valutazione delle riviste, ricercatori ecc. Queste sono:

 lo scarso grado di copertura dei database utilizzati per il calcolo dell’IF che, per alcune discipline come le scienze sociali, tra cui quelle economico-aziendali, risulta essere poco adeguato;

 problemi legati alla trasparenza del modo in cui l’IF viene calcolato, e quindi al suo valore finale;

 la possibilità di distorcere il risultato da parte delle riviste: ad esempio, attraverso la pubblicazione di molti articoli di rassegna che generalmente hanno più citazioni o

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ancora, attraverso l’utilizzo delle autocitazioni, è possibile gonfiare il valore dell’indice;

 l’asimmetria nella distribuzione delle citazioni all’interno di ogni rivista dovute ad esempio al fatto che, all’interno di una rivista, ci possono essere articoli con un elevato numero di citazioni e altri con un numero basso (pari anche a 0) di citazioni ed avere comunque lo stesso IF;

 gli alti valori assunti dall’IF da riviste con diffusione a livello internazionale o appartenenti a campi di ricerca multidisciplinari, rispetto alle riviste nazionali o di settore.

Infine, si evidenziano le criticità sollevate da Paolini e Quagli (2013) relative all’utilizzo dell’IF nella valutazione della ricerca nelle discipline economico-aziendali, che sottolineano come all’interno della disciplina i limiti dell’IF siano maggiori. Nello specifico, gli autori evidenziano il fatto che nel calcolo dell’IF vengano considerate quasi esclusivamente solo pubblicazioni in lingua inglese, con la conseguenza che le discipline come quelle economico- aziendali, che studiano per lo più temi di carattere locale/ nazionale e che quindi si esprimono nella lingua locale, avranno una diffusione limitata e quindi risulteranno penalizzate nel calcolo dell’IF (tali lavori, si troverebbero ad avere bassi valori di IF o addirittura a non essere per nulla valutati). Inoltre, ciò avrebbe come conseguenza peggiore quella di scoraggiare i ricercatori di tali discipline a interessarsi di quei temi che hanno per oggetto di studio argomenti d’interesse locale, con ricadute importanti sul territorio.

Dunque, l’ampia letteratura sul tema ha messo in risalto una serie di criticità dell’IF, evidenziando la sua inefficacia nel valutare soprattutto i singoli ricercatori e i singoli articoli delle riviste dotate di IF.

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2.3.1.1. Gli altri indici di ISI

Oltre all’impact factor, il Journal Citation Reports prodotto dall’ISI elabora diversi indicatori bibliometrici. In particolare, si fa riferimento a quelle varianti/estensioni dei cosiddetti basic citation impact indicator, basati sul numero totale o medio delle citazioni di una pubblicazione, una rivista o un ricercatore. Di seguito, verranno riportati i principali indicatori (De Robbio, 2007; Cassella & Bozzarelli, 2011; Mingers & Leydesdorff, 2015; Wouters et al., 2015):

Total cites o citation index, numero totale delle citazioni ricevute in un determinato anno dagli articoli pubblicati su una rivista nello stesso anno;

Citation impact, il rapporto tra il numero totale delle citazioni ricevute e il numero totale di articoli pubblicati da una rivista, da un ricercatore ecc. Tale indice, misura il numero medio di citazioni ricevute dall’oggetto dell’analisi;

Immediacy index, il numero medio delle citazioni ricevute, in un determinato anno,

dagli articoli pubblicati su una rivista nello stesso anno. Esso, risulta essere un indicatore della frequenza con cui le pubblicazioni di una rivista sono citate nell’anno in cui esse appaiono. Dunque, esso misura quanto successo sta avendo un determinato articolo nell’anno in cui viene pubblicato.

Cited half-life, età mediana degli articoli pubblicati su una rivista, che sono stati

citati in un determinato anno. Dunque, esso misura la validità nel tempo degli articoli citati o la durata delle citazioni nel tempo.