• Non ci sono risultati.

IMPLICAZIONI CLINICHE E POSSIBILITA’ DI INTERVENTO TERAPEUTICO

ASPETTI PSICOLOGICI DELL’INFERTILITA’

FECONDAZIONE ASSISTITA

2.12 IMPLICAZIONI CLINICHE E POSSIBILITA’ DI INTERVENTO TERAPEUTICO

La coppia spesso non conosce ciò a cui va incontro, non sa quali difficoltà l'aspettano, l'invasività degli esami a cui verrà sottoposta, l'investimento temporale ed economico che le verrà richiesto e la scarsa probabilità di successo di queste tecniche (Slade et al., 1997). Alle coppie che si sottopongono alle tecniche di fecondazione assistita viene richiesta una forte stabilità emotiva ed una notevole capacità di recupero per far fronte alle procedure molto impegnative che costituiscono il trattamento (Meldrum, 1997). L'implicazione più grande sembra essere il fatto che il corpo femminile viene fortemente oggettivizzato e la donna considerata esclusivamente come insieme di organi, alcuni dei quali devono essere curati (Pizzini, 1994). Non si parlerà più di persona, ma ci si occuperà solo di oggetti parziali: sperma ed ovociti.

Ulteriori conseguenze negative sono causate dai problemi quotidiani quali orari, viaggi, permessi, prelievi ed ecografie che sconvolgono completamente la regolarità di vita quotidiana che la coppia si era creata.

In entrambi i componenti della coppia le risonanze emotive, gli alti livelli di stress legati alle procedure invasive, dolorose, prolungate nel tempo, agli insuccessi e la sofferenza derivante dalla consapevolezza della proprie sterilità, esigono impegnativi e continui processi di adattamento, impongono profonde ristrutturazioni di identità, nuove contrattualità di coppia, diverse relazioni con le famiglie di origine e nel gruppo sociale. Pertanto la presa in carico integrata (sul piano sia medico che psicologico) sin dai primi momenti diagnostici consente, oltre ad un corretto lavoro di screening, anche di accompagnare le coppie nel momento

in cui sono costrette ad abbandonare l’immagine di sé come coppia fertile e potente.

La duplicità di ambiti di intervento (biologico e psicologico) rappresenta senza dubbio una realtà sempre più diffusa nella quale si trova lo psicologo che si occupa di una diagnosi psicologica o di un intervento psicoterapeutico. Ci si prende cura della coppia sterile cercando di accostarsi alle sue problematiche sia fisiche che psicologiche e si cerca di capire quali possano essere quelle dimensioni in grado di influire sia sul desiderio riproduttivo che sulla riuscita delle cure. E’ stato dimostrato che se le coppie si sentono sostenute e comprese sono più facilitate a chiedere un aiuto psicologico (Randaccio et al., 1998).

L'esperienza clinica e la ricerca (Mutinelli, 1998) hanno confermato come la sofferenza legata alla mancata procreazione divenga tanto più profonda ed intollerabile quanto più viene negata.

Lo psicologo, inoltre, può offrire un contributo all’équipe medica, rispetto alla capacità di decodificare segnali e di leggere una richiesta d'aiuto implicita o latente, presentata dalla coppia. La figura dello psicologo può rivelarsi utile anche qualora l’intervento del medico rischi di diventare troppo collusivo con alcune aspettative poco realistiche dei pazienti.

Ovviamente, i tempi e le modalità con le quali ciascuna coppia affronta il problema sono in funzione della specificità dei singoli, delle dinamiche insite in ogni relazione e del significato che riveste la funzione procreativa e genitoriale per ciascun individuo.

L'insuccesso procreativo richiede un'adeguata presa in carico che consenta approfondimento ed elaborazione delle emozioni a questo correlate. In questo particolare contesto sono indispensabili una notevole capacità di confronto con il dolore e la frustrazione derivanti dal fallimento, dall'insuccesso nel raggiungimento di qualcosa che non solo volontà, sforzi ed impegno possono ottenere.

In questo ambito la consulenza non si pone soltanto come contenimento dell'ansia e della frustrazione della coppia che arriva all'attenzione medica, né come risposta ultima, dopo il fallimento dei trattamenti medici, bensì come uno strumento di diagnosi e mezzo dì prevenzione (Link e Darling, 1986).

Il counselling psicologico, inteso come “azione d'aiuto destinata a sostenere una persona in un particolare momento della propria esperienza di vita ed in relazione a specifici problemi da affrontare” (Randaccio, 2001), si propone di sostenere l'elaborazione del lutto legato agli insuccessi, di offrire possibilità di confronto sulle motivazioni, di rendere meno rigide e pericolose le difese, di sostenere le relazioni, ma soprattutto offrire spazi di elaborazione dell'ansia, di ascolto alla sofferenza.

In questo contesto è possibile che tale approccio assuma le seguenti valenze:

• di tipo psicodiagnostico per comprendere gli aspetti psicologici coin- volti nella reazione all'infertilità, per individuare eventuali sterilità psicogene e per comprendere gli aspetti psicologici precedenti alla diagnosi medica;

• di tipo psicoterapeutico per curare tensioni e ansie che interferiscono con la fertilità, per alleviare la sofferenza psichica e cercare di leggere i significati che la sterilità assume all'interno di ogni coppia, per aiutare le coppie a superare il dolore, l'angoscia, la deprivazione;

• di tipo preventivo per gestire il disagio emotivo legato ai problemi so- matici al fine di evitare che questo divenga, a sua volta, causa di ulte- riori sofferenze e problemi.

Le strutture che attualmente si avvalgono di una consulenza psicologica forniscono prevalentemente un counselling alle coppie. Tale attività comporta sia l'accoglimento e la lettura delle motivazioni che compongono il desiderio di ricerca di prole, sia una diagnosi di problematiche psichiche

diagnosi delle modalità reattivo-difensive. Tutto ciò fornisce gli elementi utili, da un lato per sostenere le coppie durante le diagnosi, dall'altro come supporto alle coppie nel corso dei trattamenti per l'intera durata delle terapie, nonché la continuità necessaria per elaborare le esperienze effettuate una volta che le coppie siano uscite dai circuiti delle cure mediche. La notevole carica emotiva, propria dei trattamenti e del loro fallimento, induce a riflettere sulla necessità di individuare quei casi in cui massicce difese, quali la rimozione, la negazione e l’attenzione esclusiva alla meta portano ad eccessive aspettative, rendendo più difficile fronteggiare un’eventuale fallimento, col rischio di esserne sopraffatti. In tal senso viene sottolineata l’importanza di intensificare gli sforzi da parte dei clinici nella fase preparatoria al programma, tramite un’informazione più chiara e un sostegno psicologico costante, volto all’esplicitazione e all’elaborazione dell’ansia e delle paure sottostanti (Dennerstein e Morse, 1988).

Compito del counselling deve essere, inoltre, anche quello di dare spazio e voce ai "non detti". A tale scopo interessanti e degni di considerazione appaiono gli interventi proposti a gruppi, anche se di difficile organizzazione e dunque meno documentati. Tuttavia anche questa modalità può offrire importanti elementi di contenimento, rassicurazione ed integra- zione attraverso lo scambio di esperienze e la condivisione delle difficoltà (Riccardi et al., 2002). I gruppi vengono allora connotati come luoghi di incontro per l'elaborazione di esperienze comuni, come occasioni per dare spazio e voce a pensieri ed emozioni che appartengono a molti. In questa prospettiva lo psicologo può, da un lato, accogliere, e dall'altro restituire le dimensioni mediche ed emotive dell'esperienza della sterilità e del percorso di PMA.

Un ulteriore obiettivo del counselling psicologico è anche quello di analizzare le alternative possibili all'intervento medico con i rispettivi vantaggi e svantaggi, sottolineando in particolare due possibilità:

ovvero la procreazione di altro (professione, attività di volontariato, vita sociale), in cui viene accettato il limite e vengono poste altre mete vitali alla coppia ed ai suoi membri nella convinzione di poter trovare appagamento attraverso vie alternative per l'investimento di capacità creative.

2. l'adozione, nella quale, se prevalgono le motivazioni di tipo altruistico ed emerge il desiderio di prendersi cura di un bambino, c'è ancora spazio per una soddisfacente genitorialità sociale.

2.13 FECONDAZIONE ASSISTITA E L’ADOZIONE COME