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NUOVE FORME DI GENITORIALITA’: IL BAMBINO NELLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

ASPETTI PSICOLOGICI DELL’INFERTILITA’

2.1 NUOVE FORME DI GENITORIALITA’: IL BAMBINO NELLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

L’assetto familiare ha subito oggi trasformazioni profonde: c’è stato un disinvestimento del matrimonio a favore delle convivenze, un’inflazione di divorzi e famiglie ricomposte, una diminuzione di natalità, un aumento di maternità tardive e procreazioni medicalmente assistite. Le rappresentazioni collettive dell’essere genitori sono in trasformazione. Il concetto di maternità limitata alla procreazione e denunciata dalle femministe come il luogo dell’alienazione e della schiavitù femminile sta cambiando. L’assetto patriarcale che riduceva l’identità femminile alla sua funzione fisiologica riproduttiva si apre a nuove prospettive. Se pensiamo al potere un po’ mitizzato della donna vista solo nella sua funzione di avere figli appare oggi un po’ riduttivo e limitante.

Sia la contraccezione che la fecondazione artificiale rappresentano due grandi rivoluzioni nella sessualità, in quanto entrambe scindono la sessualità dalla procreazione. Il controllo del concepimento ha inserito il figlio nel registro della scelta della programmazione, laddove per secoli era stato nel registro dell'atteso e del caso e se, per le generazioni precedenti, il concepimento era una conseguenza sempre possibile dell'atto sessuale, oggi la nascita di un figlio è sempre più spesso oggetto della volontà cosciente degli individui (Marioni et al., 1998). Adesso possiamo dire con abbastanza certezze che, grazie alla diffusione a larghi strati della popolazione di

inconsciamente ha voluto il bambino. Tale divaricazione tra sessualità e procreatività è accompagnata da un senso di onnipotenza e dal vissuto dell'assenza di limiti nella ricerca di un figlio. Nel corso della vita della coppia però, può accadere che qualcosa ostacoli l'attuazione del progetto di avere un figlio e tutte le decisioni così razionalizzate e ben costruite su questa possibilità vengano a decadere. Può presentarsi la situazione per cui quando si decide che finalmente si è pronti per un figlio “il figlio non è pronto per noi” (Andrews, 1995).

Sembra fondamentale, parlando di procreazione assistita e del desiderio di avere un figlio, parlare di genitorialità e delle credenze illusorie ed idealizzate che alcune volte la coppia può avere nell’aspettativa di un figlio, tanto più se l’arrivo di questo figlio è rimandato nel tempo. Divenire genitori è un progetto che richiede, in primo luogo, il soddisfacimento di alcuni bisogni considerati indispensabili per una serena vita familiare. Tra questi riportiamo la necessità di terminare gli studi, di avere una casa propria, di costruire una relazione sessuale e sentimentale soddisfacente per entrambi i componenti (Baldaro Verde, 1998).

E’ bene ricordare come il termine genitorialità rimandi ad una serie di temi complessi: la rappresentazione di sé in relazione con le immagini interne di padre e di madre, la costruzione della rappresentazione del proprio figlio e l’immagine di se stessi nel ruolo di genitori. La genitorialità viene investita di molti significati. Può essere vissuta come l’opportunità per una rinascita indiretta attraverso il figlio, come una sorta di seconda chance nella vita, ma anche come occasione per capovolgere, sfidare, e modificare ruoli sperimentati coi propri genitori. Ogni individuo che si accosta al pensiero di avere un figlio lo fa in modo personale ed originale, risultato delle esperienze relazionali che ha vissuto nel passato e che sta vivendo nel presente. La decisione di avere un figlio costituisce nella storia di ogni soggetto un delicato momento di revisione profonda del proprio mondo interno. I potenziali genitori

devono in qualche modo tralasciare la propria identificazione come figli per assumere quella di figure adulte potenti e creative, affrontando i sentimenti di ambivalenza nei confronti delle proprie figure genitoriali e le angosce di inadeguatezza e di incapacità insite in ogni progetto creativo.

Nella società contemporanea non sembra permesso essere imperfetti. Tutto deve essere programmato, stabilito, definito, in ultima analisi perfetto. Condizione che poco si adatta all’imperfezione che per sua natura l’essere umano rappresenta.

Grazie alle tecniche di concepimento che abbiamo a disposizione si crea alcune volte l’illusoria idea di una possibilità onnipotente di controllare il concepimento e la nascita di un bambino. La coppia sterile che si rivolge alla fecondazione artificiale e al suo complesso iter diagnostico e terapeutico, ha spesso con sé la fantasia onnipotente che attraverso le cure mediche tutto sarà possibile. Sia le donne che gli uomini affidano alla scelta della fecondazione assistita il desiderio di un figlio proprio, nato da un legame di sangue e protetto entro una sicura familiarità, diversamente dall'adozione. Le statistiche ci dicono che ad oggi l’infertilità riguarda il 15% delle coppie in età riproduttiva (Flamigni, 1998) e un bambino ogni cento è nato a seguito di tecniche di procreazione medicalmente assistita (Ferraretti, 2002) e queste percentuali sembrano in aumento.

Le coppie che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita si trovano, loro malgrado, ad affrontare un iter medico fatto di esami o interventi di vario tipo e contemporaneamente il loro iter psicologico non è di minore importanza e pesantezza. Ci si trova a confronto con un’idea di genitorialità possibile e di fronte alla prospettiva di avere un figlio proprio e di sperimentarsi nel ruolo di genitori si può essere pronti ad affrontare qualunque sacrificio. Ma in una società come quella

occidentale, in cui il calo demografico è divenuto problema sociale, cosa spinge una coppia a volere un figlio ad ogni costo?

Molte coppie cercano di avere un figlio e non ci riescono. Spesso giungono con un massiccio cumulo di indagini, con una lunga storia di ricerche e di ripetuti incontri medici, non sempre gratificanti. Alcune sono alla ricerca dell’impossibile, altre determinate ad avere una gravidanza ad ogni costo. Alcune si colpevolizzano, altre incrinano la relazione coniugale e spengono il desiderio sessuale, attribuendo gli immancabili conflitti e l’abituale declino del desiderio, alla mancanza di fertilità.

Mille storie, spesso non raccontate, più spesso ancora non raccolte dai ginecologi, che prestano spesso solo attenzione alle problematiche biologiche. Negli ultimi anni ci siamo spesso concentrati su ovociti e spermatozooi, più che sulle persone, su ormoni e liquidi di coltura più che sulle relazioni interpersonali. Dobbiamo comprendere come un figlio sia sempre e comunque espressione di amore. Anche quando questo comporta manipolazioni tecniche dell’atto coniugale, anche, e forse soprattutto, quando l’incontro dei gameti avviene al di fuori del corpo femminile.

Il pullulare di Centri di Riproduzione Assistita, ha permesso e permette di scoprire i delicati meccanismi biologici alla base della riproduzione umana, ma ha instaurato due fenomeni in precedenza limitati nella storia della medicina : "il mito dell’onnipotenza" come se l’uomo, padrone della Natura, non avesse più limiti nel modificarne le leggi e i disegni, e ancor più grave, il "prevalere della tecnica sulla sapienza". Il medico, specialmente l’andrologo ed il ginecologo, è così stato spinto ad un’ultraspecializzazione che lo ha progressivamente trasformato in "tecnico della riproduzione", facendogli dimenticare quell’atteggiamento di presa in carico dei problemi e delle sofferenze delle persone.

La coppia si trova spersa, confusa, perché la frattura fra una “medicina senz’anima” e una “psicologia senza corpo” che ha percorso tutto il Novecento, rende sempre più difficile una cura del paziente che tenga conto non solo dei suoi problemi medici ma anche delle sue emozioni e del vissuto che la malattia ha sulla sua vita e sulla relazione di coppia. Questa frattura persiste non solo nel rapporto con il paziente ma anche nella comunicazione tra medici e psicologi.

2.2 ASPETTI PSICOLOGICI NELLA DIAGNOSI E CURA