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incisivi e dalle intense espressioni, rivelano come anche Nicolò di Pietro abbia intrattenuto, agli esordi della sua carriera, un sorprendente dialogo con la cultura neo-giottesca,

rivelando non pochi contatti con le opere del “Maestro della Madonna Giovanelli”.

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In

conservazione, scritti in onore di Marco Chiarini, a cura di M.L. Chappell, M. Di Giampaolo, S. Padovani,

Firenze 2004, pp. 152-154.

123 A. Scarpa Sonino, Per un catalogo di Niccolò di Pietro, in ‘Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere

ed Arti’, CXXXIV, 1976, p. 781; A. De Marchi, Ritorno cit., p. 5.

124 A. De Marchi, in Idem, T. Franco, Il Gotico Internazionale: da Nicolò di Pietro a Michele Giambono, in Pittura veneta nelle Marche, a cura di V. Curzi, Cinisello Balsamo 2000, p. 54.

125 A. De Marchi, Per un riesame cit., p. 28.

126 M. Leoni, Proposte per un soggiorno trevigiano di Giovanni da Bologna e note al testamento, in ‘Arte

Veneta’, XL, 1986, pp. 151-154.

127 A. De Marchi, Ritorno cit., pp. 10, 20 note 56-57.

128 Le novità introdotte da Nicolò di Pietro suscitarono un profondo cambiamento all’interno del

contesto artistico veneziano, tanto da indurre il “Maestro della Madonna del Parto” e il “Maestro del Dossale Correr” a reiterare sistematicamente cifre nicoliane nella prima fase della loro attività. Il primo maestro trae il proprio nome da una ‘Madonna del Parto’ delle Gallerie dell’Accademia (vedi L. Coletti,

Pittura Veneta cit., pp. VII, XI; S. Moschini Marconi, Gallerie dell’Accademia di Venezia cit., pp. 20-21; A.

Scarpa Sonino, Per un cit., p. 783; A. De Marchi, Per un riesame cit., pp. 42-45, 62-63 note 64-72; I. Chiappini di Sorio, Appunti cit., p. 70; M. Lucco, Venezia cit., p. 15; E. Merkel, La pittura del Gotico

internazionale, in Storia di Venezia, Parte III, Il Quattrocento, L’Arte, a cura di R. Pallucchini, Roma 1994,

pp. 387-435: 392; A. De Marchi, Ritorno cit., p. 8), proveniente dalla chiesa di Santa Caterina di Venezia, la quale sembra esemplata direttamente sulla ‘Madonna’ Belgarzone. Le aureole della Vergine e degli

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angeli sono decorate da una fitta e minuta granitura, mentre la corona della Vergine è in pastiglia dorata, conformemente a quelle realizzate da Nicolò di Pietro nell’‘Incoronazione della Vergine’ dell’Accademia dei Concordi di Rovigo. Una tavola con la ‘Madonna dell’Umiltà e l’Imago Pietatis’ del Museo Puskin di Mosca è stata ricondotta da Victoria Markova al suo corretto contesto geografico e temporale, riconoscendone la vicinanza stilistica “alle opere di Niccolò di Pietro e della sua cerchia” (cfr. V. Markova, Inediti cit., p. 14). Questa dovrebbe rappresentare il momento formativo del pittore di chiara ascendenza neo-giottesca e precedere la ‘Madonna del Parto’, risalendo addirittura al penultimo decennio del Trecento. Lo schema compositivo, con l’‘Imago Pietatis’ sovrapposta alla ‘Madonna dell’Umiltà’, è analogo a quello del pannello centrale del trittico n. 14 delle Gallerie dell’Accademia, con il quale condivide sia la razzatura del fondo dorato sia rigidi panneggi, come pure una semplificata raffigurazione delle mani. Di poco successivi alla ‘Madonna del Parto’ e in linea con la maniera neo- giottesca impiegata dal primo Nicolò di Pietro sono sia un polittico, i cui pannelli laterali sarebbero da rintracciare per De Marchi nelle tavole con ‘San Francesco e San Ludovico’ del Musée du Petit Palais di Avignone e in quelle con ‘Santa Caterina d’Alessandria e San Giacomo’, appartenenti alla collezione Martello di Fiesole, sia i ‘Santi Egidio, Chiara e Caterina d’Alessandria’ già a Firenze nella Galleria Ciardiello (cfr. A. De Marchi, Per un riesame cit., pp. 42, 62 nota 65), che presentano stringenti affinità con i ‘Dodici Apostoli’ della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini di Roma, i quali spettano agli esordi di Nicolò di Pietro (cfr. M. Lucco, Venezia cit., p. 19, figg. 9-10; A. De Marchi, Ritorno cit., pp. 10, 19-20 nota 55). L’anonima personalità del ”Maestro del Dossale Correr” è stata creata da Andrea De Marchi, collegando la ‘Madonna che insegna a leggere al Bambino’ già presso la Galleria Antichi Maestri Pittori di Vicenza ad una seconda Madonna dello stesso tipo iconografico e al dossale n. 382 del Museo Correr, il cui autore, un veneziano di evidente radice culturale tardo-trecentesca, sarebbe stato influenzato dalla fase giovanile di Nicolò di Pietro (cfr. A. De Marchi, Per un riesame cit., p. 62 nota 63; Idem, in Antichi Maestri Pittori. Veneti e toscani dal 1350 al 1530, Vicenza 19 settembre – 11 ottobre 1987, Vicenza 1987, n. 6; Idem, Uno sguardo su Venezia fra Tre e Quattrocento: il Maestro del Dossale

Correr, in ‘Bollettino dei Civici Musei Veneziani d’Arte e di Storia’, N.S. XXXII, 1988, pp. 5-16). Nel 1991

Miklos Boskovits ne ha proposto l’identificazione con il pittore “Benedetto”, firmatario di una ‘Madonna col Bambino’ della Cattedrale di Traù (cfr. M. Boskovits, Od Blaza Trogiranina do Lovre

Kotoranina. Napomena o ranom quattrocentu u Dalmaciji / Da Biagio da Traù a Lorenzo da Cattaro. Appunti sul primo Quattrocento in Dalmazia, in Likovna kultura Dubrovnika 15. i 16. stoljeca, Zagreb

1991, pp. 157, 163-164), forse il “ser benedeto pentor” documentato a Venezia nel confinio di San Luca il 3 luglio 1400 (cfr. P. Paoletti, Raccolta di documenti cit., p. 7; L. Testi, La storia cit., I, p. 393 nota 6) o il Benedetto di Domenico attestato a Padova il 7 luglio 1407 (cfr. A. Sartori, Documenti per la storia

dell’arte a Padova, Vicenza 1976, p. 391; A. De Marchi, Ritorno cit., pp. 13-14 nota 1). Non lontano dalla

‘Madonna Belgarzone’ del 1394 dovrebbe cadere l’esecuzione del dossale eponimo (vedi L. Venturi, Le

origini della pittura veneziana 1300-1500, Venezia 1907, p. 35; L. Testi, La storia cit., I, p. 308 nota 3,

318; E. Sandberg Vavalà, La croce dipinta italiana e l’iconografia della passione, Verona 1929, p. 435; R. Van Marle, The Development cit., XVIII, The Renaissance painters of Venice, p. 549; G. Mariacher, Il Museo

Correr di Venezia, dipinti dal XIV al XVI secolo, I, Venezia 1957, pp. 173-174), nel quale notiamo una

materia pittorica liquida e brillante, che plasma burrose figure dai profili levigati. La qualità della pittura e i tentativi di prospettiva empirica delle scene laterali vanno ricondotti alle simpatie, che anche l’anonimo maestro dovette nutrire per l’arte dell’entroterra. A causa di un’impostazione generale pressoché identica al pannello centrale del dossale Correr, si dovranno porre sulle sue orme, probabilmente già sul 1400, la dolcissima e decisamente rara ‘Madonna che insegna a leggere al Bambino’ già a Vicenza nella Galleria Antichi Maestri Pittori e a Torino in collezione Gallino (passò da Finarte a Milano il 26-11-1985 come Nicolò di Pietro. Vedi A. De Marchi, Uno sguardo su Venezia cit., pp. 8, 16 nota 15), l’equivalente tema già a Roma in collezione Paolini e poi a Firenze in collezione Loeser (cfr. ibidem, p. 12), la cui scena è incorniciata da un largo arco fittamente punzonato, e la ‘Madonna allattante il Bambino’ già a Milano in collezione Scopinich (cfr. Ibidem, pp. 11, 16 nota 17. Di quest’opera si conserva una immagine al Kunsthistorisches Institut in Florenz, 18363), il cui fondo dorato è percorso da raggi a più fuochi, che si dipartono dalle figure e che furono incisi con lo stiletto e la riga. L’esecuzione della ‘Madonna col Bambino in trono’ già a New York alla vendita Gimpel (8 dicembre 1949, lotto 53, come Jacobello del Fiore) e poi a Milano nella collezione di Vera Giulini (cfr. M. Lucco, Venezia cit., pp. 24, 44 nota 45) dovrebbe cadere intorno alla metà del primo decennio del Quattrocento, dal momento che sia i girali del nimbo del Bambino sia la corona e il nimbo della Vergine sono relevati a pastiglia dorata, in accordo all’espediente tecnico impiegato da Nicolò di Pietro per le corone di un’‘Incoronazione della Vergine’ di Rovigo. La Vergine è seduta su un elaborato trono dal coronamento a balaustra che, come ha giustamente indicato Mauro Lucco (cfr. ibidem, pp. 24, 44 nota

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definitiva, possiamo constatare come l’eventuale attività del giovane Jacobello del Fiore