• Non ci sono risultati.

Assorbimento ed integrazione dell’aliyah dalla Russia nella societ• israeliana

4.3. Gli indicatori di assorbimento

Il successo della risistemazione puŠ essere misurato in termini sia oggettivi che soggettivi. (Zvi Gitelman) Le misure oggettive possono comprendere la proporzione degli immigranti nella forza lavoro che sono attualmente impiegati per un certo periodo dopo l’entrata nel paese, i loro redditi, le capacit„ linguistiche, il tasso di re-emigrazione. Ma anche queste misure sono abbastanza difficili da comparare tra i diversi sistemi a causa delle differenze tra i sistemi stessi.

Per esempio, alcune societ„ valutano la facilit„ nel dominare la lingua in maniera molto superiore rispetto alle altre. Le difficolt„ di svolgere tali comparazioni si moltiplicano nel momento in cui vengono utilizzate misure soggettive della

51 Rosenbaum-Tamri I., Damian N., 5 pervyh let absorbtsii repatriantov SSSR (1990-1995) v sravnenii s pribyvshimi v ianvare – marte 1995 goda (5 primi anni di assorbimento dei rimpatriati dall’URSS (1990-1995) in confronto con gli arrivati nel gennaio – marzo del 1995), Ministero

dell’Assorbimento degli Immigrati”, Relazione n. 10, 1996

52Damian N., Rosenbaum-Tamri I., Repatrianty iz SNG posle 5 let prebyvania v strane (Rimpatriati dalla CSI dopo 5 anni di permanenza nel paese), Ministero dell’Assorbimento degli Immigrati”,

risistemazione, come quelle delle percezioni proprie degli immigrati del loro nuovo paese, le loro opinioni sulle loro situazioni e le loro valutazioni sulle Agenzie e sulle procedure di risistemazione. Vi possono essere anche variazioni significative nei modi sociali di esprimere la soddisfazione o l’insoddisfazione.

4.3.1. Indicatori oggettivi dell’assorbimento degli immigrati

La maggior parte degli studi sugli immigranti in Israele concludono che il processo dell’assorbimento ‰ riuscito molto bene se viene misurato con indicatori oggettivi come, per esempio, la casa, l’occupazione, reddito e fluenza acquisita nella lingua ebraica. Secondo la statistica ufficiale, alla fine del secondo o del terzo anno quasi tutti quelli che avevano un’occupazione nell’Unione Sovietica hanno trovato un impegno in Israele, ma circa il 15% di quelli che avevano l’istruzione superiore hanno dovuto cambiare le loro vocazioni e circa un terzo delle persone d’et„ maggiore ai 55 anni hanno fallito nella ricerca dell’occupazione.

Gli operai industriali e tecnici avevano minori difficolt„ a trovare occupazione, generalmente nei settori dell’elettronica, metallurgico e nell’industria agro-alimentare. Gli scienziati, i fisici, pittori e atleti avevano maggiori difficolt„ nel trovare lavoro, ma le autorit„ israeliane compresero presto che loro rappresentarono gli asset inestimabili. In alcuni casi gli speciali programmi sono stati lanciati per agevolare loro il passaggio occupazionale in Israele. La vita artistica, musicale e scientifico-accademica era molto arricchita con l’entrata di questi immigranti. Per il 1977 gli immigranti avevano costituito un terzo di tutti i fisici nel paese, e piˆ della met„ erano gli ex-sovietici.

Il problema piˆ difficile era quello edile, come lo era anche per tutto l’Israele. Occorrono circa cinque anni per trovare ciŠ che il governo classifica come “l’abitazione permanente”, ma in proporzione, gli immigranti sovietici trovarono questa abitazione entro un anno rispetto agli altri immigranti. In piˆ, loro tendevano a “clusterizzarsi” nei maggiori centri del paese, specialmente nelle tanto desiderate regioni centrali.

I redditi degli immigranti sovietici sono generalmente piˆ alti rispetto alle medie israeliane, specialmente tra le donne. Circa tre anni e mezzo dopo l’arrivo, il

reddito familiare degli immigrati sovietici superava di un terzo il reddito medio delle famiglie israeliane.

Gli studi sulla conoscenza degli immigrati e sull’uso della lingua ebraica rivelano che, nonostante pochissimi di loro arrivassero conoscendo qualcosa in ebraico, gli emigranti sovietici iniziano a leggere i giornali prima degli immigrati dagli USA e per la fine dei tre anni la maggior parte di loro acquisiscono la fluenza. Ulpan consentono agli immigrati di acquisire la lingua velocemente ed efficacemente. Agli immigranti con l’istruzione superiore viene concesso il periodo di sei mesi di soggiorno nell’abitazione per gli immigranti con i corsi intensivi della lingua. Hanno questo vantaggio sulla base del presupposto che l’ebraico ‰ piˆ importante nella loro vita professionale che non in quella dei dirigenti o operai.

Considerando tutte queste misure dell’assorbimento non si puŠ che essere d’accordo con Theodore Friedgut che afferma “comunque doloroso – e a volte non necessariamente doloroso – il processo dell’assorbimento possa essere, nella maggior parte dei casi esso ha avuto successo”.53

4.3.2. La soddisfazione dei nuovi immigrati

Le condizioni oggettive attorno ai rimpatriati senza dubbio influenzano il loro livello di soddisfazione, ma le stesse condizioni di vita vengono valutati nei modi differenti dalle diverse persone.

Il livello di soddisfazione dei nuovi immigrati delle varie sfere della vita in Israele e delle loro vedute sulla vita in generale, come espresso nelle ricerche, ‰ generalmente positivo. (si veda la Tab. 4.1.)

Tabella 4.1. Soddisfazione dei rimpatriati, (%)

Molto soddisfatto 16.9

Soddisfatto 40.3

Insoddisfatto 28.3

Molto insoddisfatto 8.6

Non so rispondere 5.8

53Zvi Gitelman, Soviet Immigrant Resettlement in Israel and the United States in Soviet Jewry in the 1980s. The politics of Antisemitism and Emigration and the Dynamics of Resettlement, (edited by

1. Fonte: Zvi Gitelman, Soviet Immigrant Resettlement in Israel and the United States in Soviet Jewry in the 1980s. The politics of Antisemitism and Emigration and the Dynamics of Resettlement (edited by Robert O. Freedman), Duke University press, Durham and London, 1989, p. 180

Dopo i cinque anni trascorsi nel paese, dal 75% all’80% degli immigrati confermarono di essere soddisfatti della loro situazione abitativa, dal 60% al 66% del loro lavoro, i 60-70% della vita sociale, ma solo il 35-50% erano soddisfatti della loro vita culturale. Tuttavia, l’80% ha sostenuto di “sentirsi a casa” in Israele e il 90- 95% erano sicuri che sarebbero rimasti in Israele. E’ stato scoperto che la soddisfazione degli immigrati di ogni aspetto della vita cresceva con la crescita del soggiorno nel paese, nonostante il livello della soddisfazione generale era inferiore rispetto a quello per ogni singola area.54