re-lativa alla coppia di grandezze correlate temperatura dell’aria/umidità rere-lativa, in particolare nel pe-riodo estivo. Si calcola attraverso una formula alquanto complessa, che deriva da un’analisi attraverso regressioni multiple che prendono in esame i seguenti parametri: 1) pressione di vapore, 2) velocità ef-fettiva del vento, 3) dimensioni del soggetto umano, 4) temperatura interna del corpo umano, 5) Tasso di sudorazione umana.
3La circolazione marina profonda è chiamata termoalina poiché temperatura e salinità sono le due variabili che controllano la densità e le sue variazioni verticali e orizzontali.
assegnare un livello di confidenza alle conclusioni relative ai trend climatici osservati e ai cambiamenti previsti, numerosi osservatori hanno messo in evi-denza l’assenza di indicazioni del genere per la previsione di incremento delle temperature all’orizzonte 2100. Ciò rende impossibile, ad esempio, il confronto tra le previsioni di questo rapporto e quelle contenute nel rapporto precedente.
L’assenza di indicazioni del genere è legata alla metodologia stessa adottata dall’IPCC che, come detto, ha associato un valore di sensibilità climatica – ossia l’aumento di temperatura corrispondente ad un raddoppio della con-centrazione di gas-serra all’equilibrio - variabile tra 1.7 e 4.2 °C a ciascuno dei 35 scenari selezionati dallo SRES. L’impossibilità di assegnare livelli di probabilità affidabili ai trend socioeconomici che sono alla base degli scenari SRES impedisce la definizione di un livello di incertezza delle previsioni. Un’altra critica che è stata fatta al lavoro svolto dall’IPCC riguarda la scarsa attenzione che il team di esperti ha rivolto alla giustificazione di scenari che prevedevano negli scorsi 10 anni ratei di incremento dei due gas maggior-mente imputati dell’effetto serra (CO2e CH4) ben al di sopra di quanto poi si è verificato; in altri termini si rimprovera il fatto che, al fine di prevedere con maggiore affidabilità i cambiamenti climatici futuri, non si ponga la dovuta attenzione nell’interpretare le fluttuazioni già verificatesi nel breve periodo, che potrebbero fortemente influenzare i risultati per il lungo termine.
Quando si deve trattare con un problema caratterizzato da forti margini di incertezze si possono adottare sostanzialmente due approcci: l’analisi delle incertezze con metodologie probabilistiche o l’analisi di scenario.
Anche i rapporti più recenti IPCC si stanno sempre più orientando verso una maggiore individuazione delle incertezze e l’uso, ancora come opzionale, di strumenti di tipo probabilistico. Tuttavia l’IPCC ha storicamente basato la maggior parte delle proprie valutazioni sull’approccio di scenario, anzi di scenari raccolti in uno speciale rapporto nel quale sono descritti con le prin-cipali ipotesi che li caratterizzano (come la crescita demografica ed econo-mica nazionale e mondiale, l’uso del territorio e delle risorse naturali, l’evo-luzione tecnologica, le scelte energetiche, etc.). L’impostazione è tale che tutti gli scenari sono considerati ugualmente validi e rigorosamente privi di ogni stima qualitativa o quantitativa di probabilità.
Uno dei vantaggi di tale approccio è quello di poter valutare differenti com-binazioni di ipotesi e verificare se siano in grado di produrre risultati simili o differenti. Un altro vantaggio, più politico, è quello di poter raggiungere più facilmente il consenso dei vari esperti internazionali dell’IPCC, che, essendo portatori di differenti ipotesi al riguardo, per esempio, dell’impiego di ener-gie di fonte fossile per il prossimo futuro, riescono più facilmente a
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dare l’aggiunta di un nuovo scenario piuttosto che il valore di probabilità ad esso associato.
Tale approccio ha però degli inconvenienti non trascurabili. Innanzitutto si assiste, pure in presenza di un positivo accumulo di conoscenze, ad un pro-gressivo aumento dell’intervallo di variabilità dei risultati, come le proiezioni della temperatura media globale. In secondo luogo si lascia ai decisori poli-tici e al pubblico il compito di valutare se il rischio associato ai cambiamenti climatici sia grande o piccolo. E’ invece compito degli scienziati pronunciar-si anche sulle incertezze, non solo identificandole ma anche quantizzandole in termini probabilistici per dare al pubblico e ai responsabili le informazio-ni più utili per l’adozione di adeguate politiche.
5. Conclusioni
In conclusione, secondo la NAS, a causa delle considerevoli incertezze ine-renti il livello di variabilità del clima e del comportamento difficilmente valu-tabile dei vari agenti forzanti (particolarmente gli aerosol), un legame di causa-effetto tra l’accumulo di gas serra e i cambiamenti climatici del XX secolo non può ancora essere stabilito in maniera incontrovertibile. Anche il fatto secondo cui l’ampiezza del riscaldamento misurato sia grande a con-fronto delle variabilità naturali del clima (come risulta dalle applicazioni dei modelli di calcolo) può essere considerato un buon indizio circa l’esistenza di una probabile correlazione, ma non una prova di una correlazione diretta, in quanto larghe incertezze continuano a sussistere sulle capacità del model-lo di calcomodel-lo di simulare correttamente la temperatura su una scala tempora-le tanto ampia.
D’altra parte, anche il TAR riconosce che non è possibile escludere la pre-senza di altri fattori in grado di spiegare l’andamento della temperatura e mette in evidenza le incertezze che ancora rimangono in tale tipo di studi, e principalmente:
- il profilo verticale della temperatura nella troposfera che risulta differente da quello calcolato;
- discrepanze che esistono tra i dati misurati e calcolati;
- scarsezza di dati sulla variabilità della radiazione solare e delle eruzioni vulcaniche.
L’informazione sui livelli di incertezza connessi con ciascuna conclusione
ci, abituati a prendere decisioni, in questo campo come in molti altri, in con-dizioni di incertezza. Il Summary for Policymakers del I Gruppo di Lavoro del-l’IPCC cerca di venire incontro a questa esigenza con l’uso di termini (ad es.,
likely, very likely, unlikely), che dovrebbero comunicare i livelli di incertezza;
ma il testo approvato non corrisponde spesso a queste indicazioni. Tuttavia, avverte la NAS, il Summary for Policymakers dell’IPCC riflette un’impostazio-ne che tende a dare una minore enfasi ai problemi di comunicazioun’impostazio-ne delle incertezze e più risalto alle aree di maggiore preoccupazione associate con i cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Sembra quindi opportuno, come è stato suggerito da più parti, che in futuro ogni rapporto dell’IPCC contenga un elenco delle conclusioni più consolidate e delle incertezze più significative (NAS, 2001; ESEF, 2001).
Attraverso le informazioni qui sintetizzate sullo stato dell’arte della ricerca cli-matica, fatto a partire dalle conclusioni del TAR, risulta evidente come, non-ostante i notevoli passi avanti compiuti tra il Secondo e il Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC, permangano significative incertezze su informazioni di particolare importanza per i responsabili politici come il livello di proba-bilità delle previsioni di evoluzione della temperatura e delle precipitazioni, o la distribuzione regionale degli impatti dei cambiamenti climatici.
La problematica dei cambiamenti climatici è assai complessa e richiede la conoscenza di molte variabili delle quali solo alcune sono note con un suffi-ciente livello di confidenza. E’ per tale motivo che un approccio probabilisti-co che valuti anche il grado di affidabilità dei risultati appare partiprobabilisti-colarmen- particolarmen-te prometparticolarmen-tenparticolarmen-te al fine di fornire un’informazione più completa per il pubblico e al fine di supportare le analisi di rischio che devono stare alla base delle decisioni politiche.
Occorre in eguale misura cercare di ridurre le incertezze che permangono sulle conoscenze di parecchi parametri importanti, come quelli che riguarda-no il comportamento degli aerosol, con lo scopo di rendere le già citate ana-lisi di rischio ancor più significative e permettere così l’adozione di strategie di controllo più mirate. Un discorso analogo si può fare per il problema della valutazione e monitoraggio degli impatti che i cambiamenti climatici hanno già avuto o potranno avere a livello nazionale, che hanno bisogno di una col-locazione più organica e meno frammentata al pari di quanto, da tempo, si sta facendo in altri paesi industrializzati.
BIBLIOGRAFIA
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