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INTRODUZIONE: l’oggetto della ricerca………...pagg. 3-14

Capitolo dedicato alla illustrazione delle premesse teoriche della tesi, in cui vengono esposte le ragioni che hanno condotto alla formulazione del quesito centrale del lavoro che consiste nell’individuare la regola più adatta per definire il Centro di Imprendito- rialità Diffusa, luogo per stimolare le imprese ad affrontare le sfide economiche legate alla globalizzazione. L’importanza della questione è dovuta al fatto che il tema della politica industriale è un ambito specifico che rientra nelle competenze di coordinamen- to tra UE e stati membri e quindi, una volta definita la cornice normativa nazionale di riferimento, molto dipende dalla capacità di iniziativa delle singole amministrazioni re- gionali.

Oltre ad essere di stretta attualità, l’analisi che il quesito richiede è realizzabile in linea teorica ricorrendo al metodo dell’analisi economica del diritto pubblico, che considera il diritto non come insieme di precetti ma un insieme di incentivi che siano anche da stimolo per lo sviluppo economico e le attività imprenditoriali a cui il presente studio guarda.

CAPITOLO I

I FONDAMENTI GIUSPUBBLICISTICI PER UNO SVILUPPO ECONOMICO: dalla politica industriale europea alla legislazione regionale...pag. 15

Il capitolo si concentra sui tre livelli della base giuridica: europeo, nazionale e regio- nale. A fare da cornice vi è l’art. 173 TFUE e una serie di comunicazioni delle istitu- zioni europee, tutte convergenti verso lo sviluppo di una cultura imprenditoriale. Dall’esame delle comunicazioni si ravvisa un elemento comune: la mancanza di un luo- go, di uno spazio fisico, in cui poter stimolare le imprese e affiancarle nelle loro sfide economiche, nonché l’importanza di tener conto di specificità territoriali in fase di drafting normativo. Preso atto di ciò, poiché la politica industriale europea rientra tra le competenze di coordinamento tra Stato e UE, si evidenzia l’opportunità per le ammi- nistrazioni regionali, in tale specifico ambito, di poter contribuire alla formazione del diritto nella fase ascendente e discendente. Terminata questa fase, si passa ad analizza- re la normativa di riferimento nazionale (Industria 4.0) e regionale (LR 25/2018), inte- grando questa ultima anche con cenni alla riforma delle camere di commercio in quan- to autonomie funzionali preposte allo sviluppo di impresa e interessate da un processo di riforma che consente, in questa fase, di poter riscrivere il rapporto tra sistema came- rale e amministrazione regionale. Poiché il sistema camerale è titolare del Registro Im- prese ed ha al suo interno sezioni speciali che consentono pubblicità di particolari ca- tegorie di imprese registrate, tale sistema può costituire la base per proporre la suddi- visione delle imprese in categorie: ciò consentirebbe al rule maker di fare un lavoro sartoriale mirato alle esigenze di ciascuna categoria. Il capitolo si chiude con una bre- ve disamina del sistema imprenditoriale marchigiano che si è distinto negli anni per la peculiarità dei distretti industriali, oggi protagonisti di un nuovo rilancio.

1.1 Uno studio multilivello: il ruolo dell’Unione Europea...pag. 15 1.1.1 La politica industriale europea. Cenni...pag. 19 1.1.2 L’incidenza delle regioni nelle politiche europee ………..…...pag. 30

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1.2 I livelli nazionale e regionale di fronte alla sfida della promozione economica

...pag. 40 1.2.1 Il piano Industria 4.0 e sue discipline attuative...pag. 40 1.2.2 La riforma delle camere di commercio...pag. 50 1.2.3 Una misura di valorizzazione delle imprese meritevoli:

start up innovative e PMI innovative...pag. 58 1.3 Il territorio: regione Marche e peculiarità imprenditoriali...pag. 62 1.3.1 Il panorama normativo statale e regionale rilevante...pag. 62

CAPITOLO II

UN MODELLO ORGANIZZATIVO A SOSTEGNO DELLE IMPRESE...pag. 79

Introdotto da un breve esame sul processo delle agenzie in Italia, il capitolo esamina senza andare nel dettaglio alcuni modelli organizzativi pensati dal legislatore nazionale per sostenere lo sviluppo di impresa: incubatori certificati (2012), Digital Innovation Hub e Competence Center individuati nel piano Industria 4.0 (2016). Questa analisi, seppur sommaria, di ipotesi di strutture di stimolo allo sviluppo imprenditoriale è pro- pedeutica ad un loro confronto ed è volta a sostenere la tesi che bisogna convergere verso una sintesi, mirata per il caso Marche, considerata la specificità del tessuto im- prenditoriale regionale.

Oltre a porsi l’interrogativo di quale sia la regola giuridica più adatta per definire il “Centro di Imprenditorialità Diffusa” occorre chiedersi quale debba essere il modello organizzativo da implementare affinché sia da stimolo per lo sviluppo economico terri- toriale.

Introduzione: i diversi modelli organizzativi...pag. 79 2.1 Agenzie...pag. 82 2.2 Incubatori certificati (L. 179/2012)...pag. 91 2.2.1 Incubatori tra Digital Innovation Hub e Competence Center del Piano nazionale Industria 4.0...pag. 97 2.3 Quale scelta per le Marche? Alcune argomentazioni a favore di una proposta:

i Centri di Imprenditorialità Diffusa ...pag. 101

CAPITOLO III

L’ ISTITUZIONE DEL CENTRO DI MPRENDITORIALITA’ DIFFUSA p. 106

Stabilito che il caso Marche rappresenta una eccezione territoriale di cui tener conto, e fatto ricorso anche all’esame di esperienze di altri paesi manifatturieri in Europa, come Francia (Pole de Competitivité) e Germania (Fraunhofer), si osserva la necessità di avere una regia pubblica per realizzare atti di pianificazione, programmazione e di or- ganizzazione necessari a fare sistema tra gli stakeholders dello sviluppo economico già esistenti. Occorre cioè puntare verso la visione comune strategica di lungo periodo tra- sversale alle singole esigenze e realtà: è questo l’obiettivo precipuo del Centro di Im- prenditorialità Diffusa. A tal fine si propone la messa a punto di un progetto di legge regionale che istituisca tale Centro, ne preveda la mission e rilevi la necessità per i soggetti esponenti della domanda e dell’offerta di lavorare contestualmente in modo strutturale e permanente, con strumenti di implementazione (come accordi, protocolli di intesa e convenzioni) ed evidenzi sia risorse finanziarie e umane coinvolte. Si propone

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di non creare ulteriori enti strumentali e/o agenzie, ottimizzando il lavoro e le compe- tenze di soggetti già esistenti, utilizzando spazi industriali dismessi, evitando dunque un ulteriore consumo di suolo. Dal punto di vista strettamente amministrativo, si introdur- rebbe un modello organizzativo che preveda l’istituzione, in capo alla presidenza della regione, mediante apposita delibera di giunta e conseguente ordine di servizio, di uno staff permanente, previa ricognizione delle competenze interne, dedicato all’implementazione del Centro di Imprenditorialità Diffusa.

3.1 Introduzione: la necessità di una cabina di regia pubblica…………...…..pag.106 3.2 La cornice normativa: una legge regionale...pag. 126

3.2.1 Gli obiettivi del Centro di Imprenditorialità Diffusa...pag. 127 3.2.2 La trasformazione della cabina di regia in Giano Bifronte...pag. 129 3.2.3 Strumenti di implementazione: alcuni esempi………….…….……….pag. 131 3.2.4 Il modello organizzativo interno………...……pag. 133 3.3 Una nuova metodologia di confronto con il mondo imprenditoriale...pag. 136 3.4 Le modalità di finanziamento………...……...…pag. 143 3.5 Il locus del Centro di Imprenditorialità Diffusa: gli spazi industriali dismes-

si...pag.149 3.6 La gestione delle risorse umane ………...pag. 153

CONCLUSIONI……….….pagg. 155-169

Il percorso trova il suo approdo nella conferma della tesi inizialmente prospettata: la necessità di prevedere un luogo in cui sostenere e stimolare il sistema imprenditoriale che potrebbe essere denominato: Centro di Imprenditorialità Diffusa. Si vuole sottoli- neare, tuttavia, che nell’ambito della definizione e individuazione della cornice giuridi- ca di riferimento e del relativo modello organizzativo di implementazione, comprese le fonti di finanziamento, serve innanzitutto un cambio culturale che, partendo da una vi- sione globale (europea, nazionale), agisca tenendo conto delle differenze regionali. L’innovazione tecnologica spaventa, ma il rule maker può, con norme apposite, stimo- lare un approccio umanistico e promuovere contaminazione e cross fertilization tra set- tori diversi (manifatturiero, creatività, innovazione, arte cultura, scienza): in questo sia l’Italia che le Marche, culturalmente, sono i territori più attrezzati per inaugurare un modello – il Centro di Imprenditorialità Diffusa – capace di rilanciare un rinascimento industriale diventando, nell’applicazione dell’art. 173 TFUE, modello in Europa.

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