L’ISTITUZIONE DEL CENTRO DI IMPRENDITORIALITA’ DIFFUSA
3.3 Una nuova metodologia di confronto con il mondo imprenditoriale
Prima di proporre qualsiasi soluzione, valida dal punto di vista giuridico e teorico, prima di stabilire come regolare il rapporto tra imprenditori all’interno del CID, partendo dal presupposto che vanno coinvolte anche le “autonomie sociali”, e ricordandosi che il processo di riorganizzazione delle camere di commercio citato al primo capitolo le ri- guarda in quanto i rappresentanti di queste autonomie siedono nei consigli camerali271,
270 Per l’attuale assetto organizzativo degli uffici si veda Delibera Giunta Regionale 31 del 25/1/2017 “LR
20/2001. Istituzione delle Posizioni dirigenziali e di funzione nell’ambito della Segreteria generale e dei Servizi” in http://www.norme.marche.it/Delibere/2017/DGR0031_17.pdf. La DGR modifica la precedente DGR 1536 del 7/12/2016 “Art. 4 e 9 della LR 20/2001. Istituzione dei Servizi della Giunta regionale” http://www.norme.marche.it/Delibere/2016/DGR1536_16.pdf
271 CARAVITA B., SALERNO G.M., FABRIZZI F., CALZOLAIO S., GRANDI F., Mappe d’Italia: do-
ve va la riorganizzazione territoriale? Prime osservazioni sul problema dello zoning amministrativo”, in Federalismi, 8/2018, cit., “La riflessione condotta sulla ristrutturazione delle Camere di commercio ha dato lo spunto, poi, per aprire alle ulteriori articolazioni del pluralismo sociale sul territorio, segnatamente
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sembra doveroso riportare, a titolo di esempio seppur brevemente, anche un veloce elenco di soggetti esistenti con sede nelle Marche come possibili partner da coinvolgere e da mettere in rete, laddove non lo siano già, partendo dal loro attuale, e soprattutto po- tenziale, contributo all’ecosistema imprenditoriale. Questo consentirebbe di ottimizzare le rispettive attività in una logica di visione complessiva e di sistema272.
Tale elenco esemplificativo non esclude la necessità, evidenziata dalla dottrina econo- mica, che la: “costruzione delle reti di attori locali dello sviluppo (e relativi piani di svi- luppo) presuppone una leadership tecnica che va sostenuta, eventualmente costruita e
di alcune delle principali associazioni di categoria in ambito industriale, artigianale, commerciale, agri- colo e dei principali ordini professionali. A partire dal convincimento che nella Costituzione repubblicana la centralità del territorio non trova più solamente espressione nell’organizzazione autarchica degli enti locali, ma anche nella relazione con gli individui e con le formazioni sociali a che sono espressione del territorio medesimo, ossia che, in altre parole, l’attuazione del principio democratico in riferimento ai territori passa non solo per il principio di autonomia e di decentramento, ma altresì per il ricono- scimento di un ruolo fondamentale ai singoli e ai corpi intermedi che sul territorio vivono e operano; la ricerca non poteva evitare di gettare uno sguardo anche sulle vicende che hanno interessato le autonomie sociali. In questo ambito, per la verità, la circoscrizione provinciale sembra essere ancora preponderante: ne sono chiaro esempio l’organizzazione territoriale, ad esempio, di Confagricoltura e Coldiretti o ancora l’Ordine delle professioni sanitarie e quello degli Ingegneri. Se in qualche (sporadico) caso è dato vedere accorpamenti interprovinciali o una struttura accorpata su base regionale, la Provincia resta la cel- lula fondamentale di organizzazione sul territorio. Anche in questo ambito, tuttavia, è possibile segna- lare due vicende, che hanno avuto come protagoniste la Confartigianato e la Confederazione naziona- le dell’artigianato (CNA), di particolare interesse. Si può osservare, infatti, che lo Statuto di Confartigia- nato approvato il 30 ottobre 2014, nel dare corso all’opera di riordino istituzionale della Confederazio- ne, precisa che l’ambito territoriale delle associazioni territoriali aderenti coincide con quello della Pro- vincia o, se esistente, della Città metropolitana solo in via residuale, giacché esso di regola deve essere definito ottimizzando “l’azione di rappresentanza e servizio nel perseguimento delle finalità associative ed in relazione al contesto economico e sociale” (art. 7). Difatti, come chiarisce il regolamento di attuazione dell’11 febbraio 2015 “L’obiettivo del ridisegno del sistema territoriale della Confartigianato-Imprese è la razionalizzazione della rete confederale, al fine di consentire un’adeguata attività di rappresentanza e ser- vizio, anche promuovendo economie di scala” (art. 2). Nella stessa direzione sono anche gli interventi di- sposti dalla Confederazione nazionale artigiani con lo Statuto nazionale (approvato dall’Assemblea del 27 ottobre 2017), nonché dal Regolamento attuativo dello Statuto (approvato dalla Direzione Nazionale il 14 dicembre 2017). Il Regolamento attuativo, invero, prevede l’elaborazione di un “Piano strategico” (art. 6) volto, tra le altre cose, a individuare “una dimensione minima dei livelli associativi territoriali” sulla base di alcuni parametri. Queste previsioni sono l’indice di una certa insoddisfazione del tessuto economico per la tradizionale organizzazione territoriale a base provinciale. Al tempo stesso, esse costituiscono dei ten- tativi di elaborazione di un criterio alternativo per l’individuazione di un ambito territoriale ottimale per lo svolgimento dei compiti istituzionali affidati alle cure dell’autorganizzazione dei privati.” Per un elenco di autonomie sociali (Confindustria, Confartigianato, CNA, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Coldiretti, Confcooperative, Legacoop, Ordini professionali), Mappe d’Italia. Alla ricerca della riorga- nizzazione territoriale tra funzioni, reti e servizi, Universitas Mercatorum, marzo 2018, pag. 200.
272 GAROFOLI G., cit., pag. 50: “Favorire l’introduzione di comportamenti virtuosi in vari operatori eco-
nomici e sociali (nella ricerca, nell’impresa e nelle istituzioni pubbliche) nei processi di collaborazione interistituzionale dell’innovazione. Non servono grandi finanziamenti pubblici per ottenere questi risultati: occorre incentivare la densificazione dei rapporti e l’avvio di iniziative di networking, che sono time in- tensive e, quindi costose ma necessarie, e che si basano su competenze relazionali e sociali e non stretta- mente tecnologiche. Serve un orientamento e una sensibilità all’estero, mostrare disponibilità e interesse nei confronti di operatori economico-sociali complementari”.
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comunque accompagnata dall’amministrazione regionale con il ricorso a tutti i mezzi tecnici, normativi, gestionali e finanziari disponibili, capaci di suscitare e incanalare le energie locali verso la realizzazione del disegno di sviluppo regionale complessivo”273.
A titolo di esempio alcuni soggetti da coinvolgere nel caso Marche come partenariato pubblico-privato potrebbero essere: Fondazione Cluster Marche, Polo Tecnologico e Produttivo Integrato, Paesaggi dell’Eccellenza, Istao, Fondazione Marche, Fondazione Merloni, Meccano SpA, altri soggetti esistenti e facilmente individuabili (Incubatori, Coworking, FabLab), ecc. Tra questi I-Labs, prima piattaforma regionale dell’industria 4.0 tra atenei, regione, Meccano, fondazione Cluster Marche e imprese del territorio, inaugurata a novembre 2018, rappresenta un punto di partenza274. Qui di seguito si ritie-
ne utile passare in rassegna alcuni soggetti. Fondazione Cluster Marche. Nata a luglio 2018, rappresenta l’organo operativo e gestionale delle aggregazioni pubblico-private per rafforzare il sistema regionale dell’innovazione; è costituita dai cluster - raggruppa- menti di imprese, università ed enti di ricerca - avviati nel 2013 quali: e-Living (fabbrica intelligente, robotica, meccatronica, industria 4.0), Marche Manufacturing (domotica, salute e benessere); Agrifood Marche (agroalimentare, certificazione dei prodotti), in- Marche (Made in Italy nei settori legno-arredo e calzatura)275. Per proporre la cornice
giuridicapiù funzionale all’implementazione del CID, appare utile fare un confronto tra i raggruppamenti confluiti nella Fondazione Cluster Marche e i cluster individuati nella strategia di specializzazione intelligente della regione Marche (meccatronica, domotica, salute e benessere, manifattura sostenibile), approvata con DGR 157 del 17/2/2014. L’organismo è funzionale a far collaborare grandi e piccole imprese con l’obiettivo di presentare progettualità di sistema in linea con le priorità strategiche individuate dalla regione stessa. Per quanto riguarda la sua attuale governance appare coerente con la
273 DEMATTEIS G., in Marche+20 Sviluppo nuovo senza fratture, cit., pag. 262.
274 LONGHI S., intervista in Corriere adriatico 5/12/2018: “Per favorire la metamorfosi ci siamo organiz-
zati a livello regionale, con una piattaforma tecnologica che mette insieme enti di ricerca e privati. Il pri- mo laboratorio sarà a Jesi”.
275 Per i cluster marchigiani basati su un partenariato pubblico-privato composto da Università, Istituti di
Ricerca, ed aziende del territorio si vedano: Cluster Marche Manifacturing: “partenariato pubblico- privato, nato nel 2013, per raccogliere e studiare le esigenze della produzione manifatturiera, sempre più orientate verso una lavorazione automatizzata e il cluster nazionale Fabbrica Intelligente. Statuto in:
http://www.marche-manufacturing.it/sites/marche-manufacturing.it/files/STATUTO%20MM.pdf; Cluster Agrifoood Marche nato nel 2015, Statuto in: http://www.agrifoodmarche.it/sites/agrifoodmarche.it/files/Statuto_CLAM.pdf; Cluster e-
Living: studia le esigenze della produzione manifatturiera di modelli, sistemi e tecnologie per l'Ambient Intelligence e l'Ambient Assisted Living, Statuto: http://www.e-living.net/sites/e-living.net/files/STATUTO%20eL.pdf
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proposta di CID (indirizzo pubblico e metodi di gestione del privato), in quanto la ge- stione della Fondazione è affidata alle imprese (privato), che detengono la presidenza e la maggioranza del consiglio di amministrazione. Tra i consiglieri rientrano anche le quattro università marchigiane, i centri di ricerca e le associazioni di categoria. Coinvol- gere Fondazione Cluster Marche consentirebbe di avere una regia super partes, in linea con indicazioni già fissate sui cluster coerenti proprio con la strategia di specializzazio- ne intelligente sopra ricordata.
Per quanto riguarda il Polo Tecnologico e Produttivo Integrato, per far convergere quanto già esistente verso la progettualità di territorio evitando duplicazioni che non sa- rebbero da stimolo bensì un freno al sistema, merita attenzione lo scopo principale che, ai sensi dell’art. 1 dello statuto, è quello di favorire processi di aggregazione e di colla- borazione produttiva tra imprese consorziate e di promuovere iniziative per l’aggregazione tra soggetti del territorio di riferimento (provincia di Ancona) in vista del suo sviluppo sostenibile: questo rientra nel modello di implementazione del CID. Ai sensi dell’art. 3 dello statuto, il consorzio non ha fini di lucro. Esso potrà richiedere il proprio riconoscimento quale consorzio di sviluppo industriale ai sensi dell’art. 2 della legge regionale n.48 del 28/11/1996 per assumere, oltre allo svolgimento delle attività di seguito elencate, anche gli scopi di cui all’art.2, comma 2, e segnatamente “svolgere funzioni di strumenti della regione per la promozione industriale secondo il coordina- mento, l’indirizzo e il controllo della giunta regionale”276. Ai fini del presente lavoro,
considerando che tra le finalità vi è anche la valorizzazione del patrimonio manifatturie- ro di cui le Marche vantano un primato a livello nazionale, rileva ricordare anche l’associazione Paesaggi dell’Eccellenza (per la conservazione e valorizzazione del pa- trimonio storico e culturale delle attività produttive del territorio delle valli dei fiumi Potenza e Musone e, più in generale della regione Marche, senza fini di lucro). Tale as- sociazione potrebbe dedicarsi alla valorizzazione del patrimonio industriale come ele- mento di attrattività ed introdurre nuovi percorsi di turismo industriale guidati e coordi- nati dalla regione stessa. Si potrebbe iniziare facendo riferimento ad esperienze di suc- cesso, come quella programmata dal Comune di Milano nella più ampia cornice giuridi-
276 Si veda Legge Regionale 19/11/1996 n. 48 relativa a: “Ordinamento dei Consorzi di sviluppo industria-
le”, richiamata dallo Statuto del Polo Tecnologico e Produttivo Integrato in: http://www.ptpi.it/polo- tecnologico-punti-di-partenza-e-obiettivi-da-raggiungere/
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ca della legge regionale n.26/2015 “Manifattura diffusa, creativa e tecnologica 4.0”, con la quale la Lombardia è stata la prima regione italiana ad aver definito la specifica normativa regionale277.
Con riferimento all’Istao, la regione Marche ha aderito all’Istituto Adriano Olivetti di studi per la gestione dell'economia e delle aziende con legge regionale 22/7/1997 n.28. Il coinvolgimento consentirebbe di avere un osservatorio sull’economia regionale capace di fornire studi e analisi funzionali agli obiettivi da raggiungere e di coniugare lo spirito imprenditoriale con le migliori pratiche della moderna formazione manageriale278 ed in
particolare si avrebbe un interlocutore per attualizzare il “modello marchigiano” di Fuà279.
Fondazione Marche. La Fondazione, totalmente privata, non ha scopo di lucro ed opera esclusivamente nell’interesse del territorio della regione Marche, con particolare riguar- do anche al sostegno dell’imprenditorialità. Tra le attività istituzionali, a titolo di esem- pio, si citano i regolamenti per attività relative a start up innovative da aziende dismes- se, per l’E-capital start up competition280. Queste esperienze, degne di nota, andrebbero
inserite in un quadro strategico di interventi di policy pubblica per evitare la frammenta-
277 Si veda Legge Regionale 26/2015 “Manifattura diffusa, creativa e tecnologica 4.0” in:
http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr00201509 2400026 Determinazione Dirigenziale 3 del 18/7/2018 sulla tematica “Manifatture Aperte 2018”: https://www.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/443F9C2AD634F4CDC1258 2B300566949?opendocument; si vedano Linee Guida del progetto Manifattura Milano: http://www.affaritaliani.it/static/upl2017/slid/slides-manifattura-def.pdf MICELLI S., in La manifattura rilancia l’esperimento Milano, Il Sole 24 Ore, 19/9/2017: “progetto Manifattura Milano promosso dall’amministrazione del capoluogo lombardo può rappresentare il laboratorio per altre amministrazioni decise a favorire lo sviluppo economico e sociale di centri storici in difficoltà e di periferie in cerca di ri- lancio. I fattori su cui l’amministrazione di Milano fa leva (edifici e quartieri rigenerati dal basso, coordi- namento e sostegno a festival e attività culturali capaci di incrociare la nuova manifattura, incentivi alle piattaforme comuni di innovazione come FabLab e Makerspace) sono ampiamente disponibili anche in città di media dimensione e in molti centri minori. Non occorre essere metropoli per immaginare e pro- muovere una nuova stagione di crescita basata su cultura e saper fare”: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti- e-idee/2017-09-19/la-manifattura-rilancia-l-esperimento-milano-205251.shtml?uuid=AE8EbkVC. Per il posizionamento del-
le Regioni italiane si veda Comunicato della Conferenza delle Regioni del 29/6/2016 relativo al posizio- namento delle Regioni in tema di Fabbrica Intelligente collegato a Industria 4.0 di seguito il relativo link:
http://www.regioni.it/newsletter/n-3021/del-05-10-2016/la-fabbrica-intelligente-posizionamento-delle-regioni-15745/
278 Si veda DGR Marche n.1507 del 12/11/2018 relativa al protocollo di intesa tra Regione Marche e
Istao. LAMBORGHINI B., Le Marche come hub laboratorio naturale di innovazione, in Le competenze per il futuro, cit., pag. 86: “Le Marche sono già un hub laboratorio naturale che può divenire un modello di hub laboratorio di innovazione per l’intero Paese. E l’Istao può essere la testa pensante e il centro di- namico di questi hub naturali”.
279 SALMONI V., (intervista a) responsabile scientifico area territorio e città di Istao, Symbola, Festival
della Soft Economy, 7/7/2017, in: https://www.youtube.com/watch?v=5xpBh8S4S_I
280 Cfr FONDAZIONE MARCHE, Attività Istituzionali: http://fondazionemarche.it/attivita-istituzionali/ e
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zione e dispendio di risorse umane e finanziarie. Le start up, da un lato, “hanno bisogno di essere accompagnate nei percorsi gestionali e supportate nelle decisioni strategiche da figure che, per esperienza o specifiche competenze manageriali, sappiano orientare il processo decisionale” dall’altro rileva l’assenza di un ecosistema capace di procurare una qualche forma di incontro tra la domanda e l’offerta di questo particolare mercato. Anche questo aspetto rafforza la necessità da parte dell’ente pubblico di prevedere un luogo – CID – di incontri, di scambi e di collaborazione tra imprese.
Fondazione Merloni. La Fondazione, ai sensi dell’art. 3 dello statuto, non ha fini di lu- cro ed ha come scopo esclusivo la promozione e lo sviluppo della cultura imprenditoria- le, attraverso il conferimento di borse di studio, il sostegno ad attività di ricerca, lo svol- gimento di corsi di formazione, l’organizzazione di convegni e seminari, la pubblicazio- ne di documenti ed ogni altra attività utile a favorire la realizzazione e lo sviluppo dei suddetti programmi. Tra le attività rilevanti vi sono la pubblicazione del rapporto annua- le sull’imprenditorialità (che fornisce una fotografia sulla vivacità del sistema imprendi- toriale, il suo andamento, caratteristiche e criticità) e la classifica annuale delle principa- li imprese marchigiane e del Rapporto GEM Italia281. Si spiega di seguito il perché. Nel-
le pagine precedenti si è infatti evidenziata la necessità di procedere ad un lavoro sarto- riale per tener conto delle diverse categorie di imprese, individuabili in cinque tipologie (imprese storiche/familiari, PMI, nuove imprenditorialità, start up innovative, PMI in- novative). La classifica elaborata annualmente dalla Fondazione Merloni, evidenziando le principali imprese marchigiane, rappresenta una base di partenza per ottimizzare il la- voro sartoriale che l’ente pubblico dovrebbe fare e anche stimolare altri stakeholders a fare (la già citata suddivisione delle imprese in cinque categorie), a vantaggio di tutto il sistema imprenditoriale. Sotto l’egida della regia pubblica, infatti, si potrà agire da sti- molo e indirizzare verso progetti di filiera e di sistema, guidati dalle grandi imprese lea- der di progetto, anche categorie imprenditoriali (nuove imprenditorialità, start up inno- vative, PMI innovative) che, seppur prive di esperienza e capacità manageriali, sono
281 Cfr FONDAZIONE MERLONI, Classifica delle principali imprese marchigiane 2017, in:
https://www.fondazione-merloni.it/wp-content/uploads/2018/10/Classifica_2017-7.pdf Cfr FONDAZIONE MERLONI, Rapporto GEM Italia – 2017, Quaderni di Economia Marche 2018-I.
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spesso dotate di quelle competenze digitali necessarie e sempre più richieste nell’economia dei nostri giorni282.
Meccano Spa. L'assetto societario di Meccano è composto di soggetti pubblici, associa- zioni di categoria, istituti di credito, piccole, medie e grandi imprese, che rappresenta- no una pluralità di visioni e contributi in grado di arricchire la composizione aziendale. A parere di chi scrive un mirato coinvolgimento potrebbe essere utile su due fronti spe- cifici. Da un lato, contribuire a risolvere la problematica comune cioè la questione della "piccola dimensione"; in questo caso favorire un processo di contatti tra imprese capaci di far nascere eventuali processi di contaminazione, possibilità di collaborazione o di partnership è una priorità vitale per il sistema imprenditoriale. Dall’altro, disporre di fi- gure professionali in uscita dai vari corsi di laurea e del relativo numero in modo da ana- lizzare i profili tecnici, economici, umanistici ed indirizzarli alle diverse professionalità necessarie in ambito aziendale. E’ quindi immaginabile fare piani di sviluppo persona- lizzabili al massimo (lavoro sartoriale) per trovare le giuste soluzioni individuali. Un’attività, quindi, funzionale al progetto complessivo necessario per il caso Marche: il CID.
Incubatori certificati. Come analizzato in precedenza, è utile contattare gli incubatori certificati con sede nelle Marche, consultando apposita sezione speciale del registro im- prese, per proporre determinate attività quali, ad esempio, presentazioni di “maratone delle idee (hackathon)”, incontro con finanziatori sulla base di un lavoro sartoriale, a guida pubblica, basato sulla distinzione tra attori tradizionali (banche, fondi istituzioni), e nuovi attori (gruppi industriali, fondi Paese) interessati a finanziare ed investire in start up innovative, PMI innovative, come verrà specificato nel paragrafo successivo. Coworking, FabLab. Sulla base di una preventiva pubblicazione di manifestazione di interesse, i soggetti che saranno riconosciuti come coworking e fablab entrano a far par- te di un elenco pubblico al quale fare poi riferimento per concordare con le due rispetti- ve reti attività di reciproco interesse.
282 Esempi di rapporti elaborati si veda FONDAZIONE MERLONI, Dai distretti alle filiere lunghe. Mo-
delli di internazionalizzazione delle imprese e competitività del territorio, in Fondazione Merloni, 15/11/2013 in: http://www.fondazione-merloni.it/wp-content/uploads/2013/11/Rapporto-Cinquantenario-FAM.pdf.
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