• Non ci sono risultati.

Definito il contesto climatico in cui analizzare i diversi casi studio è stato necessario determinare a quali edifici approcciarsi tra le varie tipologie edilizie presenti su tutto il territorio italiano.

5.2.1 Lo stock edilizio italiano

Sul territorio italiano sussistono, secondo le stime del CRESME, 15 milioni di edifici:  11,9 milioni sono costituiti da edifici residenziali, destinati unicamente ad

abitazioni o a un mix di attività residenziali ed economiche;

 1,6 milioni sono gli edifici interamente destinati allo svolgimento di attività non residenziali, primarie, secondarie o terziarie;

 1,5 milioni di edifici sono non utilizzati, o collabenti56, o destinati ad altri usi (ad esempio: cabine elettriche, stazioni di pedaggio, stazioni per pompe di benzina, torri, fortificazioni, fari, ecc.).

Gli edifici destinati alla residenza, o a un mix di residenza e attività economiche svolte in edifici a prevalenza residenziale, sono il 79,3% dell’intero stock edilizio italiano. Questi 11,9 milioni di edifici sono così articolati:

 9,1 milioni, cioè il 76,5%, sono costituiti da edifici mono-bifamigliari che contengono un totale di 11,7 milioni di abitazioni, pari al 38,2% dei 30,6

56 “Unità collabenti”: unità immobiliari che, prese nello stato in cui si trovano, non sono in grado di produrre

reddito, ad esempio unità immobiliari fatiscenti, ruderi, unità immobiliari demolite parzialmente, con il tetto crollato.

73 milioni di abitazioni che secondo le stime del CRESME rappresentano lo stock abitativo italiano;

 2,3 milioni di edifici, equivalenti a 9 milioni di abitazioni e pari al 19,3% dello stock edilizio e al 29,4% delle abitazioni, sono costituiti da edifici dai 3 agli 8 piani;

 300.000 edifici, per 3,6 milioni di abitazioni, sono costituiti da edifici ospitanti al loro interno dalle 9 alle 15 abitazioni;

 200.000 edifici, 6,3 milioni di abitazioni, sono costituiti da edifici con oltre 15 abitazioni.

Il parco edilizio italiano si può definire “vecchio” e in linea di massima molto poco efficiente, in quanto la maggior parte degli edifici risale ad anni (dal Dopoguerra agli anni Settanta) in cui vi era un alto livello di benessere e la crescita economica massiccia faceva sì che le spese per il mantenimento di un immobile non rappresentassero un grosso problema. Di conseguenza, anche le tecnologie costruttive e impiantistiche erano tutt’altro che volte al contenimento dei consumi, privilegiando piuttosto l’estetica e la tradizione architettonica.

L’età di una costruzione diviene quindi un aspetto determinante che aiuta a capire quale può essere il suo stato di conservazione; le prestazioni infatti non sono solamente collegate al livello di degrado, ma variano sensibilmente anche in funzione delle scelte progettuali eseguite in origine come la tipologia degli impianti, le tecnologie costruttive impiegate e anche le scelte distributive (forma, orientamento, ecc.).

Confrontando gli edifici del secondo Dopoguerra con quelli di epoca più recente, si denota che nei primi vi erano molte più dispersioni termiche legate alla tecnologia dell’involucro e a metodi di montaggio non raffinati degli infissi esterni. Dopo gli anni Settanta, grazie alle innovazioni in campo edilizio, le chiusure sono diventate sempre più efficienti e meno permeabili, riducendo di fatto le dispersioni termiche (sia in inverno sia in estate) ma anche il ricambio d’aria naturale, indispensabile per mantenere un sufficiente grado di salubrità dell’ambiente, introducendo quindi la necessità di introdurre nelle abitazioni un sistema di ventilazione artificiale.

Approfondendo i dati statistici notiamo che, secondo l’ampia analisi svolta dal CRESME sulle epoche di costruzione del patrimonio edilizio, la produzione di edifici in Italia è la seguente:

 2.15 milioni di edifici sono stati costruiti prima del 1919;  1,38 milioni sono il frutto della costruzione tra le due guerre;

 1,66 milioni di edifici sono il risultato della ricostruzione avvenuta tra 1946 e 1960;

 1,97 milioni sono il prodotto degli anni ’60, quelli del boom economico e del triangolo industriale;

 1,98 milioni di edifici sono stati realizzati nelle provincie e nel sud negli anni ’70;

74

 la produzione di edifici è fortemente scesa negli anni ’80, con 1,29 milioni di edifici nell’intero decennio;

 800.000 edifici hanno caratterizzato il primo decennio del XXI secolo;  la produzione annua tra 2011 e 2016 è scesa, per un totale di 160.000 edifici

negli ultimi 5 anni.

Figura 15 - Epoche di costruzione degli edifici italiani. Rielaborazione personale dei dati CRESME.

5.2.2 Campo d’indagine

Alla luce di tali stime si è scelto di analizzare edifici appartenenti alla classe edilizia più rappresentativa della situazione insediativa italiana e quindi quelli che rientrano nella categoria dell’edilizia residenziale. All’interno di tale classe si è deciso di approfondire due diverse tipologie edilizie che più caratterizzano il contesto italiano e cioè le abitazioni monofamiliari ed i piccoli condomini57, le quali insieme, sempre secondo le stime del CRESME, costituiscono il 95,8% dell’intero stock edilizio e il 67,6% delle abitazioni presenti nel territorio italiano.

Vista l’ampia differenziazione esistente nel nostro Paese in merito alle diverse epoche di costruzione, alle quali corrispondono sistemi costruttivi differenti e quindi differenti prestazioni energetiche, si è deciso di approfondire lo studio riferendosi a due dei diversi periodi costruttivi prima citati. La prima analisi è stata svolta su edifici costruiti nel periodo 1971/1990, periodo in cui si è iniziato ad avere qualche minima accortezza in materia di prestazione energetica, e successivamente su quelli di nuova

57 Con piccolo condominio si intende edifici ospitanti meno di 9 abitazioni e con un numero di piani compreso tra i

75 costruzione realizzati prima dell’entrata in vigore del DM 26/06/2015, al fine di valutare l’effetto di una trasformazione nZEB sia su un edificio già predisposto ad una discreta prestazione termica, sia su uno con una predisposizione minima per poter poi fare un raffronto tra le due diverse situazioni su edifici della stessa tipologia edilizia, ma con diversa tipologia costruttiva.

Nella scelta dell’oggetto d’analisi hanno fatto la loro parte anche i dati inerenti al consumo finale di energia primaria dell’intero settore residenziale, rappresentante una parte molto consistente della richiesta totale finale di tutto il Paese. Infatti, come analizzato nel capitolo precedente, per poter raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2030, risulta necessaria una riqualificazione di buona parte del parco immobiliare italiano. Il presente studio si pone in un contesto attuale e mira a valutare in termini economici per il proprietario ed energetici per l’intero paese, la convenienza di una ristrutturazione energetica, sia essa in ottica nZEB o meno.

5.2.3 Casi studio

Una volta definito il campo d’analisi è stato necessario reperire il materiale per poter mettere in pratica i principi studiati ed analizzati nei capitoli precedenti.

Il materiale di base è stato ricavato dallo studio “Sviluppo della metodologia comparativa cost-optimal secondo la Direttiva 2010/31/UE“ a cura dell’ENEA58, nel corso del quale gli autori hanno analizzato tre tipologie di edifici residenziali (monofamiliare, piccolo e grande condominio) e un edificio per uffici, per tre differenti periodi di costruzione (‘46-‘76, ‘77-‘90, nuova costruzione) al fine di estendere la ricerca ad edifici rappresentativi del parco edilizio italiano per funzionalità, caratteristiche tipologiche e costruttive, e condizioni climatiche. La definizione delle caratteristiche tipologiche e costruttive degli edifici campione scelti per lo studio è stata basata su dati di letteratura, su indagini statistiche e sui risultati del progetto di ricerca europeo “IEE-TABULA”59. La classificazione dei sistemi impiantistici è stata effettuata sulla base dei dati dell’indagine CRESME per ENEA in funzione della tipologia di impianti di riscaldamento (tipo di alimentazione, sistema di emissione e sistema di regolazione della temperatura), mentre per gli impianti di

58 Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

59 Si tratta di un progetto che mira alla creazione di una struttura armonizzata delle tipologie edilizie europee. Gli

edifici residenziali sono il focus, ma le attività hanno riguardato anche altre categorie edilizie. Ciascun paese partecipante ha sviluppato la “Tipologia Edilizia Nazionale” che è costituita da un insieme di edifici residenziali modello con caratteristiche energetiche tipiche. Ciascun edificio-tipo rappresenta un determinato periodo di costruzione e una specifica dimensione. Gli edifici-tipo sono stati utilizzati in ciascun paese come mezzo per rendere nota la prestazione energetica ed i potenziali di risparmio energetico raggiungibili attraverso azioni di riqualificazione dell’involucro edilizio e degli impianti termici. Sono stati analizzati due livelli di riqualificazione dell’edificio-tipo: una “riqualificazione tipica”, mediante l’applicazione di misure comunemente utilizzate all’interno del paese, ed una “riqualificazione avanzata”, attraverso l’introduzione di interventi che riflettono le migliori tecnologie disponibili.

76

climatizzazione estiva è stata considerata la tipologia d’impianto e il sistema di regolazione. Alla fine dello studio ENEA ha raccolto le schede degli edifici di riferimento, specificando per ognuno di questi involucro edilizio e sistema impiantistico, sono state proprio queste il punto di partenza del presente lavoro di Tesi.

Tra le varie schede presenti all’interno di questa raccolta si è selezionato per ognuna delle due tipologie edilizie approfondite (monofamiliare e piccolo condominio), una scheda riguardante l’edificio di recente costruzione ed una relativa al periodo di costruzione ’77-’90.

In una prima fase, al fine di fare un confronto il più possibile imparziale tra edifici della stessa tipologia edilizia ma di diversa epoca costruttiva, si è scelto di mantenere la stessa forma dell’involucro edilizio, facendo variare il sistema impiantistico ed il sistema costruttivo secondo quanto indicato nelle schede rilasciate da ENEA. Questa scelta è scaturita dalla diversa volumetria degli edifici di recente costruzione, nel caso in esame nettamente inferiore, alla quale corrisponde una diversa superficie disperdente e quindi un diverso procedimento nell’impostazione dei lavori di riqualificazione, fattori questi che avrebbero potuto incidere significativamente sui risultati in sede di analisi comparativa tra le due differenti situazioni di partenza. I casi studio risultano essere quindi:

1. Edificio monofamiliare di recente costruzione;

2. Edificio monofamiliare costruito negli anni ’77 - ’90, con volumetria uguale a quello di recente costruzione;

3. Piccolo condominio di recente costruzione;

4. Piccolo condominio costruito negli anni ’77 – ’90, con volumetria uguale a quello di recente costruzione.

77