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2.4.1 La situazione europea

Il miglioramento della costruzione e dell'uso degli edifici nell'UE avrebbe ripercussioni sul 42% del consumo finale di energia, sul 35% circa delle nostre emissioni di gas serra e su oltre il 50% dei materiali estratti; consentendo inoltre di risparmiare fino al 30% di acqua. Per questi motivi l'UE ha ritenuto fondamentale darsi l'obbiettivo di ridurre entro il 2020 i livelli di emissioni di CO2 del 20% e risparmiare il 20% di energia grazie al settore edile42.

Per contribuire al raggiungimento dei sopracitati obbiettivi il Building Performance Institute Europe43 ha intrapreso un'importante ricerca: sviluppare un quadro dettagliato e preciso del patrimonio edilizio, delimitando le politiche e i programmi di riferimento.

Nell'ottobre del 2011 il BPIE ha pubblicato un rapporto di analisi sullo stock edilizio europeo, in cui viene evidenziata la notevole complessità del settore, in gran parte dovuto al fatto che gli Stati membri hanno sviluppato separatamente strategie progettuali, concezioni costruttive e politiche urbane. Quello che però emerge chiaramente è un dato: tra il patrimonio edilizio europeo, la tipologia prevalente è quella residenziale: il 75 % della superficie totale edificata, di cui il 64% è composta da case monofamiliari, mentre il 36% da case plurifamiliari. È interessante constatare che a questa fetta dello stock edilizio appartengono per lo più ad abitazioni costruite prima o immediatamente dopo la seconda metà del ‘900.

L’indagine della BPIE fornisce infatti un report44 dettagliato sulla superfice residenziale suddivisa per fasce d’età e per paesi di appartenenza. Vi sono tuttavia notevoli differenze tra le diverse fasce di età dei diversi Stati, questo a causa delle diverse politiche economiche e sociali. Si può comunque affermare che circa la metà degli edifici residenziali in Europa è più vecchia di 50 anni, e per questo motivo presenta caratteristiche qualitative energetiche basse.

Dal dopoguerra fino ad oggi infatti, tre “ondate” di domanda edilizia si sono succedute: la prima di tipo quantitativo, nata negli anni Cinquanta del boom

42 Commissione Europea, "Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impegno delle risorse", Bruxelles, 20

settembre 2011.

43BPIE è un’associazione no profit che si concentra sull'analisi indipendente e sulla diffusione della conoscenza,

sostenendo la formulazione di politiche basate su riscontri oggettivi nel campo delle prestazioni energetiche negli edifici.

44Anasiu Bogdan, Despret Chantal, Economidou Marina, Maio Joana, Nolte Ingeborg, Rapf Oliver, “Europe’s

buildings under the microscope. A country-by-country review of the energy performance of buildings”, Buildings Performance Institute Europe (BPIE), October 2011.

29 economico e mantenutasi fino ad oggi, poco attenta alle questioni qualitative ed energetiche riguardanti l’edificio. La seconda, di tipo qualitativo, si è sviluppata dagli anni Sessanta fino ad oggi, già più attenta rispetto la prima domanda, ma comunque non così legata ai temi energetici. La terza dalla metà degli anni Settanta ad oggi, che si interroga anche sulle questioni della sostenibilità45. Tra queste domande la più interessante ai fini del recupero è senz’altro la seconda ondata, che presenta caratteristiche potenzialmente sostenibili se rilette e riqualificate a tal fine.

Come si può desumere dai dati citati, agire sullo stock residenziale esistente non è quantitativamente promettente, dato l’alto numero di edifici che potrebbero divenire oggetto della riqualifica, ma è anche qualitativamente auspicabile, date le caratteristiche spesso insoddisfacenti di questi manufatti.

In conclusione, per questi motivi il tema della riqualificazione dello stock residenziale rappresenta una strategia d’azione sempre più tenuta in considerazione nei vari paesi appartenenti alla comunità europea.

2.4.2 La situazione italiana

Per quanto riguarda la situazione italiana, la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente rappresenta una sfida fondamentale. Per il settore delle costruzioni, in profonda crisi, rappresenta infatti una opportunità per tornare ad aprire cantieri per creare e formare lavoro, orientando attenzioni e competenze verso tematiche apprezzate dal mercato e su cui le direttive europee stanno da tempo spingendo con sempre più precise e ambiziose indicazioni e prestazioni da raggiungere. Per le famiglie, perché è possibile ridurre in maniera significativa una spesa energetica, per l’ambiente, perché le emissioni inquinanti prodotte dai sistemi di riscaldamento incidono sia a livello globale, con l’emergenza legata all’aumento della CO2 presente nell’atmosfera e i cambiamenti climatici che comporta, che a livello locale per l’inquinamento che produce e le conseguenze in termini sanitari.

Una delle ragioni fondamentali di tale studio, come vedremo più avanti, sta nelle analisi condotte sugli edifici, di carattere residenziale, con specifiche valutazioni sia dei fabbisogni termici che di quelli elettrici che ha consentito di evidenziare il peso delle diverse componenti in termini energetici e economici, e che risulta fondamentale per individuare gli obiettivi quantitativi che si vogliono raggiungere, i costi e i vantaggi delle diverse ipotesi di intervento.

È possibile rilevare, ad oggi, in Italia così come in Europa, come una rilevante percentuale degli edifici residenziali abbia superato il limite di efficienza prestazionale in assenza di interventi, rendendo pertanto necessaria una ricognizione diffusa del deficit qualitativo del comparto abitativo; questo è dovuto al fatto che

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molti edifici sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore di misure normative restrittive rispetto alla riduzione del consumo energetico, la gestione razionale delle risorse e l’efficienza degli impianti; ossia sono stati edificati prima della legge 373/1976, che conteneva le prime indicazioni e le prescrizioni per la costruzione di edifici con buona efficienza energetica, poi sostituita dalla Lg.10/91. Sono legati all’edilizia, infatti, circa un terzo dei consumi italiani di energia e, in molte città, oltre il 50% delle emissioni di polveri sottili, responsabili secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente di circa 66.000 morti anticipate.

La riqualificazione di questo patrimonio è quindi un tema molto complesso e articolato nel quale convergono elementi di natura tecnologica e operativa, architettonica e urbanistica, economica e finanziaria, nonché sociale e politica. Il CRESME46 ha realizzato una attenta analisi sulle offerte immobiliari residenziali in Italia negli anni 2013-2016 sul valore delle case riqualificate rispetto a quelle non riqualificate: nel 2016 sono stati analizzati 500.000 annunci immobiliari, e da questi è emerso che mediamente le abitazioni ristrutturate immesse sul mercato hanno un valore del 29% superiore a quelle non ristrutturate. Non solo, le abitazioni ristrutturate hanno un prezzo medio superiore anche al prezzo medio delle abitazioni nuove: una abitazione ristrutturata in Italia viene posta sul mercato mediamente al valore di circa 300.000 euro, mentre una non ristrutturata è messa sul mercato al valore di 233.000 euro e una abitazione nuova al prezzo di circa 280.000 euro. Emerge con evidenza come la riqualificazione di un edificio ha effetto non solo sulla qualità della vita, non solo sul mercato delle costruzioni, ma anche sul valore del patrimonio. Soprattutto oggi che gli stili di vita dei cittadini hanno imboccato una nuova strada più sobria e responsabile, ristrutturare il patrimonio edilizio nazionale, vecchio e di bassa qualità, vuol dire andare incontro ai nuovi bisogni, migliorare la qualità della vita dei proprietari e degli inquilini, aumentare l’efficienza energetica, ridurre i consumi e tagliare l’inquinamento, ma ciò significa anche ridare valore al patrimonio edilizio italiano.

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3 Life-Cycle Cost Analysis (LCCA)

In questo capitolo verrà introdotto ed analizzato il metodo di valutazione economica, la LCCA, che è stato applicato alle diverse soluzioni proposte nel corso del presente studio per valutare la convenienza, o meno, degli interventi ed il rispetto del requisito prestazionale degli edifici di “livello ottimale in funzione dei costi”, introdotto dalla Direttiva 2010/31/UE, ossia il livello di prestazione energetica che comporta il costo più basso, in termini di analisi costi-benefici legati all’energia, durante il ciclo di vita economico stimato.

La LCCA è un metodo di valutazione economica dei progetti, nel quale i costi derivanti dal possedere, usare, mantenere e, infine, smaltire un certo progetto, sono considerati potenzialmente importanti per prendere una decisione. Esso consente di determinare il costo globale di un certo prodotto, considerando il suo intero ciclo di vita. Questa metodologia è particolarmente adatta a valutare alternative progettuali che soddisfano un certo livello di prestazione (comfort, qualità architettonica, standard costruttivi, ecc.), ma che presentano differenti costi di investimento, gestione, manutenzione e ristrutturazione, oppure diversi cicli di vita, ma è altresì utile a valutare progetti che prevedono investimenti iniziali elevati funzionali a ridurre costi di gestione successivi.

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