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CAPITOLO QUARTO C ASO STUDIO : S ERBIA

4.1 Informazioni sul paese

Il territorio della Repubblica di Serbia si trova nella parte centrale della penisola balcanica, e confina a nord con l’Ungheria, a nord-est con la Romania, ad est con la Bulgaria, a sud con l’Albania e Macedonia, a sud-ovest con il Montenegro e a ovest con la Croazia e la Bosnia- Erzegovina (figura 4.1). Copre una superficie di circa 88.361 km², compresa la regione autonomadi Vojvodina (a nord) e, secondo lo stato serbo, la regione del Kosovo-Metohija13 (a sud).

Figura 4.1: La Serbia in Europa

Fonte: http://www.hostelbridge.com/be-ready/general-facts-about-serbia/europa-map/

13 Il Kosovo si è autoproclamato indipendente il 17 febbraio 2008. Questa dichiarazione è tutt’ora ritenuta illegittima dallo stato serbo. Dei 193 paesi appartenenti all’ONU il Kosovo è riconosciuto come stato indipendente da 108 paesi (tra cui 23 dell’Unione Europea, compresa l’Italia), mentre gli altri 51 stati sono contrari.

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Il fiume più lungo che attraversa il paese è il Danubio, dalla cui confluenza con il fiume Sava sorge la capitale, Belgrado. La città si trova sulla via navigabile del Danubio che unisce i paesi dell’Europa occidentale e centrale con quelli dell’Europa orientale, diventando così un nodo commerciale strategico per l’Europa.

Il paese ha una popolazione di 9 milioni 827 mila abitanti, di cui più di un milione e mezzo risiedono a Belgrado. Le altre città principali sono Novi Sad (circa 300 mila abitanti), Niš (250 mila) e Kragujevac (175 mila) (figura 4.2).

Figura 4.2: Mappa della Serbia

Fonte: http://www.viaggiatori.net/turismoestero/Serbia/mappa/

Il territorio si presenta caratterizzato da una zona prevalentemente pianeggiante a nord, nella regione autonoma della Vojvodina, mentre la Serbia centrale e il Kosovo-Metohija presentano rilievi montuosi con una vasta superficie di boschi e la presenza di numerosi canyon, gole e grotte. Solo cinque montagne superano

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l’altezza di 2000 metri, tra cui la più alta è la cima Daravica (2656 metri), al confine tra Kosovo e Albania.

Sia geograficamente che politicamente e culturalmente la Serbia si è sempre trovata a metà tra Occidente e Oriente. Prima tra l’Impero Bizantino e quello Romano, in seguito tra l‘Impero Ottomano e il Cristianesimo dell’Occidente. Continue migrazioni e mescolanze di popolazioni hanno dato luogo ad una società multietnica e multiconfessionale. Oggi la religione maggiormente professata è quella ortodossa per l’84,98%, seguita dal Cattolicesimo (5,48%), dalla religione musulmana (3,2%) e dal Cristianesimo protestante (1,08%).

4.1.1 Quadro storico

Il paese vanta una storia lunga e molto varia. Dopo che le popolazioni slave si insediarono nei Balcani, nei primi anni del Medioevo i Serbi fondarono diversi stati, e il Regno di Serbia fu riconosciuto sia da Roma che da Costantinopoli nel 1217. Successivamente fu elevato a Impero di Serbia nel 1346. A metà del XVI secolo il territorio della Serbia attuale fu annesso all’impero Ottomano. Durante un lunghissimo periodo di dominazione turca (quasi quattro secoli), interrotta periodicamente dagli Asburgo, si consolidarono in Serbia influenze nel cibo, nella musica e nella lingua, sia da parte dei turchi, sia dagli austriaci e dagli ungheresi a nord.

È nel 1878 che la Serbia diventa uno stato indipendente. Ma la pace dura poco perché il Novecento fu per lo stato serbo un susseguirsi di guerre che hanno avuto conseguenze disastrose sull’economia del paese. A partire dalle guerre balcaniche del 1912-13, durante le quali la Serbia annette la regione del Kosovo e parte della Macedonia, e proseguendo con la prima guerra mondiale. Nel 1929 fu fondato il Regno di Jugoslavia, dissoltosi nel 1941 a causa dell’invasione italo- tedesca. Il movimento di resistenza comunista guidato dal generale Tito porta alla formazione della Jugoslavia, come federazione delle repubbliche di Serbia, Croazia, Slovenia, Bosnia e Erzegovina, Macedonia. Alla morte di Tito nel 1980, le forti tensioni e spinte indipendentiste delle diverse regioni della Jugoslavia si

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scontrano con la disapprovazione del nuovo segretario generale del partito comunista dal 1986, Milosevic. I primi anni ’90 sono caratterizzati da guerre per l’indipendenza, prima di Slovenia e Croazia nel 1992, poi della Macedonia, spostatesi poi in Bosnia, che ottenne l’indipendenza nel 1995. Si tratta di guerre sanguinose che hanno registrato circa 300 mila morti e milioni di rifugiati. Negli anni 1998-9 si apre una nuova crisi in Kosovo. La regione, che fin dall’annessione alla Serbia ha conservato la propria autonomia, presenta una maggioranza di popolazione albanese che chiede la separazione dallo stato serbo. Milosevic reprime le spinte separatiste del Kosovo, e nel giugno del 1999 la NATO interviene nel conflitto bombardando la capitale serba, Belgrado. La sconfitta serba ha provocato da un lato la caduta di Milosevic, dall’altro l’inizio dell’amministrazione del Kosovo da parte dell’ONU. Dal 2000 con la vittoria dei democratici ha inizio un periodo di pace. Nel 2003 è stata costituita l’Unione di Serbia e Montenegro, e nel 2006 un referendum ha deciso il distacco di quest’ultimo, diventato così uno stato indipendente.

4.1.2 Economia

Durante gli anni ’90 le continue guerre in cui la Serbia è stata coinvolta hanno causato disastrose ricadute sull’economia e sulle reputazione del paese a livello internazionale. L’embargo, i bombardamenti della NATO e le vicende belliche hanno reso impossibile lo sviluppo di attività economiche.

A partire dal 2000, dopo la caduta di Milosevic, e con le elezioni politiche del 2004 che videro la vittoria delle forze democratiche, è iniziato il processo di ricostruzione politico-economica. Oggi il governo democratico sta vivendo un periodo di crescita economica, vista la diminuzione della disoccupazione e dell’inflazione. Nel 2007, infatti, è stato registrato un aumento del PIL del 7%, pari a circa 30 miliardi di euro14.

Il paese, inoltre, ha presentato domanda di adesione all’Unione Europea nel 2009, riconosciutagli nel 2012, in seguito a un accordo con il Kosovo. Questo pone lo stato serbo in una luce sempre migliore nei confronti degli investitori stranieri,

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che, secondo il Parlamento Europeo, fa sperare in una fase futura di stabilità e sviluppo.

Attualmente l’economia serba è sostenuta principalmente dal settore agricolo e dell’agroindustria, dal settore del legno e dei mobili, dell’edilizia, da quello infrastrutturale e dall’alberghiero.

Il settore agricolo, diffuso soprattutto nei 2 milioni di ettari coltivabili di terra ricca e fertile della regione della Vojvodina (a nord del paese), rappresentano uno dei maggiori potenziali economici della Serbia. Vengono prodotti soprattutto cereali, come mais, frumento, soia, barbabietola da zucchero e di girasoli. I territori collinosi, invece, favoriscono la produzione vitivinicola, mentre le colture orticole e la frutticoltura sono praticate attorno ai villaggi abitati.

Negli ultimi anni, inoltre, anche il terziario è migliorato, in particolar modo per quanto riguarda il livello delle strutture alberghiere e dei servizi. Le privatizzazioni di alberghi preesistenti, gli alberghi nati da investitori stranieri e quelli appartenenti a catene internazionali hanno incrementato il numero complessivo di posti di cui dispone il paese.

Per quanto riguarda il settore delle infrastrutture e dei trasporti, il paese si presenta ancora inefficiente e scarsamente adeguato, nonostante la rete di collegamenti a livello tranviario e stradale sia complessivamente estesa. Il miglioramento delle infrastrutture rappresenta infatti uno dei nodi cruciali per lo sviluppo del paese. In aumento sono i collegamenti aerei internazionali, con l’apertura di nuove rotte15.