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3.1.3.1 “Yigong-Daizhen” 以工代赈: assistenza in cambio di lavoro

3.1.4. Che fine ha fatto l’agricoltura?

3.1.4.2. L’ingresso nella WTO

Dopo l’ingresso della Cina nella World Trade Organization (WTO) nel 2001, la leadership cercò di trovare ulteriori soluzioni per sovvenzionare il settore agricolo, che continuava a trascinarsi i soliti problemi di arretratezza tecnologica, basso reddito pro capite, surplus di forza lavoro, analfabetismo e il sempre più forte divario tra i cittadini rurali e urbani.

Si tentò così la via dell’eliminazione dei prezzi protetti (nel 2004 il governo eliminò tutti i prezzi protetti, tranne quello sul riso, che continua ad avere un prezzo minimo essendo il cereale più sensibile a livello politico), permettendo così che il prezzo dei cereali si adeguasse all’andamento del mercato. Questo procurò l’approvvigionamento della gestione dei prezzi a privati. Il governo si rese conto che anche questo metodo non aveva prodotto nessun particolare beneficio e decise che, per promuovere uno sviluppo rurale più equo, migliorare la qualità dei prodotti, promuovere la ristrutturazione del lavoro nelle campagne, accelerare il trasferimento della manodopera rurale in eccesso e incentivare un agricoltura più sostenibile, bisognava puntare ad un’eliminazione totale della tassa agricola su un periodo di 5 anni. Il progetto iniziò nel 2004 e si attuò totalmente nel 2007.

Tuttavia, nonostante l’esito positivo del ritorno dalle città nelle campagne di molti contadini che erano migrati nelle città in cerca di lavoro, oggi, l’investimento nelle aziende agricole è ancora piuttosto scarso e i diritti della terra sono regolati diversamente in base alla zona. Il diritto d’uso della terra, infatti, appartiene ancora alle collettività rurali, che non sempre hanno sufficienti risorse finanziare per assicurare alla popolazione rurale, beni e servizi.26

In una ricerca condotta nel 2008 da Qian Forrest Zhang e John A. Donaldson, pubblicata nel

China Journal, “The Rise of Agrarian Capitalism with Chinese Characteristic: Agricoltural

Modernization, Agribusiness and Collective Land Rights”, i due studiosi affrontano la questione della modernizzazione agricola basandosi su un’analisi del territorio prendendo

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come esempi la contea di Shouguang nella provincia dello Shandong e la contea di Chenggong nella provincia dello Yunnan. La prima contea per esempio, vanta il primato per la più grande base produttiva di ortaggi e frutta e di mercato di tutto il paese, con centinaia di servizi di trasporto su lunghe distanze, che partono quotidianamente per spedire le verdure in tutti gli angoli della Cina. I terreni agricoli di questa zona sono ricoperti da serre per la crescita delle piante.

Nella seconda contea, quella dello Yunnan, invece, l’agricoltura è passata interamente alla produzione commerciale di fiori e verdura, ed ora ospita il più grande commercio e vendite all’asta di fiori di tutto il mercato asiatico. Vengono spediti fiori freschi ai mercati dei vicini paesi asiatici, così come anche negli USA, e tra i 10 e 15 anni si prospetta diventi il più grande produttore ed esportatore di fiori non solo dell’Asia ma di tutto il mondo.

In questo processo di modernizzazione dell’agricoltura cinese, le aziende agroalimentari di diverse dimensioni e origini, giocano un ruolo chiave. Il business agroalimentare ha supportato i piccoli e sparsi produttori grazie a mercati stabili e attraverso periodici acquisti di grandi quantità di prodotti o accordi formali, creando un commercio agricolo stabile e specializzato e proteggendo da eventuali rischi i piccoli produttori. La partecipazione delle aziende agroalimentari cinesi, aiutò a realizzare gli obiettivi del governo centrale nel riformare il settore agricolo da una sussistenza di base, di piccola grandezza a una più specializzata, commercializzata su larga scala e integrata verticalmente.

I due ricercatori in questa loro indagine vogliono sottolineare come le relazioni tra gli agricoltori e le aziende agricole si siano formate dal sistema della proprietà collettiva della terra e dai diritti d’uso individuali della terra. Questo sistema è la prova che non solo è facilmente adattabile, ma, di fatto, conduce ad uno sviluppo del mercato rurale e alla modernizzazione dell’agricoltura. La separazione dei diritti d’uso della terra in forma individuale dal sistema collettivo precedente, facilita la distribuzione e la lottizzazione della terra, spianando la strada per una produzione su vasta scala. Dall’altro canto, però, le proprietà collettive proteggono i produttori dallo sfruttamento, dalla dominazione e dall’espropriazione del capitale esterno. Le aziende che vennero intervistate espressero tutte lo stesso desiderio: espandere il loro capitale di base.

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La principale barriera per l’espansione è la scarsità della terra, o, posta in altro modo, la difficoltà di ottenere il controllo delle terre collettive dalle famiglie rurali. Infatti, le maggiori aziende e imprese che hanno creato delle proprie basi, lo hanno fatto in terre marginali. Durante questa analisi, emerse che le norme che riguardavano la proprietà della terra collettiva erano molto forti. I contadini intervistati lamentavano il trattamento che li riservava quando la terra veniva espropriata per l’urbanizzazione. Comunque, non ci furono casi nei quali i terreni agricoli furono presi da agricoltori che volevano far business per formare delle basi per produzioni agricole, in contrasto con le continue notizie che riguardano l’accaparramento dei terreni. Infatti, le interviste con gli ufficiali governativi, i manager aziendali, le imprese, studiosi e agricoltori, rivelarono la profondità e la fermezza delle norme e delle disposizioni che proteggevano i diritti dei coltivatori e della loro terra. Non solo queste norme sulla sacralità del diritto degli agricoltori sulle terre era sostenuta da normative formali e pratiche tradizionali, ma avevano acquisito anche un peso morale.

Malgrado l’uso di potere delle imprese, comunque, non ci furono casi nei quali l’espropriazione delle terre serviva per costruire delle basi produttive. Alcune aziende nello Yunnan, scontente delle restrizioni del sistema collettivistico del terreno, si avventurarono nel Laos, nel Vietnam e nel Myanmar per acquistare terre ed espandere la loro produzione.

Diversi critici sostengono che, poiché la proprietà collettiva della terra freni le aziende da una veloce espansione, la modernizzazione dell’agricoltura sta diminuendo, causando perdite d’efficienza e favorendo la privatizzazione della terra. Con la privatizzazione della terra, le aziende potrebbero meccanizzarsi più velocemente acquistando i terreni senza l’obbligo di assorbire i lavoratori. Le aziende potrebbero rimpiazzare il lavoro con le macchine e questo procurerebbe dei risultati ottimali.

Questo presunto miglioramento dell’efficienza, comunque, non è stato dimostrato empiricamente. I dati dimostrano che, anche se in piccola misura, la produzione del grano in Cina, ha raggiunto un livello di produzione pro capite comparabile alla gran parte dei paesi sviluppati, grazie alle continue innovazioni tecnologiche e al lavoro intensivo. In ogni caso è difficile pensare a come, rimpiazzando il lavoro umano con solo quello dei macchinari, la produttività possa incrementare. Anche se fosse possibile, sarebbe solamente un’efficienza indotta dal punto di vista del capitale. Inoltre, rimpiazzando il lavoro con le macchine non ci

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sarebbero risparmi sui costi per i proprietari del capitale, in quanto mentre le capacità di un lavoratore sono tenute a basso costo, i macchinari sono molto costosi.

La privatizzazione della terra porterebbe sicuramente a degli effetti negativi per i coltivatori cinesi. Il maggiore vantaggio che i sostenitori della privatizzazione citano - di essere in grado di utilizzare la terra come garanzia per ottenere finanziamenti, prestiti - è il principale meccanismo attraverso cui le banche, le società per azioni, e i proprietari terrieri negli altri paesi sono stati capace, legalmente, di espropriare le terre ai contadini.

In ogni caso, più di trent’anni fa, il sistema di responsabilità familiare stabilì i diritti d’uso della terra per le famiglie sotto la proprietà della collettività, dando agli agricoltori cinesi un diritto d’uso della terra inalienabile.

Oggi, anche se molti contadini abbandonano il lavoro nelle campagne, altri mantengono per sicurezza, i loro diritti d’uso per un possibile ritorno a casa. Alcuni sostengono che le riforme di Deng Xiaoping abbiano portato ad una totale inefficienza. Certamente il Sistema di Responsabilità Familiare non ha portato ad una grande produttività, anzi l’agricoltura, come si è già detto, passò un periodo di stagnazione dalla metà anni Ottanta, in ogni caso la leadership cercò di risolvere questo problema espandendo la produzione attraverso un’integrazione verticale e altre forme di modernizzazione. Le attuali forme di business agroalimentare permettono alla produzione agricola di espandersi e modernizzarsi senza eliminare quegli istituti fondamentali di cui beneficiano centinaia di milioni di contadini.

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