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La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria nella realtà contadina Nei primi anni sessanta, in risposta alla politica perseguita alla vigilia del Grande Balzo in

ALLA FINE DEL

2. Un’epoca delle grandi rivoluzion

2.2. La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria nella realtà contadina Nei primi anni sessanta, in risposta alla politica perseguita alla vigilia del Grande Balzo in

Avanti, emerse un gruppo radicale che sosteneva Mao Zedong nella sua ambizione di riprendere l’agitazione. Conseguenza di ciò fu la Rivoluzione Culturale del Grande

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Chen Yun, politico ed economista cinese fu considerato uno degli “Otto anziani del Partito Comunista Cinese”.

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Proletariato, che durò dieci anni, a partire dal 1966. La fase attiva si concluse nel 1969, ma fino alla morte di Mao nel settembre del 1976, fu il tema dominante della politica cinese. Le origini della Rivoluzione culturale vengono fatte risalire a certi sviluppi che si ebbero tra il 1962 e il 1966 e che contribuirono alla sua promozione.

Il movimento di Educazione Socialista, sostenuto da Mao nel 1963, fu considerato il primo passo. Esso iniziò come indagine generale sulle condizioni rurali, quindi diventò un movimento di rettifica diretto ai dirigenti del settore agrario del partito, ed infine si sviluppò in una massiccia campagna di rivolta contro la loro corruzione, al declino delle comuni e alla coltivazione collettiva, nonché alla crescita delle tendenze capitaliste nella campagna. La prima operazione, conosciuta come “le quattro pulizie a fondo”, comprese l’invio nelle zone rurali di un certo numero di dirigenti esterni, con il compito di indagare fra gli abitanti. Tra questi vi era anche la moglie di Liu Shaoqi, Wang Guangmei. Il risultato dell’indagine rivelò il contrasto negli stili politici tra Mao Zedong, che invocava la partecipazione dei contadini poveri nella critica ai quadri, e Liu Shaoqi, il quale preferiva inviare in campagna grandi squadre di lavoro composte da esterni per modificarne la situazione.

Nel frattempo, egli aveva espresso la sua grande approvazione al gruppo di produzione di Dazhai: era stata coltivata con molta fatica una povera area dello Shanxi. Questo fu elogiato come un simbolo ideale della comune poiché nel 1963, dopo che le terrazze costruite faticosamente sul fianco della collina erano state distrutte da una tempesta, la comune non aveva richiesto l’aiuto dello stato, ma le aveva ricostruite con il proprio lavoro, ed aveva avuto raccolti abbondanti. I suoi contadini non erano stati motivati dal profitto, ma da un impegno per il bene collettivo. 3

Dall’autunno del 1962 la moglie di Mao, Jiang Qing, cominciò a raccogliere sostenitori per una campagna di rivoluzione della cultura. La sostanza del programma era che si sarebbero dovute usare le lettere come un’arma nella lotta di classe, l’arte e la letteratura avrebbero dovuto descrivere eroi moderni tratti dalla gente comune, gli artisti e gli scrittori sarebbero dovuti provenire dal proletariato. Nel 1964 questo sforzo venne premiato, quando il “gruppo dei cinque” capeggiato da Peng Zhen, il primo segretario di partito della municipalità di

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Pechino, fu formato per lanciare un movimento di rettifica culturale. L’apice si raggiunse nel 1966 quando Mao incoraggiò un gruppo di studenti, chiamati “Guardie Rosse”, a rovesciare la leadership del partito, tranne Mao stesso. Questo avvenne tramite sedute di critica collettiva, e metodi violenti da parte delle Guardie Rosse e dai “lavoratori rivoluzionari” nei confronti di coloro che venivano considerati elementi “anti-rivoluzionari”, cioè intellettuali o membri del partito con origini borghesi.

Da questo punto di vista, Mao ne uscì più rafforzato, in quanto l’attacco ai suoi avversari nel partito ai livelli più alti e a quelli regionali, aveva portato ad un’epurazione di funzionari. Gli effetti più ovvi della Rivoluzione culturale furono senza dubbio lo sconvolgimento e l’umiliazione che causarono circa mezzo milione di morti. Sotto altri punti di vista, invece, l’impatto della Rivoluzione culturale fu abbastanza scarso, specialmente nell’economia e nell’agricoltura.

I problemi nelle comunità rurali furono limitati essenzialmente alle aree periferiche delle grandi città. Altre aree agricole, non furono nemmeno sfiorate, sebbene molti giovani e molte donne si fossero offerti volontari o fossero stati rispediti in campagna. Quindi, la produzione agricola fu interessata solo marginalmente, nel settore agricolo continuava a regnare la politica del Grain First.

La strategia di questa politica enfatizzava l’approvvigionamento di grano a basso prezzo. Il basso prezzo del grano, combinato con i target di consegna dello stesso grano, ricadevano sui contadini come una tassa implicita, facendoli perciò pagare indirettamente gran parte del costo dell’industrializzazione. Quindi, dato il basso prezzo dei cereali, i contadini erano poco incentivati nella produzione dei cereali e nella loro vendita. Una volta che le loro necessità di sussistenza fossero state soddisfatte, le famiglie contadine avrebbero preferito seguire attività più redditizie, come quelle secondarie, nelle quali lo stato non imponeva tasse onerose. Ma, poiché il governo cinese non fu disposto a permettere questo diversivo, alla fine ci fu una grande pressione sulle famiglie contadine ed il risultato portò al dispendio di enormi costi e fatiche.

Infatti, questo stava ad indicare che le famiglie erano incapaci di deviare la loro massimizzazione verso altri usi alternativi, cioè erano costrette a massimizzare le produzioni di grano anche quando sapevano che non avrebbero incrementato i profitti. I terreni erano

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sfruttati al massimo. Per esempio, nella ricca valle dello Yangtze, le collettive erano forzate a coltivare tre tipi di riso all’anno, impiegando strategie produttive basate su un lavoro di tipo intensivo, trapiantando le sementi ed aumentando le dosi di fertilizzanti e sistemi di irrigazione controllata. Questa pressione nella produzione univoca di cereali, andò ad incidere negativamente specialmente in tutte quelle aree meno adatte alla coltivazione dei cereali, ma che in ogni caso furono spinte con forza alla produzione. Il risultato fu una perdita di opportunità per la specializzazione ed il declino nella spedizione dei cereali. Paradossalmente, la politica del Grain First portò anche un risvolto positivo per tutte quelle regioni che riuscivano a realizzare molti raccolti, designate come “aree ad alta resa”. Queste regioni ricevevano un accesso prioritario a fertilizzanti, macchinari ed elettricità, godevano perciò di tutti i benefici che si sarebbero incrementati maggiormente a seguito della Rivoluzione verde. D’altra parte, le zone che non riuscivano a raggiungere questo vantaggio comparativo nella produzione di cereali, erano costrette ad auto sostenersi.

Ciò che però Mao riprese con maggiore forza, fu invece la politica del Terzo Fronte. Negli anni sessanta, essendo stata intuita l’importanza di proteggere la Cina, non solo dai nemici interni ma anche dalle minacce dell’Unione sovietica e dagli USA, fu presa la decisione di costruire complessi per l’industria pesante nelle provincie più interne, lontane dalle aree costiere che sarebbero state più facilmente attaccabili. Come si era già verificato durante la politica del Grande Balzo in Avanti, anche questa volta la popolazione rurale fu mobilitata per partecipare totalmente a questo progetto, l’unica differenza fu l’attuazione di una severa autarchia ed austerity.

Nel 1971, emersero però alcune problematiche legate al razionamento dei generi alimentari. I lavoratori si lamentavano e questo malcontento si diffuse con grande rapidità.

Dopo la morte di Lin Biao4, la successione a Mao, che aveva 77 anni all’epoca, diventò la questione dominante. La sua posizione era quella di mantenere in equilibrio i membri di partito più anziani e pragmatici e dall’altro il gruppo di radicali. Nel 1974 Zhou Enlai insieme

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Al Nono Congresso di Partito, Lin Biao era stato nominato successore di Mao, sospettato di aver tramato un complotto (Complotto571) contro quest’ultimo, rimase misteriosamente ucciso in un incidente aereo mentre fuggiva in Unione sovietica.

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a Deng Xiaoping riprese in mano le sorti del paese e portò avanti una serie di riforme: “Le Quattro Modernizzazioni” (in cinese, Si ge xiandaihua, 四个现代化) presentate già nel 1964. Questo piano si proponeva di attuare una crescita economica su diversi settori primari: agricoltura, scienza e tecnologia, e difesa. Nel 1976 dopo la morte di Zhou Enlai, sarà Deng Xiaoping a portare avanti questo programma e Mao, sull’orlo del declino definitivo, morirà anch’egli nel Settembre dello stesso anno.