Il 2011 per i paesi che si affacciano nel Mar Mediterraneo è stato un anno di profondi cambiamenti di tipo politico, sociale ed economico. Sia i paesi europei, alle prese con la crisi economica, sia i paesi della sponda Sud del Mediterraneo e del Vicino Oriente, alle prese con una crisi di tipo politico, hanno dovuto affrontare grandissimi mutamenti che, talvolta, soprattutto nel caso di questi ultimi, hanno comportato un mutamento istituzionale radicale102. Fino alle rivolte di Piazza Tahrir, l’Egitto stava intraprendendo, seppure frenato dalla crisi economica globale, un percorso di cooperazione economica e politica con l’Unione Europea. L’Unione Europea è un importante partner dell’Egitto, soprattutto sul piano commerciale dove vanta scambi in costante crescita. Tra il 2004 e il 2013 il valore totale dell’interscambio Ue-Egitto è più che raddoppiato, arrivando a 22,9 miliardi di euro103. Gli sconvolgimenti della Primavera Araba avevano però fatto emergere le forti contraddizioni e le debolezze dell’economia egiziana: l’instabilità politica aveva determinato fughe di capitali, allarmante crescita del tasso di disoccupazione e una forte contrazione del turismo, oltre che aver rimarcato la forte vulnerabilità della popolazione a causa dell’aumento della povertà.Secondo l’istituto di statistica CAPMAS la povertà è progressivamente aumentata in Egitto fino a riguardare il 25,2% della popolazione nel 2010/2011 (rispetto al 21,6% nel 2008/2009), anche se la povertà estrema era in lieve diminuzione104. Le potenze europee devono fare i conti con un partner fortemente instabile ed economicamente sofferente e ripensare alle politiche da attuare alla luce degli sconvolgimenti politici e istituzionali. Fin da subito la reazione
102 Christian Rossi, “L’Unione Europea e la sicurezza nel Mediterraneo dalla Carta per la Pace e la Stabilità alla Primavera Araba (1970-2011). Genesi storica e prospettive future” in Antonio Sassu,
Sergio Lodde, a cura di, “Tra il nuovo e il vecchio. I cambiamenti politici in Nord Africa”, cit., 255 103 “Italia ed Egitto: nuove opportunità per una partnership privilegiata”, Med&Gulf Initiative Bulletin, cit. pag. 7
104 Andrea Renda, “Rapporto Finale Global Outlook Economia Politica Internazionale XVIII Edizione”, Istituto Affari Internazionali, aprile 2015, pag. 126
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di Brussels alla situazione del governo egiziano è quella di dare sostegno al processo di transizione democratica, così come dichiarato nella Comunicazione della Commissione Europea “Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento”, esercitando un ruolo di mediatore internazionale e iniziare dunque un nuovo corso dei rapporti diplomatici tra le due parti. L’Unione Europea sente di dover fare un salto di qualità nei suoi rapporti con i vicini meridionali, attraverso un riesame della politica di vicinato adottata fino ad allora, coinvolgendoli in un “Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa"105: il partenariato si basava su un’impostazione differenziata che prevedeva un maggiore impegno e attenzione nei confronti della democrazia, dei diritti umani e della giustizia sociale e un intensificazione del dialogo politico con i nuovi governi. Alla base della politica di vicinato rivisitata c’erano due novità: un nuovo sistema di incentivi denominati “more for more” e le 3 “M” (money, mobility and markets). Gli incentivi “more for more” prevedevano che, per poter accedere a maggiori aiuti da parte dell’UE, gli stati del Mediterraneo Meridionale si sarebbe dovuti impegnare in uno strutturato piano di riforme politiche ma soprattutto sociali. Le 3 “M”, invece, rappresentavano le tre vie attraverso le quali l’Unione Europea avrebbe continuato ad assistere gli sforzi dei governi e i progressi della loro riforma democratica: programmi di assistenza finanziaria (money), minori restrizioni alla mobilità, soprattutto per studio e lavoro, dal Nord Africa verso l’Europa (mobility) in cambio di una maggiore cooperazione per il controllo dell’immigrazione clandestina e, infine, maggiore accesso al mercato unico europeo (markets). Inoltre, per sostenere lo sviluppo del settore privato, i paesi mediterranei potevano avvalersi delle risorse previste dal programma
105 Comunicazione congiunta al Consiglio europeo, al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un partenariato per la democrazia e la
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Femip106 che prevedeva strategie su misura per ciascun paese al fine di attrarre
investimenti esteri. Attraverso uno strutturato piano di azione, presentato durante il meeting Eu-Egypt Task Force tenutosi al Cairo nel novembre 2012 e co-presieduto dall’Alto Rappresentante Ue e dal ministro degli Affari Esteri egiziano, l’Unione Europea conferma il suo sostegno e la sua volontà a rinsaldare la partnership e il rafforzare il dialogo politico tra le due sponde: investimenti, creazione di posti di lavoro, assistenza finanziaria (vennero destinati 5 miliardi di dollari), cooperazione tra le piccole e medie e supporto alla società civile sono i temi al centro del progetto. Le rivolte, la Primavera Araba, le elezioni, i nuovi regimi e la stabilizzazione democratica dei sistemi non sono un processo di breve durata. Lo scontro istituzionale, quello cioè sulle regole, rallenta e in qualche caso rinvia l’altro essenziale pacchetto di riforme: quello che riguarda l’economia. È dunque possibile che la ripresa e una stabile crescita richiederanno alcuni anni per affermarsi107. Intanto, per dare un segno di stabilità, il governo presieduto dal presidente Al-Sisi ha tenuto una conferenza, Egypt Economic
Development Conference, nel marzo 2015 a Sharm el-Sheikh al fine di rilanciare
l’immagine dell’economia egiziana nel contesto mondiale e di accrescere il volume degli investimenti esteri. Tuttavia, a cinque anni di distanza dalla scoppio della Primavera Araba la situazione politica in Egitto appare ancora in divenire e la risposta dell’Unione Europea ai continui sviluppi si presenta su due fronti: da un lato sono state disposte una serie di politiche e programmi di assistenza per l’Egitto, contenute nella Politica di Vicinato rivisitata; dall’altro le autorità europee hanno intensificato i loro
106 Il Femip, Facility for Euro-Mediterranean Investment and Partnership, venne creato nel 2002 dalla Banca Europea per gli investimenti (BEI) per stimolare la crescita economica e del settore privato nell’area mediterranea, in particolare era rivolto a Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Gaza – West Bank, Israele, Libano, Siria e Giordania). Si inseriva nelle relazioni euro mediterranee allo scopo di facilitare e integrare il processo di Barcellona.
107 Rapporto Ispi Per Il Ministero Degli Affari Esteri, “Conseguenze economiche della Primavera Araba La prospettiva italiana dal punto di vista dell’interscambio commerciale e degli investimenti in Nord Africa”, dicembre 2012, pag. 4
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sforzi di mediazione per il supporto alle riforme politiche, economiche e di sviluppo sostenibile. D’altra parte, l’Europa ha grandi responsabilità. Se si vuole affrettare il percorso della democrazia e dello sviluppo economico in questi paesi necessari che l’Europa rinunci ai suoi privilegi e adotti una politica basata su interessi comuni. La cooperazione euro-africana inaugurata a Barcellona ha avuto addirittura effetti regressivi e oggi il commercio tra l’Europa e il nord Africa registra minori flussi. Pertanto necessario rinegoziare rapidamente la zona di libero scambio rimuovendo gli ostacoli che la PAC pone; assistere questi paesi per l’elaborazione e la concretizzazione di un programma pilota dello sviluppo agricolo e rurale; organizzare gli investitori stranieri e coinvolgere direttamente la BEI per mettere a disposizione maggiori capitali; complessivamente rafforzare il dialogo macroeconomico fra le due rive del mediterraneo che devono muoversi in direzioni convergenti108.