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La politica mediterranea in Egitto dalla rivoluzione del 1952 al 1970

1. Le relazioni euro mediterranee dalle origini al regime di Mubarak

1.1 La politica mediterranea in Egitto dalla rivoluzione del 1952 al 1970

Una seconda fase delle relazioni Europee-egiziane prende l’avvio con la rivoluzione del 1952 che portò il paese nord africano all’indipendenza e all’instaurazione della repubblica, prima sotto il generale Nagib, e successivamente sotto il controllo del

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colonello Gamal Abd el-Nasser. Con la salita al potere del carismatico, temuto ma amatissimo Nasser, che da quel momento in poi accentrerà nelle sue mani tutto il potere politico e diventerà presidente della Repubblica il 23 giugno 1956 dopo la proclamazione della nuova Costituzione, s’inaugura una nuova epoca per la storia dell’Egitto, che diventerà entro breve tempo il paese leader nel Vicino Oriente. Un’epoca di scelte politiche coraggiose, di grandi riforme economiche e sociali, ma anche di una dura e implacabile repressione nei confronti di chiunque sfidasse il regime67. All’epoca, durante il pieno svolgimento della Guerra Fredda, il governo egiziano aveva aderito alla politica di “non allineamento” con i due blocchi, Unione Sovietica e Stati Uniti. L'Egitto si era dunque imbarcato in una politica di "neutralismo": Nasser, nei suoi piani, intendeva ottenere aiuto sia dall'Occidente che dall'Oriente pur mantenendo, al tempo stesso, da una parte la libertà di attaccare l'Occidente e dall’altra di coadiuvare gli sforzi sovietici di guadagnare maggior influenza nei mondi arabi ed afro- asiatici. Inoltre il governo egiziano stava attuando un programma per uscire dalla colonizzazione, non solo a livello locale ma anche sostenendo i movimenti liberali in tutto il mondo e soprattutto nei paesi arabi come in Algeria e in Tunisia. Obiettivo principale di questo nuovo corso era quello di conquistare l’autonomia decisionale e lavorare per raggiungere la pace e la prosperità dell’area oltre che di rafforzare il settore militare per la difesa dello stato. Il Presidente Nasser chiese un sostegno agli Stati Uniti per armare il paese ma l’esito fu negativo, il che portò a un raffreddamento dei rapporti diplomatici tra i due paesi. In seguito alla morte di Stalin nel 1953, l’Unione Sovietica vive un cambiamento storico significativo nella politica internazionale: si fa strada la dottrina della “coesistenza pacifica”, teorizzata in occasione del XX Congresso del

67 Patrizia Manducchi, “Movimenti studenteschi e opposizione politica in Egitto. Dalla fondazione dell’università del Cairo all’autunno della collera (1908-1981)” in Patrizia Manducchi, a cura di, “Voci del dissenso. Movimenti studenteschi, opposizione politica e processi di democratizzazione in Asia e in Africa”, cit., pag.39.

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Partito Comunista dell’Unione Sovietica da Kruscev ora a capo dell’Urss, che prevedeva una distensione dei rapporti tra le due superpotenze, contrapponendosi al diretto confronto geostrategico in vigore fino ad allora. Nel frattempo, Stati Uniti e Gran Bretagna nel 1955 avevano appoggiato il patto di Bagdad68, stipulato tra Iraq, Iran, Turchia, e Pakistan, alleanza regionale concepita allo scopo di rafforzare il blocco occidentale contro l’Unione Sovietica. Il governo egiziano, però, si oppose a quell'accordo che venne interpretato come un tentativo delle potenze occidentali di accrescere la loro influenza nell’area araba. In questo periodo anche altri paesi influenti nello scenario internazionale come la Jugoslavia (dopo il distacco dall’Unione Sovietica nel 1948) adottarono la politica del non allineamento sebbene mantennero comunque l’ideologia comunista. Alla base della strategia del non allineamento vi era l’idea di trovare il giusto approccio nella cooperazione con le grandi potenze del blocco ed era dunque considerato uno strumento innovativo per la convivenza durante la Guerra Fredda. Nel dicembre del 1955 un evento segno una svolta nei rapporti internazionali. Grazie a un cambiamento della politica estera dell’Unione Sovietica, da una parte, e alla rigidità della politica dagli alleati dell’USA, l’Egitto riuscì a concludere una commessa di armi con la Cecoslovacchia. Si trattava di un episodio che rappresentava il segno di una sua autonomia decisionale rispetto alle due potenze mondiali all’epoca. I paesi del blocco occidentale protestarono perché questa operazione avrebbe dato la possibilità all’Unione Sovietica di penetrare nel territorio orientale e quindi indebolire il loro controllo, fino ad allora esclusivo, in questa zona strategica. Furono applicate da parte degli Stati Uniti delle severe sanzioni all’Egitto come la sospensione degli aiuti, e la potenza occidentale nella speranza di imporre un certo grado di influenza, minacciò di

68 Il Patto di Baghdad, firmato nel 1955, coinvolgeva Turchia, Iraq Iran e Pakistan che sottoscrissero l’impegno di fronteggiare le minacce provenienti dal fronte comunista. L’accordo, fortemente appoggiato da Gran Bretagna e Stati Uniti, venne percepito negativamente dagli altri paesi arabi.

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ritirare la proposta di finanziare la grande diga di Assuan, elemento chiave nel grande progetto dell’Egitto di conseguire un’autonomia nella produzione di energia elettrica, fattore indispensabile per un rilancio industriale del paese. Il confronto tra Egitto e fronte occidentale si fece sempre più aspro fino ad arrivare alla decisione finale del paese arabo che, rispose alle azioni occidentali con la nazionalizzazione della Compagnia del Canale El Suez il 26 luglio 1956. La situazione precipitò rapidamente e nell’ottobre dello stesso anno Israele, in accordo con Francia e Gran Bretagna, invase la Striscia di Gaza e il Sinai in direzione della sponda est del Canale, occupazione militare che fu bloccata solo grazie a un intervento dell’Onu che inviò dei contingenti militari nella zona di confine tra Egitto e Israele. La cosiddetta “Crisi del Canale di Suez” acuì le tensioni tra l’Egitto e l’Occidente e le relazioni si fecero sempre più distanti. In quel momento, infatti, fu chiaro per il governo egiziano che la minaccia alla sua sicurezza non proveniva dall’Unione Sovietica ma dall’Occidente, visto che Israele era appoggiato dalle forze del blocco Ovest. Fu attuata dunque una politica volta a rafforzare la difesa e a garantire la sicurezza nazionale e internazionale del paese. L’Egitto fu trasformato in una repubblica socialista e l’Unione Sovietica si propose di finanziare i costi per terminare la costruzione della Diga di Assuan. I rapporti tra il paese egiziano e il blocco sovietico si rinforzarono notevolmente. Di contro invece ci fu un generale deterioramento delle relazioni euro arabe che raggiunsero un picco nel giugno del ’67 quando nella Guerra dei sei giorni la maggior parte delle Nazioni europee appoggiò Israele. La politica estera dell’Egitto con i paesi euro mediterranei fino alla morte del presidente Nasser nel 1970 fu caratterizzata da forti conflitti politici; ci fu un leggero miglioramento nei rapporti con la Francia in seguito alla firma dell’accordo di Evian che sanciva l’indipendenza dell’Algeria e nel 1967 dopo la sensibilità dimostrata dal governo De Gaulle nei confronti della causa del popolo

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palestinese. A livello della cooperazione economica e finanziaria, mentre prima il perno del commercio estero era concentrato sui paesi euro mediterranei, durante il governo Nasser si era spostato, inesorabilmente, verso i paesi comunisti.

1.2 La politica mediterranea dell’Egitto dal 1971 al 1981 con il Presidente

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