d i Luigi M a r r a n o
Nel m arzo del 1965, q u an d o n o n m olto lo n tan a si p resentava la data, nella quale gli alunni della nuova Scuola Media, istitu ita con la legge n. 1859 del 31 dicem bre 1962, conseguito il diplom a di licenza, si sareb b ero affacciati alle soglie degli Is titu ti secon d ari sup eriori, si levarono m olte voci nei co nfro n ti della m an cata rifo rm a di essi : da m olte p a rti si sottolineava che, senza u n raccordo tr a le esigenze, le prosp ettiv e, le m ete e i p ro g ram m i della Scuola M edia con le stru ttu re , i program m i, i m etodi della tradizione um anistico-scientifìco-pedagogica, sulla quale si fonda da secoli l’essenza della scuola liceale in Italia, gli alunni licenziati dalla nuova scuola av reb b ero in co n trato difficoltà non facilm ente su perab ili nella scuola secondaria su periore, c o stre tta a so p p o rtare, an co ra u n a volta, e senza sua colpa, il peso di u n a difficile situazione.
Q uando le voci si levavano, eravam o an co ra in fase di s tu dio della rifo rm a dei Licei.
T rasco rsero poi i m esi; il m ondo politico fece le sue scelte e stabilì, n ell’am bito della sua au to n o m a program m azione, le sue p rio rità ; i decreti di rifo rm a, p re p a ra ti dal M inistero della P ubblica Istruzione, fu ro n o accan to nati ; i licenziati della Scuola M edia fecero, n ell’o tto b re del 1966, il loro ingresso nelle prim e classi dei Licei classici e Scientifici e dell’is titu to M agistrale, che nessuno aveva provveduto a rifo rm are; furono, in gennaio e in m arzo del 1967, p ubblicati i risu lta ti del p rim o e del secondo trim e stre e si levarono altre voci : delle fam iglie, q uesta volta, d iso rien tate e sorprese.
Si è appena concluso u n a ltro anno scolastico e la Scuola atten d e anco ra la su a rifo rm a ; le fam iglie, delle cui lam entele si è fatto eco la stam pa, scolastica e non, tro v an o nuovi m otivi p e r reclam are dalla Scuola liceale aggiornam ento e capacità di ad attam en to alla situazione, sp ro n an d o la a su p erare le difficoltà, en tro le quali gli alunni si d iba tto n o e gli insegnanti sono co stretti ad operare.
Nè è da credere che tale situazione abbia a tro v are p resto la sua soluzione : il fatto è che — n o n o stan te la p ro te sta che il m ondo della Scuola h a avuto occasione di esp rim ere più volte
nel corso del co rren te anno scolastico, anche con m an ifesta zioni, a c a ra tte re nazionale, di astensione dalle lezioni di u n a p ercen tu ale altissim a del p ersonale direttivo e docente — di rifo rm a dell’istruzione seco ndaria su p erio re n o n si p o trà p a r lare nel corso della p resen te legislatura, che a v rà term in e nel 1968. Dopo le elezioni politiche, che in tale anno si svolgeranno, b iso g nerà atten d ere l’insediam ento delle nuove C am ere p a r lam entari, la costituzione del G overno che esse do v ran n o e sp ri m ere, la m aturazio ne di nuovi accordi tr a i p a rtiti p o litici: ad essere o ttim sti, n o n b astera n n o q u a ttro anni p erch è le s tr u t tu re dei nuovi Licei possano essere in funzione!
* * *
Che cosa può e deve fare, nel frattem p o , la Scuola liceale, specie quella dei p rim i due anni di corso di ciascun tipo d ’is ti tu to , p e r ren d ere m eno acuto il dissidio che — sareb b e inutile n egarlo! — si è creato in Ita lia tr a la rifo rm a ta S cuola del pre-adolescente e quella dell’adolescente che voglia p e rc o rre re il ciclo dell’istru z io n e liceale ?
Del p ro b lem a e della ricerca dei mezzi p e r il su p eram en to delle difficoltà si è p artico la rm en te occupato, recentem ente, u n gruppo di p ro fesso ri delle classi del ginnasio e delle classi di collegam ento del Liceo scientifico e dell’is titu to M agistrale, convenuti d a diverse c ittà d ’Ita lia a Lanciano (C hieti) n ell’ap rile di questo anno p e r p arte c ip are ad u n corso di aggiornam ento organizzato dal C entro d id attico nazionale p e r i Licei so tto la guida di illu stri p erso n alità del m ondo della c u ltu ra u n iv e rsita ria italiana, quali G iacom o Devoto, G iuseppe F lo res d ’Arcais, P iero Treves, G iovanni Pascussi, O svaldo Baldacci.
Sono sta ti p resi in esam e i problem i del racco rd o e del l’adeguam ento dei pro g ram m i, dei m etodi, delle p ro sp ettiv e dell’insegnam ento delle m aterie le ttera rie nelle classi del b ien nio liceale con i pro g ram m i, i m etodi e le finalità, con i quali è sta ta co n d o tta la p rep arazio n e degli alunni che h an n o conse guito il diplom a di licenza m edia e, m en tre si è riafferm ata la necessità e l’urgenza di u n a rifo rm a che aggiorni le s tru ttu re degli Is titu ti secondari su p erio ri e li ren d a idonei ad accogliere gli alunni p rov enenti dalla Scuola Media, si è d ich iarato che la S cuola liceale, fino a q uando la rifo rm a no n s a rà s ta ta realiz zata, dovrà, p u r n ell’am bito delle s tru ttu re esistenti, o rien tare il suo insegnam ento ad accogliere le indicazioni e le p ro sp ettiv e
delle nuove tecniche didattiche, le quali tendono a fa r accostare l’allievo alle fonti del sapere con cap acità di adeguarsi alle neces sità di form azione della p erso n alità dell’uom o e del cittadino.
Q uesto orientam ento p o trà essere realizzato so ltanto se la Scuola liceale v o rrà assum ere nuovi criteri p e r l’utilizzazione del libro di testo, v o rrà sp e rim en tare tu tte le form e di accer tam en to delle effettive cap acità dell’alunno suggerite dai recenti stu d i di d id attica e di docim ologia allo scopo di fo rn ire alle famiglie, anche a ttra v e rso il co n trib u to di aggiornati servizi di orientam ento e di asisstenza, la conferm a vocazionale della scelta del corso di stu d i o la indicazione che consenta e solleciti il trasferim en to dell’alunno in diverso Is titu to della m edesim a area liceale o il passaggio ad a ltro tipo d ’istruzione secondaria (tecnica o p ro fe ssio n ale ); se v o rrà in tro d u rre libri di testo che, n on so ltanto siano isp ira ti a rigore scientifico con p artico lare riferim en to ai più recen ti orien tam en ti della cu ltu ra, m a siano anche finalizzati alla n ecessità di fo rn ire all’allievo uno stru m e n to valido ad aiu tarlo ad u n a com prensione del sapere essenzialm ente un itaria.
I p arte cip a n ti al corso hanno p artico la rm e n te sottolineato la n ecessità che i te sti g ram m aticali siano isp ira ti al principio che lo stu dio della lingua (italiana, latina, greca) deve essere condotto m ediante il co n tatto d ire tto e frequ ente con gli autori, nonché al principio che le no rm e gram m aticali possono essere ch iaram ente app rese so ltan to q uando discendano da im p o sta zioni e m etodi aggiornati sulle m o d ern e conquiste della scienza linguistica, anche com p arativam en te intesa.
Un p artico la re accento è stato p o sto sulla effettiva funzio n a lità delle biblioteche esistenti in ciascun Istitu to , anche se do vrà essere assu n to u n p ro fesso re o ltre l’organico o u n im pie gato che assicu ri il p re stito con tin u ato dei libri, i quali dovranno èssere acq u istati con deliberazione dei singoli consigli di classe in ra p p o rto alle necessità concrete che i singoli com ponenti di tali consigli avranno accertato, nei co n fro n ti dei loro alunni.
In tere ssan te l’afferm azione che lo svolgim ento dei p ro gram m i di latino e di greco debba essere coordinto, nei ginnasi, con m etodo che tenga conto delle più aggiornate e o rien tate teorie dell’insegnam ento linguistico.
Q uesto si è trasfe rito , oggi, dal piano strettam e n te g ram m aticale ad un piano illum inato dai risu lta ti degli stu d i della stilistica e della sem antica e la Scuola liceale d o v rà ten er conto
di tale condizione, uscendo essa stessa dal tradizionale piano d ell’insegnam ento gram m aticale. Alla con quista della g ram m a tica e, so p ra ttu tto , della espressione e dello stile, non si può perven ire a ttra v e rso u n insegnam ento p u ram en te no rm ativ o, m a con la le ttu ra d ire tta e la in terp retazio n e dei testi, le quali so ltan to consentono all’alunno di riflettere sull’uso della lin gua, di avv ertire la p ro p rie tà della espressione, la ricchezza della im m agine, il rip o sto significato di ogni singola esp res sione, il vigore del pensiero. Le regole della g ram m atica saran n o così u n a conquista, o tte n u ta riconoscendo ad esse la sola vali d ità di essere stru m e n ti p er cogliere, nel contesto esam inato, gli schem i fo n dam entali espressivi di ciascuna lingua, ad o p e ra ti dagli sc ritto ri quasi com e le guide en tro le quali le paro le si dispongono e si racco rdano tr a loro nella co n creta e strin se cazione del logico e chiaro rag ionare o del com m osso sentire.
Nelle classi del biennio liceale la sto ria d o v rà essere in se gnata m iran d o a farn e il cen tro dell’insegnam ento delle m aterie letterarie, perchè essa è la sola idonea a fare avv ertire critica- m ente agli alunni, p e r la p rim a volta, il senso del tem po, nel quale le azioni degli uom ini, co n siderate nel passato , si d iste n dono, con la p e re n n ità essenziale dei loro problem i, verso la dim ensione del presente, nel quale gli alunni, in q u an to uom ini, saran n o chiam ati ad o perare. Così la sto ria d ov rà essere fina lizzata alla form azione del cittadino : il suo studio, lungi d al l’essere im m iserito in u n a ricezione di d ati e di nozioni, d o v rà ren d ersi capace di sv iluppare nel giovane la coscienza della co n tin u ità dell’o p era civile dell’uom o e d o v rà sap er suggerire a lui co ncrete soluzioni del suo vivere ed o p erare attuale.
L’insegnam ento della geografia, anche quando esso dovesse, in avvenire, essere assegnato ad insegnante diverso da quello di storia, n on può essere co n dotto sul piano di u n a indagine n atu ra listica sulle fo rm e della te rra , m a d o v rà p o rre innanzi all’alunno il q u ad ro di u n a distribuzione della u m a n ità, divisa in popoli e organizzata in S tati, m a tu tta im pegnata in u n fe r vore operoso di co stan te progresso, lungo il cam m ino del quale uom o e n a tu ra — ad attan d o l’uno la soluzione dei suoi p ro blem i di ogni ordine alle condizioni geografiche nelle quali si è tro v ato a vivere, offrendo l’a ltra le condizioni p e r la p ro ie zione dell’uom o nella su a a ttiv ità — siano co n sid erati term in i inscindibili di u n a integrale visione, en tro la quale il fa tto re uom o assu m a il rilievo che ad esso sp etta, in q u an to elem ento
realizzatore e cen trale del progresso. B isognerà, perciò p o rre l’accento non ta n to sulle s tru ttu re n atu ra li e sulle dim ensioni e cara tteristich e della te rr a co n siderata in ra p p o rto agli ele m enti, quanto, invece, sulle a ttiv ità dell’uom o che o p era nella re a ltà fisica della sua te rre stre d im o ra e utilizza e asserve ai suoi bisogni di sem pre più p rofondo pro g resso quegli elem enti. Così si p o trà fa r nascere negli alunni la idea dello stre tto ra p p o rto che in terco rre tr a epoche di civiltà e condizioni geogra fiche, tr a la capacità dell’uom o ad a d a tta rsi alle esigenze della n a tu ra e la sua capacità di m odificare e tra sfo rm a re l’am biente nel quale egli vive ed opera.
Un altro asp etto dell’insegnam ento nel biennio h a avuto, da p a rte dei p arte cip an ti al corso, p artico la re attenzione : la nuova im p o rtan za che in questi u ltim i anni, è venuta assum endo la m atem atica, sem pre di più o rie n ta ta ad assum ere, tr a le Scienze, u n po sto di rilievo; d a tale riconoscim ento è deriv ata l ’afferm azione che l’insegnam ento delle m aterie scientifiche, nelle classi del biennio, debba essere allinetato su di u n piano che com p o rti la finalizzazione di tu tte le discipline, considerate p ari nella dignità e nella funzione educativa — alla form azione di u n alunno idoneo a p roseguire il corso degli stu d i e m esso — ciò che co n ta! — in grado di o p erare scelte determ in ate e sicure, offerte a lui d a u n insegnam ento che abbia su p erato la egoistica ris tre tta visione del sapere, s tr u ttu r a ta a circoscrivere in un delim itato am bito, m eram en te inform ativo, il processo educativo.
Se la Scuola liceale p ro ced erà p er la s tra d a che q ueste indi cazioni hanno voluto suggerire, essa risp o n d erà alla richiesta che la rin n o v ata società italiana ad essa pone : essa p o trà re sta re la scuola della form azione del cittadino utile p er u n a società, le cui istanze perm eano o rm ai tu tto il corpo della v ita della n o s tra Nazione e, p rim a an cora di ogni rifo rm a, si p o trà p re sen tare com e la scuola a tte sa e au sp icata : quella nella quale i valori della tradizione abbiano avuto cap acità di rinnovellarsi di fro n te al m u tare delle esigenze e delle richieste, p e r co n tri b u ire decisam ente alla form azione di uom ini m igliori: m igliori p erchè più capaci di sen tire il ritm o della p ro p ria vita consonare con il ritm o della vita degli a ltri u o m in i; perchè più p ro n ti ad accogliere in sè le ansie degli a ltri uom ini, a co n siderare la p ro p ria partecipazione alla vita della società com e l’esercizio di u n alto dovere.
R E C E N S I O N I
ROBERTO M A ZZETTI: « Q uale uma nesimo? ». Ipotesi su Croce, G entile, Ugo
Spirito, Mussolini - Armando Editore - Roma 1966.
E ’ possibile una convivenza pacifica internazionale e una adeguata compren sione tra generazioni adulte e generazioni giovani educando l’uomo ad aprioristici principi filosofici detentori della verità assoluta ?
L ’Autore, nel denunziare il principio hegeliano e tutta la tematica, che ne è seguita (costituita da Marx, per quanto hegeliano, da Croce e G entile, identifi canti lA ssoluto col relativo, l’universale col particolare, l’infinito col finito), lo nega. Tra infinito e finito non c’è iden tificazione: l’infinito è al di là del finito e quindi non è accessibile all’uomo, al possibile, al contingente. L ’uomo, la na tura, il processo cosmico è legato ad altro dell’infinito.
Per l’A, l’infinito, la totalità non fat tuale, non storico-empirica, la totalità co me altro dalla partità è « la totalità come Assurdo » che rimane accessibile solo al silenzio e, attraverso il silenzio all’impe gno morale della lotta contro il tempo e la morte (p. 204).
Con tale indicazione dell’Assoluto come altro dalla relatività, dall’esperienza e dalla ragione, l’A. propone u n ’ipotesi per supe rare l’equivoca posizione teorica e pra tica del Romanticismo (centrato sull’unità di finito e infinito) e quindi, sul piano etico-religioso, l’Umanesimo idealistico-ro- mantico dell’uomo-Dio (Hegel, Gentile, Croce e, in parte, anche Dewej) e l’uma nesimo teocentrico (Dio-uomo) (M aritain) e l’umanesimo ateo (natura-uomo) Marx, Sartre, Russel), e sul piano socio-cultu rale, l’umanesimo letterario e individua listico dell’io e quello scientistico, tecnolo- logico, tecnocratico.
Tale superamento è possibile solo se siamo capaci di deassolutizzare noi stessi
e gli altri e accettarci come finità pro cessuali, se, non infinitizzando la ragione nella sua ricerca scientifica e filosofica, non trasformando le forme prassiche del vivere in valori in sè e per sè e, non assolutizzando le istituzioni, riconosciamo come invalicabile la distanza fra la natura la storia e l’Assoluto.
Q uindi l’indicazione dell’Assoluto come l’Assurdo non consente nè umanesimo teocentrico nè umanesimo ateo bensì un neoumanesimo storicistico esistenziale, in cui possono convergere le emergenze di popoli di comunità e di culture, in quanto ispirato all’integrazione e all’eccellenza (p. 204). A queste conclusioni l’A. arriva dopo un esame dell’umanesimo letterario, che va da Petrarca ad Hegel, caratteriz zato dalla unità del finito e dell’infinito, culminante nella filosofia del Fichte e del G entile, in cui l’io trascendentale, uno, immoltiplicabile è al di sopra dei pro cessi finiti; e nella filosofia del Croce, « in cui l’io come spirito assoluto, sto ricità assoluta, o infinità dell’operare è al di sopra dell’irrealità degli operanti; infinità dell’operare per cui l’uomo si attua dissolvendosi nella Provvidenza, dell’azione - accadimento, individuo - stato, libertà storia » (p. 201).
Il G entile e il Croce cadono quindi nello stesso errore della filosofia di Marx perchè mentre questa assolutizza il rela tivo dell’esperienza e della storia, essi assolutizzano il soggetto nella unità e infinità dello spirito, e cioè la fonte di ogni possibile esperienza e storia.
Per superare il romanticismo l’A. os serva: « Se il tutto definito, non è più tale in quanto è circoscritto dal definiente atto del pensiero, altrettanto il definiente atto non è esso stesso mai pura totalità, nè implicita, nè esplicita, giacché anche esso è sempre situato, inciso parzial mente, determinato; è sempre finito e contingente, circoscrivente in quanto in radice circoscritto, soggetto sperimentale
modificantesi e modificato dallo stesso compresente oggetto dell’osservazione e dello esperimento; parte processuale che si muove con l’interattiva parte proces suale; processo finito - non finito, nel contesto di processi finiti non finiti, ri spetto a cui la totalità è costitutiva mente l’altro dalla processuale parzia lità ». p. 202). Onde mentre la parte si salva nella sua autonomia e può avere consistenza solo al di fuori della totalità, questa come altro dalla processuale par zialità, non può essere definita, nè in termini di essenza, nè in termini di esi stenza, in quanto è altro dall’esistenza, e dalla ragione: « E ’ la possibilità delle possibilità, negative e positive; è l ’aprirsi e il nascondersi del tutto come altro e può essere avvertito e alluso solo come l’Assurdo ». L ’Assurdo, poi, come altro dall’esistenza e dalla essenza è altro dalla parola-pensiero, e perciò non può esere oggetto di discorso come discorso di espe rienza e ragione. Di esso è possibile solo il silenzio del quale sono figlie la poesia e la religione. La scienza e la stessa filosofia in quanto scienza, è atto e fatto di proces suali partità; è sempre metodo che può avere il punto d ’arresto nella teoria del tutto.
La scienza in quanto organo della ra gione, è il mezzo potente con cui l’uomo, « Parte nella e fra le parti, allarga fati cosamente il mondo del suo progetto razionale, nell’indeterminata, universa processualità ». E contro il sistema di fatti deducibili da principi a priori, l’A. nota che la universalità è parte fra le parti, processo finito di processi finiti che emerge e si conquista; oggetto — soggetto dell’esperienza — società, o sto ria a diversi storico — oggettivi livelli evolutivi o involutivi.
Anche il linguaggio-pensiero è raffi gurazione della realtà e cioè non sistema di proposizioni logicamente deducibili o logicamente universalizzabili, ma imma gine logica di uno stato di cose, contin gente e strutturata di uno stato di cose.
Fra il nulla e il mondo, l ’idealismo privilegia un io puro metafisico che, invece, è sempre risolto nel mondo, in quanto io psicologico e antropologico: l’io, che non può diventare oggetto, esau rirsi nel suo oggettivarsi, è sempre l’io che è limite del mondo a patto di essere parte del mondo. In tal modo l ’uomo, come parte e cioè solo come operazione processuale partitaria, è posto in quanto si pone e si pone in quanto è posto, come natura, lavoro scienza: cioè come espe