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L’INSERIMENTO NEL LAVORO DEI GIOVANI DAL 2008 NELLA PROVINCIA DI MASSA – CARRARA

Questo rapporto analizza la ricerca qualitativa sulla transizione verso l’autonomia dei giovani residenti nella Provincia di Massa Carrara .Trattasi di un Piano di attività del 2014 dell’Osservatorio provinciale delle Politiche Sociali . L’indagine in questione aveva l’oggetto dei corsi di vita dei giovani (18-24 anni) e giovani adulti usciti dal percorso di istruzione dall’inizio della crisi economica del 2008. Scopo principale della ricerca era la comprensione degli effetti della crisi stessa , e delle conseguenze derivanti. Questa ricerca era mirata a conoscere le strategie di fronteggia mento messe in campo dai giovani stessi e dalle loro famiglie .Inoltre era importante conoscere il ruolo svolto dalle politiche sociali di riferimento ,agli strumenti adottati ,onde comprendere opportunità ,risorse e rischi ed effetti di inclusione e esclusione generati nei contesti di interazione.

Purtroppo,la ricerca si inserisce in un contesto nazionale e internazionale in forte camb iamento " di funzionamento dei mercati del lavoro e dei sistemi economici produttivi "( 1 Bagnasco,1988) e delle difficoltà di partecipazione dei lavoratori ( 2 Casanova e Colombo ,2016) . Da questa condizione i giovani sembrano "essere i più colpiti da rischi di disoccupazione ed esclusione sociale " (3 Coppola ,2016). Inoltre è bene considerare la crescente attenzione al "fenomeno c.d. NEET,al problema della transizione scuola- lavoro "(4 Reyneri e Pintaldi, 2013) .

L’analisi della ricerca è stata approfondita attraverso interviste , somministrate a giovani e giovani adulti ,occupati e disoccupati , per ricostruire le traiettorie di vita nel loro contesto durante e in seguito al percorso di istruzione , e verso l’autonomia e l’età adulta ,nei tentativi di

1)BAGNASCO A.(1988) La costruzione sociale del mercato,Il Mulino ,Bologna .

2)CASANOVA N. E COLOMBO S. (2016) Forze Lavoro deboli . quaderni di sociologia.n. 72. (2016 3)COPPOLA G. e O’ HIGGINS N. (2016) Youth and the crisis Unemployment,education and health in Europe ,Routledge , London.

4)REYNERI E. e PINTALDI F. (2013) Dieci domande su un mercato del lavoro in crisi.Il Mulino , Bologna

raggiungere propri obbiettivi in relazione al lavoro,ad un eventuale propria famiglia , alla società locale e al proprio ruolo in essa. I dati raccolti sono stati analizzati secondo uno schema complesso : da un lato ,per cogliere narrazione, punti di vista , percezioni e riflessioni delle persone sulla loro stessa situazione ,per apprendere da loro ,delle loro vicende ,i loro sentimenti e i modi di trattare i problemi quotidiani o gli eventi specifici ,i modi di trovare delle soluzioni e le loro idee su perché funzionano o falliscono ,nonché il modo in cui "rappresentano e danno senso a ciò che osservano e con cui interagiscono: situazioni, attori e istituzioni "(5 cfr. Spradley ,1979 )

Nella costruzione del campione ,si è cercato di organizzare una tipologia il più possibile variegata di soggetti di genere, età ,titolo di studio ,condizione occupazionale . Tale composizione fosse sufficientemente eterogeneo ed efficace nel delineare un quadro ampio di tipi di percorsi , nel distinguere possibili modelli e nell’offrire adeguati stimoli di riflessione.

IL CONTESTO LOCALE

La Provincia di Massa Carrara (198.000 circa abitanti ) è un territorio particolare per molteplici aspetti e fattori di tipo geografico ,istituzionale e socio-economico . Appare divisa in due aree ben distinte: primo della zona costiera in presenza del mare ,dall’industria turistica e cantieristica e del ruolo politico-economico e istituzionale e dalla struttura urbana e sociale dei due principali centri Massa e Carrara .Secondo la zona appenninica della Lunigiana ,dalla presenza di piccoli centri urbani ,distribuiti lungo le principali vie di comunicazione del fondo valle ( e sulle rive del fiume Magra ) e in parte sulle montagne e le colline circostanti. Da un punto di vista istituzionale ,il territorio si caratterizza per alcune criticità nella collaborazione e "nel lavoro di rete tra attori pubblici e tra questi e i soggetti privati e le organizzazioni economiche " .( 6 Benedetti e Mattutini, 2013 ) L’importanza di dispute e divisioni politiche tra i vari soggetti rendono incerto e complicato pgni processo decisionale ,riducendo la capacità di agire sinergicamente sulla base di strategie condivise .In quanto alle dinamiche socio- economiche occorre segnalare, che anche prima della crisi del 2008 , tra Massa-Carrara e le altre province è andato creandosi un profondo divario. Da terza area regionale per produzione

5)SPRADLEY J.P. (1979) The Ethnographic Interview ,Holt ,Rinehart e Winston ,Inc., New York 6)BENEDETTI R .MATUTINI E.(eds.) (2013) dinamiche di impoverimento e strategie di contrasto ., Report ,Osservatorio per le politiche sociali. Provincia di Massa –Carrara.

industriale ,la Provincia di Massa e Carrara si è trasformata in un’economia basata sui servizi ,ma soprattutto di tipo tradizionale. I dati sul valore aggiunto pro-capite confermano del resto la provincia di Massa –Carrara tra la più debole delle economie locali della Toscana. Data a quota 100,00 la media nazionale (indice di competività) a 103,40 quella regionale ,l’indice provinciale risulta essere a 91,30 ( Camera di Commercio Massa-Carrara 2016 ). Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile nella fascia 15-29 anni nel 2015 era al 32,9% mentre il dato nazionale era al 29,9% e quella regionale al 23% ,con picchi registrati nel 2012 e nel 2014 rispettivamente del 42% e 49,1% . I dati Istat rivelano come la Provincia di Massa-Carrara "si collochi al al quinto posto in Italia per frequenza occupati a tempo parziale tra le donne (44% delle donne occupate ) con una retribuzione media netta mensile nettamente inferiore rispetto agli uomini " " ( 73,2%) ; (7 cfr,Cicciomessere ,2017)

In questo scritto sono discussi i risultati della parte centrale della ricerca : le interviste basate su storie di vita somministrate ai giovani del territorio della Provincia di Massa – Carrara. Questa parte del rapporto , mira a ricostruire un quadro delle più importanti caratteristiche del campione emergenti dall’analisi dei dati aggregati riferiti ad alcune variabili ad alcune relazioni tra le medesime . L’intento era di mettere in luce alcune caratteristiche descrittive del gruppo di intervistati in merito all’oggetto di ricerca . Di seguito sono state quindi presentate alcune caratteristiche socio-demografiche e occupazionali del campione al momento dell’intervista , alcune caratteristiche dei percorsi della transizione e delle forme di integrazione sociale , e alcune importanti differenze di genere.

CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE AL MOMENTO DELL'INTERVISTA.

Come accennato nell’introduzione ,la composizione del gruppo di 32, divise per genere tra 16 femmine e 16 maschi. In relazione all’età ,questo aspetto era di particolare rilevanza ,considerando l’obbiettivo della ricerca di analizzare i percorsi di autonomia dopo il titolo di studio di persone con diversi livelli di istruzione e diversità di lunghezza nei rispettivi percorsi. Considerando che la fascia di età era 18-34 anni,includendo quindi sia giovani che giovani adulti ,si è ritenuto di ripartire la medesima in fasce distinte(18-24,25-29.30-34) con

7)CICCIOMESSER E R. e GALLO L. (2017) Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province e nelle grandi città italiane .Osservatorio Statistico dei consulenti del Lavoro.

l’obbiettivo di cogliere maggiormente i modi dei percorsi di vita nelle loro diverse fasi anche in relazione ai tempi della transizione post-istruzione . Particolarmente importante era anche la ripartizione territoriale .La Provincia di Massa-Carrara costituisce un territorio piuttosto differenziato,sia dal punto di vista dell’organizzazione istituzionale,sia dal punto di vista della dinamica storica e socio-economica ,appare fortemente divisa tra due ambiti specifici : la zona collinare –montana della Lunigiana da un lato, e la zona della costa dall’altra ,caratterizzata dalla presenza di due centri urbani di Massa e Carrara . Avere un campione equamente distribuito tra i due centri urbani e la zona della Lunigiana ,costituisce la migliore garanzia di un equilibrio. Centrale rispetto agli obbiettivi della ricerca,la ripartizione del campione del titolo di studio. Con 12 degli intervistati in possesso di licenza media o titolo professionale ,9 in possesso del diploma di maturità e 11 laureati. Inoltre è indicata la presenza di 22 intervistati su 32 che negli anni successivi al conseguimento del titolo hanno svolto attività di formazione a vario titolo. E’invece da notare la notevole differenza nella distribuzione dei titoli di studio per genere ,dove le femmine del campione appaiono molto più istruite . Altro aspetto centrale era la condizione occupazionale degli stessi intervistati. Dove dei 32 intervistati ,18 erano occupati ,due erano coinvolti in attività di tirocinio e/o formazione finalizzate alla ricerca di una occupazione e 12 non erano al momento coinvolti in alcuna attività lavorativa (rientrando nell’ampia categoria oggi definita NEET). Come si può notare una sola delle persone intervistate aveva un contratto a tempo indeterminato. Seguono per livello di stabilità lavorativa ,sette intervistati in contratto di apprendistato,due dei quali integrano il medesimo con un’attività all’interno dell’impresa familiare. Il lavoro autonomo familiare coinvolge anche altri quattro intervistati ,ma tale attività che caratterizza in modo significativo il campione ha in tutti i casi le caratteristiche della temporaneità in attesa di una soluzione migliore,spesso non è regolato contrattualmente. Le altre sei situazioni presentano ulteriori condizioni di precarietà ,trattandosi di lavoro a chiamata ,estremamente precari e/o al nero. Come vedremo ,con una certa frequenza nel corso della pur non lunga carriera lavorativa o transizione ,senza soluzione di continuità. Proprio questa caratteristica pone "l’esigenza di sviluppare alcune puntuali riflessioni sul concetto stesso di transizione " ( 8 Brzinsky-Fay 2014).

8) BRZINKIY-FAY C.(2014) The measurement of school –to-work transitions as processes .About events and sequenze . European Societes .16(2).pp.213-232.

BACKGROUND DEGLI INTERVISTATI.

E’ possibile innanzitutto osservare la situazione familiare al momento dell’intervista ,tra permanenza nella famiglia origine e (tentati) percorsi di autonomia. La maggior parte degli intervistati (23 su 32 ) vive con la famiglia di origine al momento dell’intervista e 20 non hanno mai sperimentato alcuna situazione di autonomia abitativa. Delle 12 persone che hanno vissuto almeno un periodo fori casa ben 10 sono femmine . Di queste 12 persone ,sei hanno vissuto fuori casa per mptivi di studio (università) facendo esperienze caratterizzate da provvisorietà per rientrare nella casa dei genitori. I percorsi di autonomia abitativa ,appaiono piuttosto complicati e fortemente intrecciati alle mutevoli condizioni familiari oltre che lavorative . Alcune devono la loro autonomia alle proprietà familiari ,oppure grazie all’abitazione ereditata o avuta per se dai genitori . Valutando nei dettagli ,delle nove persone che al momento dell’intervista non convivevano con i genitori ,cinque vivevano da sole e quattro in qualche forma di coabitazione. Una sola persona intervistata,donna , era sposata e viveva con il marito e un figlio ,ma era disoccupata e dipendeva economicamente dal coniuge. L’ultima coabitazione era formata da una coppia di giovani che lavoravano in proprio gestendo esercizio commerciale. Come vedremo in seguito non è difficile osservare che anche per le difficoltà riscontrate sul mercato del lavoro ,a fare la differenza sono alla fine le risorse familiari ,direttamente o indirettamente in vestite sulla casa. Per ora è importante sottolineare che la condizione economica della famiglia di origine sembra giocare un ruolo importante nella condizione economica dell’intervistato soprattutto nel presente,in particolare "per ridurre i rischi dell’impoverimento affrontando alcuni compiti quotidiani "( 9 Assave,Mencarini 2006) . Oltre al titolo di studio dei genitori ad influire sul percorso scolastico dei figli è anche la professione dei primi ,in questo caso è soprattutto la posizione lavorativa della madre ad avere un ruolo importante . Le posizioni imprenditoriali e le professioni intellettuali e tecniche o impiegatizie dei genitori veicolano più facilmente il conseguimento di un elevato titolo di studio dei figli. Se la politica delle famiglie è quella di " investire sull’istruzione ",già (10 Esping-Andersen 2003) più di un decennio or sono

9)ASSAVE A., IACOVOU M., MENCARINI (2006) Youth poverty and transitino to adulthood in Europe Demographic Research ,15(2)pp.21-50.

10) ESPING-ANDERSEN G.(2003) Inuguaglianza delle opportunità ed eredità sociale. Stato e Mercato,67/

metteva in evidenza che non si possono presupporre effetti diretti di tale investimento; e nel nostro limitato campione a prima vista non si evince alcun risultato apprezzabile dal possesso di un titolo. Considerando questo emerge che:

• Il periodo interessato dagli anni successivi all’uscita del percorso di istruzione vede una media di quasi dieci anni per i giovani in possesso di sola licenza media ,mentre è di tre anni per i laureati.

• Anche nel caso degli 11 laureati ,dopo tre anni in media dall’uscita dell’Università ,solo due risultano occupati più o meno stabilmente .

• Nel complesso i 32 intervistati hanno accumulato al momento dell’intervista 190 anni di transizione dall’uscita dalla scuola al momento dell’intervista : 190 anni di percorsi di vita alla ricerca di una collocazione nel mercato del lavoro qualsiasi per alcuni anni ,più rispondente alla aspettative per altri, più stabile e remunerativa per altri ancora.

CARATTERISTICHE DELLA TRANSIZIONE.

Avendo introdotto il tema della transizione in termini di durata ,ora sarà analizzato il tema delle aspettative ,delle capacità implementate ,dalle esperienze formative e della ricerca del lavoro, oltre che degli eventi occupazionali e dei periodi disoccupazione. Occorre subito dire che soprattutto le aspettative al momento dall’uscita dall’istruzione sono molto più elevate tra gli intervistati con elevato titolo di studio, mentre in merito alle capacità/competenze percepite le differenze sono più contenute ,anche per una valutazione abbastanza negativa tra gli intervistati laureati della capacità dei corsi universitari nell’offrire strumenti e competenze pratiche e spendibili e conoscenze sul funzionamento dei mercati del lavoro ,oltre che conoscenze teoriche.

Guardando quindi alla ricerca del lavoro vera e propria ,occorre dire che tutti gli intervistati hanno utilizzato più strumenti allo scopo durante gli anni di transizione, fino ad un massimo di otto modalità diverse e con una media di 4 per ogni intervistato. Dalle interviste emerge chiaramente come tutti i giovani si sono impegnati in molti modi in questa attività, anche sulla base delle loro diverse conoscenze e competenze e in nessun caso è possibile parlare di attesa passiva . La distribuzione degli intervistati per modalità di ricerca del lavoro, dove è possibile osservare una certa prevalenza di quelle più tradizionali come l’utilizzo di canali informali, le domande dirette e l’accesso ai servizi pubblici per l’impiego. Hanno un certo rilevo anche la partecipazione ad attività di formazione (quasi metà degli intervistati) e la ricerca attraverso internet. Sette intervistati hanno quindi tentato la strada dei concorsi pubblici e solo

quattro l’utilizzo di agenzie private per l’impiego ,che appare lo strumento meno considerato (ma anche questo aspetto probabilmente incide il mercato del lavoro meno dinamico di questo territorio e la limitata presenza di Agenzie che tende a concentrarsi maggiormente in alcuni contesti urbani .Dall’analisi aggregata delle interviste emerge come usare una maggiore varietà di strumenti sono soprattutto le donne ,gli intervistati più anziani e quelli con più elevato titolo di studio. Tornando alla questione dei titoli di studio, come detto i laureati hanno utilizzato strumenti maggiormente differenziati, nonostante un periodo mediamente più breve di ricerca del lavoro: più in dettaglio, alcuni strumenti sono stati molto più spesso utilizzati tra gli intervistati in possesso di una laurea ,due di essi esclusivamente da laureati (accesso ad agenzie private e servizio civile ) e uno (partecipazione a bandi e concorsi ) soltanto da laureati e diplomati. Venendo ai risultati occupazionali e alle condizioni di lavoro date nelle esperienze lavorative dei giovani occorre subito dire che ventinove dei trentadue intervistati hanno avuto almeno una esperienza lavorativa negli anni seguenti l’uscita dalla scuola. Non si osserva alcuno importante legame tra il numero di esperienze lavorative e il possesso di titolo di studio.

Differenze e varietà tra gli intervistati riguardano non solo il numero ma anche il tipo di esperienze lavorative. Anche in questo caso il titolo di studio non è indicato di alcuna importante differenza. La frequenza è da vedere in relazione al totale del numero di rapporti che ammonta, come detto a 145.

A prevalere sono decisamente i rapporti precari e a chiamata ( che includono alcuni rapporti stagionali ,seppure spesso al nero) e al nero (in totale 80 su 145 ,oltre il 55%). Seguono i contratti a termine che includono l’apprendistato e alcune esperienze di lavoro autonomo ,eventualmente condotto in relazione ad una attività economica della famiglia. E’ interessante notare la presenza dei tirocini ,indicati come attività lavorative a tutti gli effetti per contenuti,impegno personale e richiesto ,competenze richieste ed espresse ,continuità ,orario e pressione dei datori di lavoro ,ma remunerate con borse-lavoro. I rapporti di lavoro regolari e remunerati che si protraggono per una durata superiore alla singola stagione turistica sono dunque il 20% . Come accennato ,le posizioni maggiormente stabili sono quelle proprie dei contratti di apprendistato, In questo caso ciò che si osserva è una durata piuttosto lunga (3- 4anni) per un lavoro routinario che spesso non richiede che pochi giorni o poche settimane per essere appreso .Gli intervistati in questo caso lamentano la frequente in appropriatezza del tipo di contratto, che serve ,a loro avviso ,a ridurre i costi per i datori di lavoro . Il percorso lavorativo dei giovani si rivela dunque frammentato in una molteplicità di episodi che solo in pochi casi assume le caratteristiche di una certa stabilità. Come prevedibile ,la partecipazione al mercato del lavoro dei giovani si caratterizza anche di eventi di disoccupazione che hanno

interessato almeno 18 di loro . In 14 hanno sperimentato la disoccupazione lunga .Non c’è invece alcun rapporto con i titoli di studio e le aspettative.

Di fatto la disoccupazione è un elemento presente nell’esperienza dei giovani intervistati, che alimenta la percezione di instabilità ,insicurezza e mancanza di prospettive e che incide con maggiore frequenza nelle storie di vita delle donne .Agli intervistati è stato chiesto quanto percepivano collegate le proprie esperienze lavorative al percorso degli studi , dove in sei situazioni tale collegamento è percepito come buono o ottimo. Per undici dei 19 rispondenti invece era molto più difficile trovare questo collegamento e lo è ancora di più per le femmine ,pur avendo più elevati tassi si istruzione. Per chiudere sulla transizione occorre anche dire che dieci dei 32 intervistati hanno intrapreso o stanno per intraprendere al momento dell’intervista un rientro nel percorso di istruzione-formazione : per completare un percorso lasciato a metà; per fare ciò che in passato non si aveva l’aspirazione o la convinzione o la condizione sufficiente a fare ; piuttosto che per tentare una strada alternativa a quella presente che non sembra stia funzionando. Da questo punto di vista non c’è alcun legame con il titolo di studio: tra le persone che hanno fatto questa scelta ci sono persone con livelli di istruzione molto diversi

SOCIO-ECONOMICA.

La seconda parte del questionario analizza le “Forme e processi di integrazione/esclusione “. La parte era basata su una serie di domande mirate a raccogliere dati qualitativi intorno ai processi, m odi e livelli di integrazione degli intervistati in relazione alle sfere del mercato del lavoro e dei consumi ,della redistribuzione pubblica (servizi,risorse, accesso e utilizzo),della famiglia ,della comunità e del network di riferimento.

Tale approccio si in parte a un " modello analitico sperimentato in precedenti ricerche "( 11 Andreotti , e Kazepow ,2001 Villa 2013 e 2015) ,che fonda l’osservazione dei processi di integrazione e esclusione a partire dal modello delle forme di integrazione di Karl Polanyi(1977): reciprocità ,redistribuzione e mercato. On ciò riflette di quanto in parte accennato sopra e meglio discusso in seguito e mostra la difficoltà dei giovani ad avere un

11) ANDREOTTI A. e KAZEPOV Y.(eds) (2001 Urbex: Spatial Dimension of urban Social Exsclusion and Integration . A European Comparison The Case of Milan EU- FPIV 1994-1998 Targeted Socio-Economic Research. Metropolitan Environment, Amsterdam.

adeguato livello di integrazione nel mercato in termini di stabilità e continuità dell’occupazione ,durata dei rapporti di lavoro ,partecipazione ad attività di formazione e tirocinio ,e altre forme di partecipazione. Occorre notare che il livello di integrazione nel mercato non appare in alcun modo collegato alla occupazione dei genitori ,alla condizione economica della famiglia ,alla integrazione dell’intervistato nella stessa e al titolo di studio dell’intervistato . Mentre ,ricordiamo, quest’ultimo tende a essere più elevato fra gli intervistati la cui famiglia è in buone condizioni economiche. Di fatto il livello dei consumi è fortemente collegato alla condizione familiare e debolmente alla posizione corrente nel mercato del lavoro, mettendo in luce una tendenziale dipendenza dei giovani alla famiglia di origine contestualmente alla loro distanza dal mercato del lavoro.

Chiudiamo questa parte dell’appartenenza al contesto territoriale. Gli intervistati hanno mostrato un certo radicamento e attaccamento al territorio, sottolineando le sue potenzialità ma anche rivolgendo una marcata critica alle istituzioni e alla loro presunta incapacità di valorizzarne le caratteristiche . Molto negativo è stato il giudizio su cosa il territorio sia in grado di offrire per i giovani. Una parte importante della critica è rivolta al fenomeno dell’immigrazione e al modo in cui le istituzioni del territorio lo hanno gestito . Alcuni