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L’ATTENZIONE PUBBLICA IN ITALIA NEI CONFRONTI DELLA FUGA DELL’INTELLIGENZA DEI NOSTRI MIGLIORI STUDIOSI E

4) OECD (2009), EDUCATION AT A GLACE, OECD, PARIS

- Favorire la residenza permanente

- Favorire esigenze contingenti del mercato del lavoro - Favorire l’accumulazione di capitale umano

3) Politiche limitative di trattenimento 4) Politiche incentivanti di attrazione

- Esenzioni fiscali

- Incentivi economici generici - Altri incentivi

5) Accordi bilaterali

6) Politiche pro-attive di circolazione - Diaspora network

- Incentivi economici e politici

- Favorire il ritorno con la creazione di nuovi distretti industriali.

Vale la pena menzionare anche alcune fortunate o ambiziose esperienze territoriali italiane. - dal 2001 al 2008 sono state previste risorse per il ritorno ( o il trasferimento )di

ricercatori residenti all’estero,cui viene offerto un contratto temporaneo (da due a quattro anni) e uno stipendio particolarmente generoso . Tuttavia,scarsa informazione e poca trasparenza non hanno contribuito a un successo maggiore dell’iniziativa.

- nel 2008, Regione Sardegna e Università di Cagliari hanno indetto una selezione finalizzata alla stipula di due contratti per attività di ricerca della durata di due anni ciascuno,con possibilità di rinnovo,a favore di docenti ,giovani ricercatori ed esperti sardi impegnati all’estero da almeno un triennio in attività di ricerca.

- nel 2009 ,la regione Liguria ha invece approvato una legge che ha l’obbiettivo di favorire studi di specializzazione all’estero e subito dopo il ritorno al lavoro sul territorio ligure (programma Master and Back);

- un intervento più recente << (legge 10/12/2010 n°238 cosiddetta “Controesodo “ >> prevede incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia .Gli incentivi sono rivolti a tutti i lavoratori europei ,quindi non solo agli italiani,che non hanno risieduto in Italia negli ultimi anni. La novità che questa legge non è limitata ai ricercatori universitari ,e

anzi prevede incentivi proprio per i lavoratori nel settore privato ,siano essi dipendenti o imprenditori che vogliono stabilire attività d’impresa in Italia.

- L’Italia dovrebbe rispondere con politiche che ne potenzino il contributo attivo nella società e nel mondo del lavoro. Portare in attivo il saldo tra giovani qualificati in uscita e quelli in entrata è allora un ’obbiettivo particolarmente importante ,perché direttamente legato al miglioramento del contributo quantitativo e qualitativo delle nuove generazioni allo sviluppo del paese.

CONCLUSIONI.

Le possibilità del paese di cambiare e continuare a crescere dipendono dalla capacità di compensare la riduzione quantitativa delle nuove generazioni con un aumento strategico del loro apporto qualitativo in ogni ambito della società. Prima ancora che le politiche per i giovani quello che manca è l’emergere di una “ generazione politica “ ,caratterizzata da una chiara consapevolezza di sé, delle proprie specificità e del proprio ruolo ,in grado di produrre mutamento sociale (Ambrosi ,Rosina,2009 )

Una generazione in grado di sedurre l’Italia ,nel senso etimologico del termine ,ovvero di renderla un paese nel quale i giovani possano esprimere il meglio di sé.

E’ sotto gli occhi di tutti ,invece che negli ultimi decenni si è creata una crescente mescolanza tra giovani e paese. Da un lato ,quello che serve ai primi per essere valorizzati e dare il meglio di sé non c’è,o quasi,nel secondo. Dall’altro ,il paese esprime scarsa domanda di giovani ,li include poco e male nei processi decisionali e produttivi. Questa discrasia va risolta .Due strade abbiamo davanti per farlo. Possiamo accettare di essere una economia in declino, una società non in grado di crescere e rinnovarsi. E allora i giovani ,come da molte parti vengono invitati a fare,è bene che quanto prima si adattino al ribasso al poco e male che viene loro offerto. O al contrario ,come si fa nei paesi più innovativi e dinamici, si riadatta al rialzo il sistema paese per allinearlo al meglio di quanto le nuove generazioni ,con le loro specifiche capacità e competenze ,possono dare. Nel primo caso si tratta solo di rassegnarsi cercando di cavarsela alla meno peggio ,nel secondo di scommettere sul cambiamento e sulle potenzialità delle nuove generazioni.

Chi ha vantaggio ,per rendite di posizione ,che tutto rimanga così ,dirà che la seconda strada non è praticabile . Quello che può fare la differenza è il fatto che i giovani stessi ci credano o meno.

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