Capitolo 6 L’interpretazione delle opere letterarie alla luce della metafora 128
I. La semplificazione 141
3. Interazione tra interpretazioni 141
Come si è avuto modo di notare l’esistenza di molteplici interpretazioni non è eliminabile, dal momento che esse non sono riducibili ad un'unica e sola interpretazione giusta, né una simile eventualità sembra essere auspicabile. Come rinunciare alla prolificità che la molteplicità implica? Come scegliere un criterio per eliminare delle interpretazioni a vantaggio di altre, una volta venuta meno la possibilità di appellarsi ad una realtà stabile e determinata come pietra di paragone delle nostre costruzioni simboliche? Come stabilire
- 142 - quale sia l’unica lettura che merita di essere salvata? Ecco che si mescolano difficoltà tecniche e ragioni di opportunità: la pluralità delle voci, infatti, non solo non è evitabile, ma, anche se non fosse necessaria, sarebbe desiderabile e preferibile ad una visione unica e monolitica. Avere più letture, infatti, non corrisponde all’averne di volta in volta una che, finché è adottata, viene considerata come l’unica valida. Qualunque sia, infatti, l’interpretazione che di un’opera decidiamo di dare, essa si accompagna alla consapevolezza che altre letture sono parimenti possibili e altrettanto legittime e alla certezza che con queste ultime la nostra visione può intrattenere dei rapporti di vario genere, tanto in virtù del fatto che, come è possibile passare da una visione del mondo ad un'altra, allo stesso modo sarà possibile saltare da un’interpretazione all’altra della stessa opera, quanto alla certezza che tutte le interpretazioni sono congruenti con una stessa opera.
Questo legame andrebbe probabilmente concepito non tanto e non tanto o non solo alla stregua di quello che intercorre tra le diverse versioni del mondo, le quali non vanno intese come alternative possibili, ma non reali, ad un’unica versione reale, ma piuttosto come tutte ugualmente reali; esso andrebbe inteso almeno in parte in maniera simile a quel rapporto di menzione selettiva che sussiste tra i termini del linguaggio. La varie interpretazioni, infatti, non si ignorano a vicenda, o almeno ciò non accade necessariamente. In particolare accade spesso che interpretazioni successive tengono conto di interpretazioni precedenti, se non altro perché queste ultime possono far parte di quella visione originaria dalla quale l’interprete prende le mosse per approcciarsi all’opera.
Un’interpretazione, così, può essere elaborata non solo in considerazione di quanto emerge dal testo, ma anche in ragione di quanto è già stato letto nell’opera attraverso un’altra interpretazione. In tal modo la scelta per una specifica interpretazione si profila come una scelta selettiva, che rinvia per contrasto a quella lettura che non viene adottata, ma che continua a conservare la propria legittimità e congruenza con l’opera in questione.
Questa possibilità di approcciarsi all’opera non solo direttamente, ma anche, per così dire, passando attraverso i sentieri tracciati dalle altre interpretazioni, saltellando dall’una all’altra delle vie già aperte, cogliendo i frutti che terreni già dissodati hanno prodotto, mescolando le prospettive, intrecciando i fili di Arianna che altri hanno dispiegato e seguito così da formare un labirinto nel quale ricavare il proprio percorso preserva la vita delle opere, che conservano la loro capacità di produrre significato, di essere innovatrici e rinnovatrici, e consente all’attività interpretativa di moltiplicare le proprie possibilità in termini di invenzione e creatività. Questo tipo di relazione, che tende a sussistere almeno tra alcune delle interpretazioni di una stessa opera, si configura come un ulteriore fattore di produttività delle opere stesse, quindi come un ulteriore strumento di ampliamento tanto della nostra visione del mondo quanto delle nostre possibilità conoscitive. Si tratta peraltro di una relazione, che poggiando, in ultima istanza, sull’identificabilità oggettiva e univoca del testo dell’opera, possiede una solidità sconosciuta a quella stessa menzione selettiva invocata da Scheffler come caratteristica generale del linguaggio e delle visioni del mondo che per suo tramite possono essere elaborate. Se nel caso della menzione selettiva scheffleriana il rinvio all’ambito della selezione restava necessariamente vago e aleatorio, nel caso della selezione attuata da una particolare interpretazione l’ambito di riferimento può essere individuato in maniera più sicura, essendo esso rappresentato, almeno in parte, da altre interpretazioni effettivamente elaborate e note della stessa opera. È certamente
- 143 - possibile che un lettore selezioni la propria visione anche in relazione a possibili orizzonti alternativi che si presentano alla sua mente, che sono immaginabili in virtù dell’uso del linguaggio che da tale interprete viene fatto, ma che non sono di fatto esplicitate dallo stesso, ma ciò non influisce negativamente sull’interazione tra l’interpretazione in questione e le altre che siano state effettivamente prodotte.
La sussistenza di simili rapporti chiarisce il motivo per il quale si ha l’impressione di carpire il significato di un’opera tanto meglio quante più letture della stessa ci sono note. A tale proposito potrebbe essere il caso di notare e sottolineare come una situazione simile non sia riscontrabile quando si ha a che fare con le visoni del mondo elaborate per il tramite del discorso scientifico: è evidente che l’adozione di una visione del cosmo può essere compiutamente compresa una volta che ci si è impadroniti del significato tecnico dei termini impiegati, che si comprendano le leggi che vengono presentate come quelle che governano i moti del sistema, che si intenda ciò che vale come elementare e ciò che è da considerare composto, senza che la conoscenza di sistemi alternativi possa apportare alcuna miglioria sostanziale alla nostra visione. Diversamente sembrano stare le cose per quel che riguarda la fruizione delle opere artistiche, a qualunque genere esse appartengano.. Il modo in cui si è in grado di guardare un dipinto non muta soltanto in dipendenza dalla nostra conoscenza del mezzo attraverso il quale è stato realizzato, come avviene nel caso delle teorie scientifiche, ma si trasforma anche in funzione della nostra conoscenza dei modi in cui esso è stato visto da altri, o in virtù del numero delle volte che abbiamo potuto contemplarlo; l’esecuzione di un brano musicale può essere modificata dalla nostra conoscenza di altre esecuzioni; il modo in cui assistiamo ad un balletto risente certamente del nostro sapere o ignorare il modo in cui lo stesso balletto è stato eseguito in altre circostanze. Questo parallelismo tra l’interazione che sussiste tra le interpretazioni delle opere letterarie e quelle che, con un’accezione più ampia del termine, possono essere indicate come interpretazioni di altre opere d’arte, sottolinea e conferma la distinzione tra un uso scientifico, del linguaggio, un uso ordinario e un impiego che funzioni esteticamente. In questa prospettiva le opere letterarie mostrano di essere costitutive del mondo nel quale viviamo, della conoscenza che ne abbiamo e di intervenire nella determinazione delle nostre azioni e dei nostri comportamenti, così come nella nostra educazione e conformazione sentimentale, in una maniera del tutto peculiare, così come peculiare è la forma simbolica attraverso la quale la loro attività si esplica. Probabilmente una buona immagine del modo in cui le opere letterarie operano è offerta dal caleidoscopio, il quale ci restituisce un’immagine diversa ad ogni movimento della mano che lo sorregge, ma ciascuna immagine è frutto delle stesse tessere colorate e degli stessi specchi e conserva un qualche legame con le altre immagini cui il caleidoscopio può dare forma. Probabilmente proprio questa poliedricità della visione, che attraverso le opere letterarie possiamo avere, rende queste stesse opere preziose per noi, in quanto possiamo essere concepiti come animali simbolici, secondo quanto suggeriva Ernest Cassirer, e come animali dotati di linguaggio, secondo quanto sostiene Aristotele, e proprio per il tramite di una specifica modalità di simbolizzazione linguistica esplicano la loro funzione le opere letterarie.
Finché un’opera letteraria funziona come un’opera d’arte, tutto quanto qui sostenuto deve essere considerato valido, sia che ad essere coinvolto nell’azione riformatrice dell’opera sia il nostro intero universo, sia che la sua azione interessi solo una porzione di questo. Per
- 144 - quanto, infatti, l’entità dell’azione che le opere letterarie esercitano sulla nostra versione del mondo non sia quantificabile, in quanto manca ad oggi una qualunque unità di misura in grado di tradurre in numeri la natura e le modalità del rivolgimento prodotto attraverso l’interpretazione delle opere letterarie (né sembra necessario o assolutamente auspicabile che una simile traduzione si produca in seguito), essa, tuttavia, non può essere trascurata, né considerata irrilevante, poiché, come si è avuto modo di sostenere, la natura di tale intervento è di fondamentale importanza in diversi sensi.
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