3. L’AREA DI STUDIO: IL TORRENTE MOSCARDO
3.3. Interazioni antropiche
3.3. Interazioni antropiche La spiccata predisposizione del bacino del Moscardo a produrre detrito e mobilizzarlo durante intensi eventi meteorici ha da sempre condizionato le popolazioni della zona. Una leggenda dell’alta valle del But narra che un tale di nome Silverio, per aver giurato il falso in una disputa riguardante la proprietà di un terreno, fu dannato per l’eternità a erodere la montagna a colpi di piccone. Questa leggenda può venire vista come un modo “fantasioso” per spiegare la continua e ininterrotta erosione delle pendici occidentali del monte Paularo. Durante un suo soggiorno nella vicina Arta Terme, Giosuè Carducci dedicò nella sua ode In
Carnia alcune rime al “dannato del Moscardo”: Su la rupe del Moscardo è uno spirito a penar sta con una clava immane la montagna a sfracellar
Il succedersi negli anni degli eventi di colata ha portato a un lento ma continuo innalzamento del conoide e dell’alveo nel suo tratto terminale. Nel XIII secolo d.C. un evento di elevatissima magnitudo provocò uno sbarramento del Torrente But e la conseguente formazione di un lago che occupò quella che attualmente è la superficie pianeggiante compresa tra Cleulis e Timau (Dini e Selleroni, 2005).
Alcune ricerche del geografo Olinto Marinelli (1898) testimoniano che il lago da sbarramento è ricordato in un documento del 1442, nel secolo XVI, in carte geografiche del secolo XVII e in una carta del 1738, mancando invece nelle carte successive fino all’inizio del secolo XIX in quanto, come documentato, il lago si estinse alla fine del XVIII secolo. Il lago, tuttavia, risulta essere presente nella carta di Von Zach (circa 1800). L’ultima formazione del
lago risale al 1829, e perdurò per quasi 40 anni. Esso tuttavia non compare nella carta del 1833, basata su elementi di circa 10 anni prima (Dini et al., 2004).
Nei primi decenni del XX secolo la parte attiva del conoide era nettamente più ampia di quella attuale; evidenze di questa attività sono riscontrabili oltre che dalle foto dell’epoca anche da elementi tipici dei depositi di colate detritiche, quali grossi massi isolati, depositi lobati e argini laterali.
Negli anni ’70 vennero realizzate diverse opere idrauliche finalizzate alla regimazione del torrente. Un tentativo di regimazione delle colate con l’impiego di barriere a “tetrapodi” si rivelò fallimentare, in quanto la barriera fu scalzata l’anno successivo alla sua messa in opera. Nel tratto intermedio compreso tra i 1300 e i 995 metri di quota vennero realizzate una serie di briglie in calcestruzzo di altezza variabile tra i 3 e i 10 metri, allo scopo di stabilizzare la quota di fondo dell’alveo.
Ulteriori opere vennero realizzate negli anni successivi, sempre mirate ad impedire l’approfondimento dell’alveo e a favorire la deposizione delle colate di minore entità. Attualmente alcune di esse, in particolare quelle più a monte, risultano danneggiate, aggirate, sottoscavate o addirittura crollate.
Il tratto di torrente che interessa il conoide è allo stato attuale confinato da un’arginatura di altezza variabile tra i 3 e i 5 metri, presenta una larghezza al fondo di circa 15 metri ed è interessato da una serie di soglie in calcestruzzo.
Nell’ambito del Piano per l’Assetto Idrogeologico (L. 267/98 e L. 356/00) il bacino comprensivo di una parte del conoide è stato classificato come area a pericolosità P4 (molto elevata) per fenomeni di colata detritica.
3.4. Indicatori geomorfometrici e idrologici
Per meglio comprendere le dinamiche di trasporto che interessano il Torrente Moscardo, di seguito si riportano alcune analisi geomorfometriche e idrologiche condotte a scala di bacino.
La base di dati su sono state condotte le analisi è rappresentata dai dati LiDAR ALS acquisiti da uno strumento Optech ALTM 3100EA montato su elicottero il giorno 14/06/2013. L’altezza media del volo è stata circa 500 m da terra, la velocità di avanzamento 50 nodi, lo scan
angle totale 42°, la frequenza dell’impulso emesso 100 KHz. La densità media delle 19 strisciate
dell’ultimo ritorno; l’intervallo di valori è compreso rispettivamente tra 7.92 e 38.43 e tra 6.78 e 35.08 punti m‐2 (Fig. 3.7). La densità media nelle aree a suolo nudo del bacino è 8.79 punti m‐2. Figura 3.7 – Densità del rilievo ALS del 14/06/2013 espressa in punti m‐2.
I dati del rilievo LiDAR aereo sono stati elaborati con il software Microstation V8i, pacchetto TSolid (TScan, TModel) della Bentley®. Dopo una prima eliminazione delle aree di sovrapposizione tra le strisciate, sono stati classificati i falsi echi e si è proceduto ad una classificazione automatica dei punti ground, operando in seguito un controllo manuale per la
correzione di eventuali errori commessi dalla procedura automatica. È stata prodotta una griglia di punti impiegando il lattice model, successivamente convertita in file ASCII Grid per
ottenere un DEM raster alla risoluzione di 0.5 m.
Per ovviare a problemi computazionali ai fini delle analisi geomorfometriche a scala di bacino, la risoluzione del DEM è stata portata a 5 m (Fig. 3.8). Il valore di ciascuna cella del nuovo DTM è stato calcolato come media dei valori delle celle del DTM 0.5 m ricadenti entro lo spazio delle nuove celle.
Riguardo al significato dei singoli parametri/indicatori riportati di seguito si rimanda alle rispettive descrizioni di cui al Paragrafo 2.2.2.
‐ Fig. 3.9 Pendenza percentuale ‐ Fig. 3.10: Esposizione ‐ Fig. 3.11: Scabrezza topografica, calcolata su una finestra di 5x5 celle ‐ Fig. 3.12: Curvatura di profilo ‐ Fig. 3.13: Curvatura planare ‐ Fig. 3.14: Area drenata ‐ Fig. 3.15: Reticolo di sintesi ‐ Fig. 3.16: Stream Power Index (SPI) ‐ Fig. 3.17: Dimensionless Stream Power Index (DSPI), valore di soglia 100 m ‐ Fig. 3.18: Wetness Index (WI) ‐ Fig. 3.19: Indice di Melton I tematismi Area drenata, Reticolo di sintesi, SPI, DSPI, WI e Indice di Melton sono stati calcolati utilizzando l’algoritmo D‐infinito (D∞).
Dall’elaborazione del reticolo idrografico di sintesi (utilizzando il metodo proposto da Sofia et al., 2011) è stata rilevata una discrepanza con il reticolo idrografico presente nella cartografia ufficiale della regione (Fig. 3.20) in merito ad un corso d’acqua effimero affluente del Rio Cenglarins. Un sopralluogo è stato condotto nel mese di agosto 2013 per verificare la situazione, ed è emersa come corretta quella identificata dal reticolo di sintesi. Figura 3.8 – DTM 5x5 m. Figura 3.9 – Pendenza percentuale.
Figura 3.10 – Esposizione. Figura 3.11 – Scabrezza topografica. Figura 3.12 – Curvatura di profilo. Figura 3.13 – Curvatura planare.
Figura 3.14 – Area drenata. Figura 3.15 – Reticolo di sintesi. Figura 3.16 – Stream Power Index (SPI). Figura 3.17 – Dimensionless Stream Power Index (DSPI).
Figura 3.18 – Wetness Index (WI). Figura 3.19 – Indice di Melton.
Figura 3.20 – Discrepanza (indicata dalla freccia) tra il reticolo idrografico di sintesi ottenuto dai dati ALS del 14/06/2013 (in blu) e il reticolo idrografico presente nella cartografia ufficiale (in rosso). La situazione reale riscontrata è quella relativa al reticolo di sintesi.