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L’EURASIA DALLA DISSOLUZIONE DELL’URSS AD OGG

3. Il cuore dell’Eurasia ogg

3.1 Gli interessi statunitensi nella regione

A partire dalla II metà degli anni ’90, furono proprio la ricerca della sicurezza energetica e le ingenti risorse dell’Asia Centrale, (le quali avrebbero diminuito la dipendenza statunitense dal petrolio mediorientale), che spinsero gli Stati Uniti a riconsiderare l’importanza strategica della regione. Attraverso una serie di programmi militari ed

79 Come scrive Y. N. Zabortseva, «Only eight years ago, Central Asian region was characterized as being “largely ignored as a scholarly backwater of the defunct communist world system”», in Y. N. ZABORTSEVA, From the “forgotten region” to the

“great game” region: On the development of geopolitics in Central Asia, Journal of

Eurasian Studies, Volume 3, Issue 2, July 2012, pp. 168–176. 80 Cfr. supra cap. I, par. 2.

81 Si stima che questa regione possieda il 35% delle riserve mondiali di gas, che se si concentrano principalmente in Russia, Kazakhstan e Turkmenistan, (contro il 36% detenuto dal Medio Oriente) e il 7,5% delle riserve mondiali di petrolio, (dati relativi alle riserve russe, kazakhe e azere). Cfr. IndexMundi, dati disponibili al link http://www.indexmundi.com/map/?v=97&l=it; Wikipedia, dati disponibili al link https://it.wikipedia.org/wiki/Petrolio; F. BALZANETTI, Il nuovo scacchiere energetico

dell’Asia Centrale tra Russia e Cina, ConacheInternazionali.com, 7 August 2013,

http://www.cronacheinternazionali.com/il-nuovo-scacchiere-energetico-dell-asia-centrale- tra-russia-e-cina-1903.

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economici, miranti in particolar modo ad un «regime behaviour change»82

degli autoritari “stan”, (come del resto di tutti gli altri stati post-sovietici), gli Stati Uniti hanno cercato di aumentare la propria influenza sulla regione.

La priorità di guadagnarsi un facile accesso alle risorse energetiche regionali non è stato però l’unico obiettivo della politica statunitense nell’area: lo sforzo geostrategico di contenere la minaccia terroristica a partire dal 2001 e, allo stesso tempo, lo sforzo di contenere le due possibili potenze egemoni nella regione, Russia e Cina, hanno esercitato allo stesso modo una forte influenza sulle scelte geostrategiche di Washington.

Per quanto riguarda la lotta al terrorismo, il coinvolgimento statunitense nell’area subì un notevole incremento dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001: dopo quegli eventi drammatici vennero installate diverse basi americane nel territorio, in quanto la posizione geografica degli stati centroasiatici, dell’Uzbekistan in particolare, garantiva un supporto logistico fondamentale alle truppe provenienti e a quelle dirette nel vicino Afghanistan83.

A partire da quel momento, la priorità statunitense divenne la sicurezza e la stabilità regionale, priorità che cambiò le strategie non solo in Asia Centrale ma a livello globale, come dimostra il documento intitolato “Strategia per la sicurezza nazionale” presentato al Congresso nel 2002 dall’Amministrazione Bush84.

82 M. FUMAGALLI, La dimensione strategica dell’Asia Centrale tra Russia Cina e Usa, ISPI, Working Paper n° 18, Settembre 2007, http://www.ispionline.it/it/documents/wp_18_2007.pdf.

83 Cfr. infra cap. II par. 3.2, pp. 27; A. ROSSO, Gli Stati Uniti abbandonano la base

kirghisa di Manas e l’Asia centrale, CronacheInternazionali.com, 31 March 2014,

http://www.cronacheinternazionali.com/gli-stati-uniti-abbandonano-la-base-kirghisa-di- manas-e-lasia-centrale-4861.

84 «Concerned nations must remain actively engaged in critical regional disputes to avoid explosive escalation and minimize human suffering. In an increasingly interconnected world, regional crisis can strain our alliances, rekindle rivalries among the major powers, and create horrifying affronts to human dignity. When violence erupts and states falter, the United States will work with friends and partners to alleviate suffering

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La necessità statunitense di diversificare le proprie importazioni energetiche e la priorità di sicurezza e stabilità in Asia Centrale, (e più in generale in Eurasia), sono però strettamente collegate al tentativo da parte di Washington di limitare l’influenza russa nell’area in campo economico, politico e militare. Tale influenza si tradurrebbe nel «…riemergere di un impero eurasiatico che potrebbe ostacolare l’obiettivo geostrategico americano»85.

L’esperto di geopolitica americano Zbigniew Brzezinski sin dalla metà dagli anni ’90 aveva auspicato che gli USA perseguissero un politica che portasse gli americani a sostituire la Russia, considerata irrilevante86, come protettore dei nuovi stati post-sovietici appena

istituiti, (obiettivo raggiungibile grazie ad un’alleanza sino-americana al fine di gestire le sfide sulla sicurezze in Eurasia87), vedendo dunque

favorevolmente una penetrazione statunitense nella regione, in quanto, con le parole dello stesso Brzezinski, «Eurasia is the world’s axial supercontinent. A power that dominated Eurasia would exercise decisive influence over two of the world’s three most economically productive regions. Western Europe and East Asia»88.

Secondo Brzezinski, inoltre, «America’s global primacy is directly dependent on how long and how effectively its preponderance on the

and restore stability», The National Security Strategy of the United States of America, The White House, Washington, September 2002, documento disponibile al link http://www.state.gov/documents/organization/63562.pdf.

85 Z.BRZEZINSKI, La grande scacchiera, trad. it, Milano, Longanesi, 1998, p. 121, cit. in A.FERRARI, L’Asia Centrale a vent’anni dal crollo dell’Urss, ISPI Analysis, n°127, July

2012, http://www.ispionline.it/it/documents/Analysis_127_2012.pdf.

86 Vielmini riconosce come caratteristica fondamentale delle potenze “atlantiste” una superiorità morale che giustifica ogni atto di ingerenza ed espansione. Cfr. F.VIELMINI,

op. cit.

87 A.P.TSYGANKOV, The heartland no more: Russia’s weakness and Eurasia’s meltdown, Journal of Eurasian Studies, Vol. 3, Issue 1, January 2012, pp. 1-9.

88 Z. BRZEZINSKI, A Geostrategy for Eurasia, Foreign Affairs, n° 76, 1997, https://www.foreignaffairs.com/articles/asia/1997-09-01/geostrategy-eurasia.

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Eurasian continet is sustained»89. La presenza americana in Eurasia

avrebbe pertanto permesso non solo di assicurarsi il controllo delle risorse energetiche e mantenere la sicurezza nella regione, ma soprattutto di garantirsi una posizione geostrategica tale da permettere agli USA di continuare ad esercitare una supremazia a livello globale.

L’obiettivo di bilanciale l’influenza russa e cinese in Eurasia si cercò di perseguire anche attraverso la svolta eurasiatica del 2011 voluta dall’allora Segretario di Stato Hillary Clinton. Tale svolta si concretizzava mediante un’iniziativa denominata Nuova Via della Seta (The New Silk Road initiative), che prevedeva l’integrazione dell’Afghanistan e dell’Asia Centrale e Settentrionale nella regione attraverso la ricostruzione delle vie commerciali e della rete di infrastrutture distrutte da decenni di conflitti90.

Nonostante le aspettative createsi con la più forte presenza statunitense nella regione dopo l’11 settembre e con l’iniziativa del 2011, la penetrazione politica, economica e militare in questi anni si è rivelata un fallimento. La causa primaria di questo fallimento è dovuta, in parte, alla mancanza di coscienza di quali fossero effettivamente gli obiettivi prioritari da raggiungere, in parte ad un approccio “imperialista” attraverso l’imposizione di valori e controllo, ed in parte alle pressioni esercitate sugli stati centroasiatici per una più decisiva svolta democratica, per un maggiore pluralismo e il rispetto dei diritti umani91.

L’eccessiva ingerenza statunitense in questi ambiti hanno portato i regimi centroasiatici a vedere progressivamente gli USA come una

89 E. PONOMAREVA, The Eurasian Project: A Threat to The New World Order, Global Research, 10 October 2011, http://www.globalresearch.ca/the-eurasian-project-a-threat- to-the-new-world-order/27015.

90 U.S. Support for the New Silk Road Initiative, U.S. Department of State, documento disponibile al link http://www.state.gov/p/sca/ci/af/newsilkroad/.

91 Questo avvenne in particolare con l’Uzbekistan: dalla partnership strategica del 2001- 2005, durante la quale il paese mostrò di essere estremamente filo-americano, si passò alla crisi delle relazioni dovute in particolare alle continue critiche statunitensi circa la situazione uzbeka in tema di diritti umani e democrazia. Cfr. M.FUMAGALLI, op. cit.

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minaccia alla propria sovranità92, e a consolidare maggiormente le

storiche relazioni con la Russia e la Cina.