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L’EURASIA DALLA DISSOLUZIONE DELL’URSS AD OGG

3. Il cuore dell’Eurasia ogg

3.2 Vladimir Putin e lo spazio post-sovietico

Dal 1999, quando Vladimir Putin divenne Primo ministro e poi Presidente della Federazione, la politica estera del paese non si discostò dal percorso già tracciato da Eltsin negli anni Novanta, ma, al contrario, venne data maggiore enfasi alle ambizioni russe di grande potenza eurasiatica: l’obiettivo primario era quello di riportare la Russia alla guida dello spazio post-sovietico, ponendo particolare attenzione ai gravi problemi di sicurezza della regione, considerando ogni ingerenza o allargamento occidentale una minaccia nei confronti della Russia93.

Nei primi due mandati presidenziali di Putin, gli osservatori rivedevano nella sua politica revisionista e nazionalista molti dei principi ideologici e di politica estera del neo-eurasismo: fondamentale della politica putiniana era ed è tutt’oggi, infatti, uno dei capisaldi neo- eurasisti, la teoria dell’ordine multipolare.

Le basi per una politica estera multipolare vennero poste in particolare da Evgenij M. Primakov, ex-Ministro degli affari esteri ed ex- premier russo, il quale sosteneva che questa teoria doveva essere perseguita dalla Russia nel periodo post-Guerra fredda. Primakov,

92 Ibidem.

93 «Russia would ‘oppose any attempts to hamper economic integration in the CIS [that may be made by the EU], including through ‘special relations’ with individual CIS member states to the detriment of Russia’s interests», Strategiia Razvittia Otnoshenii

Rossiiskoi Federatsii s Evropeiskim Soiuzom na Srednesrochnuiu Perspektivu (2000- 2010), Diplomaticheskii Vestnik, November 1999, www.ln.mis.ru/website/dip_vest.nsf,

cit. in S.BLANK, The Intellectual Origins of Eurasian Union Project, pp. 14-28, in S.F.

STARR, S. V. CORNELL (ed.), Putin’s Grand Strategy: The Eurasian Union and Its

Discontents, Central Asia-Caucasus Institute & Silk Road Studies Program, 2014,

http://www.silkroadstudies.org/publications/silkroad-papers-and-

monographs/item/13053-putins-grand-strategy-the-eurasian-union-and-its- discontents.html.

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dunque, più che il neo-eurasismo o Dugin, ebbe una forte influenza su Vladimir Putin. Tale teoria ha portato la Russia ad una maggiore cooperazione strategica con la Cina e quei paesi definiti da Washington rogue states, “stati canaglia”, cioè Iran, Corea del Nord e Cuba. In particolare, le ambizioni di grande potenza94 e le relazioni fredde con

Washington riguardo alcune questioni chiave, come la proliferazione nucleare e l’allargamento NATO, rispecchiavano la visione neo-eurasista del conflitto tra potenze atlantiche e potenze continentali.

D’altro canto, alcune decisioni di politica estera si scontravano radicalmente con la dottrina neo-eurasista, tanto che per alcuni aspetti le posizioni di Putin potevano essere considerate più “atlantiste”: il rapprochement con gli Stati Uniti all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001, ad esempio, portò la Russia ad avere un ruolo di primo piano al fianco degli USA nella lotta al terrorismo islamico, tanto da assecondare, senza alcuna opposizione, la richiesta statunitense di basi militari in Kyrgyzstan, Uzbekistan e Tajikistan, seppur per un periodo di tempo limitato alla durata della guerra in Afghanistan95.

Non è possibile negare, comunque, la chiara linea che Putin diede sin dall’inizio del suo primo mandato presidenziale, linea peraltro tenuta anche durante i successivi mandati e riconfermata anche attualmente: in un discorso del 9 novembre 2000 tenutosi al Summit dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), il Presidente russo aveva affermato che «Russia has always felt itself to be a Eurasian country»96, indicando la

cooperazione con l’Asia, in ogni campo, come obiettivo primario della politica estera russa. Nello stesso intervento, poi, si sottolineava il ruolo di intermediario che la Federazione Russa avrebbe potuto giocare grazie

94 In un discorso del luglio 2000, Putin aveva affermato che avrebbe fatto qualunque cosa pur di «restore the country to its position as a great state», citato in S.BLANK op.cit.

95 Ibidem.

96 V.PUTIN, Russia: New Eastern Perspectives, November 9, 2000, President of Russia, documento disponibile al link http://archive.kremlin.ru/eng/speeches/2000/11/09/0002_type104017_133540.shtml.

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alla sua posizione geografica, che la rendeva un ponte tra il continente europeo e quello asiatico, riaccendendo il sogno di un unico continente eurasiatico97. Naturalmente la direzione “asiatica” della politica di Putin

fu subito osannata dai seguaci del Neo-Eurasismo, tanto che Dugin offrì al Presidente pieno sostegno da parte del suo Movimento98.

Affermare, però, che Putin sia un neo-eurasista e che la sua politica estera venga influenzata, se non dettata, da Dugin99, non permetterebbe

di comprendere appieno la sua linea politica e la sua strategia. Tenendo conto del fatto che per Putin sono da sempre fondamentali il concetto di status di grande potenza, è possibile osservare che la politica estera russa, basandosi proprio sulla teoria di un mondo multipolare percepita come fondamentale per la Russia, presenta due approcci distinti, uno orientato verso l’occidente e l’altro verso l’Eurasia e l’oriente.

La spinta occidentale, che peraltro ha sempre rappresentato il fil rouge della storia russa, è data dalla modernizzazione derivante dall’integrazione con l’Europa: nonostante le tensioni e le pressioni che per tutti gli anni Duemila hanno caratterizzato queste relazioni, il modello di modernizzazione europeo in tutti i suoi aspetti non è mai stato messo in discussione dalla Russia e da Putin100. Di questa spinta

occidentale fa anche parte la ricerca di consenso e il riconoscimento della

97 «We have favourable conditions for making a communication breakthrough in the world to bring the Euro-Atlantic and Asia-Pacific regions much closer together», ibidem. 98 A. FERRARI, La Russia e i progetti di integrazione eurasiatici, Atlante Geopolitico Treccani, 2014, http://www.treccani.it/geopolitico/saggi/2014/la-russia-e-i-progetti-di- integrazione-eurasiatici.html.

99 A. BARBASHIN, H. THOBURN, Putin’s Brain. Alexander Dugin and the Philosophy

Behind Putin’s Invasion of Crimea, Foreign Affairs, March 31, 2014,

https://www.foreignaffairs.com/articles/russia-fsu/2014-03-31/putins-brain.

100 Un esempio è il Partenariato per la Modernizzazione (PpM) varato in occasione del 25° Summit Ue-Russia a Rostov-on-Don nel 2010 che ha permesso di rafforzare la cooperazione tra Bruxelles e Mosca. Il PpM affianca il già presente Accordo di partenariato e cooperazione (Apc), instituito nel 1997, e i quattro spazi comuni stabiliti durante il Summit Ue-Russia a San Pietroburgo del 2003. Cfr. S.GIUSTI, op. cit., cap. II,

pp. 46-47; S. GIUSTI, L’alleanza per la modernizzazione fra Bruxelles e Mosca, ISPI

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Russia come potenza da parte delle varie organizzazioni internazionali, come anche la “conquista” della membership alla World Trade Organzation (WTO) o un posto tra il Gruppo dei 7.

La spinta asiatica ed eurasiatica, come si evince chiaramente dalle affermazioni di Putin al Summit APEC, invece, è basata in primo luogo, (almeno fino allo scoppio della crisi ucraina), su un fondamento di tipo economico ed energetico: i paesi asiatici emergenti sono per la Russia un’opportunità di diversificazione delle esportazioni e degli scambi commerciali e al tempo stesso costituiscono la possibilità di assicurarsi il ruolo di ponte tra Europa e Asia101.

L’avvicinamento all’Asia e all’Eurasia, ed il recente “pivot to China”102 che si inserisce in questo contesto, dev’essere inoltre spiegato da

un punto di vista più ideologico e strategico, cioè come il tentativo di bilanciare l’influenza NATO nell’area, l’unipolarismo statunitense103 e le

varie pressioni sulla Russia e sugli stati ex-sovietici da parte dei paesi occidentali circa la democratizzazione e la liberalizzazione104.

101 M.SCHMIDT, Is Putin Pursuing a Policy of Eurasianism?, Demokratizatsiya, Vol. 13, No. 1, Winter, (2005), pp. 87-99.

102 Il cosiddetto “pivot to China” è una conseguenza dell’approccio multipolare russo che ha portato la Russia ad allacciare più strette relazioni non solo con la Cina, ma con tutti i paesi della regione dell’Asia-Pacifico, dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico, come Mongolia, Giappone, India, Pakistan, Vietnam, Iran. Le relazioni con la Cina saranno più completamente analizzate nella parte II di questo lavoro.

103 Cfr. F.HILL,B.LO, Putin’s Pivot. Why Russia is Looking East, Foreign Affairs, July 31, 2013, https://www.foreignaffairs.com/articles/russian-federation/2013-07-31/putins- pivot; Russia's Asia Pivot, part of the Russia and Eurasia Program, Center for Strategic and International Studies, http://csis.org/program/russias-asia-pivot.

104 Il “corteggiamento” dei paesi ex-sovietici da parte dell’Unione Europea attraverso i vari accordi e partenariati per la cooperazione, è sempre stato visto da Mosca come una minaccia nella propria zona di influenza. In particolare, con l’entrata degli stati baltici nell’UE nel 2004 e il supporto europeo dato alle rivoluzioni colorate scoppiate nel 2003 in Georgia, nel 2004 in Ucraina e nel 2005 in Kygyzstan, (con le quali i regimi post-sovietici sono stati rimpiazzati da regimi più pluralistici filo-europei), hanno reso la politica estera russa ben più revisionista.

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