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LA COOPERAZIONE ENERGETICA

3. La strategia energetica cinese

L’accordo sino-russo sulla fornitura di gas e sulla costruzione del nuovo gasdotto orientale Sila Sibiri, ha fatto emergere non solamente la necessità di Mosca di diversificare le proprie esportazioni e la paura europea per la propria sicurezza energetica, ma anche una nuova politica energetica da parte della Repubblica Popolare Cinese.

Come già accennato nei precedenti capitoli, la domanda energetica cinese è fortemente cresciuta negli ultimi decenni, di pari passo con la crescita economica del paese e con l’aumento della popolazione, che rende la Cina il paese più popoloso del mondo. Nel 2011, infatti, il paese è diventato il maggior consumatore mondiale di energia, e il maggior consumatore di petrolio dal 2014, sorpassando persino gli Stati Uniti312. Il

forte aumento della domanda sta portando la Cina ad una sempre maggiore dipendenza dalle importazioni dall’estero, con conseguenze sul piano della sicurezza energetica del paese e, allo stesso tempo, tale situazione rende la Cina uno dei paesi più influenti nei mercati energetici globali313.

Il ruolo che la Cina si appresta a giocare come protagonista nel mercato energetico mondiale, ha inoltre imposto un nuovo orientamento alla politica energetica del paese, che prima poteva contare esclusivamente sulle proprie risorse energetiche. Il problema dell’approvvigionamento energetico è infatti emerso solamente in tempi recenti, mentre prima la politica energetica cinese era fortemente focalizzata sull’autoproduzione314.

312 China Overview, EIA, https://www.eia.gov/beta/international/analysis.cfm?iso=CHN. 313 F.FASULO, “Cina: da produttore a importatore”, in Energia e Geopolitica, op. cit., pp. 59-81.

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Negli ultimi anni, dunque, il governo cinese ha dato particolare peso all’energia e alla sicurezza energetica del paese, testimoniata dalla nascita di numerose istituzioni e agenzie dedicate al tema. In particolare, dal 2010 è attiva la National Energy Commission, organo che ha il compito di monitorare la sicurezza energetica, coordinare la cooperazione internazionale sull’energia e definire il piano di sviluppo energetico cinese315. Nel dodicesimo piano quinquennale, poi, che fa riferimento al

periodo 2011-2015, particolare importanza è stata attribuita all’energia: obiettivi principali del piano sono la riduzione del 16% dell’intensità energetica, l’aumento fino all’11% del consumo di energia non di origine fossile e la riduzione del 17% delle emissioni di CO2.

Fonte: Belfer Center for Science and International Affairs

315 E. S. DOWNS, China’s “New” Energy Administration. China’s National Energy

Administration will struggle to manage the energy sector effectively, China Business

Review, November–December 2008, http://www.frankhaugwitz.eu/doks/policy/2008_11_China_NEA_Brookings.pdf.

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La diminuzione delle emissioni di ossido di carbonio è la chiave della nuova politica energetica cinese: le emissioni derivanti dai combustibili fossili e dalla produzione di cemento sono state pari a 8,50 Gt (miliardi di tonnellate) di CO2 nel 2012, equivalente quasi alle

emissioni di Stati Uniti ed Europa insieme, che rendono la Cina il paese con le più alte emissioni in tutto il mondo316.

Il grave problema dell’inquinamento atmosferico ha portato il governo cinese, in particolare alla luce dei nuovi impegni presi durante la recente Conferenza di Parigi sul clima317, ad abbracciare una strategia di

diversificazione e sostituire gradualmente con altre risorse il carbone, una delle risorse più abbondanti nel paese e che nel 2012 contava per il 66% dei consumi energetici318. Il governo cinese ha infatti fissato come

obiettivo principale l’aumento del consumo di energia di origine non fossile fino al 15% entro il 2020 e entro il 20% fino al 2030: in quest’ottica Pechino sta aumentando il consumo di gas naturale, in quanto risorsa energetica più pulita rispetto al carbone e al petrolio (che si trova al secondo posto per consumi), e si prospetta un aumento della domanda dal 5% attuale fino al 10% entro il 2035319, contribuendo così per il 23%

all’aumento della domanda mondiale di gas320.

L’incidenza sempre maggiore del gas naturale nel paniere energetico, ha trasformato la Cina da esportatore a importatore netto, costringendo il paese a garantirsi l’approvvigionamento attraverso l’acquisizione di assets strategici nei mercati esteri e la realizzazione di una rete di gasdotti e rigassificatori. La Cina ha puntato soprattutto alla

316 Z.LIU, China’s Carbon Emissions Report 2015, Energy Technology Innovation Policy, Belfer Center for Science and International Affairs, May 2015, http://belfercenter.ksg.harvard.edu/files/carbon-emissions-report-2015-final.pdf.

317 S.TIEZZI, China Celebrates Paris Climate Change Deal, The Diplomat, December 15, 2015, http://thediplomat.com/2015/12/china-celebrates-paris-climate-change-deal/. 318 D. MA, Rebalancing China’s Energy Strategy, Paulson Papers On Energy and Environment, The Paulson Institute, January 2015.

319 S.TIEZZI,op. cit.; China Overview, op. cit. 320 D.MA, op. cit.

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diversificazione dei fornitori, firmando accorti internazionali sopratutti con i paesi dell’Asia centrale, e recentemente, con la Russia, data la vicinanza di questi paesi.

Consumi di energia totali per settore, 2012. Fonte: Energy International Administration.

La strategia energetica cinese riguarda anche la sua dipendenza dal petrolio, soprattutto dalle importazioni del Medio Oriente che contano oltre la metà delle importazioni di petrolio per circa 2,9 milioni di barili al giorno: tale dipendenza è percepita dalla Cina come una forte vulnerabilità, dal momento che l’instabilità dei paesi del Golfo potrebbe mettere a rischio in ogni momento la sicurezza energetica di Pechino321.

La questione della sicurezza energetica si andrebbe così ad intrecciare a quella geopolitica, dal momento che la Cina, a causa del suo approvvigionamento energetico dai paesi arabi, dovrebbe impegnarsi

321 Z. DAOJIONG,M. MEIDAN, China and the Middle East in a New Energy Landscape, Research Paper, Chatham House The Royal Institute of International Affairs, October 2015,https://www.chathamhouse.org/sites/files/chathamhouse/publications/research/201 51021ChinaMiddleEastEnergyDaojiongMeidan.pdf.

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maggiormente, insieme agli Stati Uniti, per assicurare la stabilità della regione322.

Le numerose dispute tra i paesi del Sudest asiatico riguardanti alcune isole, e il cosiddetto “Malacca dilemma”, ovvero la pericolosità dello strategico stretto di Malacca, (principale via d’accesso al Mar Cinese meridionale per tutti i traffici dall’Europa, dal Medio Oriente e dall’Africa), sono una minaccia per la sicurezza energetica cinese323. In

particolare, la presenza e il dominio degli Stati Uniti attraverso la Marina Militare statunitense nel Mar Cinese meridionale e più in generale nell’Oceano Pacifico, sono un’ulteriore insicurezza per la Cina che rendendo vulnerabili gli approvvigionamenti energetici cinesi324. Una

possibile minaccia, infatti, potrebbe consistere nel blocco del transito marittimo verso la Cina, facendo diventare questioni geopolitiche ed energetiche, questioni di sicurezza nazionale325.

La preferenza da parte della Cina di gasdotti e oleodotti, rispetto al trasporto marittimo, emerge da queste importanti questioni geopolitiche e militari legate alla sicurezza energetica cinese326.

322 Ibidem.

323 F.FASULO, op. cit.

324 S. WINCHESTER, China’s Pacific Overtures, The New York Times, Nov. 6, 2015, http://www.nytimes.com/2015/11/07/opinion/chinas-pacific-overtures.html?_r=0.

325 R. CLARKE, Chinese Energy Security: The Myth Of The Plan’s Frontline Status, Strategic Studies Institute, U.S. Army War College, August 2010, http://www.strategicstudiesinstitute.army.mil/pdffiles/pub1012.pdf.

326 A. MYERS JAFFE, K. B. MEDLOCK III, M. L. O’SULLIVAN, China’s Energy Hedging

Strategy: Less Than Meets The Eye For Russian Gas Pipelines, Energy Security

Program, The National Bureau Of Asian Research, February 2015, http://www.nbr.org/research/activity.aspx?id=530.

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CAPITOLO III