B IODETERIORAMENTO DEI MANUFATTI LAPIDEIE TRATTAMENTI CONSERVAT
7. Interventi di conservazione
La conoscenza dei parametri fisici e chimici che fanno da supporto alla crescita dei vari gruppi microbici è alla base della scelta degli interventi più idonei alla conservazio- ne. Un’attenta manutenzione è il fondamento per una buona conservazione; è necessa- rio monitorare i parametri chimico-fisici in modo da evitare che si verifichino contempo- raneamente alti valori di umidità, temperature comprese tra 20°-30°C e presenza di depo- sito di particellato, condizioni, queste, che sono alla base dello sviluppo della maggior parte dei microrganismi. Particolare attenzione deve essere posta alla pulizia degli ambienti di conservazione dato che le polveri, oltre a fornire le sostanze nutritive per la crescita microbica, rendono lo sviluppo biologico abbastanza indipendente dall’umidità atmosferica in quanto, essendo igroscopiche, sono capaci di assorbire e trattenere l’ac- qua anche per lunghi periodi.
Tuttavia, non sempre è possibile tenere sotto controllo i valori termoigrometrici; inol- tre, vi sono gruppi microbici che possono vivere a temperature più alte o più basse di quelle che favoriscono la crescita della maggior parte degli organismi viventi per cui è sempre possibile il verificarsi di fenomeni di deterioramento. In questi casi, dopo accer- tamento che vi sia uno sviluppo microbico in atto, è necessario intervenire con operazio- ni di eliminazione dei biodeteriogeni. Tali operazioni devono essere effettuate con l’appli- cazione di specifiche sostanze tossiche. Tali biocidi sono disponibili nel mercato in una grande varietà di prodotti in uso in agricoltura e nella conservazione di materiali di inte- resse industriale (Franklin and Snow 1981). Per poter essere applicati su manufatti di interesse storico e artistico, i biocidi devono avere particolari requisiti quali:
– massima efficacia alla minima dose nei confronti dei microrganismi biodeteriogeni; – pH intorno alla neutralità;
– biodegradabilità;
– non devono provocare cambiamenti di colore nel substrato lapideo.
L’applicazione di tali sostanze possono essere effettuate a spruzzo, con pennello o tramite impacco. Sono da evitare i trattamenti a spruzzo nelle giornate ventose e quelli a pennello sulle superfici molto decoesionate. L’impacco deve essere eseguito quando è necessario assicurare una prolungata permanenza della sostanza; in questi casi vengo-
no utilizzati, come vettori della soluzione, polpa di carta, carta di riso, cotone idrofilo o sostanze quali la carbossimetilcellulosa. In aree archeologiche, le metodologie d’inter- vento consistono essenzialmente nel decespugliamento e nel diserbo selettivo con cui si elimina la crescita solo delle piante dannose (Bettini e Cinquanta 1990).
A volte un trattamento inadeguato può rompere un equilibrio ed innescare fenomeni di deterioramento più accelerati. È quanto si è verificato nella tomba etrusca delle Anatre a Veio (Roma) dove l’applicazione di un sale di ammonio quaternario, di norma usato nei procedimenti di restauro, aveva provocato la scomparsa delle colonie puntiformi degli attinomiceti favorendo lo sviluppo di specie fungine competitive più resistenti. L’applica- zione di un biocida a largo spettro di azione (Metatin n. 5810/101 ACIMA) fu necessario per eliminare, in modo definitivo, ogni specie di microrganismi (Bettini e al. 1988). Da esperienze personali, è risultato che, soprattutto per l’eliminazione dei licheni, di solito si usano prodotti a concentrazioni più alte di quelle necessarie (Monte e Nichi 1997). Queste informazioni mettono in evidenza quanto lavoro di standardizzazione ci sia anco- ra da fare per poter effettuare trattamenti mirati che siano, nello stesso tempo, efficaci sui biodeteriogeni bersaglio, non producano cambiamenti chimico-fisici nel substrato e rischi di inquinamento ambientale e di intossicazione per gli operatori.
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Introduzione
Il corso ha inteso fornire agli studenti le cognizioni di base riguardo la moderna ricer- ca archeologica, nel suo sistema concettuale (metodologia) e nella sua prassi (tecnica), allo scopo di evidenziare la peculiarità di presupposti, modalità e condizioni di rinveni- mento del manufatto archeologico, conoscenza indispensabile per la sua corretta con- servazione.
A seguito di alcune note di storia della disciplina, incentrate sui pionieri e sui fondato- ri dell’archeologia moderna, si è entrati nel vivo dell’argomento, affrontando i seguenti temi.
Il termine “archeologia” viene introdotto da Tucidide nel V secolo a.C. per indicare la ricostruzione storica di un periodo remoto ed è riproposto in epoca moderna da Jacques Spon (1647-1685), con il significato limitato di “descrizione documentaria” delle ricerche sul terreno. Oggi, benchè la definizione non sia accettata unanimemente, il termine indi- ca la disciplina che ha come fine la ricostruzione della storia delle società estinte e dei processi culturali operanti al loro interno, attraverso i dati della cultura materiale e paleoambientali.
Ricostruzione storica che non può essere una riproduzione, ma è una “reinvenzione verisimile e formale della realtà” (A. Carandini). L’archeologia è infatti una scienza indi- ziaria, come la storia dell’arte, l’investigazione, la psicanalisi.
Argomenti e finalità 1. Ricerche preliminari
Che si espliciti nello scavo stratigrafico o nella ricognizione di superficie, la ricerca