Fernanda Prestileo
Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali,
Quaderni di Scienza della Conservazione
scaturivano dal fatto che egli svolgeva un lavoro manuale come quello dell’artigiano (un’ “arte meccanica”) e, quindi, indegno di un individuo di condizione elevata; inoltre, l’artista vendeva le sue opere e questo lo rendeva simile a un qualsiasi venditore al dettaglio; tale accusa veniva più facilmente rivolta agli artisti che “tenevano bottega”.
Gli artisti rinascimentali nascevano dunque sulla scia della grande tradizione artigia- nale del Medioevo e questo spiega, ad esempio, come una città estremamente ricca dal punto di vista artigianale come Firenze, abbia dato i natali ad un così grande numero di artisti, mentre città come Roma e Napoli, pur affollate di maestri “immigrati”, ma prive di un consistente tessuto artigianale, abbiano dato alle arti un contributo molto modesto di propri cittadini.
Nel Rinascimento, pur non venendo mai del tutto sconfitti gli antichi pregiudizi, la posi- zione sociale dell’artista subisce una notevole ascesa. Alle accuse di ignoranza si obiet- tava che anche gli artisti dovevano studiare materie quali la matematica, la geometria, la storia, ecc. Leon Battista Alberti ricordava che Alessandro Magno teneva nella massima considerazione il pittore Apelle e che gli antichi romani mandavano i loro figli a scuola di pittura. Lo stesso Leonardo da Vinci sosteneva che il pittore non doveva essere parago- nato al bottegaio ma al poeta, perché entrambi creano con la fantasia. Sempre Leonardo criticava, facendo ricorso al concetto di “esperienza” l’uso spregiativo dell’espressione “Arti meccaniche”, con la quale venivano bollate le attività tecniche che facevano uso di strumenti.
Nella riabilitazione sociale degli artisti occorre ricordare come ebbero un considerevole peso anche l’ammirazione che le loro opere suscitavano negli ambienti nobili e benestanti e gli altissimi compensi che gli artisti più affermati richiedevano e ottenevano insieme, tal- volta, anche alla concessione di titoli e cariche da parte dei signori e dei principi [4-7].
Una delle conseguenze più importanti dell’evoluzione sociale e culturale avvenuta attra- verso i secoli è stata quella di avere sanato non soltanto il dissidio fra Arti liberali e Arti mec- caniche, ma anche di avere avviato una stretta collaborazione fra arte, scienza e tecnica.
La scienza e l’arte si sono sviluppate nel tempo apparentemente in maniera indipen- dente: esse risultano infatti del tutto distinte nel modo in cui trattano la loro esperienza selettiva del mondo, nel perseguire gli obiettivi ed interpretare i risultati conseguiti. Tuttavia le conoscenze scientifiche e tecnologiche rivestono un ruolo fondamentale in campo artistico, venendo a costituire la base necessaria sia per la creazione dei manu- fatti di interesse storico-artistico sia per la loro conservazione [8].
Ogni prodotto artistico, presuppone o implica una tecnica, ovvero un complesso di operazioni manuali o strumentali che agiscono sulla materia prima e la organizzano, la modellano, la plasmano, ossia la qualificano secondo precise intenzionalità che si dico- no “artistiche”.
È tecnica, dunque, l’operazione compiuta dalla mano dell’uomo, con o senza il sussi- dio di strumenti, su qualsiasi materia, con l’intenzione di formare un oggetto avente un valore [9].
Sulla tecnica si fondano tutti quei fenomeni non-naturali determinati dall’uomo con l’intento di modificare l’ambiente naturale adattandolo alle necessità di una vita associa- ta sempre più complessa. Pertanto è proprio dell’uomo adattare l’ambiente, a differenza degli animali che, invece, si adattano all’ambiente. In questo senso lato, antropologico, la
Argomenti del corso - Storia
tecnica determina tutti i fenomeni che, nel loro insieme, si chiamano “produzione”, com- prendendo anche sia l’elaborazione degli strumenti necessari a produrre sia l’elabora- zione preventiva dei materiali.
Dal concetto di tecnica, intesa come procedimento determinante un valore, è inscin- dibile il concetto di tempo o di durata: il valore del prodotto cresce proporzionalmente al tempo di lavoro in rapporto alla qualità del manufatto e, più precisamente, alla somma di esperienze che in esso si condensa e compendia.
La storia delle tecniche produttive presenta fondamentalmente due fasi: – la fase artigianale;
– la fase industriale.
La prima fase è caratterizzata dalla produzione di oggetti elaborati singolarmente o per piccole serie. In essa prevale la ricerca qualitativa
La seconda fase è caratterizzata dalla produzione di grandi serie. In essa prevale la ricerca quantitativa.
In realtà, le due metodologie tecniche si presentano, per molto tempo, intrecciate e senza una precisa linea di demarcazione. Solo nella società moderna, con il perfezionarsi dei mezzi meccanici, la tecnica industriale si è dimostrata capace di raggiungere valori qualitativi superiori a quelli dell’artigianato: così il rapporto “arte-produzione”, un tempo identificabile con il rapporto arte-artigianato, si pone oggi come rapporto “arte-industria”. Una volta definiti i concetti di “tecnica”, “arte” e “produzione”, vediamo ora quale è stato e qual è tuttora il ruolo delle tecniche artistiche all’interno del ciclo produttivo. Esse non costituiscono una categoria a sé, non essendo né istituzionalmente né struttural- mente né proceduralmente diverse dalle normali tecniche produttive: si definiscono “arti- stiche” quelle tecniche la cui finalità è la produzione di un “valore estetico” [10-11].
Nella società moderna il passaggio delle tecniche da artistiche a produttive è dovuto al fatto che una determinata tecnica, prima impiegata come tecnica di ricerca del valore, si è trasformata in tecnica “applicativa” o di “ripetizione”, avendo come fine ultimo quello della diffusione e della divulgazione e non più quello della ricerca originale. Il fenomeno dell’abbandono e/o dell’assunzione di certe tecniche come tecniche artistiche è, comun- que, indipendente dal loro sopravvivere e, perfino, progredire come tecniche produttive. È il caso, ad esempio, della ceramica, del tessuto, dell’oreficeria, del vetro, dello smalto, del mobilio, solo per citarne alcune.
Bibliografia
[1] CENNINI C., 1971, Il libro dell’arte, ed. F. Brunello – L. Magagnato, Vicenza. [2] AA.VV. 1973, Le tecniche artistiche, a cura di C. Maltese, Milano, Mursia.
[3] AA.VV. 1990, I supporti nelle arti pittoriche. Storia, tecnica, restauro, a cura di C. Maltese, Milano, Mursia.
[4] BURKE P., 1984, Cultura e società nell’Italia del Rinascimento, Torino, Einaudi. [5] VASARI G., Le vite dei più celebri pittori, scultori e architetti.
[6] HEYDENREICH L.H., 1988, Il primo Rinascimento. Arte italiana. 1400-1460, Milano, BURArte.
[7] CHASTEL A., 1988, I centri del Rinascimento. Arte italiana 1460-1500, Milano, BURArte.
[8] S. LORUSSO, F. PRESTILEO, L. GREGORI, M.E. PIFERI, 1999, Scienza, tecnolo- gia e tecnica nel settore dei beni culturali, «Scienza e Tecnica», 340, pp. 1-17. [9] ARGAN G.C., 1965, Voce “Tecnica e arte”, in Enciclopedia Universale dell’Arte, vol
XIII, pp. 686-691.
[10] CAPPONI P.M., 1965, Voce “Tecniche della produzione”, in Enciclopedia Universale dell’Arte, vol XIII, pp. 692-730.
[11] CAPPONI P.M., 1965, Voce “Tecniche della rappresentazione”, in Enciclopedia Uni- versale dell’Arte, vol XIII, pp. 730-762.