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e gli interventi tra otto e novecento anna Peron

approfondimenti

Gasparini cita inine lino invernizzi, responsabile della «initura dell’architettura esterna della chie- sa» attraverso il frontone475.

Per deinire quali e quanti interventi siano sta- ti apportati al corpo di fabbrica, è indispensabile analizzare le tre tavole del Gaspari, sulla base delle quali sono state progettate le opere novecentesche. Sebbene sia ricordato a più riprese nei documenti il nome di ettore Fagiuoli476 quale responsabile dei

restauri degli anni trenta477, la somiglianza tra l’a-

trio attuale e quello delineato da Gaspari ci permet- te di ipotizzare che l’intervento di Fagiuoli si limiti a piccole modiiche in corso d’opera alla proposta del 1873. e infatti, con lettera del 14 giugno 1930, il soprintendente armando Vernè «esprime parere favorevole per il progetto di Gaspari (…) aderente alla costruzione», giudicando «la soluzione del por- tico in aggetto che crea zone di scuro (…) più adat- ta e da approvarsi»478.

Consideriamo, quindi, la prima tavola, ossia il «progetto di riduzione della chiesa di San Pietro di Marcellise in pianta»479 (ig. 43). Probabilmente si

intendeva intervenire soprattutto nell’area absidale, poiché una scritta del progettista situata alle spalle del rilievo dell’abside, evidenzia la volontà di con- servare il coro nonostante il rimaneggiamento della zona in questione480. ancora, sono segnalati l’ingres-

so principale a nord, quello minore ad est ed è in- dicato con la scritta «Battistero» il luogo contenente il fonte battesimale. Gli altari minori sono segnala- ti con una croce, senza alcuna annotazione relati- va al loro aspetto o a eventuali interventi. l’altare maggiore, invece, è disegnato accuratamente: su di esso Gaspari delinea un quadrato, posizionato ver- so l’estremità posteriore dello stesso. tale elemen- to è l’unico dell’architettura rilevata dall’ingegnere ad essere evidenziato attraverso l’uso del colore: si tratta probabilmente del tabernacolo. È da notare infatti che, sul margine sinistro della tavola, a ianco dell’ingresso minore, appare un piccolo disegno a matita, un rettangolo con lati interni di cm 0,64 per 0,89 che potrebbe forse corrispondere proprio al ta- bernacolo che si intendeva costruire sull’altare prin- cipale. Gaspari voleva, probabilmente, da un lato delineare la situazione planimetrica dell’ediicio eretto nel 1819-1827, dall’altro desiderava modiica- re in parte le strutture dell’abside, senza intervenire sulle murature, forse limitandosi a spostare l’altare maggiore e, con esso, il tabernacolo; quest’ultimo da ricostruire secondo le sue intenzioni. Poteva an- che trattarsi, vista la sottolineatura della sopraeleva-

zione del coro attraverso tre gradini, di un progetto con il quale si immaginava di modiicare l’altezza dell’abside e, con esso, dell’altare, rispetto alla na- vata.

la seconda tavola, la più interessante, contiene il «Progetto della facciata per la Chiesa Parrocchiale di San Pietro in Marcellise»481 (ig. p. 100). al ine

di conferire monumentalità al fronte settentrionale dell’ediicio, Gaspari progetta un atrio con quattro colonne e due pilastri laterali in stile ionico sormon- tati da trabeazione e timpano triangolare, cui si ac- cede tramite sei gradini. la facciata viene completa- ta con l’inserimento di un frontone triangolare che sostituisce l’originaria falda del tetto e una croce in ferro con funzione di acroterio.

Se l’intenzione del Gaspari era di enfatizzare l’in- gresso principale, coloro che se ne occuparono nel secolo seguente decisero di portare a compimento il suo progetto accentuando l’effetto scenico della struttura accrescendone le dimensioni. il Fagiuoli, riferendosi al marmista, afferma infatti: «(…) egli ha fatto le colonne più alte di 30 cm. anche il capi- tello è più complesso e i medaglioni della cornice più grandi. nel disegno originale del Gaspari man- cherebbe poi il plinto»482. in effetti, analizzando la

struttura attuale, notiamo che le colonne e i pilastri dell’atrio risultano decisamente più alti e slanciati rispetto al progetto del 1873. ancora, la base del frontone è stata costruita esattamente nel punto in cui, secondo il progetto del Gaspari, doveva essere inserita la croce. allo stesso modo, la porzione di muro contenente l’apertura a mezzaluna risulta più ampia rispetto al progetto. inine, i pinnacoli orna- mentali posti a lato della facciata già nel 1827 venne- ro sostituiti nel novecento con altri più grandi adatti alle nuove proporzioni483. nell’insieme, l’intervento

del Fagiuoli fa assumere alla facciata un maggiore slancio e una più evidente monumentalità.

resta da considerare l’ultima tavola, ossia quel- la rafigurante lo spaccato longitudinale e la sezio- ne trasversale della chiesa (ig. 43). Probabilmente Gaspari intendeva intervenire su tre strutture: il ta- bernacolo (delineato con attenzione, prevedendo una struttura abbastanza complessa, con colonnine poste a sorreggere una copertura curvilinea sovra- stata da una croce)484, il portale minore (la ‘porta

dei omeni’) e il sofitto (con la sostituzione delle capriate lignee e l’inserimento delle tre profonde strombature a vela). Questi sono, infatti, gli unici elementi rappresentati con un forte chiaroscuro e deiniti nei dettagli.

san pietro in cattedra a marcellise

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di eventuali lavori riguardanti l’ingresso orien- tale e il tabernacolo non abbiamo documentazio- ne. Furono evidentemente realizzati gli interventi previsti nella zona del sofitto e del coperto, vista la perfetta corrispondenza tra il progetto e la struttura attuale. non furono invece realizzati altri elementi, come le lesene ioniche addossate ai pilastri della pa- rete e il inestrone a mezzaluna che avrebbe dovuto decorare l’area soprastante il portale orientale. Si decise di concentrare le risorse sulle strutture più importanti, tralasciando gli aspetti prettamente de- corativi.

a completare i progetti dell’ottocento vengono «il timpano e la initura alta della chiesa»485, lavori

diretti dall’architetto lino invernizzi nel 1970486, in

qualità di «consulente artistico responsabile dell’e- secuzione»487.

È datata 23 febbraio 1970 la lettera della curia vescovile di Verona contenente la «dichiarazione di nulla osta (…) per il completamento della facciata della chiesa di San Pietro in Cattedra di Marcelli- se»488. la spesa complessiva fu di 1.767.350 lire com-

prensiva della «riparazione del tetto della chiesa»489.

al termine di queste opere si rese necessario l’inter- vento dei pittori e verniciatori della ditta Masotto e nardi, i quali furono incaricati di «tinteggiare la facciata della parrocchiale»490.

terminava così la trasformazione della chiesa di San Pietro avviata con il cantiere aperto nel 1819.

Don Nicola Mazza

don nicola Mazza491, nato a Verona il 10 mar-

zo 1790 e morto, sempre in questa città, il 2 ago- sto 1865, ebbe con il paese di Marcellise importanti rapporti affettivi e, con questa parrocchia, anche di collaborazione ministeriale. la famiglia di luigi Mazza, papà di don nicola, il 16 luglio 1797 aveva acquistato la proprietà odoli di circa 300 campi ve- ronesi (900.000 metri quadri circa), successivamen- te passata ai Camozzini ed oggi in mano agli alde- gheri.

dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 26 marzo 1814 nella cappella dell’episcopio di Verona per mano del vescovo monsignor innocenzo liruti, don nicola veniva a piedi tutti i sabati e le vigilie delle feste in parrocchia a Marcellise dalla città per- correndo circa 9 chilometri in andata e altrettanti nel ritorno. Veniva in paese perché qui era stato in- vestito di una cappellania492 festiva a cui era legato

un compenso di 1,75 lire austriache493 per ogni pre-

senza. Questo incarico ministeriale lo svolse ino al 1839, per 25 anni consecutivi. al suo arrivo in paese, era allegro se gli veniva preparata «un po’ di polenta

con sei lumache e poca cicoria; lieto e contento di questa povera mensa, più che non sarebbe stato di una cena regale»494.

nei primi tempi, durante la sua permanenza a Marcellise, veniva ospitato nella agiata villa paterna. Ma, dal 1820, quando essa venne venduta per far fronte alla necessità di pagare dei debiti, fu ospite dell’amico Giovanni Segala nella casetta «detta del Pigno»495 in contrada novèr, non molto lontana

da quella che era stata la signorile dimora paterna. Quella vecchia abitazione del Pigno, di cui don ni- cola occupava una stanza, è stata completamente ristrutturata. Come ‘reliquia’ si conserva solo la vec- chia porta della camera in cui alloggiava il prete. in essa era stato realizzato un piccolo sportello simile a quello presente nei confessionali di un tempo. at- traverso quell’apertura, al sabato sera, confessava gli uomini ino a tarda ora, mentre la domenica matti- na presto si recava alla chiesa parrocchiale per ascol- tare le confessioni delle donne e, successivamente, per celebrarvi la messa.

anche il ritorno in città don Mazza lo compiva a piedi e «per occupare il tempo del cammino che durava circa due ore ed era pur bello, ma alla lunga

don nicola Mazza e i suoi preti di Marcellise