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2. Il ruolo di Formabiap

3.1 Introduzione ai testi

La scelta dei testi è stata determinata da tre fattori: i gruppi etnici con cui sono entrata in contatto durante il lavoro di ricerca presso la scuola di Formabiap, il fattore linguistico e le tematiche.

La ricerca di campo si è svolta in due periodi distinti (estate 2011, estate 2012) e ha avuto la scuola di Formabiap come sede principale. In entrambe le occasioni gli studenti presenti appartenevano alle etnie shawi e kukama e ciò ha comportato un interesse e un approfondimento specifici nei confronti del loro patrimonio culturale. Gli shawi noti anche con il nome Chayahuita, si autonominano Kampo Piyapi “nostra gente” (INEI 2009a) (Mayor Aparicio, Bodmer 2009 ), e insieme all’etnia Jebero appartengono alla famiglia linguistica Cahuapana (Albó 2009). Sulla base dei dati presentati dall’Instituto Nacional de Estadística e Informática (INEI 2009b) la popolazione shawi ammonta a 21.424 persone e risiede nelle regioni di Loreto e San Martín (Brack Egg 1997). I kukama appartengono alla famiglia linguistica tupí-guaraní e abitano le regioni di Loreto e dell’Ucayali (Mayor Aparicio, Bodmer 2009). L’ultimo censimento condotto nel 2007 ha individuato 11.307 kukama (INEI 2009b) ma i dati non sono considerati attendibili poiché non tengono conto della situazione particolare di questo gruppo etnico. Infatti i processi di acculturazione e le politiche di

castellanización hanno determinato nei kukama non solo l’abbandono della cultura e

della lingua d’origine ma anche l’occultamento della propria identità indigena.

La difficoltà nell’appropriarsi del patrimonio linguistico locale data la sua estrema complessità ha determinato la scelta di testi in lingua spagnola con un’unica eccezione. Infatti con lo scopo di mostrare la varietà linguistica del materiale didattico elaborato dalla scuola si sono presi in esame 9 racconti in lingua shawi la cui traduzione in lingua spagnola è stata realizzata da un docente della scuola124 appositamente per questo

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lavoro di tesi. Al termine del processo di formazione è richiesto agli studenti e futuri maestri un buon livello scritto e orale in entrambe le lingue ma le competenze linguistiche raggiunte dipenderanno da vari fattori. Come spiega il professore Carlos Panduro Bartra:

Cuando los estudiantes egresan manejan las dos lenguas a diferentes niveles. Hemos tenido estudiantes kukama que ingresan con un manejo limitadísimo del kukama y que luego de estos años de estudio ya pueden hacer unas clases y conversar. Entendemos la dificultad que en las comunidades kukama no se habla la lengua kukama regularmente, unos cuantos ancianos son los que hablan la lengua.125

L’analisi dei racconti permette inoltre di rilevare nel testo scritto la presenza dell’oralità non solo come indice della natura originaria del mito ma anche come un atto voluto da parte dell’autore con il fine di rivendicare logiche di pensiero “altre”.

La scelta dei testi è orientata a mettere in luce temi comuni alle diverse culture amazzoniche che pur variando in alcuni aspetti, si ripetono come costanti nelle produzioni letterarie. Ciò spiega il riscontro dello stesso mito nel corpus letterario di gruppi etnici distinti: è il caso del racconto kukama “Origen de la luna” presente anche nella cultura shawi.

Il brano “El origen de Kunpanama” oltre a fornire informazioni sulla cultura shawi affronta il tema dell’origine spesso utilizzato da antropologi, missionari e studiosi come categoria all’interno delle raccolte dei miti indigeni. Nonostante una delle funzioni principali del mito (utilizzata anche nell’ambito educativo) sia quella di spiegare l’origine degli elementi, l’eccessivo ricorso a questa categoria è riconducibile alla necessità esclusivamente occidentale di catalogare e sistematizzare il patrimonio culturale orale.

Come fa notare Lévi-Strauss

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Carlos Panduro Bartra, professore di Formabiap, intervista realizzata l’08/09/2011 presso la scuola di Formabiap, Zungarococha, Iquitos.

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Quando consideriamo questo enorme complesso di miti indiani […] troviamo più o meno la stessa organizzazione dei dati, cioè quella raccomandata dagli antropologi: per esempio all’inizio ci sono i miti cosmologici e cosmogonici e dopo, molto dopo, quelle che potremmo definire la tradizione leggendaria e le storie familiari (2010: 49).

L’autore mette in evidenza come la stessa struttura di catalogazione sia usata attualmente nell’ambito dell’insegnamento dai membri delle culture a cui appartengono i miti, ed è questo il caso del testo di Formabiap “Para recordar la vida.

Relatos de origen de los pueblos indígenas amazónicos” (2005) dal quale è stato tratto

il brano “El origen de Kunpanama”.

I 9 brani shawi che hanno inizio con il racconto “Se troza la cabeza de la

persona”(paragrafo 3.2) e il racconto kukama “El hombre garza” (paragrafo 3.5)

affrontano un aspetto fondamentale che accomuna le culture amazzoniche ovvero l’importanza attribuita alla natura nella cosmovisione indigena e la possibilità degli esseri spirituali di assumere diverse sembianze ed entrare in contatto con l’uomo. In particolare il racconto kukama rivela la convinzione diffusa tra le popolazioni amazzoniche che gli animali in origine fossero persone. Come spiega Viveiros de Castro:

Per i popoli amazzonici, la condizione comune originaria sia degli uomini sia degli animali non è

l’animalità, ma bensì l’umanità. […] Gli umani continuano a essere ciò che sono sempre stati: sono gli animali a essere ex-umani , non gli umani ad essere ex-animali (2000: 47).

La nozione di prospettivismo amerindiano elaborata da Viveiros de Castro ci consente di intendere un insieme di relazioni e cambiamenti di prospettive basate su logiche diverse dal pensiero occidentale, fondato sull’antropocentrismo. Infine i temi selezionati offrono l’opportunità di trattare altre funzioni del racconto: regolare la condotta individuale o collettiva attraverso la narrazione di vicende avvenute in un passato non definito e illustrare le conseguenze negative derivate dalla mancata osservazione di una norma. Nel racconto “Origen de la luna” la spiegazione dell’origine

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dell’astro è in realtà funzionale alla condanna dell’incesto, considerato un comportamento sociale scorretto e “innaturale”. Allo stesso modo nel brano shawi “Se

troza la cabeza de la persona” la condizione “innaturale” della testa che si separa dal

corpo è determinata dal mancato compimento di una norma (bere prima di andare a dormire), omissione che provoca l’origine del chanchun e del muhtute, entità pericolose per l’uomo. Nelle società prevalentemente orali il mito era uno degli strumenti privilegiati per impartire insegnamenti e mettere in guardia dai pericoli. Questa funzione, rimasta immutata nel tempo e conservatasi nella versione scritta, può essere potenziata nell’ambito scolastico grazie alla portata creativa del mito e alla sua capacità di veicolare logiche per noi “altre”.

Per ciascun racconto vengono fornite indicazioni riguardanti il testo da cui è stato estratto. Si tratta di raccolte elaborate da studenti della scuola di Formabiap, che hanno già terminato la loro formazione e lavorano come maestri nelle comunità, o da docenti della scuola in seguito al lavoro di ricerca e raccolta svolto nelle comunità. In entrambi i casi le raccolte svolgono la funzione di materiale didattico destinato alla scuola primaria e vengono utilizzate anche nell’ambito della formazione docente di eib. Di ogni racconto viene indicato il nome dell’autore dei testi e delle illustrazioni, quando presenti, le quali integrano e rafforzano la funzione pedagogica della storia. L’analisi dei brani è suddivisa su due livelli: strutturale e contenutistica, con particolare attenzione alla funzione didattica. Nel primo livello vengono evidenziati gli aspetti tradizionalmente associati al registro orale, la suddivisione in nuclei narrativi e le scelte stilistiche e lessicali. Nel secondo vengono individuati e approfonditi elementi peculiari della cultura amazzonica (personaggi, situazioni, oggetti) con il duplice scopo di favorire una conoscenza dettagliata del pensiero indigeno ed evidenziare la funzione didattica del mito. L’identificazione di termini o concetti chiave all’interno di un racconto si rivela anche una strategia di apprendimento utile nell’ambito dell’educazione interculturale poiché permette l’approfondimento di aspetti propri della cultura di appartenenza dello studente.

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