Linee guida per i Piani dei Parchi
1. INTRODUZIONE 1 Le aree protette
Le aree protette sono un insieme rappresentativo di ecosistemi ad elevato valore ambientale e, nell’ambito del territorio nazionale, rappresentano uno strumento di tutela del patrimonio na-turale. La loro gestione è impostata sulla “conservazione attiva” ossia sulla conservazione dei processi naturali, senza che ciò ostacoli le esigenze delle popolazioni locali.
È evidente quindi la necessità di ristabilire nei Parchi un rapporto equilibrato tra l’ambiente, nel suo più ampio significato, e l’uomo, ossia di realizzare in “maniera coordinata” la conservazione dei singoli elementi dell’ambiente naturale integrati tra loro, mediante misure di regolazione e controllo, e la va-lorizzazione delle popolazioni locali mediante misure di promozione e di investimento.
Questi concetti su cui si basa la pianificazione di un’area protetta nel nostro Paese sono in li-nea con i principi posti dagli atti internazionali e comunitari, cui l’Italia ha aderito. A livello internazionale sono state sottoscritte varie convenzioni in tema di protezione ambientale, ma è con la Conferenza di Rio de Janeiro (1992) che gli accordi internazionali hanno supe-rato la tutela difensiva di habitat e specie, per passare ad una salvaguardia più dinamica. In quell’ambito sono stati delineati i principi dello sviluppo sostenibile e della conservazione della biodiversità; l’articolo 7 della Convenzione di Rio richiede che i paesi contraenti “...i-dentifichino le componenti della biodiversità importanti per la sua conservazione e il suo u-so u-sostenibile…e ne effettuino il monitoraggio, attraveru-so campionamenti o altre tecni-che...”. Le aree protette (“…aree geografiche delineate, designate, regolate e gestite per acquisire specifici obiettivi di conservazione…”), oltre ad assolvere l’ampia gamma di fina-lità per le quali sono state istituite, vengono così considerate un insieme di territori nei quali realizzare un’efficace Strategia di Conservazione della Biodiversità e promuovere lo svilup-po economico e sociale.
A livello comunitario le due Direttive di maggior rilievo in tema di protezione della natura sono la Direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici e la Direttiva 92/43/CEE (Di-rettiva Habitat) la cui finalità è di “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la con-servazione degli habitat naturali, nonché la flora e la fauna selvatiche nel territorio europeo degli stati membri” (art.2). Queste due direttive individuano rispettivamente Z.P.S. (Zone di protezione speciale) e S.I.C. (Siti di importanza comunitaria). L’insieme di queste zone, segna-late dai vari stati membri, costituiscono “una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata Natura 2000”. Un Parco, cui è riconosciuta un’importanza eu-ropea, deve così mettere in pratica una gestione compatibile al disegno comunitario.
In Italia la protezione delle aree naturali ebbe inizio con l’istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso (R.D.L. 3-12-1922, n.1584). Tra il 1922 e il 1935 furono istituiti altri tre Parchi nazionali (Stelvio, Abruzzo e Circeo), a cui si aggiunse nel 1968 il Parco nazionale della Calabria. Le fi-nalità dei Parchi nazionali di “prima generazione” erano limitate alla protezione della fauna e della flora, delle speciali formazioni geologiche e della bellezza del paesaggio e solo succes-sivamente si aggiunse l’obiettivo della promozione del turismo e dello sviluppo delle popola-zioni locali. Per ogni Parco nazionale un’apposita legge istitutiva definiva le finalità, la regola-mentazione delle attività, la struttura dell’ente di gestione.
Nello stesso anno 1922 in cui ebbe inizio l’istituzione dei Parchi nazionali fu promulgata in Italia la pri-ma legge sulla protezione del paesaggio e dei siti naturali, modificata con la legge n.1497/39 sulla protezione delle “bellezze naturali”, tuttora vigente e integrata con la legge n.431/85.
Nel 1991 giunge all’approvazione la Legge quadro sulle aree protette, n.394, che riordina l’intera materia e dà un nuovo impulso alla protezione dell’ambiente e della natura.
La suddetta legge ha portato all’istituzione di 6 nuovi Parchi nazionali (Parco del Cilento e
sla Val Grande); ha definito un quadro normativo e organizzativo unitario a tutti i parchi nzionali e criteri unitari per i Parchi regionali; ha introdotto una precisa classificazione delle a-ree naturali protette ed un loro elenco ufficiale; ha consentito l’avvio della definizione della Carta della Natura che individua lo stato dell’ambiente in Italia, premessa necessaria per defi-nire linee per l’assetto del territorio compatibili con la tutela delle risorse naturali.
La 394 definisce gli obiettivi di un Parco nazionale (art. 1, com. 3):
a) Conservazione di specie animali e vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singola-rità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valo-ri scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibvalo-ri idraulici ed idrogeologici, di equili-bri ecologici;
b) Applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integra-zione tra uomo e ambiente naturale anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
c) Promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdi-sciplinare, nonché di attività ricreative e compatibili;
d) Difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.
In Italia negli ultimi anni si è avuto un notevole sviluppo delle aree protette. Nel terzo aggior-namento dell’Elenco Ufficiale, pubblicato sul Supplemento ordinario alla G.U. n.19 del 24-01-2001, la superficie complessiva del sistema delle aree protette supera i 2.700.000 ha a terra, a cui si aggiungono circa 260.000 ha delle riserve marine, per un totale che supera i 3.000.000 ha.
Le aree protette sono in tal modo ripartite:
A queste aree, per la realizzazione della rete Natura 2000, si aggiungono 2.508 Siti di im-portanza comunitaria (SIC), per un totale di 4.469.992 ha e 202 Zone di protezione speciale (ZPS), per un totale di 898.038 ha, che partecipano in quota parte all’ampliamento del territo-rio protetto del nostro paese (stimabile in circa 1.600.000 ha), considerando che le ZPS e i SIC spesso si sovrappongono o ricadono nelle aree protette dell’elenco ufficiale.
1.2 Lo strumento di piano
All’interno di un Parco, il Piano è lo strumento tecnico amministrativo fondamentale per la ge-stione di una realtà ecologica, sociale ed economica e in quanto tale deve porsi l’obiettivo di per-seguire la conservazione del patrimonio naturale e lo sviluppo economico e sociale delle co-munità locali, obiettivo per il quale l’area protetta è stata istituita.
Si richiede al Piano di gestire delle azioni di conservazione in accordo con le linee di pensiero suggerite a livello internazionale e comunitario.
In base alla 394/91 art.12 il Piano deve disciplinare:
138
Parchi nazionali 21 1.346.845
Riserve marine statali 15 166.088
Riserve naturali statali 143 113.773
Parchi naturali regionali 110 1.187.139
Riserve naturali regionali 252 142.214
Altre aree protette 128 55.133
Totale aree 669 3.013.944 TP
mg/l <0.1
Tipologia delle aree
a) l’organizzazione generale del territorio e la sua articolazione in aree caratterizzate da for-me differenziate di uso, godifor-mento e tutela;
b) i vincoli, le destinazioni d’uso pubblico e privato e le norme di attuazione relative con rife-rimento alle varie aree o parti del piano;
c) i sistemi di accessibilità veicolare e pedonale, con particolare riguardo ai percorsi, accessi e strutture riservati ai disabili, ai portatori di handicap e agli anziani;
d) i sistemi di attrezzature e i servizi per la gestione e la funzione del parco, musei, centri di vi-site, uffici informativi, aree di campeggio, attività agro-turistiche;
e) gli indirizzi e i criteri per gli interventi sulla flora, sulla fauna e sull’ambiente naturale in ge-nere.
Deve poi suddividere il territorio, in base al diverso grado di protezione in: • riserve integrali
• riserve naturali orientate • aree di protezione
• aree di promozione economica e sociale
Il Piano, in base alla 426/98 (modifica della legge 394/91), è predisposto dall’Ente Parco en-tro sei mesi dalla sua istituzione e adottato dalla Regione enen-tro 90 giorni dal suo inolen-tro da parte dell’Ente Parco stesso. Il Piano adottato è depositato presso le sedi dei Comuni, delle Co-munità montane e delle Regioni interessate, in modo che chiunque possa prenderne visione e pre-sentare delle osservazioni scritte sulle quali l’ente gestore esprime il proprio parere. La Regio-ne, dopo essersi pronunciata sulle osservazioni presentate, d’intesa con l’Ente Parco, emana il provvedimento d’approvazione.
Nello scenario italiano lo stato di attuazione dei Piani dei Parchi nazionali (al 21/2/2001) fa ri-scontrare una serie di ritardi e una evidente discrepanza nella realtà dei singoli parchi. La mag-gior parte di essi ha affidato la stesura del piano ad un gruppo di lavoro ed è attualmente in fa-se di realizzazione. Hanno inviato il Piano alle Regioni di competenza soltanto i fa-seguenti parchi: • Dolomiti Bellunesi (inviato alla Regione Veneto il 03/08/1999);
• Gran Sasso e Monti della Laga (inviato alle Regioni Abruzzo, Lazio e Marche); • Majella (inviato alla Regione Abruzzo il 17/05/1999)
• Val Grande (inviato alla Regione Piemonte il 15/11/1999)
Dei suddetti piani, è stato approvato soltanto il Piano del Parco delle Dolomiti Bellunesi in data 15/11/2000.
Il Settore Aree Naturali Protette del Dipartimento PREV dell’ANPA (Prevenzione e Risanamento Ambientale) è in possesso dei seguenti Piani:
1. Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: Piano del Parco. Relazione. 2. Parco Nazionale della Majella: Piano del Parco.
3. Parco Nazionale Val Grande: Piano del Parco.
4. Approvazione del Piano di Assetto del Parco Regionale dell’Appennino Monti Simbruini. 5. Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: preliminare di Piano del Parco.
6. Ente Parco del Pollino: Piano del Parco (preliminare). 7. Parco Regionale Adamello Brenta: Piano del Parco. 8. Parco Regionale dei Colli Euganei: Piano Ambientale.
9. Approvazione del Piano di Assetto del Parco Regionale Urbano Pineto. 10. Progetto generale di Assetto dell’area della Daccia Botrona.
L’obiettivo del presente lavoro è stato il proporre delle linee guida per la realizzazione di un Piano per il Parco al fine di indicare delle linee comuni di gestione basate su un’impostazione ben inserita nel contesto globale.
Il lavoro si è articolato nelle seguenti fasi:
• la lettura attenta e la schematizzazione dei suddetti Piani in particolare di quelli dei Parchi
• la rilevazione degli elementi di diversità e di uniformità dei Piani analizzati, • l’elaborazione degli elementi fondamentali di un Piano,
• la proposta di un modello di Piano.
L’elaborazione di linee guida nasce dall’esigenza di impostare un coordinamento dei Parchi nel tentativo di potenziare il “Sistema delle Aree Protette”; è opportuno che le aree protette, pur gestendo realtà ecologiche, sociali e culturali differenti nell’ambito dello stesso territorio nazionale, siano accomunate oltre che negli obiettivi perseguiti anche nelle iniziative adottate e possano integrarsi nel progetto di tutela.
2. ANALISI DEI PIANI