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UNA PROPOSTA DI STRUMENTO PER LA COMUNICAZIONE E CONDIVISIONE DI BUONE PRATICHE PIANIFICATORIE DA DESTINARE AGLI ENTI LOCALI: “LE SCHEDE”

Nel documento Informazioni legali (pagine 111-117)

Arch. Nicoletta Bajo

UNA PROPOSTA DI STRUMENTO PER LA COMUNICAZIONE E CONDIVISIONE DI BUONE PRATICHE PIANIFICATORIE DA DESTINARE AGLI ENTI LOCALI: “LE SCHEDE”

Il lavoro ha riguardato la redazione di schede contenenti protocolli per gli interventi di costru-zione o restauro degli elementi che compongono la rete ecologica: monitoraggio, cantieristi-ca, manutenzione, controllo, vigilanza ed eventuale regolamentazione d’uso.

Queste, sono state proposte per i diversi “ambiti spaziali” capaci realmente o potenzialmente di configurarsi come categorie ambientali strutturanti una rete ecologica, quindi come: buffer zones, stepping stones ed ecological corridors.

A tal fine è parso particolarmente utile ed interessante, strutturare l’organizzazione delle ca-tegorie relative al “sistema degli spazi vuoti” (e quindi della consultazione), utilizzando classi già definite, relative al “censimento del verde” (vedi elenco classi).

Le schede, tre per ciascuna delle classi prescelte, contenengono pertanto soluzioni progettuali (è previsto l’impiego di tecniche di intervento ambientale, quali l’ingegneria naturalistica), che, a seconda dei casi, favoriscono o ripristinano, la connettività ecologica.

La scheda è altresì corredata da eventuali casi esemplari italiani e/o stranieri per i quali, la soluzione “tecnologica” proposta, sia risultata efficace.

Ai fini di una più completa ed esauriente formulazione dello schema strutturale relativo al pro-totipo di scheda, ci si è avvalsi di esempi desunti da:

• Quaderno degli interventi.

(elaborato del Progetto di Rete Ecologica proposto ai fini del Piano Territoriale di Coordi-namento della Provincia di Milano).

• Archivio Esperienze.

(I.E.N.E., Infrastrutture stradali e frammentazione degli habitat). • Categorie dei tipi di trasformazione ad opera dell’uomo.

(A. Paolella).

L’aspetto fondamentale, relativo all’architettura del prototipo, risiede soprattutto nell’averne con-figurato la capacità di “lettura simultanea” (dell’intervento) alle diverse scale dimensionali. Il sistema ambientale come sistema di ecosistemi, infatti, evidenzia l’impossibilità di pensare alla modificazione di una singola parte, senza che la trasformazione si ripercuota ad ambiti territoriali di vasta scala.

Tra il livello superiore di area vasta, quello inferiore di area ristretta, fino ad arrivare a quello relativo all’intervento specifico (scala operativa), sussiste infatti un sistema di relazioni ecosi-stemiche, in ragione dell’organizzazione strutturale e funzionale del sistema stesso, tali da

esi-gerne il “controllo” e la “verifica” contemporanea.

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aree di gioco per l’infanzia campi gioco per bambini e ragazzi parchi Robinson

centri sportivi di base orti urbani e didattici

zoo e orti botanici esposizioni florovivaistiche

aree per esposizioni e mostre non permanenti giardini storici pubblici e privati

giardini d’acclimatazione

CLASSE N° 9 - Campi giooco e attrezzature sportive di base:

Si considerino ad esempio le opere di regimazione fluviale; qualunque intervento venga ope-rato in questo settore rimanderà all’insieme delle opere che agiscono per la regimazione del fiu-me, ma si relazionerà, ad esempio, anche agli interventi di manutenzione del territorio a livel-lo di Bacino ed in particolare a quellivel-lo del consolidamento dei versanti e della riforestazione. Ci saranno dunque relazioni con altre opere o sistemi di opere, con l’insieme delle condizioni ambientali, con l’assetto fisico e di uso e con l’assetto vincolistico, procedimentale, normativo definito dall’uomo.

L’utenza potenziale a cui si rivolgono tali “schede”, si immagina prevalentemente costituita da tutti gli enti locali che operano sul territorio e che hanno competenze sulla sua gestione, e con-seguentemente da tecnici ed imprese coinvolti negli interventi a seguito di specifici incarichi. L’archivio costituito dall’insieme delle schede viene proposto come sistema di supporto alle de-cisioni, ovvero uno strumento utile nella fase di valutazione e scelta tra diverse alternative di gestione o pianificazione del territorio, senza voler costituire alcun surrogato all’esercizio di specifiche competenze professionali, essendo la conoscenza dettagliata, in particolare quella relativa alla biologia delle specie e/o degli habitat in cui essa vive, insostituibile ad ogni ap-proccio modellistico.

L’obiettivo è invece quello di fornire uno strumento in più per assistere il processo di decisione e di analisi.

Pertanto, nell’ambito dei possibili interventi relativi ad un’area, è fondamentale operare una scelta corretta e non pregiudiziale, relazionata quindi ad un approfondita conoscenza del-l’ambiente e delle tecniche disponibili.

Le valutazioni tecniche sono da riferirsi ad alcune considerazioni chiave:

a) Gli interventi debbono ridurre al massimo gli effetti dell’opera nell’ambiente e ricucire l’in-terruzione di continuità causata dalla costruzione nell’unità ambientale interessata;

b) le “modifiche” da apportare, non debbono risultare inibitorie delle logiche evolutive el si-stema naturale, bensì debbono sviluppare condizioni di autonomia dell’ambiente, a favo-re quindi, delle consociazioni vegetali autoctone in evoluzione verso stadi di equilibrio pro-pri dell’area di intervento;

c) gli interventi hanno come obiettivo consolidare o implementare le condizioni di naturalità dei siti.

Pertanto delle “proposte” a favore di opere flessibili, che non si sovrappongano all’ambiente, ma che rendano possibile un equilibrio elastico eppure stabile, tra la conservazione delle ca-ratteristiche naturali e l’uso antropico; interventi effettuati in un’ottica sistemica, che alterino il meno possibile, direttamente e indirettamente, le componenti locali e remote dell’ambiente, mantenendo gli equilibri, naturalizzando le aree interessate e promuovendo lo sviluppo delle componenti biologiche attraverso l’impiego di tecniche adatte.

Un riferimento: l’ingegneria naturalistica

Un riferimento per migliorare la qualità dei manufatti in realzione alla conseravazione delle caratteristiche dell’ambiente ed a parità di funzione, sono le tecnologie adoperate dall’inge-gneria naturalistica.

Tale ingegneria, che continua a maturarsi sia a livello teorico che pratico, trae origine dalla conservazione delle tecniche già in uso nella mautenzione dei territori montani e dallo svilup-pare, sulla base delle esperienze “consolidate”, tecniche di intervento implicanti l’uso di ma-teriali vegetali viventi.

I caratteri d’intervento:

• recupero delle pratiche tradizionali e delle esperienze ad esse connesse; • progettazione e costruzione degli interventi sulla base della conoscenza dei siti;

• progettazione e realizzazione specifica per le finalità emerse e per le caratteristiche dl luo-go;

• esecuzione degli interventi dove si innescano i fenomeni e non a valle;

• applicazione di tecnologie maggiormente compatibili con le carattreistiche dell’ambiente: riduzione dell’impiego di macchinari in quanto il loro uso, in particolare in montagna, può comportare impatti molto elevati;

• uso di manodopera specializzata;

• scelta di interventi che innestino processi naturali con sviluppi autonomi;

• considerare lo sviluppo temporale degli interventi quali laboratori attraverso cui porecisa-re le tecniche e miglioraporecisa-re i risultati.

In tale disciplina, la considerazione del tempo e delle evoluzioni risulta fondamentale, bisogna rammentare che l’area o l’elemento oggetto dell’intervento non è statico, ma si modifica nel tempo; il progetto implica perciò la considerazione dei fattori evolutivi.

Queste modifiche, possono esser di tipo consolidativo, e cioè nel tempo il progetto migliora la sua capacità, la sua efficacia, interconnettendosi all’ambiente ed aumentando le proporie ca-pacità di regolamentazione; o altrimenti riduttivo, in questo caso, il progetto diminuisce la sua efficacia riducendo le proprie capacità regolamentative.

È questo il caso delle opere effettuate attraverso elementi artificiali in un contesto naturale. Il primo caso invece, può esser quello delle opere dove l’elemento costruttivo partecipa sim-bioticamente all’evoluzione del contesto in cui si situa in quanto i materiali e le tecniche, sono affini e compatibili alle caratteristiche dell’ambiente.

Quest’ultime sono opere elastiche, che meglio si adattano all’ambiente, modificandosi ed evol-vendosi con esso.

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L E S C H E D E

Nel documento Informazioni legali (pagine 111-117)