Dal punto di vista dell’informazione e della conoscenza vi- viamo un’epoca caratterizzata da una forte contraddizione. Da un lato, tramite le nuove tecnologie digitali e di rete c’è un’e- norme disponibilità di informazioni, teoricamente accessibile a tutti. Dall’altro lato è però evidente che le opinioni sono for- temente influenzate dalle immagini e dalle percezioni, più che dalle informazioni.
In questo contesto è quindi importante ripartire dai dati e dalle informazioni per avere un quadro non distorto della realtà. Ciò è ancor più vero in una materia, quale l’immigrazione, ca- ratterizzata sia da convinzioni precostituite sia da un comprensi- bile impatto emozionale.
Seguendo questo assunto e utilizzando fonti statistiche di indubbia qualità, nel capitolo 4 viene approfondito il tema dell’impatto economico e fiscale dell’immigrazione in Italia. Si inizia con la disamina della ricchezza prodotta dai lavoratori stranieri in termini di Pil, soffermandosi anche sugli effetti sul lavoro regolare e irregolare, per poi passare all’analisi dei con- tributi previdenziali versati dai lavoratori stranieri, fondamen- tali per l’equilibrio del sistema pensionistico italiano a lungo termine. Successivamente si descrive l’apporto al fisco italiano da parte degli occupati stranieri in termini di redditi dichiarati e imposte versate e si analizza l’impatto dell’imprenditoria stra- niera in Italia. Infine si discute la spesa pubblica complessiva
* Ufficio di Statistica del Ministero dell’Economia e delle Finanze - Dip. Finanze.
collegata all’immigrazione con un focus sulla quota di spesa re- lativa all’accoglienza.
Un aspetto particolarmente interessante che viene trattato nel capitolo riguarda l’apporto degli immigrati alle casse dello Stato italiano tramite il versamento delle imposte. Il pagamento delle imposte è uno degli elementi caratterizzanti i doveri dei cittadini, espresso nella Costituzione italiana nella Parte I «Di- ritti e doveri dei cittadini» (titolo IV «Rapporti politici»). L’ar- ticolo 53 recita infatti: «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Le impo- ste, nonostante la loro impopolarità, rappresentano un aspetto fondamentale di quel contratto sociale che lega tra di loro gli appartenenti ad una comunità organizzata nella forma di uno Stato. Le imposte versate dagli immigrati hanno quindi un va- lore emblematico della loro piena partecipazione alla vita del paese e del loro assoggettamento agli stessi doveri degli italiani, nonostante non rientrino in senso stretto nella nozione giuridica di cittadini.
Dall’analisi dei più recenti dati statistici estratti dalle di- chiarazioni Irpef, presentate nel 2016 (anno d’imposta 2015), emerge che 3,6 milioni di contribuenti sono nati all’estero, per un totale di reddito dichiarato pari a 49 miliardi di euro. La ti- pologia di reddito maggiormente dichiarata dai soggetti nati all’estero è il lavoro dipendente (quasi 3,2 milioni di soggetti). 2,3 milioni di contribuenti nati all’estero versano l’Irpef1, per
un ammontare complessivo di 7,2 miliardi di euro, pari al 7,5% del totale dell’Irpef. Si tratta di un ammontare molto rilevante, come termine di paragone basti pensare che corrisponde a più del doppio dell’ammontare della manovra correttiva dei conti pubblici richiesta all’Italia dalla Commissione europea a inizio 2017 (pari ad un ammontare di 3,4 miliardi di euro). In media i contribuenti nati all’estero versano 3.127 euro di Irpef all’anno. L’Irpef è l’imposta principale del nostro ordinamento, ma ov- viamente nel valutare il contributo complessivo al bilancio dello Stato occorrerebbe tener conto anche di tutte le altre imposte
1 1,2 milioni di contribuenti nati all’estero dichiarano un ammontare di reddito inferiore alle soglie di esenzione Irpef e non sono pertanto tenuti al pagamento dell’imposta. Un’incidenza simile di soggetti al di sotto delle soglie di esenzione si rileva anche per il totale dei contribuenti.
per le quali i dati statistici sulla quota di competenza dei nati all’estero non sono direttamente disponibili: si pensi all’Iva pa- gata su ogni acquisto di bene e servizio o alle accise che si pa- gano sui carburanti.
L’analisi per classi di reddito dei contribuenti nati all’e- stero evidenzia una generale maggiore incidenza di redditi bassi rispetto ai contribuenti nati in Italia. Il 49% dei contri- buenti nati all’estero ha un reddito inferiore ai 10.000 euro, percentuale che per i nati in Italia risulta invece molto infe- riore (28%). Questo dato, al netto degli effetti legati all’eva- sione fiscale, che possono essere presenti a prescindere dal pae se di nascita, è anche testimonianza della maggiori diffi- coltà che incontrano i soggetti nati all’estero rispetto ai nati in Italia a trovare un’occupazione che fornisca un reddito soddi- sfacente.
È anche possibile apprezzare l’andamento del fenomeno nel tempo, riprendendo i dati dell’anno d’imposta 2009 (il primo anno nel quale sono state effettuate le elaborazioni da parte del Mef - Dipartimento delle Finanze per la Fondazione Leone Mo- ressa), e confrontandole con le ultime disponibili. Da allora ad oggi si osservano circa 400.000 contribuenti nati all’estero in più, circa 200.000 soggetti in più che versano l’Irpef e 1,3 mi- liardi di maggiore Irpef versata (+13,4%). Anche l’Irpef media è aumentata di circa 300 euro. È evidente quindi il maggior apporto che nel corso degli anni i contribuenti nati all’estero stanno fornendo all’Erario italiano.
Un’altra preziosa fonte di dati per comprendere l’impatto economico degli immigrati è l’Osservatorio sulle Partite Iva (consultabile sul sito internet del Dipartimento delle Finanze, www.finanze.gov.it). Tramite questo strumento è infatti possi- bile farsi un’idea del mondo della piccola imprenditoria nel no- stro paese. Tra il 2009 e il 2016 sono state aperte circa 550.000 partite Iva da parte di soggetti nati all’estero2, su un totale di
circa 3,2 milioni, vale a dire che circa il 17% delle nuove par- tite Iva viene aperto da un soggetto nato all’estero. Si tratta di un’incidenza ben più alta della quota di nati all’estero nella po-
2 Il valore non comprende l’apertura di Partite Iva in forma societaria ed è pertanto limitato alle ditte individuali.
polazione italiana, che può essere interpretata come indicazione dell’operosità imprenditoriale dei soggetti nati all’estero.
L’Osservatorio sulle Partite Iva ci fornisce anche alcune in- formazioni aggiuntive sui nati all’estero. Ponendo l’attenzione sul continente di nascita, il maggior numero degli avvianti par- tita Iva proviene dall’Europa (39%) seguita dall’Asia (27%), dall’Africa (26%) e dalle Americhe (8%). Rispetto all’atti- vità economica si evidenzia che quella più rappresentata è il commercio (33%), seguito dai servizi (31%) e dall’industria (28%).
Nel periodo 2009-2016 l’analisi incrociata tra il paese di na- scita e il tipo di attività esercitata dai soggetti che hanno avviato una partita Iva mostra una specializzazione di alcune nazionalità rispetto a particolari attività. I dati in qualche caso confermano la percezione comune, in altri casi possono invece apparire sor- prendenti.
Con riferimento al commercio, il paese di nascita di gran lunga più rappresentato è il Marocco (39.000 imprenditori) evidentemente anche a seguito di un’immigrazione di lungo corso; segue il Bangladesh (22.000 imprenditori) che supera di poco la Cina (21.000), che è quindi soltanto il terzo paese più rappresentato, contrariamente a quanto si potrebbe percepire. Seguono il Senegal (12.000), la Romania (11.000), la Nigeria (9.000) e il Pakistan (9.000).
Il settore dei servizi, raccogliendo un insieme di attività molto varie (dall’alloggio e ristorazione alle attività professio- nali) presenta delle evidenze e delle concentrazioni per paese di nascita meno nette: in particolare nelle attività professionali e nei servizi alle imprese la distribuzione per paese non presenta picchi particolarmente interessanti. Si evidenzia invece una con- centrazione di presenze nel settore della ristorazione con la Cina (8.000), la Romania (4.000), l’Egitto (3.000), l’Albania (2.000), il Pakistan (1.000) e il Marocco (1.000).
Rispetto all’industria si riscontra un elevato numero di par- tite Iva nel settore delle costruzioni, concentrato sui nati in Romania (35.000 imprenditori), Albania (20.000), ma anche in Marocco (9.000), Egitto (7.000), Moldavia (3.000) e Macedonia (3.000). Nella manifattura il paese di nascita di gran lunga più rappresentato è la Cina (29.000 imprenditori), seguito da Roma- nia (3.000) e Marocco (2.000).
Una continua analisi statistica ed economica dell’immigra- zione, accompagnata da opportune forme di comunicazione, è elemento fondamentale per la comprensione del fenomeno da parte dell’opinione pubblica e per la sua migliore gestione da parte dei decisori politici.