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The Iron Heel (Il Tallone di Ferro) è un romanzo del 1907 dello scrittore

statunitense Jack London1 che colpisce per la sua accorata esposizione e per la

sue inusuali scelte stilistiche. Innanzitutto, gli avvenimenti sono raccontati in prima persona da un personaggio femminile, decisione insolita, in quel periodo, per un autore di sesso maschile. La narrazione, inoltre, si sviluppa su due livelli differenti perché il diario della protagonista viene presentato come un manoscritto ritrovato nel 2600 e recensito da un certo Anthony Meredith, il quale ne cura la prefazione e le note a piè di pagina per la pubblicazione. Questa soluzione, fortemente metaletteraria e straniante, informa il lettore, già dall'inizio, che la storia che si appresta a leggere non ha un lieto fine, che i personaggi a cui egli si affezionerà sono finiti tragicamente, ma che il loro sacrificio è servito a costruire un mondo migliore. London, famoso principalmente per romanzi d'avventura come The Call of the Wild (1903) e White Fang (1906), con The Iron

Heel esprime le sue aspirazioni socialiste e riesce a creare una toccante distopia

politica, in cui personaggi eroici ed idealisti si oppongono ad antagonisti corrotti e senza scrupoli, anche se, forse, la loro caratterizzazione risulta leggermente pedante e stereotipata.2

Nel 1932, Avis Everhard decide di raccontare la storia di suo marito, Ernest, un leader rivoluzionario giustiziato dalla parte avversa pochi mesi prima, mitizzandone la figura e ricordando frequentemente quanto fossero profondi l'amore e la dedizione che li univano.3

1 Jack London, pseudonimo di John Griffith Chaney, nasce a San Francisco nel 1876. Personaggio borderline dalla vita travagliata, prima del successo editoriale, cambia diversi lavori, principalmente umili, e vive per un determinato periodo di tempo come vagabondo. La passione per la scrittura e le sue notevoli capacità letterarie, che lo portano a sperimentare diversi generi, dalla narrativa avventurosa alla fantascienza, lo consacrano come uno dei più importanti autori statunitensi della storia e uno dei più tradotti all'estero. Di ideologia socialista, nel 1896 si iscrive al SLP, Social Labour Party, mentre nel 1901 si unisce al SPA, Social Party of America. La fama e la ricchezza, però, lo allontanano, poco a poco, dalla sua filosofia proletaria. Muore, probabilmente suicida, a soli 40 anni, nel 1916.

2 D. Guardamagna, op. cit., pp.72-73; F. Muzzioli, op. cit., p.68. 3 Ivi, pp.68-69.

Ma di tutto rimane soltanto questo: ho fatto felice Ernest. Sono entrata nella sua vita tempestosa non come un elemento di disordine, ma come un elemento di pace e riposo. Gli ho portato la calma: fu il mio dono d'amore a lui, e il segno infallibile di non essere venuta meno. Riuscire a far dimenticare, suscitare la luce della gioia in quei poveri occhi stanchi: ecco la mia gioia. E poteva essermene riservata una maggiore? Quei cari occhi stanchi! Si prodigò sempre come pochi hanno mai fatto, tutta la sua vita si prodigò per gli altri. Tale fu la misura della sua umanità. Era un umanitario, una creatura d'amore. Col suo spirito battagliero, il suo corpo di gladiatore e il suo genio d'aquila, era dolce e tenero con me, come un poeta, ma un poeta che viveva i suoi canti nell'azione. Sino alla morte cantò la canzone umana, la cantò per puro amore di questa umanità per la quale diede la sua vita e fu crocifisso. E tutto questo, senza la minima speranza d'un premio futuro. Nella sua concezione del mondo non esisteva vita futura. Lui, che fiammeggiava d'immortalità, la negava a se stesso; e questo era il più gran paradosso della natura. Quello spirito ardente era dominato dalla filosofia fredda e incresciosa del monismo materialistico. Quando tentavo di confutare le sue idee, dicendogli che misuravo la sua immortalità dal volo della sua anima, e che mi sarebbero occorsi secoli per conoscerla a fondo, rideva, e le sue braccia si tendevano a me; mi chiamava la sua dolce metafisica, e ogni stanchezza spariva dai suoi occhi; io vi intravedevo quella fiamma d'amore che, da sola, era una nuova e sufficiente affermazione della sua immortalità. [...] Sostenevo che lo spazio è un'apparizione di Dio, e l'anima una proiezione della sua essenza; e quando lui mi chiamava la sua dolce metafisica, io lo chiamavo il mio immortale materialista; e ci amavamo ed eravamo felici.4

Scrive, così, un diario in cui riporta “una pagina di storia scritta con sangue e lacrime”5 ed analizza gli eventi più rilevanti, che, a partire dal 1912, portano

4 Jack London, Il Tallone di Ferro, Milano, Feltrinelli, 2004, p.140. 5 Ivi, p.39.

all'affermazione di una tirannia oligarchica, il cosiddetto Tallone di Ferro, e allo sviluppo di una resistenza rivoluzionaria che ad esso si oppone.

La giovane donna è figlia di John Cunningham, scienziato e professore di Fisica alla State University di Berkeley, mentre Ernest è un politico socialista testardo, intelligente e passionale, proveniente dalla classe operaia. Aveva fatto il maniscalco, ma quando conosce la sua futura moglie, lavora come scrittore e traduttore di testi scientifici e filosofici per una piccola casa editrice. Nonostante le differenze che li dividono, si innamorano. Inizialmente, Avis non comprende la ragioni che muovono il ragazzo perché è all'oscuro delle dinamiche sociali della società in cui vive, ma, quando, grazie alla guida di Ernest6, acquista

consapevolezza dello sfruttamento, dell'alienazione e delle ingiustizie che la circondano, si fa coinvolgere nella lotta e si trasforma, con il passare degli anni, in una rivoluzionaria abile e determinata, capace addirittura di lavorare sotto copertura per lo spionaggio socialista. La loro relazione fiorisce proprio mentre si aggrava la situazione politica. Il sostegno della famiglia Cunningham alla causa socialista e a Ernest, che attraverso i suoi comizi e le sue pubblicazioni crea sempre più scompiglio nell'opinione pubblica, e il matrimonio dei protagonisti vengono visti dall'élite dominante come un tradimento e portano a drastiche conseguenze. John viene allontanato dall'università e censurato, i suoi conti vengono prosciugati, la sua casa pignorata e, insieme ai novelli sposi, è costretto a trasferirsi nel quartiere proletario. Nel frattempo, a livello nazionale, si stronca ogni forma di dissenso e di dubbio: alcuni esponenti della classe alta dimostratesi più sensibili di altri ai problemi sociali, come il vescovo Morehause, vengono screditati e “banditi”, mentre gli oppositori, come il candidato

6 Ivi, p.64: "La mia prima impressione era stata sfavorevole, poi mi ero sentita attratta da lui. Quindi era seguito un moto di repulsione il giorno in cui aveva insultato la mia classe e me stessa, ma ben presto mi ero resa conto che non aveva per niente calunniato il mondo in cui vivevo, che tutto quanto aveva detto di duro e di amaro era vero; e più che mai mi avvicinai a lui. Divenne il mio oracolo. Ai miei occhi, strappava la maschera della società e mi lasciava intravedere certe verità incontestabili quanto spiacevoli"; p.128: "Che fosse il mio amore per Ernest a far di me una rivoluzionaria, o la chiara visione da lui offertami della società in cui vivevo, non saprei dire. Ma rivoluzionaria divenni, e fui travolta da un turbine di avvenimenti che appena tre mesi prima mi sarebbero sembrati impossibili. La crisi del mio destino coincise con grandi crisi sociali.”

democratico Hearst7, vengono esautorati e ridotti in miseria. I giornali e le case

editrici socialiste vengono chiuse. Nascono le Centurie Nere, “un'evoluzione degli agenti segreti del capitalismo”8, squadroni reazionari, violenti e provocatori,

tacitamente sostenuti dalla plutocrazia, che richiamano le omonime bande ultraconservatrici e filozariste organizzate durante la Rivoluzione Russa del 1905.

La grande massa dei lavoratori, già stremata dalla crisi di produzione che si sta profilando e privata dell'opzione democratica, comincia a sostenere il partito socialista. Si organizzano diversi scioperi, sistematicamente repressi nel sangue dalla polizia e dalle Centurie. Il contrasto sociale esplode nel 1913, anno decisivo che segna la completa affermazione della dittatura oligarchica negli USA, ma anche l'inizio di una trasformazione mondiale. Nel dicembre del 1912, infatti, la crisi porta ad una dichiarazione di guerra tra Stati Uniti e Germania:

L'oligarchia voleva la guerra contro la Germania, per molte ragioni; perché aveva molto da guadagnare negli avvenimenti vari che avrebbe suscitato un simile conflitto, in quello scambio di trattati internazionali e nella firma di nuove alleanze. Inoltre, il periodo delle ostilità doveva portare un consumo notevole di surplus nazionale, ridurre le fila degli scioperanti che minacciavano tutti i paesi e dare all'oligarchia il tempo di maturare i suoi disegni e attuarli. Un conflitto di quel genere l'avrebbe messa virtualmente in possesso di un mercato mondiale. Le avrebbe dato un esercito permanente che non avrebbe ormai più dovuto congedare. Infine, nella mente del popolo, il motto: "America contro Germania" avrebbe dovuto sostituire l'altro: "Socialismo contro Oligarchia". E la guerra avrebbe dato effettivamente tutti questi frutti, se non ci fossero stati i socialisti.9

7 L'autore si riferisce a William Randolph Hearst (1863-1951), famoso editore ed imprenditore statunitense, uno dei padri del giornalismo a larga diffusione. La sua figura, oltre che London, ispira anche il geniale regista americano Orson Wells (1915-1985) per lo sviluppo del protagonista del suo capolavoro cinematografico, Citizen Kane (1941).

8 J. London, op. cit., p.134. 9 Ivi, p.159.

Grazie ad uno sciopero generale in entrambe le nazioni, però, la dichiarazione di guerra viene ritirata. Il successo di questa operazione porta alla Rivoluzione in diversi stati e con diversi esiti. In Germania, Italia, Francia, Australia e Nuova Zelanda nascono delle repubbliche cooperative a stampo socialista. Il Giappone, invece, riesce non solo a reprimere le rivolte interne ma a conquistare gran parte dell'Asia, India esclusa. Canada, Messico e Cuba, grazie all'appoggio statunitense, impongono “un governo di pochi”. In America, le varie forze politiche di sinistra, pur avendo possibilità di vittoria, non riescono a concordare una strategia comune, anche perché l'oligarchia garantisce favoritismi e sovvenzionamenti a determinati gruppi sindacali, le Big Unions. Il progetto eversivo fallisce miseramente e il Tallone si consolida sempre più attraverso repressione, controlli personali10, arresti, esecuzioni sommarie, scontri e

attentanti provocati dagli stessi agenti del potere, ma la cui colpa ricade sulla controparte politica11. In opposizione, si creano dei Gruppi di Combattimento e

una complessa rete clandestina di lotta e resistenza.

Nel 1915, dopo aver passato due anni in prigione con la falsa accusa di terrorismo, Ernest evade insieme ad altri compagni ingiustamente condannati e ritorna ad essere una delle figure di spicco dell'organizzazione. Purtroppo, però, la Prima Rivolta, con la tragica esperienza della Comune di Chicago del 1917, finisce, come già gli altri precedenti scontri citati, affogata nel sangue dalla polizia e dai mercenari assoldati dai “padroni”. Il movimento, però, non ne esce totalmente sconfitto. Cerca di riorganizzarsi e preparare una seconda rivoluzione. Avis, che aveva rischiato la vita a Chicago, ormai divenuta una fiera soldatessa dell'organizzazione, dimostra una particolare freddezza nell'analizzare la disfatta:

10 Ivi, p.196: Nei primi anni della dittatura oligarchica descritta, i clandestini riescono a cambiare identità e a proseguire la resistenza grazie ad una rete che si occupa di documenti falsi. Avis, però, racconta che, col tempo, tutto diventa più complicato e pericoloso, perché "il sistema dei passaporti fu così perfezionato che tutti, uomini donne e bambini, furono registrati, e seguiti nei loro spostamenti."

11 Un esempio di questa strategia è la bomba scoppiata al Congresso nel 1913, che porta all'arresto di Ernest e di altri esponenti socialisti. La ricostruzione di Meredith afferma che il vero colpevole è un condannato a morte, un certo Pervaise, a cui il Tallone garantisce la libertà in cambio dell'attentato.

La paura della morte, mia o degli altri, mi aveva abbandonata. Per una strana esaltazione, mi sentivo una creatura nuova in una nuova vita. Nulla aveva importanza. La Causa era perduta, questa volta, ma avrebbe potuto trionfare domani, più giovane e ardente che mai. Così potei osservare con calmo interesse gli orrori che si scatenarono nelle ore successive. La morte non significava nulla, ma la vita non significava di più. Ora osservavo gli avvenimenti con attenta obiettività; trascinata dalla corrente, vi prendevo parte con la stessa curiosità. La mia mente s'era levata alla fredda altezza delle stelle e aveva colto, impassibile, una nuova scala dei valori. Se non avessi fatto così credo che sarei morta.12

Nel 1932, Ernest, pochi mesi prima della nuova offensiva che egli stesso aveva contribuito a pianificare, viene ucciso. Avis si rifugia a Wage Robin Lodge e comincia a scrivere il Manoscritto Everhard. Catturata o uccisa dai nemici, però, lascia l'opera incompleta. Il diario, ritrovato nascosto in un tronco d'albero, si interrompe alla vigilia della Seconda Rivolta. Anthony Meredith, secoli dopo, ci informa che anche questo tentativo viene soffocato con violenza dal Tallone, che riusce a dominare per oltre trecento anni, prima che l'umanità raggiunga un periodo di pace e giustizia, l'era della Fratellanza Umana.

The Iron Heel è principalmente un attacco al capitalismo, che, secondo London,

è capace di millantare intenti utopici e, allo stesso tempo, trascinare i non allineati al regime e i non appartenenti alle classi abbienti in una spirale discendente di repressione, sfruttamento e povertà. Il potere descritto è un Tallone di Ferro pronto, non solo metaforicamente, a schiacciare tutto ciò che lo circonda, è avido, primordiale e brutale, è come “un uomo delle caverne vestito da sera”13 desideroso di accumulare e guadagnare. Vanesio e superficiale, però,

è anche desideroso di bellezza, progresso, arte e architettura. Durante il dominio oligarchico, infatti, un numero imprecisato di lavoratori schiavizzati edifica le

12 J. London, op. cit., p.241.

13 Ivi, p.66: "Se vieni, vedrai l'uomo delle caverne, in abito di società, difendere coi denti, ringhiando, il suo osso. Ti prometto un vero pandemonio, e la vista edificante della natura della bestia."

meravigliose città di Ardis e Asgard, in grado di proiettare l'imponenza dell'autorità attraverso la grandiosità delle costruzioni. L'utilizzo dell'edilizia come una forma “diretta e inequivocabile” di propaganda14 è una caratteristica dei

regimi dittatoriali che l'autore è in grado di prevedere. Le liturgie nazionali naziste, fasciste e socialiste, infatti, enfatizzano la monumentalità tanto che lo storico George Mosse riprende il concetto di “architettura parlante”15

dell'urbanista francese del XVIII sec. Claude Nicolas Ledoux, per chiarificare l'ambizione totalitaria di ispirare riverenza e timore nell'osservatore attraverso gli edifici.16 London analizza il problema dell'ingiustizia sociale anche in altre opere,

principalmente racconti brevi, alimentando sempre la denuncia di classe con impeti rivoluzionari. In The Minions of Midas (1901), un gruppo anarchico ricatta con azioni violente diversi magnati, in A Curious Fragment (1908), il mondo schiavizzato dalla dittatura del Tallone di Ferro ritorna attraverso le parole di un menestrello, in Goliath (1908) uno scienziato, utilizzando le sue scoperte tecnologiche come arma contro i governi, ottiene il crollo del capitalismo e la nascita di una società socialista, mentre in The Dream of Debs (1909) uno sciopero generale prolungato porta la nazione alla rovina e alla guerra civile.17 Il

proletariato, “il popolo dell'abisso” di derivazione wellsiana, in The Iron Heel è un“soggetto subalterno”18 dall'infelice e cinico destino: vessato dal nemico per

antonomasia, l'oligarchia capitalista, è usato come una mera pedina in nome di un fine superiore anche dai socialisti e dalle menti rivoluzionarie che vorrebbero salvarlo.

Ci sarebbero stati momenti terribili e il sacrificio di molte vite, ma nessun rivoluzionario si lascia fermare da questo tipo di considerazione. Nel nostro piano, dipendevamo molto persino dal popolo non organizzato dell'abisso,

14 G. Mosse, La nazionalizzazione delle masse, cit., p.85.

15 Ivi, p.84: “La scuola classica francese, di cui egli [Ledoux] fu il capo, inclinava anche verso il monumentale e realizzava perciò «un'architettura parlante», così chiamata perché narrava allo spettatore gli scopi cui era destinata senza l'ausilio di inutili decorazioni, anzi il più delle volte facendo uso delle sole strutture monumentali”.

16 Ivi, p.85.

17 D. Guardamagna, op. cit., pp.72-73. 18 F. Muzzioli, op. cit., p.68.

che doveva essere sguinzagliato verso i palazzi e le città dei padroni. Che cosa importavano la perdita di vite e la distruzione delle proprietà? La bestia dell'abisso avrebbe ruggito, la polizia e i Mercenari avrebbero ucciso. Ma la bestia dell'abisso avrebbe ruggito per qualunque causa e gli sterminatori di professione avrebbero ucciso con ogni mezzo. Così, i vari pericoli che ci minacciavano si sarebbero neutralizzati a vicenda.Nel frattempo, noi avremmo fatto il nostro lavoro, in gran parte indisturbati, e avremmo conquistato il controllo della macchina della società.19

I rappresentanti del proletariato di London, però, contrariamente a quelli di H.G. Wells, pur essendo estremizzati, abbruttiti e sofferenti, hanno dignità. Risultano più reali e comprensibili in quanto calati in un contesto fantascientifico appena abbozzato: l'autore fonde e confonde la storia con l'immaginazione e crea una società affine a quella del lettore che, per quanto iperbolizzata, è comunque verosimile ed ispirata alle tendenze della contemporaneità, indirizzando così l'empatia del pubblico verso gli sfruttati. I processi che portano il Tallone di Ferro al potere sono strutturati così lucidamente da riuscire ad anticipare alcune metodologie politiche adoperate, ancora attualmente, sia dai totalitarismi, sia dalle democrazie per controllare le società governate: strategie della tensione, stragi di stato, spionaggio, agenti provocatori e forze dell'ordine violente, controllo dei mass-media, incidenti simulati volti a scandalizzare o spaventare l'opinione pubblica e giustificare rappresaglie e restrizioni giuridiche contro minoranze sovversive, trasformazione dei ribelli in terroristi e frammentazione delle opposizioni in base al principio del Divide et Impera.20

Nel 1937, il rivoluzionario russo Lev Trotzkij, a cui Joan, figlia di London e sostenitrice dell'esule sovietico, invia una copia dell'opera del padre, commenta così il romanzo:

Niente colpisce maggiormente nell'opera di Jack London che la sua previsione veramente profetica dei metodi che il Tallone di Ferro userà per

19 J. London, op. cit., p.226.

mantenere il suo dominio sull'umanità calpestata. […] Al di sopra delle masse dei diseredati si innalzano le caste dell'aristocrazia operaia, dell'armata pretoriana, dell'apparato poliziesco onnipresente e dell'oligarchia finanziaria che corona l'edificio. Leggendo queste righe non si crede ai propri occhi: è un quadro del Fascismo, della sua economia, della sua tecnica di governo e della sua psicologia politica. Una cosa è indiscutibile: dal 1907 Jack London ha previsto e descritto il regime fascista come il risultato ineluttabile della sconfitta della rivoluzione proletaria. Qualunque siano gli errori di dettaglio del romanzo – e ve ne sono – non possiamo non inchinarci dinanzi all'intuizione potente dell'artista rivoluzionario.21

Il romanzo, infatti, che in Russia conquista una discreta fama, anche grazie alla trasposizione cinematografica del 1919 di Vsevolod Pudovkin (1893-1953) e di Vladimir Gardin (1877-1965)22, in Italia e Germania viene censurato.23

La descrizione della clandestinità e degli scontri risulta profetica ed angosciante perché preannuncia letterariamente quella che sarà la feroce esperienza di partigiani e dissidenti impegnati nella resistenza al dittatore di turno in varie parti del mondo, a partire dall'affermazione del Fascismo nel 1922. I personaggi di

The Iron Heel, infatti, si muovono in un clima di totale insicurezza, pericolo e

doppiogiochismo: le spie sono ovunque, infiltrate in entrambi gli schieramenti. Per reggere la tensione emotiva, bisogna imparare a dominare il proprio carattere e a saper recitare bene la propria parte, perché qualunque esitazione può costare la vita e mettere a rischio la causa.

Obbedii, esercitandomi parecchie ore al giorno a seppellire definitivamente l'Avis Everhard di un tempo sotto la pelle d'una donna nuova che potrei chiamare il mio altro io. A questo risultato si può arrivare solo lavorando con

21 “Lettera di Lev Trotzkij a Joan London” (1937) cit. in D. Guardamagna, op. cit., p.73.

22 Amy Sargeant, Vsevolod Pudovkin, Classic films of the Soviet Avantgard, London, I.B. Tauris, 2000, p.1.

tenacia: mi applicavo infatti quasi senza interruzione persino intorno ai particolari minimi della intonazione di voce, sinché quella del mio nuovo essere non fu stabile e meccanica. Possedere quest'automatismo era la condizione prima ed essenziale per riuscire nello scopo. Bisognava arrivare al punto d'ingannare me stessa. […] Per i nostri travestimenti, era necessario che ci esercitassimo fino a che la nostra parte artificiale fosse

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