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L‟Istituto di cure marine di Tirrenia

4. Gli anni Cinquanta

4.1 L‟attività dell‟ente

4.1.3 L‟Istituto di cure marine di Tirrenia

Dopo la liberazione di Pisa dalle truppe nazifasciste e l‟insediamento del nuovo consiglio d‟amministrazione dell‟ECA, la preoccupazione principale fu quella del ritorno dell‟Ospizio Marino di Bocca d‟Arno vicino al mare. Dopo varie peregrinazioni, molto dispendiose, il presidente dell‟ECA, Castellani, venuto a conoscenza che la colonia Vittorio Emanuele III a Calambrone224 stava per venire resa libera dal Sovrano Ordine Militare di Malta (SMOM), istruì le pratiche necessarie per trasferire i ricoverati nella colonia stessa. Qui l‟Ordine aveva istituito un ospedale per reduci e partigiani affetti da tubercolosi ossea e ostiomelite sin dal 1946, grazie ad una convenzione con il Ministero della Difesa, che aveva requisito la colonia durante la guerra.

La colonia fu concessa solo temporaneamente, fino alla riedificazione del vecchio istituto. Era impossibile procedere alla ricostruzione dello stabile che aveva già accolto l'Ospizio marino perché troppo onerosa per le misere casse dell'ECA, ma comunque i suoi consiglieri provvidero a svolgere tutte le pratiche presso gli organi competenti, al fine di procedere non appena fossero stati trovati i fondi necessari. La località dove originariamente sorgeva l‟Ospizio non risultò tuttavia idonea poiché le erosioni prodotte dal mare avevano completamente asportato l‟arenile minacciando effetti ancor più gravi per un eventuale costruzione. Furono perciò presi accordi per acquistare un terreno edificabile nella zona di Tirrenia, vicino alla spiaggia e alla pineta, il luogo ideale per un ente che si prefissava come scopo la cura dei bambini225.

L‟Istituto era aperto tutto l‟anno e ospitava minori inviati esclusivamente a scopo profilattico. Erano rigorosamente respinte le forme, anche iniziali, di tubercolosi polmonare e laringea, e di tutte le altre malattie infettive o parassitarie che ponevano rischi, seppur minimi, di contagio. L‟età degli ammessi non doveva essere inferiore ai cinque anni, né superiore ai dodici per i maschi e ai quattordici per le femmine. L‟istituto lavorava in stretto contatto con i consorzi provinciali antitubercolari, con il Comitato provinciale orfani di guerra, con l‟INPS e

224 Calambrone era stata sede, durante il ventennio fascista, del Collegio di Villa Rosa Maltoni

Mussolini, istituto che ospitava le bambine orfane di postelegrafonici.

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l‟ONMI, non solo della Toscana ma di tutta Italia. Ospitò e curò decine di bambini provenienti da Chieti, Ferrara, Brescia e in particolare da Modena, il cui Ufficio provinciale degli Illegittimi aveva una fitta corrispondenza con lo staff dell‟Ospizio, per permettere agli infanti non riconosciuti della città di godere delle cure dell‟istituto pisano226.

L‟aver puntato sullo sviluppo del reparto profilattico piuttosto che di quello chirurgico, fece sì che l‟ente riuscì a sopravvivere alle devastazioni della guerra, adattando al meglio la propria attrezzatura. Cosa che non accadde per l‟Istituto marino di Firenze, costretto alla chiusura. Ma la vocazione principale dell‟Ospizio era sempre stata quella della chirurgia e si cercò di ripristinarla anche nel dopoguerra.

Nel 1951 venne aperto un reparto chirurgico ortopedico, costola amministrato dall'ECA; tra i più rinomati complessi del genere in Italia, esso disponeva della più moderna attrezzatura per qualunque trattamento chirurgico, ortopedico e fisioterapico (in parte ereditata dall‟omologo istituto fiorentino), ed era diretta da uno dei più illustri esponenti della scuola ortopedica italiana, il prof. Mario Paltrinieri227. Il reparto, che disponeva di settantacinque posti letto,aveva sede in via del Risorgimento, nel palazzo della casa dell‟Assistenza, riparato dal Genio Civile in seguito alle devastazioni provocate dalla guerra con i finanziamenti del Ministero dei lavori pubblici. In esso trovavano ospitalità tutti quei bambini bisognosi e affetti da deformazioni derivanti da paralisi infantili o da postumi di ferite subite durante la guerra, che sotto la guida di chirurghi e sanitari specializzati, ricevevano le migliori e più aggiornate cure per la scienza ortopedica del periodo.

Non appena ebbe raggiunto il pieno insediamento nell‟edificio acquistato a Tirrenia, l‟istituto cambiò denominazione da “Ospizio Marino di Bocca D‟Arno” a “Istituto di cure marine di Tirrenia” (ICM). Furono organizzate, al suo interno, anche le scuole elementari, dalla prima alla quinta, e la scuola materna, in modo che i bambini ricoverati non perdessero per lunghi periodi l‟accesso

226 Cfr. ASPi, Fondo Ente comunale di assistenza di Pisa e delle Opere Pie aggregate, b. 999,

“Statistiche 1950-1953”.

227 Il professor Paltrinieri era docente di ortopedia presso l‟Università di Pisa e per lungo tempo

aveva collaborato con gli Ospizi Marini di Firenze. Dal 1 maggio del 1951 divenne, oltre che direttore della clinica, anche Direttore Sanitario dell‟Ospizio Marino di Bocca d‟Arno.

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all‟istruzione228

. Nel gennaio del 1951 venne stipulata una convenzione per l‟inserimento del servizio odontoiatrico per i casi più urgenti, in collaborazione con il medico di Livorno Giuseppe Mariani.

Appena insediatosi, Paltrinieri definì subito il personale necessario al buon funzionamento del nuovo reparto chirurgico: oltre al direttore sanitario e a quello amministrativo, erano presenti due infermiere, una cuoca, un aiuto-cuoca, una dispensiera, una guardiarobiera, cinque inservienti e un addetto alla manutenzione apparecchi, per una spesa ammontante a 280mila lire mensili. Insieme alla voce del personale vi erano anche quelle riguardanti il vitto e le spese generali (manutenzione, mobilio, illuminazione, acqua, ecc.), per un totale di 1 milione e mezzo di lire al mese a carico dell‟Ente comunale. A bilanciare le spese sarebbero intervenute le entrate provenienti dalle rette degli ammalati ricoverati in proprio e da quelle degli ammalati ricoverati per conto di enti assicurativi (ENPAS e INADEL), mentre gli ammalati ricoverati per scopi di beneficenza (quelli assistiti dall‟ECA), avrebbero ricevute cure gratuite. Altre voci di entrata erano costituite da piccoli interventi chirurgici, radiografie, visite mediche e fisioterapie229.

La clinica fu inaugurata il 23 ottobre del 1951, alla presenza di molti specialisti del settore chirurgico. Le camere avevano un prezzo giornaliero di 4000 £ se di prima classe e di 2.500 se di seconda, una cifra alla stregua di quella di altri enti affini. Nel 1958 la retta negli Ospedali Riuniti di Livorno e dell‟Ospedale di Lucca era di 2.500 £, dell‟Istituto dei Rachitici, reparto ortopedico di Milano, era di 2.650 £, dell‟Istituto ortopedico toscano di Firenze era di 2.950 £, dell‟Ospedale di “Santa Maria Nuova” a Careggi di Firenze era di 3.200 £. Il reparto al mare di Tirrenia aveva invece una retta di 1.000 £ al giorno, alzata nel 1959 a 1.500 £ per l‟aumento dei costi dei generi alimentari, del materiale sanitario e del personale. Tale retta non superava quella fissata per i tubercolotici non abbienti a carico del Comune230.

228

Cfr. M. Paltrinieri, “È sorta in Italia una nuova clinica ortopedica”, in “Archivio Putti di chirurgia degli organi di movimento”, vol. II, 1952.

229 Cfr. ASPi, Fondo Ente comunale di assistenza di Pisa e delle Opere Pie aggregate, b. 1030, pp.

23-29.

230

Cfr. ASPi, Fondo Ente comunale di assistenza di Pisa e delle Opere Pie aggregate, b. 1030, pp. 17-18. La clinica era stata sovvenzionata dalla Cassa di Risparmio di Pisa. Questa la targa apposta il giorno dell‟inaugurazione e decisa dai consiglieri dell‟ECA: “Questo edifico donò all‟Ente comunale di Assistenza la Cassa di Risparmio di Pisa concorrendo anche all‟attrezzatura sanitaria

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Nel settembre del 1952, tramite una convenzione stipulata con l‟università, il reparto chirurgico ortopedico venne trasformato in clinica e gestito dalla facoltà di medicina; in pratica l‟istituzione aveva, tra le sue multiformi attività, una funzione scientifica e didattica, esplicata tramite un‟aula per le lezioni e una biblioteca. L‟importanza assunta da questa clinica, anche in relazione a quella degli altri enti amministrati dall‟ECA di Pisa, è posta in risalto dal fatto che il Comitato amministrativo decise di costituire, all‟interno del consiglio, due Commissioni separate, una per l‟amministrazione dell‟ECA e l‟altra per quella l‟Istituto marino. La prima, chiamata “Commissione per la beneficenza”, era composta da Marsili, Gaddi, Troisi e Frosini, mentre la seconda era formata dai consiglieri Duranti, Cambi e Rosselli231.

Nel febbraio del 1953 l‟ICM fu chiamato a ospitare oltre cento bambini e

bambine dell‟Europa settentrionale provenienti dalle zone colpite

dall‟inondazione del mare del Nord, nota come Watersnoodramp, verificatasi nella notte tra il 31 gennaio e il 1° febbraio e che causò la morte di oltre 2000 persone in Olanda, Regno Unito, Scozia e Belgio232.

Nello stesso anno, un contenzioso apertosi tra il Sovrano Ordine di Malta e il Commissariato Nazionale della Gioventù Italiana, proprietario dello stabile, sul rimborso da ottanta milioni che l‟Ordine chiedeva per il restauro dell‟edificio, fece sì che l‟Istituto e i 100 bambini da esso ospitati, di cui molti ingessati, ricevessero un ordine di sfratto. Tramite l‟energico intervento del presidente dell‟ECA Castellani e la riunione tenutasi tra il prefetto e i rappresentanti dei vari interessi coinvolti, si giunse ad un accordo che permise all‟istituto di prolungare la sua presenza nell‟edificio233

.

perché ai fanciulli dell‟Ospizio Marino di Boccadarno indigenti e bisognosi di cure la recuperata salute apra le vie della vita serena e del fecondo lavoro. Anno MCMLI”.

231 Cfr. ASPi, Fondo Ente comunale di assistenza di Pisa e delle Opere Pie aggregate, b. 1030,

verbale della riunione del 7 dicembre 1951.

232 Cfr. “Solidarietà per gli alluvionati”, in “La Nazione”, 06/02/1953.

233 Cfr. ASPi, Fondo Prefettura di Pisa (archivio di gabinetto), b. 53, “Calambrone. Colonia

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