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1. Dalla carità all‟assistenza

1.3 L‟Ente Opere Assistenziali

Al tentativo di dare maggiore impulso alle politiche verso le giovani generazioni voluta dal nuovo segretario del partito Giuriati, rispose la creazione dell‟Ente Opere assistenziali (EOA), diretta emanazione del PNF e con funzioni di coordinamento dell‟assistenza a livello provinciale55

. Essi vennero costituiti in ogni Federazione provinciale del partito ed erano diretti dal relativo segretario comunale. Il loro compito principale doveva essere quello di riorganizzare le colonie climatiche infantili seguendo le nuove norme impartite dalla Direzione generale di Sanità del Ministero dell‟Interno e del Partito per le Colonie. Ciò non escludeva la possibilità di altri tipi di intervento, infatti nel Comitato provinciale dell‟EOA figuravano anche soggetti non legati ad associazioni rivolte alla tutela dell‟infanzia, come il presidente della Federazione provinciale dell‟Associazione

54 Cfr. M. Paniga, “Welfare ambrosiano …”, op. cit., pp. 37-38.

55 La creazione dell‟Ente Opere Assistenziali risale al Foglio d‟ordine della segreteria centrale del

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Nazionale Combattenti o il medico provinciale56. Le altre funzioni riguardanti l‟organizzazione dell‟assistenza generica emersero soprattutto in seguito all‟apparizione delle ripercussioni della crisi finanziaria statunitense sull‟economia italiana, non solo sulla base dell‟esperienza positiva sino ad allora dimostrata con le colonie infantili, ma anche perché già previsto dalle gerarchie fasciste. Esse riguardavano principalmente la creazione di mense per la distribuzione di pasti gratuiti e di dormitori per i senzatetto.

L‟istituzione dell‟Ente Opere Assistenziali, avvenuta con il foglio d‟ordine del partito fascista n. 4 del 28 agosto del 1926, aveva l‟obiettivo di far confluire sotto il controllo e la direzione del partito tutte le iniziative benefiche estranee alle Opere Pie. L‟anno successivo fu istituito anche un Ufficio Opere Assistenziali che aveva il compito di coordinare l‟assistenza svolta dai Fasci femminili. La funzione iniziale dell‟EOA era di semplice supporto a quella svolta dall‟ONMI per la tutela di donne e bambini. La loro azione era alquanto limitata e dipendeva dallo spirito d‟iniziativa dei singoli federali e dalle disponibilità finanziarie che, per tutto il corso degli anni Trenta, saranno fortemente influenzate dalla crisi economica. Milano e Torino si rivelarono ben presto i comuni più attivi, e furono i primi a creare gli Enti Opere Assistenza Invernale (EOAI), organizzazioni parallele alle EOA con il compito di fornire aiuti alla popolazione durante la stagione fredda. Per essere ammessi all‟assistenza bisognava essere iscritti all‟Ufficio di collocamento, mentre alcune delle categorie più deboli erano escluse, come venditori ambulanti e mendicanti, rivelando nuovamente l‟impostazione organicista alla base dei provvedimenti di carattere sociale. L‟esperienza torinese fu particolarmente positiva perché vi fu il connubio tra gli esponenti del partito a livello locale e le élites cittadine, sia nobiliari che economiche, in particolare la Fiat, che offrì un finanziamento in denaro e altre forme di aiuto materiale. L‟iniziativa privata di cittadini, enti e aziende, rimarrà sempre, anche nel periodo repubblicano, un fattore determinante per la riuscita dei vari progetti varati dai governi in questo settore.

Con le dimissioni di Giuriati nel dicembre del 1931 e l‟elezione a segretario del PNF di Achille Starace, si ebbe un‟ulteriore svolta organizzativa

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finalizzata verso una maggiore uniformità, a livello nazionale, delle pratiche assistenziali. Attraverso colloqui con i federali, ispezioni e numerosi questionari, Starace riuscì a ricostruire un quadro preciso delle forme organizzative adottate dalle diverse Federazioni. L‟assistenza era stata rivolta soprattutto verso i disoccupati contingenti, come richiesto dalla segreteria del partito, ma non si era realizzata ovunque, soprattutto nei piccoli centri, quella collaborazione con gli Uffici di Collocamento necessaria per fare della ricerca del lavoro il primo obiettivo da perseguire. Dopo varie discussioni l‟organizzazione degli EOA venne ridefinita nello statuto del partito del 1932. In esso venivano stabilite le norme per la composizione dei Comitati provinciali e comunali, quelle sul controllo amministrativo e le funzioni specifiche dell‟ente57.

Una delle innovazioni più importanti realizzate da questi enti fu l‟istituzione del libretto d‟assistenza, elemento di coordinamento dei provvedimenti socio-assistenziali. Il libretto era unico per l‟intero territorio nazionale, conteneva le norme che i singoli enti dovevano seguire, i dati personali del proprietario e gli aiuti da esso ricevuti. Già nel 1932 il suo utilizzo era diventato una prassi, grazie anche all‟interessamento del Ministero dell‟Interno, che ne incentivò l‟adozione da parte di tutte le IPAB e degli istituti privati58

. Chiunque volesse accedere all‟assistenza doveva presentare, presso la Casa Littoria, la documentazione necessaria. Essa prevedeva: libretto paga, libretto della Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali, talloncino di disoccupazione rilasciato dall‟Ufficio di Collocamento e attestazione dell‟avvenuta iscrizione all‟elenco dei poveri del Comune. Doveva poi essere compilato un questionario che ricalcava quello già in uso presso le Congregazioni di Carità, con i dati personali del richiedente e dei suoi famigliari, l‟eventuale iscrizione al partito o alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), anche se non ritenute necessarie ai fini dell‟accettazione della domanda. Tutta una serie di controlli incrociati con altri uffici e con gli ispettori di partito sulle effettive condizioni di bisogno del richiedente ne determinavano la buona riuscita. Essendo un ente a

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Il controllo sugli Eoa veniva effettuato da un collegio sindacale di nomina prefettizia. Tra i compiti dell‟ente vi erano la coordinazione delle attività a livello provinciale, l‟istituzione delle colonie climatiche e l‟assistenza alle mondine (laddove presenti).

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gestione speciale del partito, l‟EOA non doveva sottostare alle regole in vigore per le altre istituzioni di beneficenza, perciò il possesso della tessera di povertà e del domicilio di soccorso59 non erano ritenuti condizioni imprescindibili, come avveniva invece per l‟ONMI.

I sussidi in denaro venivano erogati solo in casi eccezionali, essendo preferiti quelli in natura, come la distribuzione di viveri, buoni, capi di abbigliamento, ecc. L‟attenzione verso le nuove generazioni portò sin da subito ad una collaborazione con gli altri enti preposti, in particolare con l‟ONMI. Gli EOA si impegnarono inoltre a coprire le spese per il ritorno in Italia delle donne incinte che risiedevano al di fuori del Paese e istituirono “Case della madre fascista” per accogliere gratuitamente i figli delle lavoratrici e altre iniziative simili. Ben presto l‟operato dell‟ente divenne un fattore di prestigio e di vanto del regime, sia in Italia che all‟estero, per esaltare il ruolo del partito nell‟assistenza ai disoccupati. Per aiutare questi ultimi nella ricerca del lavoro, nel 1934 Starace decise di inserire, nei Comitati provinciali e comunali dell‟Ente, un rappresentante sia delle associazioni sindacali sia dei datori di lavoro, cui si aggiunse, l‟anno seguente, anche un rappresentante dell‟INFPS.

Ma l‟attività svolta dagli Enti Opere Assistenziali non si limitò al territorio nazionale, bensì venne „esportata‟ anche nelle colonie. Nel 1936 vennero aperti i primi uffici ad Asmara, Bengasi, Mogadiscio, Rodi e Tripoli. La loro funzione principale era quella della connessione fra le famiglie assistite in Italia e i richiamati alle armi, oltre all‟assistenza materiale nei confronti degli operai. E nelle colonie, anche dopo la dismissione ufficiale degli EOA, nel 1937, questi non scomparvero del tutto. Nel regolamento del PNF del 1939 si legge infatti, all‟art. 148, che presso ogni Federazione dei fasci di combattimento dei territori dell‟Africa Orientale Italiana aveva ancora sede l‟Ente Opere Assistenziali, presieduto dal Segretario federale e con un comitato costituito dal Segretario federale amministrativo, dalla fiduciaria della federazione dei fasci femminili, dal

59 Il domicilio di soccorso, introdotto dalla legge Crispi del 1890, era una regola che stabiliva su

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Direttore dell‟Ufficio della produzione e del lavoro, dal Segretario dell‟OND e da un rappresentante del governo locale60.

Gli anni tra il 1935 e il 1937 furono caratterizzati da un ampio dibattito che investì il settore assistenziale in vista di una riforma generale. L‟attività di Opere Pie e Congregazioni di Carità appariva sempre più anacronistica, lontana dalle esigenze della popolazione e soffocata dalla burocrazia. La prima idea fu quella di emanare un Testo Unico a riguardo, ma il progetto cadde in sede di discussione. In seguito si pensò di trasferire le funzioni degli EOA ad un nuovo ente, denominato “Ente Fascista di Assistenza”, erede anche delle Congregazioni e delle IPAB dedite all‟assistenza generica. Il testo di legge venne presentato al Consiglio dei Ministri il 10 aprile del 1937, e subì vari cambiamenti. Su tutti spicca la sostituzione dell‟aggettivo “fascista” con il termine “comunale”, indice della volontà del governo di operare una distinzione tra Stato e partito a favore del primo, almeno nel settore sociale. Al PNF rimase il compito della formazione delle nuove generazioni; per questo motivo la gestione delle colonie climatiche venne trasferita alla nuova organizzazione di partito, la GIL. L‟approvazione da parte della Camera ebbe un carattere prettamente formale e il disegno di legge passò con l‟unanimità dei voti. Nascevano dunque gli Enti Comunali di Assistenza.

60 Cfr. M. Missori, “Gerarchie e statuti del P.N.F.: gran consiglio, direttorio nazionale,

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