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Capitolo 2: L’impegno economico della Cina in Africa e le sue ripercussioni

3. Le istituzioni finanziarie, i «contratti globali» ed i principali attor

Come già sottolineato, uno dei punti cardine della strategia cinese in Africa consiste nello scambio economico. In cambio di concessioni per l’estrazione di risorse naturali e di accesso a materie prime e nuovi mercati, la Cina fornisce al Continente Nero investimenti, aiuti ed assistenza allo sviluppo (Parenti, 2016; Bello, s.d.).

A tal fine, Pechino si serve di diverse istituzioni finanziarie, quali la People’s Bank of China

(PBC o PBoC) (中国人民银行 Zhōngguó rénmín yínháng), la China Exim Bank (中国进出口银

Zhōngguó jìnchūkǒu yínháng) e la banca per lo sviluppo agricolo; tali banche, fungendo da vero e proprio braccio operativo finanziario della potenza asiatica, forniscono incentivi fiscali, sostegno alle imprese locali e crediti per stimolare gli investimenti. Inoltre, esse assegnano le risorse per il Fondo di sviluppo Cina-Africa, che finanzia progetti nel settore agricolo,

manifatturiero e delle infrastrutture (Parenti, 2016). Fra queste istituzioni, la China Exim Bank, considerata uno dei più importanti istituti finanziari al mondo, gioca indubbiamente un ruolo decisivo: essa gestisce la quasi totalità dei prestiti erogati ai Paesi in via di sviluppo ed è divenuta la più grande fonte di prestiti e finanziamenti verso l'Africa, sorpassando persino la Banca

Mondiale (Gardelli 2009, pp. 84-86; Huse e Muyakwa 2008, p.11).

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Per quel che concerne l’accesso a nuovi mercati, l’intervento cinese prevede presidi locali e Zone Economiche Speciali (ZES). Queste ultime offrono ai consumatori africani una varietà di

prodotti, nuove opportunità di business - come ad esempio joint-ventures con aziende locali - e nuovi posti di lavoro (ibid.). Inoltre, esse permettono di: trasferire in Africa l’esperienza e le competenze settoriali maturate nelle ZES cinesi al fine di sviluppare le medesime abilità sul territorio africano; trasferire ed impiegare abilmente le risorse africane per promuovere lo sviluppo dell'economia locale; favorire il processo di industrializzazione dell’Africa attraverso il paradigma “assumere localmente, produrre localmente”; creare veri e propri “agglomerati industriali” che non solo consentano lo sviluppo economico regionale, ma che garantiscano anche alle imprese cinesi delle piattaforme unificate su cui operare. Le ZES hanno dunque il duplice compito, da un lato, di ridurre la pressione derivante dalle critiche rivolte alla Cina riguardo il suo intervento economico in Africa e, dall'altro, di facilitare la riorganizzazione interna dell’economia cinese stessa. La loro creazione apporta perciò benefici, in egual misura, tanto all’Africa quanto alla potenza asiatica (Zhang 2011, pp.59-65).

Il meccanismo di scambio economico sino-africano si concretizza attraverso i cosiddetti «contratti globali», i quali comprendono aiuto allo sviluppo, annullamento del debito, investimenti e prestiti a tassi agevolati (Bello, s.d.). Tali prestiti vengono erogati “senza

condizioni”: al contrario di quelli forniti dalle istituzioni finanziarie internazionali e dall’UE, essi non sono vincolati né a riforme democratiche, né alla difesa dei diritti umani (Casarini 2016, p. 7). In sostanza i «contratti globali», di durata pluriennale (Mastrogiacomo, 2015), sono veri e propri contratti che garantiscono agli Stati africani una serie di prestiti saldabili in cambio della fornitura di materie prime a Pechino.

In questo congegno estremamente efficace di do ut des, la Cina ha fatto attentamente i propri calcoli, percependo nel Continente Nero un potenziale completamente ignorato dai Paesi occidentali. È quanto ci conferma H.W. French con le sue parole (2014, p.44):

"Questo è un buon momento per essere in Africa, perché i serramenti di porte e finestre e i materiali per coperture e gli impianti dei bagni e i sistemi idraulici ed elettrici che milioni e milioni di nuove case richiederanno costituiscono nuovi favolosi mercati. La popolazione in rapido aumento del continente implica tante nuove bocche da sfamare, molte persone da vestire, dispositivi e apparecchi e

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prodotti di ogni tipo da vendere. [...] Nessun altro attore mondiale oltre alla Cina ha compreso pienamente l'opportunità che questo rappresenta".

Durante il sesto FOCAC, tenutosi a Johannesburg tra il 4 ed il 5 Dicembre 2016, il Presidente Xi Jinping ha annunciato che la Cina stanzierà prossimamente un piano di finanziamenti pari a 60 miliardi di dollari, il quale si incentrerà primariamente sui settori della modernizzazione agricola, industrializzazione, implementazione delle infrastrutture, servizi finanziari, tutela ambientale, sviluppo del commercio e degli investimenti, riduzione della povertà, salute pubblica, scambi culturali e cooperazione in ambito della sicurezza (Casarini 2016, p.7).

Figura n.8: Gli investimenti ed i contratti cinesi in Africa, suddivisi per settore (A thousand golden stars – China

goes to Africa, 2017)

Naturalmente, il continente africano rappresenta un immenso mercato non solo per le grosse imprese statali, bensì anche per le piccole e medie imprese cinesi.

L’intervento economico della Cina in Africa è senza dubbio guidato da una politica elaborata a livello centrale e tradotta in pratica, principalmente, da società ed imprese di tipo statale (Bello,

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s.d.). Tale politica incoraggia le aziende ad investire in settori e paesi accuratamente selezionati: invero, gli investimenti che le grandi multinazionali di origine cinese fanno all'estero non sono da considerarsi come semplici relazioni di business finalizzate ad ottenere profitti, bensì come investimenti nati da una precisa volontà politica del Partito comunista, il quale sviluppa e orienta investimenti e capitali secondo precise direttive strategiche (Gardelli 2009, p. 74).

Tuttavia, oltre alle grandi imprese statali, le quali sovente investono in petrolio, minerali,

infrastrutture e sono impegnate nella realizzazione di misure di sostegno strutturale allo sviluppo (Gu 2011, p. 13; He Wenping 2014, p.6), il numero di imprese private di varie dimensioni e di singoli privati che investono in Africa è in continua crescita (He Wenping 2014, p. 6). Alcune aziende private cinesi, come ZTE, Huawei e Wanxiang Group, hanno già investito in diversi settori: telecomunicazioni, manifattura, commercio e servizi, agricoltura e vendita al dettaglio (Li Shen 2012, p.2).

Se oggigiorno la partecipazione economica cinese in Africa è giunta ad abbracciare un così ampio numero di attori finanziari, provenienti non solo dal settore pubblico ma anche da quello privato, il merito è indubbiamente ascrivibile alla strategia di win-win Cooperation e di crescita e sviluppo a lungo termine che la Cina ha deciso di attuare nella sua espansione economica sul territorio africano (Chen e Jian 2009, pp.10-13).