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3.2 L A RETE ORGANIZZATIVA E GLI ATTORI DEL SISTEMA DELL ’ ACCOGLIENZA

3.2.3 Istituzioni del privato sociale

Il terzo settore è da considerarsi l’attore principale nella gestione dell’accoglienza. Prefetture e questure hanno sì sviluppato competenze ed esperienza sul campo che permettono loro di aver un ruolo di coordinamento, ma non dispongono dei numeri sufficienti per la gestione concreta dell’accoglienza. I comuni invece mancano spesso sia delle risorse che delle competenze professionali per far fronte alla presenza di rifugiati sul proprio territorio.

Da qui il ruolo delle organizzazioni del terzo settore che non si limitano a riempire i vuoti lasciati dall’intervento statale, ma agiscono, all’interno del sistema

dell’accoglienza, in due ambiti: la fornitura di beni e servizi (impegno diretto

nell’accoglienza) e l’attività di advocacy (sensibilizzazione e promozione dei diritti dei rifugiati). Sono ambiti propri delle associazioni non profit e, come accade anche rispetto ad altre tematiche, spesso le stesse associazioni lavorano su entrambi i fronti. Anche in questo caso l’expertise del privato sociale sommata alla vicinanza dei suoi operatori alle problematiche concrete può diventare una risorsa per il policy making

35 Protocollo d’intesa tra Prefettura di Padova, Comune di Battaglia Terme e cooperativa Ecofficina.

http://www.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/protocollo_volontariato_migranti_pref_padova_c omune_battaglia_t.pdf

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locale, individuando difficoltà e bisogni delle persone accolte e suggerendo sulla base di esse le attività più importanti da valorizzare e implementare.

Anche nel panorama padovano un crescente numero di organizzazioni del terzo settore si stanno proponendo come enti gestori. Il bando prefettizio (CAS) prevedeva che fossero 2200 i richiedenti asilo ospitati nelle strutture padovane nel 2016. Per la gestione dell’accoglienza gli enti avrebbero ricevuto un affidamento da circa 21 milioni di euro. Gli esiti del bando hanno visto emergere una disponibilità di 2033 posti da parte degli enti che hanno partecipato, che sono pertanto risultati tutti vincitori. Se guardiamo ai numeri dei singoli enti notiamo che circa la metà delle persone (961) saranno accolte presso le strutture di Ecofficina. Di queste 500 presso i centri di prima accoglienza di Bagnoli e dell’ex caserma Prandina (la Prandina però verrà chiusa, mentre i numeri dell’“hub” di Bagnoli aumenteranno in alcuni periodi, per motivi di “emergenza”). C’è poi un’A.T.I. (associazione temporanea di imprese) tra le quattro cooperative Villaggio Globale, Sestante, Populus e Gruppo R che ospiterà 329 persone. Con 200 profughi programmati nel 2016 c'è invece Percorso Vita. Poi Orizzonti con 86 ospiti previsti. 62 richiedenti asilo andranno a Città Solare e 62 anche alla cooperativa La mia badante. A seguire con poche decine di accolti ci sono Popoli Insieme, la Rosa Blu, Tangram e infine la cooperativa Altre Strade. Le realtà che gestiranno la micro- accoglienza nel Padova sono quindi per la maggior parte cooperative sociali o associazioni.

C’è una sola società: la AHR hotel & residence srl che mette a disposizione 175 posti.36

Da parte delle istituzioni la scelta di coinvolgere hotel e strutture ricettive con finalità turistiche è ovviamente dettata da situazioni di emergenza, e dall’assenza di luoghi più adeguati accessibili in tempi idonei. Dall’altra parte gli albergatori nell’accettare le richieste possono valutare anche il vantaggio economico che ne deriva. In generale, la necessità di offrire un sostegno continuativo agli albergatori, anche a quelli più

disponibili alla collaborazione attiva, palesa la necessità di strutture ad hoc e

36 Dati prefettura sugli esiti del “Bando di gara accoglienza migranti periodo 01/04/2016 - 31/12/2016”

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soprattutto gestite da operatori che posseggano le competenze adeguate a farsi carico delle problematiche correlate all’accoglienza.

Per quanto concerne i bandi SPRAR invece la gara appalto triennale 2015/2016 è stata vinta a Padova dalla cooperativa COGES per la gestione concreta dell'accoglienza (vitto, alloggio, integrazione, ricerca abitativa, accompagnamento sociale…) e dalla

cooperativa Orizzonti per quanto riguarda la parte della mediazione, lo sportello RAR (accompagnamento legale) e l’alfabetizzazione.37 A Piove di Sacco la gestione dello

SPRAR è andata all’ A.T.I. tra le cooperative Città so.la.re, Nuovo Villaggio, Porto Alegre e l’associazione Migranti onlus38.

Da segnalare la presenza sul territorio anche della Diaconia Valdese, che come ONLUS gestisce dal novembre 2016 l’accoglienza di circa 20 richiedenti asilo arrivati tramite i corridoi umanitari del progetto “Mediterranean Hope”.

Il progetto “Rifugiato a casa mia”, con i suoi 12 beneficiari, è invece gestito da Adam Onlus, ente operativo della Caritas Diocesana di Padova. È l’unica accoglienza gestita direttamente da Caritas Padova, che, come vedremo, ha fatto la scelta di non essere ente gestore, ritagliandosi invece un ruolo “politico, formativo e informativo”. È evidente la varietà di enti del terzo settore e non solo implicati nell’accoglienza. Se da una parte ciò può essere una ricchezza, dall’altra, in assenza di un controllo efficace sulla qualità dell’accoglienza, si rischia di affidare i beneficiari a organizzazioni che potrebbero non avere le competenze necessarie per soddisfare degli standard anche minimi. Molte sono, infatti, le difficoltà in cui potrebbero incorrere cooperative che storicamente hanno operato con soggetti, problematiche, ambiti completamente diversi.

Poi chiaramente ci sono cooperative che si occupano di questo [di accoglienza richiedenti asilo], che non sono “La mia badante” o…, perché adesso con la prefettura chiunque fa accoglienza profughi no… sai che la coop. “La mia badante” fa accoglienza profughi?

Si ho letto.

37 intervista referente SPRAR

38 Avviso appalto aggiudicato SPRAR- Comune Piove di Sacco

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Quindi se io e te domani apriamo una cooperativa, la chiamiamo “il giglio verde” possiamo fare accoglienza profughi (intervista referente SPRAR)

Il rischio maggiore è quello di creare già a livello locale un sistema pesantemente iniquo e aleatorio in cui la qualità del percorso di integrazione della singola persona accolta dipende in gran parte dall’ente o struttura a cui la persona viene assegnata.

Il rischio è che tutto sia lasciato a chi organizza il servizio e quindi se lo fa una cooperativa che lavora male è una cosa, se lo fa una cooperativa che ha già esperienza o che si interessa molto di più… quindi si crea un sistema non uguale per tutti: dipende da dove entri e da quello dipende alla fine la tua sorte, diciamo, quindi completamente ingiusto. (intervista operatrice SPRAR). È una problematica ben presente agli occhi di molte delle organizzazioni del terzo settore coinvolte, sentita in particolar modo da quelle che da più tempo sono

impegnate nel settore che chiedono controlli sulla qualità dell’accoglienza, ma anche da quelle alle prime esperienze, che vedono nel coordinamento e nella condivisione delle buone prassi una possibilità di acquisire più velocemente le competenze necessarie.

Si raccolgono diverse proposte di collaborazione da parte degli enti gestori:

Condividere i dati che si hanno in modo da avere un quadro completo della situazione sul territorio, utile anche per fare attività di sensibilizzazione e advocacy;

Condividere anche a livello pratico le prassi della buona accoglienza, mettendo in comune report sul rapporto tra utenti, tra beneficiari e operatori, sul numero di corsi organizzati, in modo da dare importanza alla qualità del servizio, quantificandola tramite indicatori;

Collaborare tra diversi enti per realizzare attività specifiche: corsi sulla sicurezza sul lavoro, strutture di seconda accoglienza autogestita dai ragazzi che non sono autonomi al momento dell’uscita.

Mettere in comune i contatti con altre realtà del territorio che possono supportare i percorsi di integrazione, anche se non sono direttamente coinvolte nell’accoglienza (sindacati, università). (osservazione partecipante riunione referenti cooperative)

Un tentativo di arginare questa problematica viene da Confcooperative

Federsolidarietà Veneto, tramite la definizione di linee guida per gli “standard minimi di servizio per i progetti di accoglienza rivolti a persone richiedenti protezione

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internazionale”39. L’effettiva aderenza a queste linee guida rimane però a discrezione

dei singoli enti, per quanto firmatari del documento. Non c’è nei fatti un efficace meccanismo di controllo e rendicontazione, soprattutto in riferimento al sistema prefettizio (CAS).