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L’Italia è un paese che pedala?

L’ITALIA TRA BUONE PRATICHE E MOBILITA’ IMMOBILE

3.2 L’Italia è un paese che pedala?

In base ad un’indagine stilata da Legambiente120, il “Bel Paese” presenta uno dei più alti indici di motorizzazione al mondo ed il trend è in forte crescita: se nel 1991 c’erano 510 autovetture ogni 1.000 abitanti, nel 2009 se ne contano oltre 600, a cospetto della media europea121 che si attesta a 463122.

Figura n. 11 – Km di ciclabili per km2 di superficie comunale (2008)

Fonte: Istat, Indicatori sui trasporti urbani, Marzo 2010, tratto da L’a-bici – Numeri, idee, proposte sulla

mobilità ciclabile, Legambiente, 2010,

Per quanto riguarda la presenza di piste ciclabili, in Italia ci sono città che pedalano di più rispetto ad altre, come ad esempio Padova che, trovandosi al primo posto nella lista, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

120 L’indagine riguarda gli spostamenti quotidiani (principalmente quelli casa – lavoro) nei capoluoghi di

provincia italiani. Sebbene non sia legata all’uso turistico, è utile a comprendere le abitudini degli italiani e delle amministrazioni locali, sull’ipotesi che un maggiore uso quotidiano comporta anche un maggiore utilizzo della bici per motivi ricreativi e di svago (come può essere per esempio nel caso di un viaggio vacanza).

121 L’Unione Europea a 27 paesi

! &%! offre 133,2 km di percorsi ogni 100km2, tuttavia la media si attesta attorno ai 13,3 km di ciclabili ogni 100 km2 di superficie comunale123.

Anche senza confrontare il dato con quello di altre città cycle – friendly, s’intuisce subito che quei 13 km possono contribuire solo in minima misura all’incentivazione dell’uso della bicicletta. Si tratta comunque di un dato di massima e sarebbe interessante approfondirlo in modo da analizzare anche le caratteristiche qualitative, che possono riguardare la continuità della pista, la sicurezza, la segnaletica, la conoscenza di tale infrastruttura tra i cittadini e così via.

Sebbene siano pochi i chilometri a disposizione della bici, è interessante notare che l’estensione delle piste ciclabili urbane in Italia è triplicata in dieci anni e ad oggi totalizzano 3.227 km. Tuttavia tale dato misura solo lo stato di fatto nei centri urbani, e non l’uso che ne fa la comunità: la quota modale degli spostamenti in bici dei

cittadini invece che

aumentare in proporzione, è al contrario diminuita. La crescita era avvenuta tra il 2004 e il 2007, quando l’utilizzo delle due ruote era addirittura raddoppiato (passando dal 2% al 4%), ma

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 123 Ivi pag 8

Figura n. 12 – Le condizioni per un maggiore uso della bicicletta 2007/2011 %

Fonte: ISFORT, Gli italiani e la bicicletta: dalla “riscoperta”

alla crescita mancata, Le fermate audiomob sulla mobilità n.

! &&! l’ultima rilevazione ha registrato un calo e attualmente la percentuale si attesta attorno al 3,5124.

La figura n. 12 offre informazioni preziose: innanzitutto aiuta a capire quali sono le carenze e i pericoli percepiti da chi usa o vorrebbe usare la bici negli spostamenti quotidiani; allo stesso tempo da informazioni circa la domanda latente che si riferisce a chi sarebbe disposto a pedalare se solo ci fossero le condizioni ottimali. Queste ultime sono principalmente da ricondurre all’esistenza di una vera rete ciclabile e alla percezione di insicurezza sulla strada.

In sostanza, bisogna ribadire il concetto che non serve (solo) offrire più infrastrutture in termini quantitativi, ma le amministrazioni dovrebbero tenere conto anche della qualità: per esempio come si può girare in bici in ciclabili che s’interrompono continuamente? Un’altra questione che sorge spontanea e che è già stata trattata in questa sede riguarda la realizzazione delle infrastrutture. Sembra che spesso la loro costruzione sia funzionale soprattutto all’immagine dell’amministrazione, che in tal modo può dimostrare di aver fatto qualcosa di concreto per la viabilità dolce. In realtà, la costruzione di piste ciclabili non è l’unica soluzione per favorire l’utilizzo di mezzi a basso impatto ambientale: «le ciclabili sono necessarie sui grandi assi urbani di

scorrimento, dove effettivamente la convivenza con auto e bici è difficile […], mentre tutta la viabilità secondaria deve avere caratteristiche tali da rendere possibile una felice coabitazione di mezzi diversi: piedi, pedali, minori. Dal momento che la bici è un mezzo di trasporto le politiche che la riguardano non devono avanzare un pezzetto di ciclabile alla volta, ma devono essere parte integrante di un sistema di trasporti più sostenibile.»125 Quindi non si può costruire infrastrutture se dall’altra parte ci sono

politiche di incentivazione all’acquisto e all’uso dei mezzi motorizzati: sono necessari approcci coerenti. Questi possono essere per esempio le zone a traffico limitato o con limite di 30 km/h, i dissuasori di velocità, campagne pubblicitarie e d’informazione. Queste ed altre politiche sono state adottate da città come Ferrara, Bolzano, Parma, che, pur non offrendo molte piste ciclabili, permettono la normale convivenza tra pedoni, ciclisti e automobilisti e rappresentano delle best practice in materia di mobilità dolce. Altri dati interessanti arrivano dal bike sharing, ossia il sistema di condivisione della bici a poco prezzo. Tale strumento, dopo essere stato adottato da molte capitali europee, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

124 ISFORT, Gli italiani e la bicicletta: dalla “riscoperta” alla crescita mancata, Le fermate audiomob

sulla mobilità n. 15, 2012, pag. 1

! &'! si sta diffondendo in tutto il continente e in molte città italiane: sono 150 i comuni che offrono un parco bici di 6.000 unità, che tuttavia sembrano essere ancora poche. Il bike

sharing è utile sia per i cittadini poiché permette loro di raggiungere i posti in minor

tempo possibile, sia per i turisti che vogliono fare un’escursione giornaliera o un tour della città126.