ti porta invidia
Niima
.Addio
,rispet*labileamico,allunghinoi
Numi
latua vecchiaia, pensache tu solorimaniai nostriSabini,piùnoaviveillorobuonHe;
Tazia giace estinta,Numa
va a vivere lontanodaessi;Mezioadunque
deve consolarli diquanto perdettei'o.Te
liraccomando,orispettabileamico, cspero di ringraziartiun
giorno del bene chetu loroavrai fatto.Dice, ed invano Meziovuol seguir-lo,e vuol farsi
compagno
deWa di lui sorte. Pensaa quel popolo» gli dicer
Eroe;a quel popolo sempre postoda tutti in oblio;ciòdicendorapido s’ al-lontana, e prendecammino
verso le terre deiMarSi.Scorro por la stessastrada, percui pochi mesi prima era passato il prode
Numa,
vestito di risplendente arma-tura,alla tosta dei Sabini, ebbrio di amore,anelanted’essere un Eroe, e non dubitando chela glorialo avrebbe resofelice. L’avea pur trevataquesta^gloria;
ma
ripassa negli stessi luoghi senza seguito, esule, oppresso. dal do-lore,fuggendoliRe
cheavea servito, vergognosodelsuoamore,e costretto di cercareasilopressoilpopolodaluivinto.
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LTBRO SETTIMO.
^7 Avanza, edescebentosto dagli Stati diRomolo,
e gli pare esseresollevato daun peso terribile. Giunto nei con-torni diVitellaentraiuunavallo,ove scorrevaun
limpidoruscello adombra-toda salici ed-aitipioppi;Numa
se-gueilcorso delruscello, escorge apiè del colle
una
profonda grotta.Altratto dal mormoriodella sorgen-te,
Numas’
innoltranellagrotta.Qual è lasua sorpresa ditrovarvi un giova-ne guerriero coperto conpelle di Leo-ne, addormentato sulla clava!Numa
lo guarda,loriconosce;questi èil pro-de
Leo,
di questi appunto andavain traccia nelle terre dei Harsi; questiè quegli, di cuiprovò ileoraggio,dicui or deve provarel’amicizia.Leo
svegliandosi guardaNuma
,esi precipita nei di lui seno.1dueEroi teneramente s’abbracciano:omio ami-co,a vicendasi dicevano, io era ri-solutoa cercarte.
Tu
veniviaRoma?
Interrompe
Numa.
Sì, rispondeLeo
con gioja, iosono esule,non bo asilo, ed andava a cercarlo pressoil mio vin-citore.Ah!
più non si parli di vincere, e-sclamaNuma,
siparli solod’amare.La
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88 HVltfA
POMPILIO
fortuna pare vogliamaggiormente
ci-inenture la nostra amicizia,dando
ad entrambisortoeguale.Come
te, iopure sono esule, edandava io puranche a chiederti asilo. Ti ricordadiquanto feci pel barbaroRomolo,
lo solo lui salvai colsuo esercito, in premiodei miei servigiei fece assassinare ilmio parente,il mioRe
j avvelenatavennela figlia di Tazio; ese ardissi di ri-tornarein
Roma
,mi converrebbe inon-darla di sangue, ovvero presentare ilmio capo alla scure dei Littori.
Ami-co,ecco la giustizia deiRe,
eccoco-me
sannoricompensare iservig).
Numa
, gli risponde Leo, io ho ser-vitoB.epubblicani, tume
vedesti guer-reggiar peressi;tu forsenonobbliasti rincendio delcampo Romano,
ela pre-sa della Città d’Ausensio: i Marsi si ricordarono soltantodellagiornata dei montiTrebanii.Quando
fu conchiusa la pace, echefece ritorno l’esercito^il fiero Secato che
mi
avea datoilco-mando,
mifececomparirea luidavanti per rendercontodiquanto avea fatto.
Pu
con ignominia deposto il vecchio i^otànore; fuiscacciatodalle terre dei Marsiper essermilasciatoingannaredaDigitizedbyGoogle
libro settimo.
89 Romolo, peraver lasciato Innoltrar©resercito neU’agojuato che tu leso ri avevi.
Amico
,tale è la giustizia del-lo Repubbliche,o piuttosto tale è la giustiziadegli uomini; tutti sono in-grati, tutti sono indegni d’essere a-mati;ma
pure conviene servirli per rendersi grati aiNumi,
e per sod-distare al proprio cuore. Noi abbiamo compito a questo dovere,diceNuma
, noiabbiamosparsoilnostrosangueper la patria. Essa cirigetta,essa ci rido-na ildiritto di vivere pernoisoli. Vie-ni mecoinun qualchedeserto dell’Ap-pennino, noi lo dissoderemocolle uo-stremani,
noi coltiveremolaterra più degliuominigrata,tioivivremolontani da essi,e troveremonell’amiciziaisoli pia(;eri degni d’una grand’anima.Celeste fuocobrillava ne’ di luiocchi mentre così parlava.
Leo
lo abbraccia piangendo per gioja: sì, gli dice, io tiseguirò, non t’abbandonerò giam-mai, a te consacro il mio cuore e lamia rita.
Troppo
mi rese-sventurato l’amore,ora1’amiciziamirendafelice.O Dei
immortali,esclamaNuma,
tu mi parlid’amore, dunque
te ne son notii tormenti ?Dunque
nonv’èmor-DigitìzedbyGoogle
9© N UMAPO
M ^
t.Otoleche non venga agitato da questo terribile
Nume?
Ascolta a quanti mali perluisoggiacqui,edegna narrarmile tue sventure,le sventure d’un amico, senza ilqualegià sento,che non po-treivivere.Leo
porge attento orecchio, e Nurnagli narraquanto gli avvenne noi corso della sua vita.Questo racconto acuipresiedeva sin-ceritàe modestia, rapisce il sensibile
Leo
, ed accresce TafFezionecheporta pi degno amico. Piange la morto di Tulio, quella del buonRe
deiSabini, e detestando il feroceRomolo,
si ral-legra conNuma
,cheegliabbia potu-tosuperare la passione, che loinfiam-mava
per lacolpevole £rsilìa.Amico,
gli dico, doloroso fu il sa-erificio; ti convennescegliere tral’a-more
o la virtù; fu da te preferita la virtù,ed eccoti sbandito daRoma,
errante,fuggitivo senzaasilo, portan-do ancora nel seno lo strale,che ti trafisse .
Ma
a te stessoio dimando,se obbliato il tuo ^giuramento,* se. calpe-statalacenere di Taziotuavessi spo-satoErsilia; se tu ti vedessi assiso so-vrail trono coll*oggetto del tuo amo-PO,dimmi
se nonsarebbeil tuo cuoreDiii'izodbyGoogle