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CAPITOLO IV. LE SCULTURE FRONTONALI: UNA NUOVA EDIZIONE DEI FRAMMENT

IV.1 I CRITERI DI EDIZIONE

Sembra necessario soffermarsi sui criteri di edizione del complesso monumentale, vista l’assenza di consolidate pratiche operative universalmente condivise nello studio delle sculture frontonali in pietra. Questo si deve da una parte alla rarità di 268 Kouroniotis 1911, 61.

269 Touloupa 1983; Touloupa 2002 (si tratta della seconda edizione aggiornata e ampliata del

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tali ricerche, riferibili a un numero relativamente limitato di monumenti, e dall’altra al periodo storico in cui questi sono stati editi, di norma prima del

secondo conflitto mondiale. Per esempio i frontoni di Olimpia270 e quelli del

tempio arcaico di Apollo a Delfi (appendice § 2)271, nonostante il loro rilievo per lo

studio della storia dell’arte greca, hanno avuto solo un’edizione sistematica; e lo stesso si può dire per il frontone della Gigantomachia dell’Acropoli di Atene

(appendice § 3)272. Ciò naturalmente a prescindere dalle proposte di modifiche

delle ricostruzioni su singoli aspetti, ma è evidente come non sia mai stato avvertito il bisogno di procedere a nuovi studi sistematici di complessi monumentali a partire dal riesame e dalla nuova documentazione dei singoli

frammenti lapidei273. Nella maggior parte dei casi le editiones principes del

materiale, anche per la loro intrinseca qualità, sono state accettate come dati di fatto e si è proceduto solo a revisioni finalizzate alla differente ricostruzione iconografica di alcune figure o alla discussione di problemi formali e cronologici.

Lo stesso approccio tipologico nello studio della scultura architettonica, pur presentando l’innegabile vantaggio di un esame su ampia scala territoriale, raramente entrava nella discussione dei singoli contesti. Questo è particolarmente evidente nell’esame della scultura architettonica in terracotta dell’Italia meridionale, dove è stato possibile riscontrare la tendenza all’attribuzione di

natura architettonica anche a frammenti che architettonici non sembrano274.

In questo quadro sono in un certo senso eccezionali la pubblicazione di Dieter

Ohly del frontone orientale del tempio di Aphaia a Egina275 o l’edizione di Francis

Croissant dei frontoni del tempio di Apollo a Delfi del IV secolo a.C.276, connotate

da uno standard documentario più elevato. Seppur questi ultimi due casi si 270 Treu 1894.

271 De La Coste-Messèliere 1931. 272 AMA, 345-399.

273 Di certa importanza metodologica è un nuovo contributo concentrato sull’esame di alcune

caratteristiche tecniche delle sculture di Olimpia: Younger, Rehak 2009.

274 Osservazioni di metodo in Marconi 2012.

275 Ohly 1976, l’opera fu interrotta con la morte dell’autore e il volume sul frontone orientale è

stato pubblicato solo sotto forma di atlante fotografico: Ohly 2001.

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connotino per una maggiore attenzione ai dettagli e alle problematiche tecniche, bisogna nel complesso lamentare come monumenti di straordinaria importanza siano stati pubblicati con un livello informativo nettamente inferiore rispetto a quello ritenuto necessario per la presentazione di frammenti ceramici o di reperti mobili nelle attuali pubblicazioni di scavo.

In particolare, seguendo una prassi consolidata nello studio delle sculture antiche fino a oggi, non si ritiene necessario fornire una documentazione grafica dei monumenti, lasciando alle sole fotografie la funzione di presentare i pezzi. In questo quadro fra eccezione lo studio delle metope di Selinunte, documentate

anche da rilievi, che rendono con chiarezza la volumetria dei pezzi277.

La mancanza di documentazione grafica, ad avviso di chi scrive, ha comportato una perdita, inconscia, dell’effettiva complessità volumetrica e

compositiva dei monumenti frontonali. Questi, come è noto, non consistono in una

mera giustapposizione di statue a tutto tondo, ma sono l’esito di un progetto pianificato e realizzato con cura. Solo il rilievo, con dettagliate indicazioni degli spessori e delle sezioni può consentire, seppur in via ipotetica, di comprendere come un frontone potesse esser assemblato; e soprattutto di fornirne un’interpretazione grafica.

Avendo la possibilità di studiare ex novo tutti i frammenti di sculture frontonali nel museo di Eretria, la documentazione è stata realizzata secondo queste linee guida:

• Schedatura analitica. Ogni pezzo è stato schedato seguendo criteri omogenei: dapprima si presentano i dati tecnici, inventariali e i riferimenti

bibliografici278. In seguito i frammenti sono descritti ponendo particolare

attenzione alle caratteristiche tecniche e all’individuazione delle tracce degli

277 Marconi 2007.

278 Si è scelto di segnalare in bibliografia solo Furtwängler 1906 (prima pubblicazione effettiva), i

resoconti di scavo o di attività di studio sui pezzi non connessi alle ricerche di E. Touloupa e Touloupa 2002. La citazione delle pubblicazioni manualistiche o le discussioni stilistiche e iconografiche, non sembra a tal proposito avere un senso.

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strumenti di lavorazione, cui si accorda un ruolo dirimente per la ricostruzione della posizione originaria nello spazio frontonale. Considerando il procedimento di realizzazione delle sculture architettoniche, le aree meno visibili non sono state portate a politura e conservano tracce degli strumenti usati in precedenza (infra § VII.1.1).

• Documentazione grafica. Ogni pezzo è stato disegnato con più viste, in modo da avere informazioni chiare sull’effettiva volumetria dei pezzi, necessaria per comprendere le modalità di messa in opera negli spazi frontonali. Nel caso dei pezzi di grandi dimensioni (quelli esposti), la documentazione è stata realizzata in scala 1:3, per tutti gli altri frammenti in magazzino questa è stata invece realizzata in scala 1:1. Particolare attenzione è stata dedicata poi alla documentazione di tutti i fori per l’incasso, in modo da poter cogliere i dettagli tecnici relativi all’assemblaggio. Rispetto al tradizionale sistema di riproduzione con le ombreggiature puntinate, si è optato per una resa più pulita e tecnica, che meglio sembra illustrare le peculiarità dei frammenti.

• Documentazione fotografica. La documentazione fotografica rimane una necessità imprescindibile nella presentazione del materiale. Contestualmente alla schedatura dei frammenti si è proceduto pertanto alla realizzazione di una nuova campagna fotografica, la prima in formato digitale, concentrata in particolare sulla registrazione del trattamento delle superfici e delle tracce di lavorazione. Per la documentazione di superfici non più fotografabili (perché addossate alla parete nell’attuale esposizione museale) si è fatto riferimento a quanto conservato nella Fototeca del DAI di Atene o negli archivi dell’ESAG. Scopo principale del catalogo è non solo la presentazione descrittiva dei pezzi, ma soprattutto la loro collocazione nello specifico procedimento di produzione scultorea di cui fanno parte (infra § VII.1). Solo dall’osservazione di dati e peculiarità tecniche e formali si potrà giungere a una ricostruzione innovativa del monumento.

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