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CAPITOLO IV. LE SCULTURE FRONTONALI: UNA NUOVA EDIZIONE DEI FRAMMENT

§ IV.2 C ATALOGO DEI FRAMMENT

3. Testa maschile

M.E. 124 κδ (anche a matita 19445 e in un foglio di carta nella sua cassetta 11910). Touloupa 2002, 16, fig. 15-17, cat. I.3.

Lunghezza massima 18,5 cm, larghezza della testa in corrispondenza del punto più aggettante 8,6 cm.

Testa maschile, fratta a metà circa del collo e sotto gli occhi: nel complesso si conserva poco più del quarto inferiore sinistro del volto. La superficie del frammento, interessata da scheggiature che hanno eliminato la base del naso e la punta del mento, è coperta da tenaci incrostazioni saline, che rendono comunque percepibili i dettagli formali.

È raffigurato un uomo di età matura: le labbra, carnose e con una pronunciata indicazione del tubercolo superiore, sono coperte da baffi che giungono fino all’angolo della bocca. La barba è resa da linee ondulate di differente spessore alternate a file di elementi ovoidali o globulari; l’impressione complessiva è affine a quella delle barbe rese da file sovrapposte. Si riconnette ai baffi e risale poi lungo il mento fino alla depressione mediana del labbro inferiore. Sulla mandibola si conservano tracce delle linee guida, a scalpello, per la realizzazione della barba; prosegue fino a un punto rilevato sulla tempia, riferibile forse all’attaccatura di un orecchio o all’inserzione delle paragnatidi di un elmo.

Il retro della testa è comprensibile con difficoltà: l’ampia frattura irregolare sul piano sagittale tende a esser normalizzata, alla base del collo e sulla nuca. Si ha l’impressione che la testa sia stata fratta per ricavarne materiale da costruzione, come consentirebbero di ipotizzare gli spigoli perpendicolari delle fratture.

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Alla base del collo è un foro circolare, realizzato con l’uso di un trapano

elettrico, e dovuto a una precedente esposizione280.

4. Atena

M.E. 18054

Touloupa 2002, 14-16, cat. I.2

Altezza max. 73 cm; larghezza max. 64; spessore max. 28.

La figura è fratta alla base del collo e a metà dell’addome, con un taglio obliquo dal pettorale sinistro al fianco destro. Gli arti dovevano esser lavorati a parte, come dimostrano gli incassi. Un frammento del panneggio della veste, parzialmente combaciante, è attaccato sul fianco destro della statua. Nonostante alcune scheggiature la superficie è in buone condizioni di conservazione.

La dea è stante, con il braccio sinistro spostato di lato, verso l’esterno e quello destro portato in avanti, con l’avambraccio inserito quasi ad angolo retto nel braccio. Indossa una lunga veste, le cui pesanti pieghe cadono verticalmente e il cui margine superiore, risvoltato, è visibile nella scollatura, appiattito e con un andamento obliquo. Sopra indossa l’egida con il gorgoneion, che copre le spalle e scende fino all’addome. Una sottoveste sottile si vede nella scollatura; è movimentata da increspature a zig-zag a volumetria irregolare ed è rimarcata superiormente da un collarino rilevato. Alla base del collo è posta una collana frammentaria con una fila di elementi piriformi desinenti in un globetto.

La testa di Gorgone, tondeggiante, è anguicrinita e le spire sono in gran parte conservate: dovevano esser completate da elementi metallici con la testa dei serpenti. La fronte è bassa, le arcate sopracciliari accentuate e con profilo arcuato convergevano sul naso camuso scheggiato nel suo tratto terminale e le cui narici sono rese da fori di trapano. Gli occhi, grandi e globulari, riportano l’indicazione della caruncola lacrimale e della plica semilunare, le palpebre sono pesanti. La

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bocca, spalancata, si apre con un andamento ovale e mostra i denti, resi da tagli verticali di scalpello. Come di consueto nel tipo iconografico, la lingua è ben riconoscibile ed è stretta fra i denti.

Il mento, un poco prominente, è separato dalla gola da una larga incisione a scalpello. Ai lati del gorgoneion, sotto la spira più bassa della capigliatura, le orecchie sono visibili frontalmente, ma in visione laterale, con un assurdo anatomico. La loro caratterizzazione è però naturalistica, con un’attenta riproduzione del trago, dell’antitrago, del lobo, dell’elice e dell’antelice, con un accurato passaggio di piani a definire le radici di quest’ultimo. Fori di trapano indicano il meato acustico e l’incisura intertragica.

Sul petto della dea cadono due gruppi di tre trecce ben distanziate. Sono rese a torciglione, con un uso del trapano per separare le singole ciocche, movimentate da incisioni a scalpello. Nonostante alcune scheggiature, i riccioli conservano intatto il loro limite inferiore con fori per l’inserzione di elementi metallici (diam. ca. 0,4 cm). Altri piccoli fori sono sulle spire serpentine dell’egida a sinistra e a destra (diam. ca. 0,2 cm) a marcare i punti di appoggio dell’elemento metallico. Oltre che sul tratto inferiore della spira, sul braccio sinistro della figura un foro era collocato anche sulla veste, la treccia doveva terminare in quel punto. Anche le spire sull’egida, almeno quelle sotto il gorgoneion, dovevano essere realizzate in metallo: si conserva il piano ovale lisciato con le tracce di due fori per l’inserzione (diam ca. 0,5-0,6 cm).

Quattro grandi incassi per l’inserzione di elementi metallici sono intorno alla testa di gorgone: due per ogni lato, allineati obliquamente (diam. foro superiore ca. 1,3 cm; diam. foro inferiore ca. 1 cm). L’area nei pressi dei fori presenta evidenti tracce di raspa, insolite rispetto alle aree circostanti (polite): negli incassi dovevano esser probabilmente elementi destinati a coprire quell’area (altre spire di serpente? barba del gorgoneion?).

La superficie di contatto sul braccio destro è interessata da una fitta picchiettatura (con un picchierello o una piccola subbia usata con colpi perpendicolari) al cui centro è un profondo foro arrotondato (diam. ca. 2,5 cm, ma con andamento non perfettamente circolare) formato da più buchi di trapano

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giustapposti mediante rimozione dei setti rimasti. L’andamento interno del foro per l’incasso e la lisciatura / taglio con parziale uso della gradina delle spire dell’egida contigue al braccio provano che questo doveva esser lievemente inclinato verso l’interno della figura.

Più difficile è ricostruire la posizione dell’altro braccio. La manica sinistra si connota per un anomalo andamento nel suo tratto inferiore, che impedisce una ricostruzione del gesto. La superficie per l’inserzione del braccio è mal conservata: una sezione originaria compare nel tratto superiore, mentre in quello inferiore l’evidenza è compromessa da una scheggiatura. Tracce dell’incasso del perno per l’inserzione del braccio e di un canale per il piombo sono comunque visibili. Sembra quindi possibile ricostruire un sollevamento dell’avambraccio, non aggettante rispetto al piano frontale della figura.

Al tratto inferiore della veste è stato incollato un frammento che già originariamente doveva esse più sottile del blocco: presenta nella superficie interna, sommariamente lavorata, due fori a profilo conico (destinati all’inserzione di perni?). La rottura del pezzo sembra esser avvenuta nell’ultimo secolo, nella documentazione d’archivio del DAI la veste di Atena sembra

lievemente differente281 .

La volumetria della statua è appiattita e tracce evidenti consentono di ricostruirne una messa in opera in visione frontale, con il retro aderente alla parete di fondo. Due profondi fori quadrangolari a metà della schiena (11,3 × 9,4 × 10,5 cm) e alla base del collo (11, 5 × 6,5 cm), ospitavano le travi per l’aggancio al timpano. Il foro superiore, i cui margini sono conservati in parte, conteneva anche un incasso per l’inserzione della testa, di cui rimane traccia nel foro dall’andamento irregolare sul fondo dell’incasso.

Il trattamento delle superfici conferma la ricostruzione della figura: la maggior parte di quanto visibile frontalmente è perfettamente polito, sulle spalle sono riscontrabili le tracce di raspa, sostituite sul retro da più invasive tracce di 281 D-DAI-ATH-Chalkis-0012; D-DAI-Z-NEG-10976; D-DAI-Z-FTT8616; D-DAI-ATH-Hege-

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gradina. Queste, organizzate in file semi-orizzontali, sono particolarmente evidenti sul fianco destro, dove dalla spalla giungono ai glutei, ma compaiono anche sulla spalla sinistra.

Il tratto meno visibile e sottoposto a maggiori sollecitazioni del retro (fra i due incassi per le travi), è invece lavorato a subbia e consente di avere un’idea delle dimensioni originali del blocco da cui è stata ricavata la figura.