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3 2 L'ADESIONE AL DARWINISMO E LA SUA DIVULGAZIONE.

Nel primo capitolo abbiamo analizzato il clima culturale in Italia prima dell'arrivo di Darwin, e come la comunità scientifica italiana abbia riposto poi alla pubblicazione dell'Origine delle specie. Ovviamente Lessona, anche in vista della formazione giovanile, delle esperienze personali, del percorso accademico compiuto e della vicinanza a Filippo De Filippi, non poté che accogliere positivamente e farsi poi sostenitore e divulgatore della teoria darwiniana.

La storica lezione di Filippo De Filippi L'uomo e le scimie risulterà avere un'influenza determinante per quanto riguarda le future opere e attività di Lessona: la conferenza in questione infatti inaugurò in Italia, proprio con la teoria di Darwin, il genere della volgarizzazione scientifica, aperta al dibattito e rivolta anche ad un pubblico non esperto del settore. Questo filone iniziato da Filippo De Filippi verrà promosso e continuato con assiduità da Lessona, dando vita alla nuova figura dell'accademico-divulgatore.

Nell'ottica di Lessona infatti il vero intellettuale aveva il dovere non solo di portare alla luce nuove scoperte, ma anche di divulgarle, dovendo quindi non solo contribuire al progresso della scienza ma anche alla diffusione di essa.

Nella sua attività di divulgatore scientifico sarà proprio la traduzione di opere di Darwin ad occupare un posto di rilievo, come appunto nel caso dell'Origine dell'uomo, edita da UTET 1872. Questa traduzione non deve essere considerata solo come tale, ma si deve anche guardare al contributo che ebbe nella diffusione del darwinismo in Italia, contributo tanto grande da poter essere paragonato quasi all'effetto avuto da L'uomo e le scimie.

La prefazione dell'opera, per quanto breve, riassume in modo eccellente la percezione delle teorie di Darwin in Italia e l'intento che la traduzione della stessa opera si prefigge: la discussione negli ambienti italiani riguardo le teorie darwiniane era per paradosso portata avanti più che altro da chi in realtà ne sapeva poco o niente, e perciò tale traduzione avrebbe permesso ai sostenitori di Darwin di poterlo conoscere meglio e di conseguenza ammirarlo ancora di più, e inoltre avrebbe portato i detrattori a soffermarsi e riflettere meglio sulle parole del naturalista inglese.

Altra opera tradotta in Italiano da Lessona è il Viaggio di un naturalista intorno al mondo, edito anche questo da UTET nel 1873, progetto che già all'epoca della traduzione dell'Origine delle

specie era stato messo in cantiere dall'editore torinese Pomba.

Ovviamente Lessona non poté che accogliere con sincero entusiasmo una simile iniziativa, arrivando addirittura a definire il Viaggio come la cosa migliore mai fatta di quel genere, non

dimenticandosi di elogiare a tempo debito sia il libro che l'autore. A testimonianza di questa sua ammirazione vi è la stessa ammissione di Lessona nel definire la traduzione del libro come uno dei lavori più piacevoli svolti nel corso della sua carriera.

Anche in questo caso può essere interessante analizzare la prefazione all'opera scritta dal nostro traduttore, dove appunto non manca di elogiare ancora una volta Darwin.

Fin già dalle prime battute, Lessona non perde occasione di elogiare Darwin, dicendo che egli ha avuto in particolare due meriti, diversi tra loro ma "concorrenti ad un medesimo effetto".

Lessona descrive Darwin come un osservatore attento, diligente, acuto e pieno di erudizione, ed è infatti proprio dalle osservazioni e comparazioni compiute che egli è riuscito a trarre le sue grandiose conclusioni.

In Italia, così pure come in Francia, Darwin viene riconosciuto solo per questo secondo motivo, ma in Inghilterra e in Germania invece è stato apprezzato anche per le qualità che gli hanno permesso di formulare le sue teorie, si potrebbe dire insomma che il viaggiatore è apprezzato e lodato quanto il filosofo.

Durante il suo famoso viaggio Darwin, anche grazie alla sua grande preparazione scientifica e letteraria, ha chiarito i fenomeni naturali di molte zone della terra. Simili questioni, come per esempio quella della formazione delle isole del corallo nel Pacifico, dividevano molti scienziati, ma grazie a Darwin ormai queste divisioni sono superate, dato che egli ha saputo darne una valida spiegazione che ha messo d'accordo tutti.

Questa è solo una delle tante sue scoperte, visto che grazie al suo contributo molte abitudini e comportamenti della vita animale sono stati rivelati e assunti come veri dalla scienza.

Infine, è importante dire che Darwin ha avuto anche una grande abilità nella diffusione di questo suo diario di viaggio, dato che la qualità e lo stile con cui lo ha scritto, ne ha reso facile la fruizione non solo da parte degli esperti ma anche da lettori di ogni genere.

Lessona poi conclude la sua premessa con una sua riflessione riguardo la diffusione delle opere di Darwin in Italia:

"Il modo con cui furono accolte in Italia le versioni delle altre opere del Darwin non mi lascia dubbio intorno allo accoglimento che sarà per aver questa, e perciò mi sono accinto a tradurla, colla certezza che dalla lettura di essa saranno i miei connazionali per ricavare grande diletto e più grande ammaestramento."113

113 C. Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo di Carlo Darwin; prima traduzione italiana col consenso

Un'altra testimonianza che rafforza la figura di un Lessona convinto sostenitore del darwinismo si ha nello scritto Errori intorno agli animali contenuto nella raccolta Conversazioni scientifiche114.

Nonostante la moltitudine di argomenti affrontati nei vari capitoli, per il nostro interesse è sufficiente soffermarsi sul primo capitolo, intitolato L'uomo è un animale?

Lessona inizia il capitolo in modo curioso, citando lo scrittore statunitense Washington Irving, il quale paragona alcuni scrittori agli uccelli: come gli uccelli entrano in contatto con le piante, portandone e diffondendone i semi in zone che altrimenti non avrebbero potuto raggiungere, alcuni autori recuperano i concetti di libri ormai dimenticati e li disseminano in nuove pagine.

Dopo questa ironica metafora, appare evidente come anche in questo caso Lessona lasci spazio al suo compito di divulgatore, dato che vi è un personale incitamento al lettore a dedicarsi non solo a romanzi ma anche a letture di altro genere, come quelle di argomento scientifico.

Finita la breve introduzione Lessona si accinge a parlare della sua idea di dar vita a un progetto che tratti degli errori che solitamente vengono compiuti riguardo gli animali, nonostante sia un argomento già trattato da molti autori. Già in molti infatti hanno parlato di questi errori, ma è anche vero che nonostante ciò continuano a esserci, ed è per questo motivo che il tempo speso a confutarli non è tempo sprecato.

I naturalisti che iniziano a parlare di animali discutono se sia meglio iniziare da quelli superiori, che condividono quindi una stretta analogia strutturale con l'uomo, oppure da quelli inferiori e perciò più semplici. Secondo Lessona entrambi i metodi sono ugualmente validi, ammettendo però di preferire il primo, dato che formulare idee e ipotesi su microrganismi, invisibili a occhio nudo, risulta essere pressoché impossibile. Gli animali intorno a cui l'uomo discute sono ovviamente quegli animali che gli stanno d'intorno e immediatamente osservabili, cioè gli animali superiori. Già a questo punto Lessona pone il quesito fondamentale intorno a cui gira tutta l'opera: l'uomo è un animale? Chi si accinge a parlare di animali, partendo proprio dagli animali superiori, deve considerare anche l'uomo o deve metterlo in disparte? Da secoli i naturalisti studiano per poter rispondere a questa domanda, senza però riuscire a trovare una soluzione e, soprattutto, senza mai trovarsi d'accordo.

Dopo i vari naturalisti come Linneo, Cuvier, Lamarck, Saint-Hilarie e Huxely, è stato il solo Darwin con L'Origine delle specie ad aver dato la svolta decisiva. Da quel grande libro in poi, secondo Lessona, gli studi sui rapporti tra la struttura umana e quella delle scimmie conobbero un rinnovato interesse, tanto che le differenze prima ritenute abissali, ora si sono notevolmente ridotte.

Ormai anziché le differenze è più facile notare le affinità tra le due specie, che risultano essere buone e valide armi per i sostenitori delle teorie trasformiste, e della conseguente deduzione che l'uomo abbia le scimmie come antenati.

Per chi abbia un interesse nell'approfondire la questione, Lessona rimanda alla lezione L'uomo e le

scimie dell'amico e collega Filippo De Filippi, dove le differenze e le similitudini tra uomo e

scimmie risultano essere analizzate molto accuratamente, soffermandosi in particolare sì sulle similitudini dal punto di vista fisico ma anche sulle differenze che distaccano l'uomo dalla scimmia dal punto di vista invece morale ed intellettuale.

Lessona ci racconta un'occasione in cui, parlando con una donna, si sentì dire che la prova della netta superiorità dell'uomo sull'animale sta nel fatto che l'uomo può adattarsi a ogni habitat. Se dal pianeta venissero eliminati certi esemplari di animale o di pianta, diceva questa persona, allora la condizione di esistenza di altri organismi cambierà, portando ad una rottura del loro equilibrio; l'uomo invece non è soggetto alla medesima sorte, poiché l'uomo non è tanto parte della natura ma ne è soprattutto osservatore e studioso.

De Filippi invece per dividere l'uomo dall'animale compie il ragionamento inverso. Egli sostiene che l'uomo è la sola creatura capace di accendere un fuoco, capacità che manca a ogni altro animale, scimmie superiori comprese. In ragione di ciò si può compiere un ragionamento: sotto la superficie della terra è sepolta un'infinita quantità di carbone fossile, che prima o poi dovrà in qualche modo restituire il carbonio che contiene. L'uomo è destinato a utilizzare il carbone come materiale combustibile, riversando così nell'aria l'acido carbonico per i vegetali.

Ecco così che una colta donna e un illustre scienziato, entrambi votati al finalismo, sostengono la medesima tesi con argomenti opposti.

Lessona poi continua a parlare di De Filippi, concentrandosi e discutendo intorno agli elementi morali e intellettuali che vennero presi in esame per distinguere l'uomo dagli animali in quella famosa lezione. Gli animali sono diversi dall'uomo perché non possiedono il dubbio filosofico, il sentimento morale e religioso, il sospetto, la frode e sono incapaci di commettere un suicidio. Secondo De Filippi, se si parla della somiglianza fra l'aspetto di certe scimmie e l'aspetto umano, tali scimmie non possono essere messe a confronto con uomini europei, ma se prendiamo un Papou o un nero dell'Australia, allora la differenza d'aspetto non è così grande.

Qualcuno potrebbe ribadire che parlando di senso morale e sentimento religioso, mettendo da parte uomini come Pellico e Manzoni, potremmo analizzare questo aspetto dei Papou, dei neri dell'Australia e di molte popolazioni africane. Questi uomini non possiedono un sentimento

religioso simile a quello degli uomini occidentali, ignorando di fatto concetti come Dio, anima e vita oltre la morte; ed essi sono dotati di una moralità così poco o niente sviluppata da non risparmiare certi episodi di cannibalismo.

Possiamo noi negare a certi animali il sospetto e la diffidenza? Il non mentire degli animali, secondo Lessona, potrebbe essere dovuto semplicemente al fatto che essi non hanno la parola, e non possiamo sapere come si comporterebbero se la possedessero.

Il suicidio è considerato un comportamento tipicamente umano, ma c'è chi ha voluto riscontrarne una traccia anche ne regno animale: nei mari d'Inghilterra esiste una specie di stella marina, che quando viene portata in superficie, si distrugge da sola. Un naturalista inglese (di cui però Lessona non ci dice il nome) chiama questo fenomeno suicidal powers.

Talvolta animali come cervi o pecore tendono a schiantarsi contro i tronchi degli alberi o si gettano da rupi a causa di alcune larve di insetti che si attaccano ai loro seni frontali. Può essere possibile che nel caso dell'uomo, la decisione di togliersi la vita, non sia provocata da qualche lesione nel cervello che equivale alle larve attaccate ai seni frontali di questi animali?

A questo punto Lessona si chiede se si potrebbe dire dunque che, una volta accettate le teorie di Darwin, l'ipotesi di un regno umano distinto da quello animale potrebbe risultare non del tutto salda. Lo stesso De Filippi infatti si fece sostenitore dell'idea secondo la quale la teoria darwiniana doveva essere assunta o nella sua interezza oppure rifiutata.

Questi interrogativi non trovano una risposta in questo scritto di Lessona, poiché egli decide di tirarsi fuori dalla discussione, dicendo che le sue intenzioni esulano (almeno in questo caso) dal risolvere la questione se la teoria di Darwin debba essere necessariamente essere assunta in toto o meno, e dall'indagare se l'uomo sia discendente dalle scimmie oppure no.

L'intento di Lessona infatti è quello di parlare degli errori che vengono commessi riguardo gli animali, e visto che egli considera l'uomo stesso come un animale, non può evitare di discutere degli errori che intorno ad esso vengono compiuti.

Il 29 dicembre 1879 l'Accademia delle scienze di Torino (che annoverava in commissione proprio Lessona) inviò una lettera a Darwin in cui gli veniva comunicato di aver vinto il premio intitolato in onore di Cesare Bressa, destinato a chi avesse compiuto la migliore scoperta scientifica o la migliore invenzione negli anni a cavallo tra il 1875 e il 1878. Darwin accettò con gratitudine il premio, rivelando di esserne onorato e che questo premio aveva nuovamente stimolato il suo interesse per le scienze naturali.

1875, Gli effetti dell'autofecondazione e della fecondazione incrociata nel regno vegetale e Sulle

differenti forme di fiori in piante della stessa specie del 1876.

Inoltre in quegli stessi anni Darwin ottenne la nomina di corrispondente nella sezione di botanica dell'Académie des Sciences di Parigi, stesso luogo in cui otto anni addietro gli venne negata la cattedra di zoologia a causa dell'ostilità nei confronti delle sue tesi evoluzioniste.

L'eco di queste e altre polemiche venne messo su carta da Lessona su L'illustrazione Italiana nell'occasione del premio Bressa del 1880, ed è grazie a questo scritto che si deve il giusto riconoscimento di Darwin, sia presso la comunità scientifica che presso il grande pubblico.

Passeremo ora ad analizzare in modo più approfondito questo scritto di Lessona, intitolato Carlo

Darwin e il gran premio di Torino.

Secondo Lessona le grandi scoperte scientifiche, che permettono all'uomo di acquisire nuove conoscenze e di conseguenza acquisire maggiore potere, passano necessariamente per tre periodi. Il primo periodo è quello dell'incredulità, in cui la teoria viene immediatamente etichettata come falsa e quindi trattata con sufficienza e leggerezza; il secondo periodo è invece quello dell'imprecazione, dove la nuova scoperta viene vista come un male che poterà allo sgretolamento della struttura sociale e sovvertirà l'ordine del mondo. È in questo secondo periodo che l'iniziale leggerezza viene meno, lasciando il posto all'orrore e al terrore.

Questi sentimenti però non reprimono la scoperta, ma anzi, contribuiscono nell'accrescere l'effetto opposto: la scoperta infatti acquisisce sempre più fascino per via di questo suo essere proibitiva, e così anche a chi prima risultava del tutto indifferente, ora diventa oggetto di interesse. In questo modo le persone si dividono in due distinte categorie: da una parte qualcuno prosegue a osteggiare tale scoperta in modo incrollabile, dall'altra invece si inizia ad accettare dapprima solo qualche elemento, poi sempre di più, finché non si ha una completa conversione.

È in tal modo che inizia il terzo periodo. In questo terzo periodo la grandiosa scoperta tende a essere sminuita per venire accettata, venendo definita come qualcosa scoperto già in passato da altri fin dall'antichità.

Un esempio di un simile atteggiamento è lampante nel caso di Galileo, come come anche per Newton; il quale una volta enunciata l'attrazione universale venne etichettato dall'arcivescovo di Londra come un sovversivo, proclamando la legge scoperta come contraria alla fede. Anche nel caso di altri grandi scienziati e intellettuali come Redi, Torricelli e Lavoiser il clima di incredulità e stupore con il quale vennero accolte le loro idee e le loro scoperte non fu molto diverso115.

115 Redi con alcuni esperimenti confutò la cosidetta "generazione spontanea"; Torricelli dimostrò la possibilità e l'esistenza del vuoto; Lavoiser venne ghigliottinato per gli studi compiuti su idrogeno e ossigeno.

Lessona ritiene che se Darwin fosse vissuto ai tempi di Galileo avrebbe probabilmente dovuto fare i conti con l'Inquisizione, ma fortunatamente ciò non è successo e l'unica cosa di cui Darwin si è dovuto curare sono state le malelingue dei suoi oppositori. Quando Darwin però sente rivolte a sé delle critiche da parte di oppositori onesti e competenti, egli non esita ad esaminarle molto accuratamente, ma troppo spesso le critiche vengono mosse da chi delle sue opere purtroppo non ha mai letto nemmeno un rigo.

A questo punto Lessona decide di dedicarsi ad un breve riassunto delle tesi e delle opere più importanti che Darwin ha prodotto nel corso della sua brillante carriera, partendo dalla teoria della selezione naturale.

La selezione naturale, dice Lessona, apporta delle modifiche negli organismi; modifiche che però possono essere indotte artificialmente anche dall'uomo come nel caso degli animali domestici. La geologia ormai ha dimostrato che la terra nel corso della sua storia non è andata incontro a cataclismi che ne hanno rivoluzionato la superficie, ma questa si è modificata solo alla luce di lente e graduali mutazioni climatiche e ambientali. Gli organismi che sono esistiti nelle epoche remote precedenti alla nostra hanno dovuto necessariamente risentire di quelle trasformazioni ambientali, andando incontro ad una mutazione dei loro rapporti. In questo modo alcune forme viventi sono andate a scomparire, mentre altre sono sopravvissute, seppure dovendo mutare e assumere così un diverso aspetto.

"Gli animali e le piante che vissero nelle epoche remote e diverse dalla attuale hanno dovuto risentirsi di quei mutamenti lentissimi, ma poderosi; l'equilibrio, come si dice, o i rapporti e le dipendenze fra i vari viventi hanno dovuto a poco a poco mutarsi, e molte forme sparire; altre hanno potuto resistere, ma modificandosi profondamente, tramutandosi un certo modo e assumendo diverso aspetto."116

Gli organismi che oggigiorno possiamo ammirare sul nostro pianeta non sono certamente i medesimi di cui abbiamo parlato poco fa, ma abbiamo ragione di credere che le forme degli attuali discendenti siano diverse da quelle dei loro antichi progenitori. A partire da tutto ciò, quindi, possiamo ammettere che la trasformazione delle specie sia effettivamente possibile.

Lessona naturalmente è ben consapevole che Darwin non si è limitato a questo, ma ci dice anche che comunque il suo intento non è quello di esporre l'intera teoria darwiniana ma solo quello di esprimere uno dei concetti fondamentali.

(ribadendo la sua ammirazione per il Viaggio) e la pubblicazione delle osservazioni compiute, soffermandosi in particolare sull'opera Sulla struttura e distribuzione dei banchi di corallo e delle

isole madreporiche.

Le spiegazioni date in materia dai migliori naturalisti erano sempre state così poco soddisfacenti che nessuno si era mai azzardato ad abbracciarle del tutto, ma la spiegazione di Darwin fu fin da subito così chiara ed evidente da essere subito assunta in modo pressoché unanime.

Già con questa sola spiegazione, secondo Lessona, Darwin avrebbe meritato un posto di rilievo nel mondo della scienza, ma come sappiamo ciò non fu che l'inizio.

Nel 1859, dopo ventiquattro anni di ipotesi e osservazioni, Darwin finalmente pubblicò l'Origine, e così che anche il darwinismo divenne soggetto di quei tre periodi con cui Lessona ha aperto questo discorso. Ora però nessuno può più dubitare della modificazione delle specie, a cui si può, al massimo, porre dei limiti.

"Come il sole al suo sorgere dal mare o dietro una montagna manda dapprima pochi raggi e poi sale

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