L’analisi dei dati: identità, lingua e territorio.
1- Introduzione
[…] Non dovremo cadere su posizioni per le quali il realismo e la trasparenza siano dati come fatti non problematici; né dovremo suggerire che tutti i lavori retorici portano ad un senso della realtà che in qualche modo inganna.
(Crang, 2005).
L’analisi dei dati raccolti durante i tre mesi di ricerca, affidata al presente capitolo, si pone come il cuore centrale della tesi, il momento in cui il lavoro svolto
1- Introduzione 2- I questionari
2.1- Profili della migrazione e del migrante.
2.2- Il luogo dei processi identitari: rapporti economici,
culturali e sociali con il contesto di provenienza (Stato e Regione). 2.3- Le lingue tra funzione simbolica ed uso.
2.4- Attraverso le trame identitarie generazionali. 3- Le interviste agli attori qualificati.
3.1- L’esperienza migratoria degli italiani a Vancouver. 3.2- Reti relazionali tra la comunità e l’Italia.
3.3- Usi linguistici in divenire.
3.4- Problematiche identitarie e generazionali.
4- Il sottocampione sardo e friulano, il fattore linguistico e le appartenenze territoriali.
4.1- I questionari
sul campo si concretizza all’interno della cornice teorica e metodologica precedentemente tracciata (capp. I e III).
Il capitolo consta di due paragrafi dedicati ciascuno, in maniera specifica, ad uno strumento di indagine: i questionari (all. 1) e le interviste semistrutturate.
Il primo (par. 2) è dunque incentrato sulla lettura di quanto emerso dallo studio dei 152 questionari. In quest’ultimo caso, l’analisi dei dati è stata ottenuta utilizzando quale utile supporto operativo il più diffuso programma per l’elaborazione dei dati nelle scienze sociali, il software SPSS (Statistical Package for
the Social Sciences) (Fideli, 2002).
L’analisi delle interviste (par. 3) è stata invece compiuta partendo dalla lettura comparata di alcuni brani tratti dalle differenti trascrizioni ed esaminati partendo dai nuclei tematici di interesse per la ricerca stessa.
Il presente capitolo si struttura, nella sua interezza, a partire da quelle domande cardine che sono state via via presentate all’interno delle pagine del mio lavoro di tesi. La tabella 1 riprende i precedenti input di riflessione, circoscrivendo, in maniera più puntuale, quelli che ho reputato aspetti imprescindibili per la definizione del ruolo svolto dalla lingua e dal territorio in seno ai processi identitari della comunità di Vancouver.
L’analisi dei dati avverrà in maniera meticolosa affiancando ad una lettura descrittiva dei singoli elementi emersi varie considerazioni relative ad alcuni aspetti tra loro interconnessi (come ad esempio il grado d’istruzione e le competenze linguistiche, etc.), svolgendo dunque, in tal modo, una lettura di contingenza tra dati differenti.
La presente parte del lavoro cerca di porre le basi attraverso cui, nel capitolo V, si cercherà di tracciare le fila del “grappolo di problemi” identitario (Bauman, 2003, p. 7) della comunità di Vancouver, e di inserire la lettura di tale avvincente problematica all’interno del concetto di diaspora così come esposto e concettualizzato nel primo capitolo.
Tabella 1- Fattori analizzati per valutare il ruolo svolto dalla lingua e dal territorio all’interno dei processi identitari della comunità.
Il territorio all’interno dei processi identitari:
Si cercherà di vagliare:
Se ed in che misura vengono mantenuti rapporti con l’Italia e con la comunità locale di provenienza.
Quali sono i modi in cui si mantengono rapporti con l’Italia e con la comunità locale di provenienza.
Se esistono nella città di Vancouver dei luoghi simbolo per la comunità italiana.
Se esistono forme di mantenimento del legame con il territorio di origine trasmesse alle generazioni successive (lettura generazionale).
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La lingua all’interno dei processi identitari:
Si analizzeranno:
I tipi d’uso che vengono fatti della lingua italiana e degli idiomi italiani locali.
In quali forme (orale, scritta,…).
Se, dove, quando e con chi la lingua italiana e gli idiomi italiani locali vengono utilizzati.
Se si ritiene importante tutelare, con la trasmissione familiare e con corsi istituzionalizzati, la lingua italiana e quelle locali.
Se, ed in che modo, le competenze linguistiche vengono trasmesse alle generazioni successive (lettura generazionale).
2- I questionari
Durante la ricerca sono stati compilati 152 questionari, di cui 100 presso il Centro di Cultura italiano, 21 al centro friulano Famee Furlane, 17 al ristorante
Arriva, 6 presso la località di Surrey, e 8 ricevuti via mail1. Il campione complessivo, composto da 72 maschi (47,7 %) e 79 femmine (51%), è rappresentato da 131 persone nate in Italia e da 21 in altra località.
Per la parte dell’analisi dei processi identitari (sia dell’aspetto linguistico che di quello territoriale) si parlerà comunque di prima generazione di emigrati nel caso in cui gli individui siano nati e cresciuti, giungendo alla maturità linguistica, nel paese d’origine ed emigrati successivamente dopo l’età compresa tra i 13 e i 15 anni (Gobbi, 1994). Coloro che sono migrati prima di tale età, avendo solitamente frequentato scuole estere, sembrano presentare una situazione che, da un punto di vista linguistico e culturale, si avvicina maggiormente alla seconda generazione piuttosto che alla prima. Adottando questo “filtro concettuale”, è importante indicare che delle 131 persone nate in Italia risulteranno2 di seconda generazione 21 persone e, per sottrazione, 110 di prima generazione.
All’interno della seconda generazione, così definita, potremo dunque distinguere tra: coloro che sono nati in Italia (21) e coloro che sono nati all’estero (21) per un totale di 42 persone (pari al 27,6 % del campione totale).
1 Il ristorante Arriva, di proprietà di Paolo Frau, emigrato sardo in città, è stato il luogo in cui ho personalmente organizzato una riunione con alcuni dei sardi presenti a Vancouver molti dei quali facevano parte dell’ex circolo Sardegna, sciolto due anni prima per problematiche interne. La località di Surrey ospita la presenza, seppur esigua, di alcune famiglie sarde, tra cui quella della sign. Fronteddu che ha avuto un ruolo importantissimo nel presentarmi altri corregionali residenti nella cittadina.
2
2.1- Profili della migrazione e del migrante.
L’arco cronologico che rende conto degli anni delle partenze della prima generazione è vasto e si colloca tra il 1950 ed il 2008. Il periodo di maggior picco è da riferire al quinquennio 1965- 1971 che racchiude il 30,1% delle migrazioni in esame. A partire da tale data, in sintonia con il decrescere delle partenze dal nostro paese (cap. II), non si notano altri flussi particolarmente significativi da un punto di vista “numerico”.
L’analisi dei differenti momenti di migrazione è, come visto nelle parti teoriche (cap. I) e di inquadramento storico (cap. II), imprescindibile e ci porterà a raffrontare costantemente due sottocampioni in base al periodo di migrazione degli intervistati: coloro che hanno lasciato l’Italia prima e dopo il 1980. Esistono infatti, ed è utile ribadirlo, numerose caratteristiche interne alle varie tipologie di migrazione (motivazioni, fattori di spinta, fattori d’attrazione..etc.) che hanno ripercussione sul profilo dello stesso migrante (età partenza, situazione lavorativa, profilo socio-culturale) ed in ultimo, dunque, sui processi identitari oggetto del presente studio. Utilizzando il 1980 come data simbolo che segna il crinale tra una “vecchia” tipologia di migrazione ed una “nuova”, si potrà inserire la stragrande maggioranza del campione di prima generazione da me studiato3 all’interno della prima “categoria”4.
Tale distinguo, adottato unanimemente all’interno degli studi sulle migrazioni, nel mio caso di studio risulta corroborato dall’analisi del livello d’istruzione che, se nel caso più rappresentato, è principalmente elementare (40,2%)
3
Per un totale di 110 individui pari all’80% di coloro che sono nati in Italia. Coloro che, nati in Italia, hanno lasciato il paese dopo gli anni ’80 sono pari a 21 individui.
4 Le categorie disegnano dei trend utili per le analisi e per la comprensione di determinati processi. Tale modo di leggere le categorie sembra trovare una sua legittimità proprio partendo dalle caratteristiche definite dai migranti stessi. Le classi individuate dunque, seppur sono corroborate dagli studi sulle tipologie di migrazioni italiane, non sono da vedere come caselle calate in maniera induttiva sul campione. Inoltre tale categorizzazione non esclude le eccezioni, rappresentate da quelle persone che non possono essere semplicisticamente fatte ricadere nell’equazione “data di migrazione = tipologia certa di migrante”.