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L’assistenza per gli anziani fino agli anni 90’

3.2 La nascita del Sistema Long-Term Care

3.2.1 L’assistenza per gli anziani fino agli anni 90’

Prima del 1950, in Giappone non vi erano ancora norme specifiche per la cura degli anziani, sia perché il numero degli anziani non era ancora così significativo da richiedere politiche di assistenza da parte del welfare, sia perché la consuetudine prevedeva che fossero le famiglie (in particolare le donne) ad occuparsi della tutela di questa categoria di persone. Prima di quella data, l’unico tipo di aiuto fornito agli anziani da parte del governo consisteva nella possibilità di ricoverare questi ultimi in specifiche residenze per anziani, chiamate in giapponese 養老施設 Yōrō shisetsu, il cui accesso però era riservato agli utenti con difficoltà economiche e affetti da una qualche forma di invalidità fisica e/o mentale (Tsutsumi, 2014).

Dalla metà del XX secolo però, il numero di anziani bisognosi di assistenza iniziò ad aumentare e i cittadini iniziarono a fare pressioni affinché venissero incluse nel sistema welfare giapponese una serie di riforme a supporto di questa categoria di persone, anche perché gli unici schemi a sostegno

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degli anziani offerti dallo Stato erano riservati agli utenti privi di disponibilità economiche (Makita, 2010).

Nel 1963 venne promulgata la Legge sul welfare per gli anziani (厚生労働省、昭和38年7月1 1日、法律第133号、「老人福祉法」), il cui obiettivo era quello di definire le politiche di welfare a beneficio degli appartenenti a questa categoria della popolazione, promuovendo una serie di misure atte a preservare la loro salute fisica e mentale. Tale legge sottolineava infatti l’importanza del rispetto verso gli anziani, che avevano contribuito allo sviluppo della società negli anni passati e che venivano considerati come detentori di conoscenza ed esperienza (International Labour Organization, 2014.Law No. 133 of July 11, 1963, “Law on Social Welfare for the Elderly”). La

riforma prevedeva l’introduzione non solo di nuove residenze per anziani, ma anche di una serie di servizi di supporto domiciliare.

Oltre alle precedenti Yōrō shisetsu18, venne infatti introdotto un altro tipo di struttura per anziani, le 特別養護老人ホーム Tokubetsu yōgo rōjin hōmu (o più semplicemente 特養 Tokuyō), ossia “residenze sanitarie assistenziali intensive”, dove gli utenti potevano ricevere continuativamente le cure di cui necessitavano giornalmente e il cui accesso non era determinato in base alla situazione economica del soggetto: tutti gli anziani che avevano bisogno di questo tipo di trattamento, a causa di handicap fisici o mentali, potevano farne domanda (Tsutsumi, 2014).

Inoltre, grazie alla Legge sul welfare per gli anziani, vennero implementati anche una serie di servizi di assistenza per anziani, come visite domiciliari, servizi di cura e riabilitazione all’interno di apposite strutture ecc. Questi servizi erano finanziati per il 50% dai governi municipali, tramite le entrate provenienti dal gettito fiscale, e per la restante metà dallo Stato. Come evidenziato da Tsutsumi tuttavia, i servizi erogati a beneficio di questa categoria di persone, ben presto non furono più sufficienti a coprire la domanda derivata da un numero sempre più elevato di anziani e perciò i governi municipali furono costretti ad attuare una selezione per coloro che potevano avere accesso alle Tokuyō, privilegiando di solito gli utenti con un basso reddito. In risposta a questo fatto, sempre più anziani cominciarono ad usufruire degli ospedali per ricevere le cure a lungo termine, considerando anche il fatto che, quando la Legge sul welfare per gli anziani venne revisionata nel 1973, coloro con più di 70 anni vennero esentati dal pagamento delle spese out-of-pocket previste dal sistema sanitario. Come dimostrato dalle ricerche condotte dall’Istituto di Ricerca Nazionale sulla Popolazione e la Previdenza Sociale, il fenomeno che si andò a creare tra gli anni 80’ e 90’ perciò, fu che sempre più anziani, non

18 Che, in seguito alla riforma, vennero rinominate 養護老人ホーム Yōgo rōjin hōmu (dette anche più semplicemente 養Yōgo), ossia “case di cura per anziani”.

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essendo idonei per entrare nelle Tokuyō, andavano ad occupare le strutture sanitarie per ricevere i servizi di long-term care, le quali erano ormai diventate un’alternativa alle case di cura (National Institute of Population and Social Security Research, 2014).

Nel 1982 il governo giapponese, per cercare di limitare il numero di anziani ricoverati in ospedale, decise di introdurre l’obbligo del pagamento del ticket sanitario anche per coloro oltre i 70 anni. Nonostante ciò, per le famiglie con medio-alto reddito, rivolgersi a questi “ospedali geriatrici” risultava comunque economicamente più conveniente, poiché mentre le Tokuyō addebitavano il costo delle cure a seconda della fascia di reddito, gli ospedali richiedevano semplicemente il pagamento di una quota fissa di compartecipazione alla spesa. Si andò a creare conseguentemente il cosiddetto fenomeno dell’“ospedalizzazione sociale”, che portò successivamente il governo giapponese ad includere, tra i benefici dell’assicurazione sanitaria, anche una serie di servizi specifici per gli anziani, come per esempio l’accesso a specifiche strutture di riabilitazione per gli anziani (chiamate 老人保 健施設19 Rōjin hoken shisetsu o più semplicemente 老健 Rōken) e visite domiciliari da parte di infermieri specializzati.

Alla fine del XX secolo quindi, le cure a lungo termine per gli anziani erano erogate attraverso due differenti modalità: da una parte, dagli schemi previsti dalla Legge sul welfare per gli anziani, finanziati tramite le imposte, dall’altra dal sistema sanitario (Tsutsumi, 2014).