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L’introduzione del Sistema Long-Term Care nel 2000

3.2 La nascita del Sistema Long-Term Care

3.2.3 L’introduzione del Sistema Long-Term Care nel 2000

Alla fine del XX secolo, malgrado gli sforzi da parte del governo volti ad aumentare la disponibilità di assistenza a lungo termine tramite i vari programmi pubblici, le risorse non erano ancora sufficienti a garantire un’adeguata accessibilità a tutti quegli utenti che ne avevano bisogno. Questo portò i cittadini giapponesi ad essere ancora più attivi per la questione dell’accesso alle cure a lungo termine a beneficio delle fasce anziane della popolazione, in particolare, la spinta maggiore venne proprio dalle donne e dai relativi gruppi femministi (come l’Associazione delle donne per una miglior aging

society), che, non essendo più di tanto migliorata la situazione, continuavano a costituire i fornitori

principali di questo tipo di cure all’interno delle famiglie (Tsutsumi, 2014).

Come principale soluzione a questi problemi, si diffuse gradualmente la convinzione secondo cui fosse necessario istituire una polizza di assistenza a lungo termine: secondo le indagini condotte dai giornali nazionali, alla fine degli anni 90’ infatti, ben l’80% dei cittadini si dichiarava a favore di questo tipo di assicurazione, visto il crescente numero di persone anziane.

Nel 1995, grazie alle pressioni da parte della popolazione e al supporto dei politici e degli esperti giapponesi, che vedevano l’istituzione di questo sistema una riforma pubblica ormai indispensabile, il Ministero della Sanità e del Welfare propose l’avvio delle pratiche per la stesura di uno schema assicurativo di assistenza a lungo termine per gli anziani (厚生労働省老健局, 2015).

Durante la fase di progettazione del nuovo sistema, si discusse a lungo se includere o meno un contributo economico, sottoforma di assegno di cura. Le argomentazioni a favore di tale beneficio economico sostenevano l’importanza dell’assegno di cura come strumento per aumentare il potere d’acquisto dei consumatori, permettendo loro di beneficiare di servizi di assistenza qualitativamente migliori. Inoltre, tale assegno avrebbe rappresentato una ricompensa per gli sforzi dei familiari che si

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prendevano cura degli anziani, in particolare le donne. Alla fine, l’assegno di cura non venne incluso nel Sistema Long-Term Care per tre motivi principali.

Il primo motivo era legato alla necessità di espandere il mercato dei fornitori: il contributo economico non avrebbe garantito l’aumento della domanda dei servizi di assistenza, che era la condizione necessaria per incrementare il numero di fornitori dei servizi long-term care.

Il secondo motivo, sostenuto dai gruppi femministi, metteva in discussione l’effettiva efficacia del contributo economico: l’erogazione degli assegni di cura non avrebbe risolto il problema della tutela degli anziani da parte dei familiari, per la maggior parte rappresentati dalle donne. Le donne avevano bisogno di supporto da parte dello Stato, non di un riconoscimento economico per i loro sacrifici. Infatti, per aiutare gli anziani non autosufficienti, sarebbero state molto più efficaci cure svolte da professionisti qualificati, anziché l’assistenza informale da parte dei familiari, che, non possedendo le competenze necessarie, non erano in grado di fornire loro cure adeguate.

Infine, il terzo motivo riguardava il numero di richieste degli assegni di cura: l’introduzione di questo beneficio avrebbe causato un alto numero di richieste da parte della popolazione, anche da parte di coloro che non ne avrebbero avuto l’effettiva necessità, incrementando ulteriormente i costi del sistema (Campbell e Ikegami, 2000).

Nel 1996, fu presentato alla Dieta giapponese ( 国 会 Kokkai, ossia l’equivalente del nostro Parlamento) il progetto di legge dell’assicurazione di assistenza a lungo termine, che fu approvato l’anno successivo (厚生労働省、平成9年12月17日、法律第123号、「介護保険法」) e, dopo due anni di intensi preparativi soprattutto a livello municipale, finalmente il Sistema di Assicurazione Long-Term Care iniziò nel 2000 (厚生労働省、平成9年12月17日、法律第 124号、「介護保険法施行法」).

Gli obiettivi che il nuovo che il nuovo sistema si prefiggeva di raggiungere, si possono riassumere il tre punti principali: fornire un aiuto alle famiglie per quanto riguardava la tutela degli anziani, introdurre una nuova fonte di finanziamento per i servizi di assistenza a lungo termine e limitare il fenomeno dell’ospedalizzazione sociale, che si era venuto a creare a partire dagli anni 80’ del Novecento.

Il primo obiettivo, che era stato promosso dallo slogan “Dalla cura da parte delle famiglie alla cura da parte del governo”, consisteva nello spostare il problema della tutela degli anziani dalle famiglie allo Stato (iniziativa definita come 介 護 の 社 会 化 Kaigo no shakaika, ossia “ socializzazione dell’assistenza”). Tramite tale sistema infatti, si poteva usufruire di un insieme di servizi di assistenza accessibili a tutti, i cui fornitori potevano essere scelti liberamente dagli utenti. La maggior parte di

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questi servizi erano quelli che, prima del 2000, venivano erogati dal sistema welfare per gli anziani, ma con un maggior numero di fornitori e di strutture residenziali. In particolare, il nuovo sistema avrebbe dovuto favorire tutte quelle donne giapponesi che molto spesso si ritrovavano obbligate a prendersi cura da sole dei membri anziani della famiglia (Campbell e Ikegami, 2000. Makita, 2010). Secondo le ricerche, nel 2000 il numero totale di anziani non indipendenti che necessitavano di assistenza era circa 2,2 milioni di persone, pari a circa il 2% della popolazione totale, numero che sarebbe velocemente aumentato nel giro di pochi anni (Hashizume, 2010).

Il secondo obiettivo era quello di alleggerire l’onere finanziario, generato dall’utilizzo tali servizi, sul sistema welfare, coprendo parte dei costi tramite il pagamento di un premio assicurativo da parte degli utenti: il precedente sistema infatti, era finanziato solamente tramite gettito fiscale, che non era sufficiente a soddisfare la domanda generata dal continuo aumento del numero di anziani.

Il terzo obiettivo riguardava la riduzione del fenomeno dell’ospedalizzazione sociale, a causa del quale gran parte degli anziani veniva ricoverata negli ospedali (per l’assenza di sostegno da parte dei propri familiari) con lo scopo di diminuire il costo di tali cure sul sistema sanitario (Tsutsumi, 2014).