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Per comprendere le difficoltà che attengono alla sfera religiosa del migrante è di aiuto porsi nella sua veste di emigrante cioè di colui che si distacca dal suo Paese di origine come è avvenuto per molti italiani alla ricerca di un lavoro all’estero o anche a volte verso le regioni industrializzate del Nord. La Chiesa non è indifferente all’emigrante che si trova all’estero, escluso dalla cittadinanza e dalla vita politica e sociale del Paese di accoglienza, di cui non conosce la lingua e con la permanente difficoltà a trovare e mantenere un lavoro senza del quale è a rischio il progetto che lo ha portato lontano da casa. Mancano quei punti di riferimento lasciati in patria, senza dei quali è facile sentirsi soli e reagire rifugiandosi fra gli altri connazionali che vivono la sua stessa condizione, diventando escluso fra gli esclusi. Nella difficoltà a ritrovarsi in un ambiente così lontano da quello di provenienza, con abitudini e costumi molto diversi, perdendo ogni contatto con tutto ciò che prima era familiare, diventa determinante l’assistenza della Chiesa e di un suo cappellano missionario, per mitigare la necessità del sostegno spirituale di cui ha bisogno.

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Non sorprende il fatto di operai emigrati in Germania che si rivolgano al Santo Padre Paolo VI per avere l’assistenza di un Missionario.(34) Quando,

infatti, il numero degli emigrati italiani in Germania aumenta considerevolmente, risulta più difficile la possibilità di ascoltare la voce amica di un sacerdote, che deve dividersi nella cura delle tante anime in zone sempre più vaste. Sono numerose pertanto le lettere degli emigrati che chiedono all’U.C.E.I. (ufficio centrale per l’emigrazione italiana) di provvedere ad inviare un Missionario.

La fede dell’emigrato viene messa a rischio nel contatto con una realtà così diversa da quella di provenienza, dove lo scopo primario è la rimessa di denaro alla lontana famiglia ed il raggiungimento rapido di obiettivi che permettano una vita agiata ed una elevazione sociale nella società di accoglienza. Nel tentativo di allontanare al più presto il ricordo della povertà sofferta precedentemente, l’emigrante abbraccia rapidamente il nuovo modello di vita consumistico del Paese ospitante. Il legame spirituale con la propria patria risente di questa situazione e viene messo in crisi anche dall’incontro con la Chiesa locale, diversa da quella degli emigranti, meno paternalistica e assistenzialista, influenzata da una economia che si

34 Richiesta al Santo Padre Paolo VI per avere l’assistenza del Missionario in “Bollettino dell’Ufficio centrale per l’emigrazione italiana”

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fonda sul profitto. La conseguenza è un allontanamento dalla pratica religiosa ed è un combinarsi a stili di vita di persone rese libere dai vincoli ecclesiastici, vissuti fino a quel momento nel Paese di origine come naturali. La crisi religiosa dell’emigrante è più formale che sostanziale, quasi uno sfogo conseguente allo sradicamento di tutto ciò che era il suo mondo rimasto nel luogo da cui proviene. Rende l’idea dire che gli emigranti lasciano l’anima al luogo natio per portarsi il corpo nel Paese di accoglienza. I limiti di religiosità li ritroviamo anche nelle migrazioni interne che hanno interessato l’Italia a seguito della trasformazione da una economia agricola a una industriale nel secondo dopoguerra. Fiumi di genti del meridione che si sono trasferite, alla ricerca di un posto di lavoro, nel Nord industriale portando con se la loro storia di miseria, ma anche la ricchezza di tradizioni secolari di fede e pratica religiosa che seppure ritenute spesso eccessive hanno in ogni caso creato una identità collettiva propulsiva di integrazione. Il sacerdote sia quello della parrocchia di accoglienza e sia quello della parrocchia di partenza deve essere formato al compito difficile di preparare i fedeli emigranti a vedere non il campanile del proprio paese, ma quello della Chiesa universale di Cristo.

Il fenomeno migratorio è un segno dei tempi che diventa esso stesso evento religioso, perché i migranti portando con se i loro problemi e le loro

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diversità e cercando di integrarsi nella società di accoglienza, portano il messaggio di DIO che esiste una sola grande famiglia umana. La Chiesa cattolica per questo non può identificarsi con una cultura, perché andrebbe contro la sua stessa natura, che è universale aperta al dialogo e al confronto con tutte le culture. Deve perciò evitare una simbiosi con politiche dello Stato che tendano a marginalizzare le minoranze di cui fa parte il migrante, favorendo come purtroppo accaduto a derive nazionalistiche.

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Conclusioni.

La domanda che ci si pone alla fine di questo lavoro, si basa sulla possibilità di verificare l’esistenza di una soluzione soddisfacente al fenomeno migratorio rispetto ad un contesto evolutivo della nostra società in continua trasformazione. Si è cercato di comprendere dove stanno le ragioni che dividono le forze politiche nei Paesi esposti alle migrazioni e i motivi che ne sono la causa, lamentando a livello nazionale ed anche europeo, la poca coesione sociale, politica ed economica ad affrontare il problema. Dall’approfondimento della materia oggetto d’esame, sono apparse divisioni intenzionali che sono strumentali ad ottenere un consenso politico e quindi a nascondere o per lo meno ad annebbiare la realtà che invece si presenta nella cronaca quotidiana.

Le ipotesi risolutive analizzate su come affrontare il fenomeno migratorio nei vari Paesi del continente europeo, si scontrano sempre su un dato ad oggi irrisolto, ovvero la mancanza di una politica condivisa tra i vari membri dell’Unione Europea. Il tentativo di accordo al vertice di Malta del settembre scorso, a cui partecipavano i Ministri degli Interni dei Paesi più rappresentativi dell’Unione, descritto nei contenuti della tesi, ne è l’esempio, perché dimostra come ancora oggi vi siano divisioni che impediscono una soluzione definitiva. Resta la consapevolezza che la strada da percorrere è

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comunque quella della piena collegialità, anche attraverso forzature nei confronti degli Stati membri contrari all’accoglienza, sapendo quanto sia necessario non limitare il potere dell’Unione Europea alla sola politica economica, ma utilizzando proprio quel potere per convincere i Paesi riottosi. Fuori da questo contesto non certo edificante, la Chiesa, in presenza di un dramma che interessa e interesserà nei prossimi anni a venire, milioni di persone migranti alla ricerca di condizioni di vita migliori, ha il difficile compito di orientare le popolazioni autoctone per far comprendere loro, chi sono gli immigrati e come essi rappresentino il segno dei tempi a cui non ci si deve sottrarre.

Particolare attenzione è stato posto al diritto di emigrare iscritto tra i diritti fondamentali dell’uomo, ma prima ancora come ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, il diritto a non dover emigrare e poter rimanere nella propria terra in condizioni di vivibilità. Quando invece questo diritto non viene garantito e vi è precarietà economica o situazioni di emergenza per calamità naturali o di guerra o comunque di qualsiasi altra natura, porsi in cammino per lasciarsi alle spalle un futuro impossibile è un diritto che non può essere negato. Particolare risalto si è dato alla missione della Chiesa, che non può essere solo assistenzialista, ma deve rivolgersi, per favorire l’autentica integrazione, anche alla componente spirituale della persona umana. Al tempo

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stesso si è aperta una riflessione critica sulla capacità evangelizzatrice delle comunità autoctone verso queste persone che lasciano alle loro spalle la loro storia e il proprio Paese . Si è ricordato il messaggio di Papa Francesco quando afferma che la peggiore discriminazione sta nella mancanza di offrire loro assistenza spirituale e sollecitando ad essere missionari nell’accoglienza a casa nostra. La Chiesa in quanto universale è aperta al dialogo con le genti e non può essere condizionata da confini o da leggi statuali che dividono, ma chiama all’incontro l’intero genere umano per formare un’unica famiglia quella di DIO.

Le considerazioni conclusive che emergono dalla tesi vanno nella direzione ad una soluzione politica condivisa Europea, con ingressi regolari previamente concordati, di suddivisione tra i membri dell’Unione, secondo le capacità di accoglienza e di impiego di manodopera in ogni singolo Stato. Tale soluzione trova conferma nel fallimento risultante dalla politica “Porti Chiusi” che ha favorito l’immigrazione irregolare (clandestini) a vantaggio delle organizzazioni criminali e dinanzi a fenomeni che pensavamo definitivamente cancellati, ovvero la creazione di centri di raccolta dove vengono violati sistematicamente i diritti inviolabili dell’uomo. La soluzione prospettata è stata aprire canali regolari di immigrazione con i Paesi di origine per far giungere lavoratori migranti, secondo le esigenze del mercato del lavoro, in

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quegli Stati Europei dove la popolazione è in età pensionabile e non sono sostituibili per effetto del calo demografico. La soluzione prospettata placherebbe quegli stati d’animo pervasi da sentimenti di insicurezza e sarebbe una efficace risposta ai fenomeni ricorrenti di xenofobia che stanno cambiando gli equilibri politici di tanti Paesi Europei.

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- D. lgs. del 18 agosto 2015 n. 142, così detto Decreto accoglienza, recante norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale.

- Decreto - Legge del 4 ottobre 2018 n. 113, così detto Decreto immigrazione e sicurezza, disposizione urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell’interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. - Decreto – Legge del 14 giugno 2019 n. 53, così detto Decreto

immigrazione bis, disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica.

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- Messaggio di Santo Padre Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2017 ”Migranti minorenni vulnerabili e senza voce”., del 15 gennaio 2017, Libreria editrice vaticana, Vaticano.

- Messaggio di Santo Padre Francesco per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018 ”Accogliere, proteggere, promuovere ed integrare i migranti e i rifugiati”., del 14 gennaio 2018, Libreria editrice vaticana, Vaticano.

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Esortazioni Apostoliche

- Lettera Enciclica, del 29 giugno 1959, “Ad Petri Cathedram” del Sommo Pontefice Giovanni XXIII PP. “Ai venerabili fratelli Patriarchi Primati Arcivescovi Vescovi e agli altri Ordinari Locali che sono in pace e comunione con la sede apostolica sulla conoscenza della Verità, restaurazione dell’unità e della pace nella carità”, Libreria editrice vaticana, Roma.

- Costituzione Pastorale, del 7 dicembre 1965, “Gaudium et spes”, del Sommo Pontefice Beato Paolo VI unitamente ai Padri del Sacro concilio a perpetua memoria sulla Chiesa nel mondo contemporaneo”. Libreria editrice vaticana, Roma

- Esortazione Apostolica, del 22 novembre 1981, “Familiaris Consortio”, di Sua Santità di Giovanni Paolo II, “All’Episcopato al clero ed ai fedeli di tutta la Chiesa Cattolica circa i compiti della famiglia Cristiana nel mondo di oggi”. Libreria editrice vaticana, Roma.

- Lettera Enciclica, del 29 giugno 2009, “Caritas in Veritate” del Sommo Pontefice Benedetto XVI, “Ai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi, alle persone consacrate, ai fedeli laici, e a tutti gli uomini di buona volontà, sullo sviluppo umano e integrale nella carità e nella verità”, Libreria editrice vaticana, Roma.

- Esortazione Apostolica, del 19 marzo 2018, “Gaudete et exsultate”, del Santo Padre Francesco, “Sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”, Libreria editrice vaticana, Roma.

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