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I MIGRANTI TRA LEGGI DELLO STATO E ORIENTAMENTI DELLA CHIESA CATTOLICA. "BARRIERE" O "PONTI DI SOLIDARIETA'"

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UNIVERSITA' DI PISA

DIPARTIMENTO DI GIURISPRUDENZA

TESI DI LAUREA I MIGRANTI TRA LEGGI DELLO STATO E ORIENTAMENTI DELLA CHIESA CATTOLICA. “BARRIERE” O “PONTI DI SOLIDARIETA’” Il Candidato Il Relatore Sergio Migheli Prof.ssa Chiara Lapi A.A. 2018/2019

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Riassunto

L'argomento trattato nella Tesi attiene ad uno dei problemi che maggiormente divide l'opinione pubblica Italiana, ma anche quella dei Paesi dell'Europa e di tutto il mondo. Si è posto in evidenza che la storia della mobilità umana fino dalle origini della storia ha narrato il peregrinare delle genti ed ha diviso l'opinione pubblica tra chi si appella alla solidarietà e all'inclusione e chi invece rifiuta la presenza di persone irregolari (clandestini) nel proprio Paese. Partendo dall'analisi di quanto è accaduto negli ultimi anni nel nostro Paese, come in altri Paesi Europei, si è cercato, con la tesi, di fornire una maggiore conoscenza e consapevolezza del fenomeno, molto spesso affrontato con approssimazione e con posizioni di chiusura precostituite.

Un primo aspetto, di fondamentale importanza, a cui non si può non dare risalto, sta nel fatto che quando parliamo di mobilità umana, parliamo di donne, bambini, uomini che hanno lasciato le loro case, il loro Paese, il loro ambiente familiare, per vivere una vita normale e in molti casi per sopravvivere alla miseria, alle guerre, alle sofferenze di chi è discriminato e di chi è privato della sua dignità di persona. Si afferma che lo Stato, quando arrivano i migranti, non può affrontare il problema con leggi di chiusura

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all'accoglienza o costruendo muri, ma deve dare risposte nei confronti di queste persone che hanno il diritto di vivere come noi.

L'accoglienza non è un atto discrezionale ed è la nostra Carta Costituzionale a stabilire che “sia la legge a regolare in conformità delle norme e dei trattati internazionali la condizione giuridica dello straniero.”

Si rileva poi come anche la Chiesa conferma il diritto della persona ad emigrare ed è il Sommo Pontefice Benedetto XVI a dichiararlo nel Messaggio per la giornata mondiale dei Migranti del 2013, come uno tra i diritti fondamentali dell'uomo.

Si dà risalto, nel seguito, al compito determinante della Chiesa di non limitarsi solo ad interventi assistenziali, ma di seguire l’invito di Papa Francesco quando "richiama l'azione pastorale che deve mettere al centro la persona umana in ogni sua componente compresa quella spirituale". Si evidenzia infine, come dall'incontro con il migrante, sia possibile riscoprire quella parte un po’ sopita di noi stessi, affinché si riprenda il cammino nella direzione di una vita che sia veramente cristiana.

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4 Abstract The thesis debates one of the problems which divides Italian public opinion, such as that of Europe’s countries or of the worldwide. It has been highlighted that human mobility since the history's origins narrated the people’s pilgrimage and divided public opinion between those who appeal to solidarity and inclusion and those who reject the presence of illegal (clandestine) people in the own country. An aspect of primary importance which cannot be overlooked is, that when we discuss about human mobility, we are talking about women, children, men who left their homes, country, family environment to live a normal life and in many cases to survive to misery, to wars or to pains deprived of own dignity as a person. We affirm that the State, when migrants land in our country, cannot face the problem building walls or simply making laws that prevent the reception of asylum seekers, but it should give answers to these people who have the right to live like us.

Reception is not a discretionary act and it is established in our Carta Costituzionale that it is the law to regulate, in accordance with international norms and treaties, the juridical condition of the foreigner. Moreover even the Church confirms the person’s principle to emigrate and the Supreme Pontiff

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Benedetto XVI stated it into the Message for the World Day of Migrants in 2013, as one of the fundamental human rights. Moreover, we underline the decisive task of the Church to not limiting itself to only assistance, but to follow the path that Pope Francesco showed us when "he recalls the pastoral action that must put to the center the human person in each of its components including the spiritual one". Finally, we emphasize that the meeting with migrants it is possible to awake the sleepy part of ourselves in order to live in a Christian way (and to resume the journey towards a truly Christian life.)

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INDICE SOMMARIO

INTRODUZIONE 7 CAPITOLO I : LE LEGGI DELL’UOMO E LA LEGGE DI DIO 10 1. Legalità e leggi umane. 11 2. Italia paese di emigrazione prima che di immigrazione. 11 3. La legislazione italiana riguardo l’immigrazione. 13 4. Il fenomeno immigrazione nella sua globalità. 14 5. L’arrivo dei migranti nel nostro Paese. 15 6. La Chiesa e i richiami di Papa Francesco dinanzi al fenomeno immigratorio. 16 7. Un problema di coscienza per chi ha fede in Cristo. 19 8. Osservanza del diritto divino e delle leggi umane. 21 CAPITOLO II : IL FENOMENO IMMIGRATORIO 24 1. Migranti : chi sono e le ragioni alla base di questo esodo di persone 25 2. Aiutarli a casa loro. 27 3.Una soluzione potrebbe essere regolare il loro ingresso. 29 4. Le procedure e gli aspetti positivi ad un ingresso regolare. 30 5. Cosa attende i migranti sbarcati nel nostro territorio. 32 6. I centri di accoglienza. 35 7. Codice Schengen e Dublino III. 37 8. I corridoi umanitari. 38 9. La convivenza arricchimento della identità. 40 10. L’Europa unico soggetto in grado di affrontare l’accoglienza. 41 11. Immigrazione: normativa, istituzioni, competenze nel nostro paese e in Europa 42 CAPITOLO III : LA CHIESA E IL PROBLEMA ACCOGLIENZA 47 1. Oltre i problemi di natura assistenzialista. 48 2. Il migrante una persona e non un oggetto. 50 3. L’esempio Lampedusa luogo di approdo del migrante. 51 4. Il migrante e la famiglia. 53 5. I matrimoni misti. 56 6. I minori e la scuola. 57 7. Migrazioni : segni dei tempi. 58 8. Il diritto ad emigrare. 63 9. Le migrazioni : kairos una occasione da non perdere. 64 CONCLUSIONI 73 BIBLIOGRAFIA 78

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INTRODUZIONE

La mobilità umana è un fenomeno che ha sempre interessato la storia dell’uomo per varie ragioni. Una ragione deriva dalla continua trasformazione di un mondo ormai globalizzato, dove l’economia del profitto determina lo spostamento di masse di persone dai Paesi con evidenti difficoltà economiche, verso i Paesi più ricchi alla ricerca di lavoro che permetta ai migranti e alle proprie famiglie una vita dignitosa. Fra le altre cause vi sono anche quelle che riguardano i rifugiati, costretti ad abbandonare i propri Paesi a causa di conflitti armati, di violazioni dei diritti umani e di persecuzioni per motivi razziali, etnici, religiosi, o anche solo per l’appartenenza ad una fazione politica contraria al governo. Queste situazioni conflittuali sono causa della violazione dei diritti umani di tante genti, che cercano protezione, chiedendo asilo politico nel rispetto dei trattati internazionali, in luoghi, dove sia possibile poter vivere in pace e con dignità. Il contenuto della tesi vuole dare evidenza a questo fenomeno, ponendo attenzione alle varie tematiche che ne sono parte, in una analisi che non si limita al solo lato assistenzialistico del problema, ma anche alla componente religiosa mettendo al centro la persona umana. Nel capitolo uno della tesi si tratteggia la trasformazione avvenuta in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione. Un fenomeno immigratorio le cui origini si fondano negli

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squilibri fra i Paesi del Sud sottosviluppato con popolazioni a rischio d’emarginazione e senza futuro, verso quegli Stati del Nord ricco e industrializzato, per raggiungere condizioni migliori di vita e vedere tutelata la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Si affronta poi il contrasto di chi antepone alle leggi dell’uomo le leggi universali di DIO, prendendo ad esame i ripetuti casi di coscienza che spesso hanno avuto risalto attraverso i mezzi di comunicazione e che hanno per certi versi polarizzato l’agenda politica del governo e di chi fa opposizione. Vengono ricordati, quindi, i richiami di Papa Francesco ad una santità fatta da comportamenti che rifuggono dall’indifferenza verso coloro che chiedono il nostro aiuto.

Si prosegue nel secondo capitolo con una disamina su chi sono i migranti, da dove arrivano e le ragioni di questo esodo immane, prospettando soluzioni sul come affrontare il fenomeno immigratorio. Viene evidente nella trattazione la consapevolezza della complessità della situazione che non può essere affrontata da un singolo Stato, ma solo dall’Unione Europea attraverso una politica concordata con i suoi Paesi membri. Si prende in esame i possibili interventi da mettere in atto e in particolare l’ipotesi ad ingressi regolari previamente programmati. Si dà ampio spazio a cosa attende i migranti irregolari quando entrano nelle acque territoriali e sbarcano sulle nostre coste, e quindi le procedure previste dalla legislazione vigente, come pure i

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centri di accoglienza predisposti nel territorio nazionale. Inoltre viene presa in esame la normativa Europea riguardo i confini condivisi dei Paesi membri dell’Unione e la regolamentazione inerente le procedure da attuare dai Paesi di primo approdo, ovvero la disciplina del Codice di Schengen e del Regolamento di Dublino III, e la volontà di molti Paesi dell’Unione ad intervenire su di essa per renderla più funzionale alla situazione attuale.

Nell’ultimo capitolo si narra come la Chiesa affronta la sfida della mobilità umana che ha interessato negli ultimi anni il nostro Paese, ma che interessa il mondo intero, aprendo una finestra di approfondimento che ha lo scopo di andare oltre l’intervento assistenzialista. Infatti si mette al centro non un individuo relegato al solo scopo di essere oggetto del mercato del lavoro, ma una persona umana a cui va riconosciuta quella dignità che non può essere privata da interessi economici o da arbitrio di altri. Viene poi svolto un esame al rapporto fondamentale che lega il migrante alla famiglia quale primo pilastro di qualsiasi società umana per dare speranza al nostro futuro. E sempre con riferimento al tema della famiglia, vengono poste riflessioni sul dramma dei minori e sulla importanza educatrice della scuola quale vero laboratorio d’integrazione. In conclusione viene dato risalto a vedere nell’incontro col migrante una opportunità che aiuta a guardare alla nostra coscienza per comprendere chi siamo diventati oggi.

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CAPITOLO I :

LE LEGGI DELL’UOMO E LA LEGGE DI DIO

Sommario : 1. Legalità e leggi umane.- 2. Italia paese di emigrazione prima che di immigrazione.- 3. La legislazione italiana riguardo l’immigrazione.- 4. Il fenomeno immigrazione nella sua globalità.- 5. L’arrivo dei migranti nel nostro Paese.- 6. La Chiesa e i richiami di Papa Francesco dinanzi al fenomeno immigratorio.- 7. Un problema di coscienza per chi ha fede in Cristo.- 8. Osservanza del diritto divino e delle leggi umane.-

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1. Legalità e leggi umane.

E’ utopia credere che possa essere possibile una politica capace di

coniugare l’accoglienza e la legalità? La legalità è frutto delle decisioni politiche dell’uomo che pone le proprie leggi a garanzia della sicurezza, dell’ordine pubblico e del benessere della propria comunità verso quel fine di felicità di cui la stessa Dichiarazione d’Indipendenza Americana già nel 1776 fa menzione.

“ .. che tutti gli uomini sono creati eguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di certi Diritti inalienabili, che tra questi vi siano la Vita, la Libertà ed il perseguimento della felicità “.( 1)

2. ITALIA PAESE DI EMIGRAZIONE PRIMA CHE DI IMMIGRAZIONE.

In riferimento all’accoglienza l’Italia nella sua ancora breve storia di Nazione è stata un Paese di emigrazione e solo negli ultimi decenni è stata Paese di immigrazione. Con la nascita del Regno d’Italia fino agli inizi del XX secolo e dopo la seconda guerra mondiale, sono milioni gli Italiani emigrati verso gli Stati Uniti. E’ sufficiente una visita all’Immigration Museum nella Ellis

Island di New York per prendere visione di questo grande esodo ancora presente al giorno d’oggi, anche se in misura ridotta.

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Solo nell’ultimo ventennio l’Italia ha invece conosciuto il fenomeno immigratorio inizialmente proveniente dai paesi Balcanici e successivamente dai paesi dell’Asia, del Sud America e infine dal centro e dal nord dell’Africa. E’ un fenomeno trasversale che interessa ogni parte del mondo, a cominciare dalle popolazioni più povere provenienti dai Paesi in via di sviluppo del Sud, spesso governate da regimi dittatoriali, che utilizzano le ricchezze di materie prime di cui dispongono, quale merce di scambio a favore di quelle potenze industriali, così dette civilizzate, che in cambio né sorreggono i governi.

Proprio in molti di questi Paesi è forte la spinta ad emigrare, per sfuggire alla povertà, nel tentativo di cercare un lavoro ed una società dove ad ogni essere umano siano riconosciuti eguale libertà e diritti.

Non è mai facile emigrare perché si lasciano nel paese d’origine affetti e luoghi dove si è trascorso parte della nostra vita, alla ricerca di un mondo la cui realtà è da scoprire, dove è necessaria la conoscenza della lingua del luogo, dove vi sono tradizioni e costumi diversi, assoggettandosi a leggi che non sempre sono favorevoli agli immigrati.

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3. LA LEGISLAZIONE ITALIANA RIGUARDO L’IMMIGRAZIONE.

La nostra storia legislativa riguardo l’immigrazione è recente, a differenza di altri stati europei in primis Gran Bretagna, Francia e Germania.

Vanno ricordate, dopo il d. lgs 286/98, “testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, che le più importanti disposizioni legislative sono : la legge 40/98 Turco-Napolitano, la legge Bossi-Fini (l. 189/2002), il d. lgs. 142/2015 “Decreto Accoglienza” ed infine, per giungere all’ultima legislatura, vanno menzionati i d.l. 113/2018 (c.d. Decreto Immigrazione e Accoglienza) e il d.l. 53 del 14 giugno 2019 “Decreto Sicurezza bis”, coordinato con la legge di conversione 8 agosto 2019 n.77, diventata esecutiva il giorno successivo alla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale.

La legge di conversione, contestualmente alla promulgazione, ha subito pesanti rilievi da parte del Presidente della Repubblica, che sono stati manifestati in una lettera inviata al Presidente del Consiglio e ai Presidenti di Camera e Senato. Viene rimessa pertanto alla valutazione del Parlamento e del Governo i modi e i tempi per intervenire e superare le criticità presenti. Nel merito alla questione immigratoria le osservazioni espresse dal Presidente della Repubblica sono riferite alla sanzione amministrativa al comandante della nave, impegnato nel salvataggio dei migranti, che viene elevata fino ad

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un importo di un milione di euro. Una pena di tale misura è secondo una recente sentenza della Corte Costituzionale paragonabile ad una sanzione penale. Il decreto di sicurezza bis modificato in sede di conversione al D.L. n.53 del 14.06.2019, fa osservare il Presidente della Repubblica, desta dubbi pertanto in merito alla proporzionalità tra la misura della sanzione e il comportamento tenuto dai soggetti responsabili della nave, il comandante e l’armatore o proprietario. Il rilievo del Presidente della Repubblica cita inoltre, nelle osservazioni, la Convenzione di Montego Bay, richiamata peraltro dall’art. 1 dello stesso decreto, che prevede in ogni caso l’obbligo del comandante della nave di salvare le vite umane.

4. IL FENOMENO IMMIGRAZIONE NELLA SUA GLOBALITÀ.

Per queste popolazioni emigrare al Nord diventa un sogno, una meta da realizzare per sé e per i propri figli anche a costo di perdere quei pochi risparmi messi da parte nei paesi d’origine e molte volte anche a rischio della propria vita. Le dimensioni di questo esodo di massa è notevole. Alcune cifre sono indicative: nel 2018 gli immigrati nel mondo hanno raggiunto la soglia di oltre 220 milioni, il 3,3% della popolazione complessiva e tale numero è destinato ad aumentare per il desiderio di queste masse a trovare un lavoro che permetta loro migliori condizioni di vita. Non sempre la ragione è solo la

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ricerca di un lavoro, ma molto spesso si vuole fuggire da guerre o da situazioni dove lo stato di diritto e le garanzie dei diritti fondamentali dell’uomo sono precarie e si è esposti a continue limitazioni e vessazioni di ogni genere.

I paesi europei, in particolare quelli del nord più ricco, solo le mete di questo grande movimento di migranti economici e di richiedenti asilo che prende forma in una immigrazione legale e spesso in una immigrazione irregolare o clandestina.

5. L’ARRIVO DEI MIGRANTI NEL NOSTRO PAESE.

Il fallimento di una strategia europea di solidarietà nell’accoglienza dei migranti richiedenti asilo, ha determinato in Italia, Paese di primo approdo, a dispetto della volontà della maggior parte di essi a continuare il viaggio verso altri paesi del Nord Europa, la necessità di ridiscutere la riforma del Regolamento di Dublino.

Solo successivamente al loro arrivo nel nostro territorio, sarà possibile per i richiedenti asilo, effettuate le procedure prescritte dalla legge, ottenere il permesso di soggiorno. Lo stesso permesso, con diversa procedura, potrà essere concesso anche al rifugiato politico, come anche potrà essere riconosciuta protezione internazionale a persone discriminate nei loro paesi di provenienza.

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Il fenomeno migratorio pertanto diventa attuale nella nostra vita quotidiana con grande eco da parte di giornali, radio, televisione, dibattiti politici e scontri tra le forze politiche al governo e all’opposizione, al punto da diventare il nostro primo problema e molto spesso il primo punto nell’agenda parlamentare. Le altre questioni che da anni affliggono il nostro Paese, come la mancanza di lavoro, la crisi economica, l’isolamento in politica estera, gli interessi passivi che gravano sulla nostra bilancia pubblica a causa dell’eccessivo debito pubblico che continua a crescere e infine la povertà che colpisce ormai una famiglia su quattro, sono in qualche modo offuscati da questa emergenza, da questo problema dei problemi.

Tematiche quali lo straniero che ci porta via il lavoro, la criminalità, le malattie infettive, lo ius sanguinis e lo ius soli e tanto altro ancora, sono spesso strumentali e agitano il panorama politico mettendo in relazione l’immigrazione con la sicurezza e l’ordine pubblico.

6. LA CHIESA E I RICHIAMI DI PAPA FRANCESCO DINANZI AL FENOMENO IMMIGRATORIO.

Anche la Chiesa affronta il fenomeno della mobilità umana, un tema che è già presente fin dal Concilio Vaticano II e che viene affrontato negli ultimi due decenni in modo globale e sistematico, affidando sul piano organizzativo

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alle parrocchie locali la prima accoglienza e la preparazione dei migranti all’incontro con la comunità che li riceve.

Sono molteplici i richiami di Papa Francesco al fenomeno migratorio, quasi una costante del suo pontificato, a dimostrazione di quanto il tema sia un “segno dei tempi” a cui nessuno di noi può sottrarsi.

Nella esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” il Papa descrive la “santità quotidiana della porta accanto di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso di Dio”

“Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo ..”( 2)

La santità cui l’esortazione apostolica fa riferimento non si ispira a un modello irraggiungibile di perfezione, ma è quella delle persone come noi, resa speciale dai piccoli gesti quotidiani nei confronti dell’altro in difficoltà, un comportamento di amore verso gli ultimi, verso i deboli, gli indifesi e fra questi i migranti. Il Papa ricorda che anche l’accoglienza verso di loro è un comportamento di dovere cristiano perché in ognuno di loro c’è Cristo.

Uno stile di vita quello della santità le cui caratteristiche indispensabili sono sopportazione, pazienza, mitezza, gioia e piacere nello stare assieme,

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vigilando per non cadere nelle insidie di una mentalità mondana che ci rende schiavi di un mondo virtuale dove non c’è spazio per sentire la voce di DIO. Il Santo Padre in un’altra occasione: riguardo una intervista rilasciata a degli studenti belgi di scienze della comunicazione dichiara “ ho sentito due mesi fa che una persona ha detto “Ma questo Papa è comunista. E no! L’amore ai poveri è una bandiera del Vangelo, non del comunismo”. “Per me il cuore del Vangelo è dei poveri” ( 3) distinguendo bene in tal modo la fede religiosa dalle ideologie.

E ancora a chi lo accusa di essere comunista per il Suo costante impegno a favore dei migranti risponde:

“Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi si può comprendere, ma non un cristiano, a cui si addice solo l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli”. (4)

Il pensiero di Papa Francesco esprime con chiarezza e fermezza che l’ingiustizia sociale di una economia, uccide, perché mette al centro il denaro e tutto ciò che ruota attorno al profitto, trascurando la centralità della persona e del lavoro. 3 Dichiarazione del Santo Padre Francesco del 4 aprile 2014 al Corriere della Sera. 4 Dichiarazione del Santo Padre Francesco pubblicato sul giornale “Il Fatto Quotidiano” il 9 aprile 2018.

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Inevitabile il dubbio personale di ogni cristiano sul come porsi dinanzi a tali problemi e come ognuno di noi possa nella sua quotidianità reagire avversando ciò che le accade attorno.

7. UN PROBLEMA DI COSCIENZA PER CHI HA FEDE IN CRISTO.

Sono numerosi gli episodi di contrapposizione a leggi non condivise ritenute da chi infrange la normativa vigente contrarie all’umanità di prestare aiuto e soccorso a chi si trova in difficoltà od anche in pericolo di vita.

Ogni persona credente o non, sarà portata a dare ascolto alla propria coscienza nel decidere quale comportamento tenere verso l’altro in difficoltà, senza porsi la domanda se infrange la legge e a prescindere dalle conseguenze che ne deriva. Sono numerose ad esempio le O.N.G. (organizzazioni non governative), che sfidando le leggi restrittive del sistema “Porti Chiusi”, sono impegnate in attività di salvataggio nel soccorso di barconi o gommoni carichi di disgraziati che sfidano il mare per raggiungere quella “terra promessa” che dovrebbe permettere loro una vita dignitosa. Dal giugno 2018 sono molte le navi intervenute in soccorso, non solo per un obbligo di diritto internazionale, ma anche per uno spirito di umanità che sta al di sopra di qualsiasi legge dello Stato. Quando infatti la normativa vigente che regola il soccorso di chi in mare si trova in pericolo, non tiene nel giusto conto la vita umana e la dignità di

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ogni singola persona, si pone un problema di coscienza, a cui ognuno di noi risponde dando ascolto alla propria sensibilità.

Consorti, nel testo “Diritto e Religione”, evidenziando fra cosa in coscienza è rilevante e cosa non lo è, scrive :

“I limiti che separano cosa rileva civilmente e cosa importi spiritualmente, sempre che tali limiti possano essere tracciati, vengono stabiliti in coscienza da ciascuna persona per sé, e non possono essere imposti né dallo Stato né dalle religioni”(.5)

Le navi Acquarius, la Mediterranea Saving Humans, la Life Line, la Open Arms, la Sea Watch 3 a cui vanno ad aggiungersi in alcuni casi anche navi della Guardia Costiera Italiana come la U. Diciotti, hanno riempito la cronaca dei nostri giornali e notiziari TV, perché hanno prestato soccorso ai migranti infrangendo quanto previsto dalle disposizioni del Decreto Sicurezza.

Ancor più visibile come le leggi dell’uomo non possano imbrigliare l’animo umano dentro schemi rigidi lontani dall’amore di carità che prevale nelle coscienze è quanto verifichiamo anche nei comportamenti di alcuni soggetti istituzionali. Emblematico il patimento che pervade l’animo di chi viene a contatto con questo dramma epocale se pensiamo che alle volte sono

5 Testo “Diritto e religione” di Pierluigi Consorti edizione G. Laterza Roma-Bari nuova edizione anno 2014

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alcuni degli stessi ministri del governo in carica a rifiutare di dar corso a normative così inique e disumane. I ministri della Difesa e delle Infrastrutture del precedente governo hanno infatti rifiutato, per ragioni di umanità, di sottoscrivere il divieto all’ingresso della nave Open Arms nell’agosto 2019, in attesa di sbarco da 14 giorni dinanzi all’isola di Lampedusa. Altrettanto sorprende quando è addirittura un apparato istituzionale dello Stato, il TAR del Lazio, ad autorizzare lo sbarco della stessa Open Arms. A completare il quadro di divisione sul tema dell’immigrazione, da ultimo è lo stesso ex Presidente del Consiglio, che nel momento della mozione di sfiducia presentata dal Ministro dell’Interno, denuncia che una assoluta intransigenza riguardo il tema dell’immigrazione porta solo all’isolamento del nostro Paese in Europa e rende più difficile una strategia concordata che sia veramente efficace e risolutiva del problema. A dimostrazione come anche le persone con maggiori responsabilità di governo vivono con difficoltà quei momenti in cui devono con il loro comportamento dare seguito a norme che ritengono contrarie ai valori di umanità in cui credono.

8. OSSERVANZA DEL DIRITTO DIVINO E DELLE LEGGI UMANE.

Le regole divine a cui devono ispirarsi le relazioni umane sono precetti che fanno parte di quella Ragione a cui la razionalità umana deve fare

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riferimento, una verità che sta dentro di noi che ci fa percepire cosa è retto e giusto.

Ed è lo stesso diritto divino a estendere i suoi precetti a tutti gli uomini :

“Il diritto divino è caratterizzato da una sua intrinseca inderogabilità. Per la fonte da cui proviene (la volontà Dio stesso) e per il carattere fondamentale (sia per la Chiesa, sia più in generale per la convivenza umana) dei principi che esso esprime, non può essere modificato, derogato, abrogato dal legislatore umano”( 6)

Un dilemma per chi si trova di fronte ad una alternativa sul comportamento da tenere; dovrà essere ligio al dovere di rispettare le leggi dello Stato anche quando queste sono contrarie alle leggi di DIO o potrà invece disattenderle?

Va osservato che a differenza degli ordinamenti di qualsiasi Paese contemporaneo non esiste per il diritto divino una Carta Costituzionale, un testo a cui far riferimento per l’applicazione di esso, non vi è un organo di controllo, una Corte Suprema che valuta la conformità delle Leggi Umane ai principi del diritto divino anche se :

Nessuno può essere obbligato ad osservare una legge che si pone in contrasto con un precetto voluto da Dio stesso, secondo un principio che

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troviamo chiaramente espresso nella Sacra Scrittura e che è quindi anch’esso di diritto divino: < bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini> (At 5,29). ( 7) Per risalire alle fonti del diritto divino è necessario pertanto far riferimento alle Sacre Scritture attraverso una opera di lettura interpretativa, che rimane sempre aperta alle varie applicazioni al caso concreto che il mondo quotidiano ci presenta.

E’ in questa antinomia che ci si dibatte, tra un diritto che per la fonte da cui proviene, “DIO”, non può essere messo in discussione o in subordine ad un diritto secolare limitato nel tempo e nello spazio. Spontanea la domanda che ci si pone o ci si dovrebbe porre, fedeli e non, dinanzi al fenomeno delle migrazioni che sta interessando il nostro Paese. Dobbiamo in ogni caso esser rispettosi delle norme vigenti, anche quando forzano il nostro desiderio di carità verso l’altro, lo straniero, quello della porta accanto, il collega di lavoro, il compagno di scuola di nostro figlio, o disobbedienti, violando delle regole che non condividiamo, che non esprimono l’umanità a cui crediamo, che non sono ad immagine del messaggio portato in terra da Gesù Cristo.

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CAPITOLO II :

IL FENOMENO IMMIGRATORIO

Sommario : 1. Migranti: chi sono e le ragioni alla base di questo esodo di persone.- 2. Aiutarli a casa loro.- 3.Una soluzione potrebbe essere regolare il loro ingresso.- 4. Le procedure e gli aspetti positivi ad un ingresso regolare.- 5. Cosa attende i migranti sbarcati nel nostro territorio.- 6. I centri di accoglienza.- 7. Codice Schengen e Dublino III.- 8. I corridoi umanitari.- 9. La convivenza arricchimento della identità.- 10. L’Europa unico soggetto in grado di affrontare l’accoglienza.- 11. Immigrazione: normativa, istituzioni, competenze nel nostro paese e in Europa.-

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1.MIGRANTI : CHI SONO E LE RAGIONI ALLA BASE DI QUESTO ESODO DI PERSONE.

Per dare risposte alla mobilità di questo fiume di genti è necessario avere una visione delle questioni non limitata al singolo fatto del gommone che tenta di forzare l’ingresso del nostro territorio italiano, ma dare risposta a tutta una serie di altri interrogativi.

La prima domanda da porsi: chi sono le tante persone che arrivano sulle nostre coste siciliane provenienti dall’Africa, desiderose di entrare nel nostro Paese, anche a rischio della propria sopravvivenza e quali sono le cause, nonché gli interessi che alimentano tale fenomeno.

Tutti questi flussi di persone lungo il loro viaggio di speranza confluiscono per la gran parte in Libia: parte provenienti dalle zone sub sahariane, parte dal corno d’Africa e parte ancora dai Paesi del Medio Oriente passando attraverso l’Egitto. Vi è poi la mobilità che segue la rotta balcanica in gran parte fermata in Turchia a seguito di un accordo raggiunto nel 2016 con l’Unione Europea.

Una delle ragioni a metterli in cammino è principalmente la povertà, la ricerca quindi di condizioni di vita migliori in seguito a una decisione maturata spesso all’interno del nucleo familiare di appartenenza. E’ una opportunità che offre ai più giovani una chance di libertà e una probabile vita dignitosa, altrimenti impossibile nel paese d’origine. Un’altra ragione del

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viaggio sono le guerre alimentate da regimi spesso dittatoriali, al servizio di quegli stessi Paesi occidentali che hanno interessi strategici nello sfruttamento di materie prime e al contempo ne sono a volte i principali fornitori di armi. Le guerre in Iraq, Siria, nel Corno d’Africa vedono anche noi italiani se non coinvolti direttamente in ogni caso partecipi per la vendita di armamenti.

Papa Francesco in un discorso pronunciato durante una visita al Sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, in occasione del centenario dall’inizio della prima guerra mondiale rammentando il pericolo di un nuovo conflitto mondiale ha dichiarato :

“.. la guerra è una follia. Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione…”.(8)

Il Sommo Pontefice assimila la posizione del migrante sia esso rifugiato o in cerca di lavoro. “Alcuni che fuggono dalle guerre, altri che fuggono dalla fame. Tutte e due sono effetto dello sfruttamento” (9)

8 Discorso del Santo Padre Papa Francesco durante la Messa al Sacrario dei caduti della prima guerra mondiale Redipuglia 13 settembre 2014.-

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Una ulteriore causa che spiega la mobilità di tante persone sono gli effetti degli squilibri demografici. La World Population Prospects nel report 2019 alle Nazioni Unite prevede che i paesi con il più alto tasso di fertilità porteranno il continente Africano nei prossimi 30 anni a raddoppiare la popolazione, al contrario dei paesi più ricchi in termini di benessere, che mettono al mondo meno figli.(10)

La conseguenza di tale fenomeno è ravvisabile nella esigenza continua di manodopera da parte di quei paesi benestanti, che subendo un forte decremento demografico, hanno necessità di intervenire per risolvere il problema dell’invecchiamento della popolazione lavorativa. 2. AIUTARLI A CASA LORO. Nonostante nessuno metta in dubbio che il decremento demografico dei Paesi occidentali, dove maggiore è il benessere, stia cambiando il mondo del lavoro, assistiamo al ripetere di dichiarazioni da parte di politici e opinionisti quali : “aiutiamoli a casa loro” .

E’ un modo di dire che sta a significare facciamo qualcosa, ma evitiamo che vengano a casa nostra.

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Si argomenta a conforto di tale soluzione che così facendo avremmo meno problemi sulle nostre coste, meno morti in mare e meno affari sarebbero possibili per gli scafisti e le loro organizzazioni criminali che traggono ingenti profitti dalla tratta di questi poveri disgraziati. Il fine di questa soluzione, senz’altro meritevole di attenzione, presenta in realtà un quadro complesso, pieno di criticità.

Siamo infatti fra gli Stati europei che meno investe a sostegno dello sviluppo di quei Paesi da cui provengono gli immigrati. I finanziamenti che l’Italia destina a sostegno di quelle popolazioni in particolare dell’Africa sono pari allo 0,1/0,2 per cento del nostro prodotto interno lordo (PIL) contro uno 0,7% dell’Europa. Complessivamente gli investimenti dell’Europa e dei suoi Stati Membri sono insufficienti per una politica di significativo sviluppo di quei Paesi poveri che siano in grado di frenare l’emigrazione. Per una politica di crescita che intervenga efficacemente sulla scuola, la sanità, la formazione professionale e la costituzione di imprese nei paesi di origine si era pensato, a memoria di quanto fatto dagli U.S.A. nel secondo dopoguerra, ad un vero e proprio Piano Marshall per la ripresa di quei Paesi fortemente interessati dalla mobilità. Un tentativo in tale direzione per dare risposta al fenomeno delle migrazioni è stato avviato già nel 2016 dai membri dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando all’unanimità hanno adottato la

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denominata “Dichiarazione di New York per i rifugiati e migranti” , con lo scopo di attivare una maggiore cooperazione tra le nazioni al fine di una migrazione sicura, ordinata e regolare. Il patto mondiale denominato Global Compact on Migration è stato formalmente approvato dall’Assemblea Generale delle N.U. il 19 dicembre 2018 a Marrakech e vincola ad oggi i paesi aderenti. Il governo italiano come altri Paesi europei, così detti sovranisti, non hanno aderito al patto perché ritenuto pro-immigrazione. La politica Nazionale si è invece indirizzata più a regolare e poi a impedire gli sbarchi che non a risolvere i problemi nei Paesi d’origine, nonostante i molteplici lodevoli interventi privati attraverso la cooperazione.

3. UNA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE REGOLARE IL LORO INGRESSO.

Il modo più incisivo per aiutare i migranti a casa loro è stato ipotizzato possa essere quello di farli giungere regolarmente, attraverso permessi di soggiorno di lavoro programmati a livello europeo, con una ripartizione già concordata fra i vari membri dell’Unione. Gli immigrati dal momento che lavorano inviano parte dei loro guadagni nei Paesi d’origine e le stime al riguardo, già oggi, ci dicono come le somme inviate siano superiori a quanto riusciamo a destinare con i nostri finanziamenti, con il vantaggio che tali

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somme giungerebbero ai destinatari attraverso fonti non governative dando maggiore certezza del reale utilizzo.

Non secondario è il beneficio che così facendo ne trae l’INPS il nostro istituto nazionale di previdenza sociale che per bocca del suo Direttore Generale ha dichiarato quanto è importante al mantenimento del sistema previdenziale attuale l’apporto degli immigrati. (11) Il rapporto spesa

pensionistica-PIL tende sempre più ad attestarsi per gli autoctoni su un livello più alto, diversamente dai migranti che considerata la loro giovane età presentano una rapporto costi/benefici largamente attivo.

4. LE PROCEDURE E GLI ASPETTI POSITIVI AD UN INGRESSO REGOLARE.

I migranti facendo richiesta di protezione internazionale allo Stato Italiano hanno diritto alle prestazioni minime assistenziali e al mantenimento, in attesa che le Commissioni Territoriali procedano nei tempi dovuti all’esame per verificarne la regolarità. Le domande vengono presentate pur sapendo che una parte di esse verranno poi respinte, perché non in possesso dei requisiti previsti per ottenere il permesso di soggiorno. Mantenere il flusso di immigrati regolari, in conclusione, si tradurrebbe nel medio tempo in vantaggi sia per le maggiori entrate contributive, sia per un maggiore gettito IRPEF per

11 Studi della Fondazione Leone Moressa di Venezia e INPS contributo immigrati all’equilibrio del sistema pensionistico.-

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il nostro Erario e sia per un minore aggravio di lavoro e costi per le Commissioni. I benefici derivanti dal lavoro degli immigrati regolari si riverserebbero positivamente in un circolo virtuoso con opportunità di sviluppo reale nei Paesi d’origine. E’ vero che con il raggiungimento dell’età pensionabile dello straniero che presta lavoro in Italia i vantaggi tendono a diminuire in quanto maturano il diritto alla pensione, ma va altresì considerato che molti di essi lasciano il nostro Paese prima di averlo maturato per tornare nel Paese da cui provengono.

Altri benefici si avrebbero riguardo al minor costo dovuto al fenomeno della devianza degli immigrati irregolari. Secondo l’ultimo dossier, infatti, del Centro Studi Idos, similmente ai dati della Fondazione ISMU, gli immigrati regolari e non, al 1 gennaio 1917, hanno raggiunto quota 6 milioni dei quali circa 600.000 sono irregolari. Proprio costoro, non avendo possibilità di sostentamento, sono facile preda di organizzazioni criminali, come testimoniato dalla notevole presenza nelle nostre carceri. L’ingresso regolare inciderebbe, pertanto, favorevolmente, riducendo il numero dei carcerati migranti irregolari presenti nelle prigioni per reati in gran parte dovuti a spaccio di droga e furti, con un risparmio di costi per lo Stato.

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5. COSA ATTENDE I MIGRANTI SBARCATI NEL NOSTRO TERRITORIO.

Altra questione di non poco conto che riguarda l’immigrazione clandestina è la distinzione tra i richiedenti asilo, che sono la totalità di quelli arrivati sui barconi lungo le coste della Sicilia, e i migranti economici.

Lo straniero che sbarca nelle nostre coste si dichiara sempre richiedente asilo ed è allo stesso tempo sempre alla ricerca di un lavoro che gli permetta di uscire dallo stato di povertà da cui fugge.

Le risorse impiegate nel mantenere una struttura funzionale ad accertare i requisiti di coloro che chiedono la protezione internazionale, potrebbero essere meglio impiegate, puntando ad una migrazione regolare e programmata, orientata da subito all’insegnamento della lingua, a far conoscere un po’ della nostra cultura e nell’offrire corsi professionali per l’accesso al lavoro.

Un modo efficace per disincentivare le traversate disperate a bordo dei gommoni sarebbe, pertanto, puntare ad attivare canali regolari di accesso nel nostro Paese dando soluzione in tal modo a quella carenza di forza lavoro oramai irreversibile nei Paesi europei.

Il vero problema a questo punto non sarà più il salvataggio in mare di

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tutte le norme e gli accordi finalizzati al contrasto dell’immigrazione, (12) non

sarà più il problema di salvare la vita di un nostro fratello, ma diventerà quello di integrare i migranti in tempi rapidi con strumenti idonei secondo un programma prestabilito a livello europeo.

Si eviterebbe la perdita della vita dei tanti disgraziati che muoiono annegati per giungere nelle nostre coste o delle tante vittime del freddo quando attraversano i confini lungo la via balcanica. La vita non può essere un rischio da correre per cercare di raggiungere Paesi dove poter vivere una vita migliore. Al contempo si contrasterebbe con più efficacia gli immensi guadagni delle organizzazioni di trafficanti di esseri umani.

Vi sono poi i problemi del dopo, di quei migranti che sono riusciti a sbarcare, infreddoliti, impauriti e allo stesso tempo fiduciosi di aver finalmente raggiunto la meta.

La nostra Carta Costituzionale garantisce allo straniero che non gode delle libertà democratiche nel proprio Paese di poter fare richiesta di diritto d’asilo(13) o di protezione sussidiaria. Il diritto è riconosciuto quando nei

Paesi di origine vi sono conflitti, persecuzioni, discriminazioni per ragioni di 12 Convenzione per la salvaguardia della vita in mare : SOLAS Safety of Life at Sea (Londra 1974). 13 Art 10 Carta Cost. .. Lo straniero, al quale sia impedito l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

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razza, di etnia, di religione e in ogni caso quando ci sono violazioni dei diritti umani fondamentali. Allo sbarco dei migranti infatti, si attivano, con le richieste di protezione internazionale, le Commissioni Territoriali.

Nonostante si sia provveduto ad aumentare il personale amministrativo a disposizione di questi organismi di controllo, i tempi di esame delle richieste di asilo politico, previsto in un tempo massimo di venti giorni, va ben oltre tale termine. Il “Fact Checking: migrazioni 2018” dichiara che l’Italia avrebbe bisogno di un anno e mezzo senza sbarchi per dare risposta a tutti i richiedenti asilo in attesa di esame. (14) Il tempo medio per dare risposta secondo quanto dichiarato da Medici senza Frontiere è in media di 307 giorni. Nell’ultima legislatura il decreto sicurezza e il decreto sicurezza bis hanno con riferimento alla immigrazione attuato una politica volta a limitare, se non a impedire, lo sbarco dei migranti prevedendo sanzioni amministrative a carico dei comandanti di navi che operano nel salvataggio, fino a prevedere la confisca del natante.

Le nuove norme rendono inoltre più difficile la permanenza dei richiedenti asilo, determinando condizioni peggiori di vita per chi è costretto a tempi anche lunghi nel rimanere nei centri di accoglienza straordinari in attesa del permesso di soggiorno o di essere rimpatriato nel Paese di origine.

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6. I CENTRI DI ACCOGLIENZA.

Per accogliere i migranti arrivati nel nostro Paese irregolarmente, in previsione della loro identificazione, sono predisposti vari centri di accoglienza distribuiti sul territorio nazionale secondo un piano che prevede una prima suddivisione tra i richiedenti asilo e non. Una procedura particolare è prevista poi per i minori non accompagnati, in gran parte adolescenti di età di poco inferiore ai 15 anni per i quali sarà il Tribunale dei minori a decidere sul rimpatrio. Un vero problema sul problema per questi immigrati adolescenti che hanno intrapreso il viaggio in base a un progetto preso nelle loro famiglie prima della partenza. Ricevono in gran parte protezione umanitaria, ma se non sono scolarizzati e integrati in tempi brevi diventano facile preda della criminalità organizzata che li utilizza nello spaccio di sostanze stupefacenti e in altre attività criminose.

Nel sistema predisposto nel nostro Paese grande importanza hanno quei comuni che hanno acconsentito all’accoglienza dei migranti ricevendo una integrazione standard, per la quale lo Stato si accolla un costo quantificato in circa € 35 a persona al giorno. Questi centri che prendono il nome di S.P.R.A.R. centri di raccolta per richiedenti asilo e rifugiati sono stati poco utilizzati essendo gestiti dai Comuni su base volontaria. Il rifiuto da parte di molti Comuni a ricevere i migranti, per ragioni spesso politiche e malgrado gli

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incentivi economici da parte dello Stato, ha portato ad un sovra affollamento dei C.A.S. (centri di assistenza straordinari), dei quali, pur dovendo apprezzare in alcuni casi esempi la grande professionalità di chi li ha gestiti, vanno nondimeno denunciati tutti i limiti causati da una distribuzione non capillare sul territorio. Vi sono situazioni venute alla ribalta della cronaca per intemperanze e degrado verificatosi quando la concentrazione delle persone recluse è diventata insostenibile. L’accoglienza che doveva essere straordinaria e diventata agli occhi di parte dell’opinione pubblica motivo di insofferenza e di rifiuto alla integrazione, con episodi in molti casi di intolleranza che hanno portato ad una campagna anti immigrazione. I Comuni che oggi hanno accettato uno Centro SPRAR sono solo il 25% del totale nazionale.

Non si incontrano problemi irrisolvibili quando, al contrario, si fa buona integrazione affidando a soggetti professionalmente capaci la gestione dei centri di accoglienza e numerosi sono gli esempi di cooperative, associazioni e organismi presenti nel territorio che hanno svolto con competenza tale attività.

Una spesa da parte dello Stato che diventerebbe un investimento per risolvere i problemi dei migranti e i nostri, impedendo assegnazioni a soggetti che non hanno tali caratteristiche e che perseguono solo obiettivi speculativi.

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7. CODICE SCHENGEN E DUBLINO III.

Ogni Paese ha l’obbligo di controllare le frontiere per la sicurezza e l’ordine pubblico e quando un migrante non ha titolo per restarci, deve provvedere a respingerlo, e se nel caso a rimpatriarlo. La nostra normativa al riguardo risale al recepimento del regolamento n. 562/2006 dell’Unione Europea denominato “Codice frontiere Schengen” (15) che prevede non si

effettuino controlli quando si entra o si esce dalla frontiera condivisa dai Paesi dell’Unione, mentre è possibile eccezionalmente ai cittadini terzi extracomunitari richiedenti asilo politico o a coloro con lo status di rifugiato che ne facciano richiesta, la libera circolazione, applicando i criteri stabiliti dal Regolamento Dublino III (16).

Sono molti i Paesi dell’Unione Europea che hanno manifestato la volontà di rivedere il regolamento Dublino III, ma le loro posizioni sono molto divergenti ed è difficile raggiungere un punto di convergenza. I Paesi di prima accoglienza come Italia e Grecia vorrebbero uscire o comunque modificare la Convenzione di Dublino, che stabilisce quale Stato Membro dell’Unione Europea debba farsi carico della gestione delle domande di asilo e degli

15 Regolamento 562/2006 (CE) del 15.03.2006 “Codice frontiere Schengen”.

16 Regolamento 604/2013 “ Dublino III” criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro

competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati Membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide.

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standard di accoglienza. I Paesi così detti di “frontiera” come Italia e Grecia ritengono ingiusto e eccessivamente oneroso l’obbligo dell’identificazione dei migranti e il loro permanere nello Stato dell’Unione in cui mettono piede. La situazione del nostro Paese è resa ancor più difficile a causa della questione riguardante i rimpatri, con la presenza nel territorio nazionale di oltre 600.000 irregolari, a cui è stato negato il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Ciò avviene anche a causa delle misure di quasi chiusura alla permanenza sul nostro suolo dei migranti, per effetto di quanto disposto dal Decreto di Sicurezza.

La procedura, conseguente alla loro espulsione e rimpatrio, risulta poi problematica a causa delle difficoltà che si incontrano nell’accertamento della identità e della cittadinanza nei Paesi di provenienza, che in alcuni casi non hanno nemmeno la volontà di riprendersi i propri concittadini.

8. I CORRIDOI UMANITARI.

Non hanno trovato grande applicazione nemmeno i tentativi dei corridoi umanitari, consistenti in un ingresso legale ed organizzato dei profughi in fuga dalla guerra; una modalità che agevolerebbe un processo d’integrazione rapido e sicuro. La procedura consiste nel predisporre delle liste di soggetti particolarmente vulnerabili, quali famiglie con bambini,

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donne, malati, o persone trattenute in centri profughi, che fuggono da guerra, persecuzioni e miseria per trasferirsi in Paesi che offrano le condizioni di una vita normale senza la paura e la sofferenza a cui sono quotidianamente sottoposti. Sarebbe un trasferimento dai luoghi di provenienza da effettuare per mezzo di voli di linea evitando le tragedie del mare. La composizione di queste liste di persone beneficiarie del trattamento umanitario avverrebbe per il tramite delle autorità consolari nei Paesi di origine e sarebbe sottoposto al controllo del nostro Ministero degli Interni e a quello degli Affari Esteri per il rilascio dei visti di ingresso. Un arrivo legale dunque di questi nuclei di persone che successivamente verrebbero collocate in varie regioni italiane per una completo processo d’integrazione. Questa forma di intervento al fenomeno immigratorio ha visto nel nostro Paese dar vita ad un progetto avviato a seguito della proposizione della Comunità di Santo Egidio, della C.E.I., della federazione delle Chiese Evangeliche e della Tavola Valdese. Alcune azioni pilota hanno avuto esecuzione per l’opera della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), la Comunità di Santo Egidio e il governo Italiano e sono state finanziate attraverso una raccolta fondi della medesima Comunità e grazie all’otto per mille destinato alla Chiesa Cattolica. Queste iniziative hanno avuto successo con il riconoscimento dello status di rifugiato, con la possibilità per i minori di frequentare la scuola, e con l’ottenimento di

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un posto d’impiego per il migrante in età lavorativa. Un piccolo contributo davanti al numero sempre più elevato di rifugiati costretti a fuggire dai loro Paesi dilaniati da guerre e conflitti interni. Il problema di fondo, resta in ogni caso la controversia a stabilire a quali Paesi spetta l’onere della accoglienza e della redistribuzione dei migranti. L’indecisione dell’Europa, frenata dalle forti divisioni dei suoi Stati membri, determina il fallimento ad operazioni di questo genere su vasta scala, anche se è ipotizzabile in un quadro politico così mutevole la possibilità di nuovi tentativi.

9. LA CONVIVENZA ARRICCHIMENTO DELLA IDENTITÀ.

Le città europee in particolare della Germania, Svizzera, Inghilterra oltre a città extracomunitarie quali quelle del Canadà, dell’Australia, della Nuova Zelanda e tante altre del mondo globalizzato sono tra le più prosperose e con un più alto tasso di sviluppo, pur avendo una immigrazione molto elevata. Ecco i motivi che spingono le grandi imprese a indirizzare i loro investimenti in questi luoghi, dove le popolazioni sono caratterizzate da una spiccata apertura all’incontro verso lo straniero, in un confronto costruttivo tra le varie culture e religioni, e in una prospettiva di arricchimento culturale dove ognuno è orientato alla scoperta di se stesso.

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I migranti e gli autoctoni, come avviene in qualsiasi relazione sociale, debbono conoscersi per poter convivere, devono mescolarsi e ricercare nella diversità ciò che rende l’altro non più sconosciuto, non più un oggetto, ma una persona come noi.

Nell’incontro tra culture diverse, quella del migrante e quella dell’autoctono del Paese di accoglienza, vengono in risalto quei fattori di identificazione, quali la lingua, i costumi, le usanze e altri, che formano la base identitaria. Dal confronto di queste differenti culture prendono vita quei conflitti costruttivi che sono alla base della riuscita dei processi d’integrazione. Le trasformazioni nei modelli originali di cultura dei gruppi, prendono corpo, dalla interazione tra i gruppi di individui medesimi.

Da questa contaminazione la nostra identità come la loro, non sarà più quella di prima, sarà meno estranea, avremo meno paura l’uno dell’altro.

10. L’EUROPA UNICO SOGGETTO POLITICO IN GRADO DI AFFRONTARE L’ACCOGLIENZA.

Quello che accade ogni giorno lungo quel braccio di mare dello Stretto di Sicilia non è solo il superamento di un confine nazionale, ma è il confine di una Europa che deve, unico soggetto politico in grado di farlo, indirizzare e guidare una politica mirata all’accoglienza dei migranti e alla loro

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redistribuzione secondo un piano previamente concordato con i membri dell’Unione. In questo modo si potranno risolvere i problemi altrimenti insolubili del decremento demografico e dei conseguenti squilibri fisiologici della forza lavoro.

Risulta pertanto necessaria una riforma del regolamento di Dublino III, a superamento dell’attuale disciplina di accoglienza dei flussi di migranti che entrano in Europa attraverso le coste meridionali del Continente e che vede interessati in particolare Italia, Grecia e Spagna, con un meccanismo di ripartizione condivisa che non penalizzi i paesi costieri maggiormente esposti. Non è facile attuare in tempi rapidi tale riforma in quanto gli atti legislativi dell’Unione Europea sono sempre il frutto di un lungo lavoro di negoziazione tra i Paesi membri.

La possibilità di creare una Agenzia Europea delle Migrazioni, predisponendo ingressi legali per il tramite di un nuovo Ufficio di Collocamento Pubblico che occupi quegli spazi di manodopera lasciati carenti negli Stati Nazionali, con il rilascio di permessi di soggiorno di lavoro, è per ora soltanto un auspicio. Per dare risposta alle sfide che ci accingiamo ad affrontare vale a dire l’invecchiamento della popolazione e la contrazione demografica, saranno necessari all’Europa flussi migratori in grado di mantenere invariato il rapporto tra la popolazione in età lavorativa e la

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popolazione anziana uscita dal mondo del lavoro. Le stime OCSE indicano una carenza in Europa di 3 milioni di lavoratori l’anno fino al 2050, a cui sarebbe necessario fare fronte adottando previamente interventi di formazione dei migranti già nei paesi di origine e successivamente dare seguito a politiche migratorie regolari e concordate.

11. IMMIGRAZIONE: NORMATIVA, ISTITUZIONI, COMPETENZE NEL NOSTRO PAESE E IN EUROPA.

L’Unione Europea deve essere meno condizionata dalle legislazioni degli Stati Nazionali e deve essere, essa stessa, il soggetto politico che elabora, orienta e determina le strategie da attuare al fenomeno migratorio.

Il quadro normativo europeo si presenta invece condizionato sotto vari aspetti. "La delimitazione delle competenze dell’Unione si fonda sul principio di

attribuzione" (17)."In virtù del principio di attribuzione, l’Unione agisce esclusivamente nei

limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti" (18)

Il quadro delle competenze distribuite fra l’Unione e gli Stati che ne fanno parte in materia di immigrazione, sono molto articolate, e ad esse, a livello nazionale, si aggiunge un groviglio di competenze fra i vari organi del

17 Art.5 paragrafo 1 del TUE.

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singolo Stato membro. Nel nostro Paese tra le varie strutture amministrative dello Stato, va ricordato, il Ministero dell’Interno, con il compito di delineare e indirizzare la politica migratoria, mentre altre competenze di tale politica interessano altri Ministeri. Il Ministero degli Affari Esteri (la Farnesina) che ha competenze per i visti d’ingresso, le relazioni e gli accordi con gli Stati terzi, mentre il Dicastero del Lavoro, così come altri uffici amministrativi , hanno autorità in altri ambiti. La Guardia costiera e le varie forze dell’ordine hanno altresì compiti inerenti la pubblica sicurezza.

Non trascurabili infine le competenze delle Regioni e Comuni per la gestione dell’emergenza dei migranti provenienti dagli sbarchi.

Il ruolo guida resta comunque incardinato principalmente nelle competenze del Ministero dell’Interno, che spazia dal riconoscimento dell’asilo politico a quello dello status di rifugiato e della cittadinanza, al rilascio dei permessi di soggiorno, oltre ad avere il compito del controllo delle frontiere avverso l’immigrazione clandestina.

Un sistema complesso che deve rispondere all’esigenza primaria di coordinare i flussi di ingresso dei migranti in modo coerente con la capacità di accoglienza e di inserimento nella nostra società. In certe situazioni poi si rasenta il grottesco, se pensiamo che agli sbarchi, si aggiungono i cosiddetti “Dublimanti” ovvero i migranti sbarcati in Italia e successivamente scoperti e

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identificati dalla Polizia negli altri paesi dell’Unione e rispediti indietro nel Paese di prima accoglienza.

E’ da rilevare, inoltre, la non presenza nel nostro ordinamento di una legge apposita per il riconoscimento di asilo politico, quale diritto fondamentale cosi come prevede e garantisce l’art. 10 della nostra Carta Costituzionale. Sono numerose le disposizioni presenti nel nostro ordinamento per regolamentare questo diritto. Nell’ultima legislatura sono state adottate, infatti, con decretazioni di urgenza, i decreti legge che hanno preso il nome di decreti sicurezza.

Alcune Regioni al riguardo hanno sollevato problemi di

incostituzionalità, sia in ordine allo strumento legislativo del decreto-legge, non ravvedendo i presupposti dell’urgenza in un momento in cui il fenomeno degli sbarchi degli stranieri era diminuito drasticamente, sia con riferimento ai contenuti dei decreti che prevedono una riduzione drastica della protezione umanitaria e sia per lo sconfinamento del legislatore italiano in materie di competenza concorrente delle Regioni (accoglienza, sanità, diritto alla formazione).

Sono molteplici i fattori di natura politica, legislativa e sociale ad evidenziare il rischio, già entrato nella nostra quotidianità, che la migrazione diventi o la si faccia diventare strumentalmente un problema esclusivamente inerente l’ordine pubblico e la sicurezza. I Paesi che si dichiarano con orgoglio

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sovranisti, un termine entrato nel nostro lessico comune, aprendo, a vecchi nazionalismi, che credevamo ormai superati e a nuovi preoccupanti fondamentalismi, pongono questo problema in cima all’agenda politica. Spontanea la domanda in che modo, con quali regole e con quali riferimenti costruire modelli armonici di convivenza e allo stesso tempo di pace per le generazioni a venire?

Un primo passo potrebbe essere l’accordo firmato nel settembre scorso tra Malta, Francia, Germania, Italia e Finlandia mediante il quale provvedere all’automatica redistribuzione dei migranti salvati nel Mediterraneo. Questo meccanismo si è arenato però nel successivo incontro tra i Ministri degli Interni su alcuni punti riguardanti : “la redistribuzione automatica”, in quanto, nonostante al momento vi sia la disponibilità dei Paesi cosiddetti volenterosi, sono invece contrari all’accoglienza i Paesi di Visegrad, ovvero Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia; “la rotazione dei porti” riguardo l’alternanza fra gli Stati di destinazione per l’approdo; “l’accoglienza” in quanto la Francia non vorrebbe includere nella redistribuzione i migranti economici e inoltre, permangono divergenze per la questione dei rimpatri. Pur in assenza al momento di decisioni definitive la strada aperta è un primo passo per una soluzione ad una accoglienza programmata e regolata dall’Unione Europea.

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CAPITOLO III :

LA CHIESA E IL PROBLEMA ACCOGLIENZA

Sommario : 1. Oltre i problemi di natura assistenzialista.- 2. Il migrante una persona non un oggetto.- 3. L’esempio Lampedusa luogo di approdo del migrante.- 4. Il migrante e la famiglia.- 5. I matrimoni misti.- 6. I minori e la scuola.- 7. Migrazioni: segni dei tempi.- 8. Il diritto a emigrare.- 9. Le migrazioni : kairos una occasione da non perdere.- 10. L’assistenza spirituale del sacerdote missionario.-

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48 1. OLTRE IL PROBLEMA DI NATURA ASSISTENZIALISTA. La Chiesa italiana non può pensare risolto il problema degli immigrati con una legge dello Stato. (19) …il povero, il viandante, lo straniero non sono cittadini qualunque per la Chiesa, proprio perché essa è mossa verso di loro dalla carità di Cristo e non da altre ragioni. (20) La Chiesa riconosce a ogni uomo il diritto di emigrare e di andare alla ricerca di condizioni migliori di vita per sé e la sua famiglia, ma questo pone inevitabilmente dei limiti ai Paesi ospitanti non sopportabili senza inevitabili conflitti sociali.

Solo quando il flusso degli stranieri nel nostro Paese provenienti dai Paesi del Terzo Mondo alla ricerca di lavoro, a cui vanno ad aggiungersi un gran numero di richiedenti asilo e rifugiati, sarà numericamente importante, diviene improcrastinabile disciplinare questa presenza. Il primo problema da affrontare sarà, pertanto, rimuovere i pregiudizi che si manifestano nella popolazione locale a causa della presenza dei migranti, quali la perdita di posti di lavoro, il pericolo di una crescita della criminalità ed anche la tendenza a rapportarsi con loro con un atteggiamento di superiorità culturale,

19 Impronte e scie di Simone M. Varisco Immigrati e profughi pg. 122.

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sull’equivoco di porre a confronto il nostro progresso economico più evoluto, con la loro civiltà ritenuta per questa ragione arcaica e non adeguata al mondo di oggi.

Analizzando la questione lavoro le attività che interessano i migranti sono poco appetibili per la nostra manodopera, in quanto considerate pesanti, umili, non conformi al titolo di studio raggiunto, come ad esempio i lavori domestici, i lavori nell’agricoltura e nella pastorizia e comunque quando sono lavori particolarmente faticosi o pericolosi.

In riferimento alla questione della devianza degli immigrati molto spesso questo è dovuto proprio ai pregiudizi e discriminazioni della società di accoglienza che ostacola un’integrazione paritaria che permetta loro di condurre una vita dignitosa. Con una entrata regolare dei migranti e l’assegnazione di permessi di soggiorno per lavoro, diminuisce la propensione a commettere attività illegali.

Diverso è l’atteggiamento della Chiesa che non può limitarsi a prestare attenzione ai soli problemi materiali e civili del migrante nel suo peregrinare, poiché i problemi non sono solo di natura assistenzialista; non si può infatti ignorare la complessità della persona umana le cui esigenze sono anche di natura spirituale.

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La Chiesa affronta aspetti del migrante di più difficile comprensione e di più complessa risoluzione, poiché deve prestare attenzione anche alla angoscia che pervade l'animo umano di queste persone, di chi ha lasciato la famiglia, la casa, le sue tradizioni e pertanto non può limitarsi ad “interventi di solo pane”, ma dovrà rivolgere l'attenzione anche al problema religioso e spirituale. Per dare risposta a queste necessità si avvale dell'opera missionaria di ministri del culto cattolici, che parlano la lingua degli immigrati, che conoscono il loro rito adoperandosi per quanto possibile a rendere disponibile un luogo di culto per raccogliersi e pregare.

2. IL MIGRANTE UNA PERSONA E NON UN OGGETTO.

Papa Benedetto XVI nella enciclica Caritas in veritate invita a prestare attenzione alle problematiche politiche, economiche, sociali ma anche a quelle culturali e religiose mediante un processo di evangelizzazione di strada.

… tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una

mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione. (21)

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