L‟interesse per le comunità virtuali, per le loro caratteristiche e le loro dinamiche ha portato gli studiosi alla creazione dell’e-learning 2.0 che si pone come primo obiettivo quello di recuperare le potenzialità insite nelle modalità spontanee, informali di
apprendere nelle situazioni quotidiane con l‟obiettivo di promuovere pratiche di apprendimento in rete è di facilitare la collaborazione tra le persone.108
Questo non è un concetto nuovo infatti se torniamo indietro nel tempo, nell’Accademia Platonica, gli studenti non venivano considerati obiettivi per la trasmissione della conoscenza, ma compagni di apprendimento. Il compito principale dell‟insegnamento era quello di rafforzare l‟abilità dei discepoli di porre problemi, per sviluppare linee di pensiero e di avanzare critiche.
L‟etica della rete riprende e allarga questi principi, ritenendo che il processo di apprendimento non sia mai disgiunto da quello di insegnamento: anche gli esperti si considerano come scolari nei confronti degli altri.
La nostra cultura ci porta però a privilegiare alcuni luoghi preposti a questo scopo, come le scuole o le università, e a guardare altre forme, come la vita di tutti i giorni o
l‟ambiente di lavoro ecc., come a pratiche meno nobili di produzione di apprendimento. Eppure, soprattutto con gli adulti, è difficile che si verifichi un apprendimento efficace e duraturo a seguito di un percorso solo formale e istituzionalizzato.
Nel campo dell‟educazione degli adulti si riconosce pari importanza alle iniziative formali e a quelle non formali ( al di fuori dunque delle principali istituzioni
d‟istruzione e che di solito non porta a certificati ufficiali) nello sviluppo di abilità e conoscenze e nel favorire il cambiamento di attitudini e motivazioni.
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Giovanni Bonaiuti (a cura di), E- LEARNING 2.0. Il futuro dell’apprendimento in rete, tra formale e informale, op. cit. pp.37- 39
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L‟apprendimento non formale è quello per intenderci che si ritrova nei contesti di apprendistato.
L‟apprendimento informale, invece, è il corollario naturale della vita quotidiana. E‟ necessariamente intenzionale, a differenza degli altri due, e può non essere riconosciuto dal soggetto come apporto alle sue conoscenze e competenze. E‟ il risultato delle attività quotidiane connesse al lavoro, allo studio, alla famiglia.
Nei documenti della Comunità Europea viene messo in evidenza che formazione non formale ed informale debbano affiancarsi senza interruzione con i percorsi tradizionali. Essendo l‟istruzione non formale impartita al di fuori delle istituzioni, è raramente percepita come vera e propria formazione, nonostante venga svolta all‟interno degli stessi ambienti di lavoro e sia definita “ apprendimento tramite il fare”, attraverso l‟osservazione da parte del novizio delle modalità di azione da parte dei più esperti, in un contesto di partecipazione guidata.
Se così stanno le cose per l‟apprendimento non formale, per quello informale si rischia che venga completamente trascurato, benché costituisca la prima forma di
apprendimento e il fondamento stesso dello sviluppo infantile. Non si tratta di apprendimento occasionale.
Ora tutte queste modalità apprenditive si sono riscontrate anche in esperienze in rete, poiché quest‟ultima è diventata l‟ambiente all‟interno del quale si agisce e si apprende. A questo proposito la Conner propone una riflessione sulle varie dimensioni utilizzando gli assi cartesiani. Mette in ascisse le dimensioni dell‟intenzionale e dell‟inatteso e nelle ordinate quelle del formale e dell‟informale. I quadranti che risultano permettono di collocare le differenti tipologie di attività connesse a ogni dimensione implicata nell‟apprendimento. La dimensione nella quale possiamo collocare la non formale è quella del quadrante “intenzionale- informale”.
Ciò che invece abbiamo chiamato e-learning 2.0 trova la sua ragione d‟essere nei tre quadranti esterni a quelli presidiati dal controllo formale.109
Gli sviluppi recenti dell‟e- learning 2.0 fanno del web l‟ambiente dove si possono integrare il formale e l‟informale, dove l‟apprendimento si centra sull‟utente, sui suoi bisogni reali. A questo proposito Siemens parla di connettivismo per indicare che bisogna guardare all‟apprendimento non come a un‟ accumulazione progressiva di conoscenze e contenuti, ma come a un processo di cura delle sue connessioni che rendono possibile l‟accesso alla conoscenza. E‟ inoltre necessario integrare strumenti diversi definibili come social software technologies come mappe concettuali
109 ibidem cfr. anche M.L. Conner, informal Learning, in Ageless Learner, last update: May 2005;
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collaborative, blogs, tagging tutti volti a promuovere la collaborazione per aiutare a condividere le conoscenze sviluppate nei contesti operativi.
4.4.1 Le comunità virtuali
L‟apprendimento a distanza comporta la nascita di comunità virtuali. Esse sono costituite da gruppi di persone che hanno un interesse comune e che comunicano tra loro con regolarità grazie all‟uso di tecnologie telematiche. Se ne distinguono 4 tipologie in base ai bisogni che la comunità soddisfa rispetto alle esigenze dei membri,esse sono: di interesse, di relazione, di fantasia e per transazioni.
Gli elementi caratterizzanti sono: i soggetti che interagiscono socialmente; lo scopo comune; una politica che regoli i comportamenti; i sistemi telematici per supportare e mediare le interazioni sociali.
Oggi rispetto al passato ci si concentra non tanto sulla comunità quanto sulle persone e sulle loro capacità di fare networking110 (ad esempio il blog è un facile sistema di gestione dei contenuti e sul piano fenomenologico segna l‟ingresso del sé aprendo nuove forme di social network).
A questo proposito è importante capire in quale misura sia possibile facilitare la nascita di reti sociali finalizzate all‟apprendimento in contesti però formali. Il problema è di far incontrare l‟aspetto informale, dato dalla spontaneità e dalla assenza di regole, con le dimensioni più artificiali della formazione.
Si è detto dei blog che consentono alle persone di portare in rete il loro sé, attraverso la messa in comune di interessi del più vario tipo attraverso il quale si ha uno spostamento dalla comunità ad una rete di relazioni e scambi, trasformando internet da rete di
contenuti a infrastruttura di discussione.
Ciò mette in evidenza due aspetti: la multiappartenenza e la fiducia.
La prima è la possibilità di generare diverse connessioni, sulla base dei diversi interessi dei singoli; la seconda è ciò che si crea attraverso la riconoscibilità e la reputazione che l‟utente ha saputo crearsi attraverso anche l‟autonarrazione. Un‟altra modalità è data dall‟uso del forum che ho utilizzato nella mia ricerca.
Ancora possiamo dire che le comunità si distinguono in: comunità virtuali di
apprendimento e gruppi collaborativi. Le prime sono caratterizzate da: uno scopo, un senso di appartenenza, confini, una durata temporale, fattori abilitanti e di coesione.
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I gruppi collaborativi si differenziano perché basati su attività più strutturate, che prevedono specifici vincoli in termini di ruoli, tempi, obiettivi.
Il soggetto può passare da un contesto di rete a un altro in maniera spesso imprevedibile e comunque spontanea, attraverso una sorta di “gemmazione spontanea” dove sono le affinità di argomenti trattati e gli interessi comuni che consolidano la rete di relazioni. La collaborazione in rete è ovviamente più complessa di quella in presenza. I problemi maggiori riguardano la difficoltà di rappresentare un gruppo nell‟ambiente di rete per mancanza di contatto diretto tra i partecipanti..