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Il Museo tra coesione sociale e Heritage Education

4.2. L’impatto dell’Ecomuseo sul benessere della comunità

L'identificazione del contributo di un'istituzione museale per la propria comunità è oggetto di una vasta gamma di studi e ricer- che che esplorano in primis gli effetti socio-culturali ed econo- mici. Il crescente interesse verso la valutazione dell’impatto, inoltre, ha investito anche le attività attorno al patrimonio cultu- rale (Bollo, 2013; Graham et al., 2009), dando vita ad una va- rietà di approcci e metodi. Essi rappresentato tanto una ricchez- za quanto una debolezza, poiché sono difficilmente riconducibi- li ad un medesimo quadro di senso.

Un'ulteriore limite riguarda il confinare le valutazioni alla so- la dimensione economica o ad analisi frammentate in diverse aree. Alcuni stimano il valore del museo in funzione dello svi- luppo turistico di un territorio; altri ne valutano l'effetto in ter-

mini di aumento del reddito e dell'occupazione; altri ancora mi- surano il valore della proposta culturale in base alla disponibili- tà a pagare il biglietto, dichiarata da utenti potenziali o effettivi di un museo (Dallari et al., 2012).

Nel caso degli ecomusei, invece, vengono prevalentemente utilizzate forme di autovalutazione delle prestazioni e del suc- cesso di un’esperienza come, ad esempio, il metodo MACDAB, sviluppato dal Centro Internazionale di Studi Culturali e del Pa- trimonio dell'Università di Newcastle e dell'Istituto di Ricerca Economia e Sociale del Piemonte (Borrelli et al., 2008).

Nel quadro delle forme di valutazione menzionate, il nostro tentativo è stato di superare il rischio di limitare gli esiti della salvaguardia alla sola performance economica, introducendo concetti e metriche in grado di rilevare l’impatto sul benessere della comunità locale e, parallelamente, il valore attribuito al patrimonio dalla comunità stessa.

La prospettiva teorica dello studio assume il patrimonio cul- turale come bene comune (Mattei, 2011; Hess, Ostrom, 2007; Ostrom, 1990) e relazionale (Donati, Solci 2011; Bruni, 2006; Bruni, Zamagni, 2004) e considera qualsiasi attività volta a promuoverne il valore educativo, sociale ed economico in grado di produrre benefici per la comunità in cui il bene si colloca. Di conseguenza, il quadro di valutazione adotta indicatori quantita- tivi e qualitativi, questi ultimi, pur comportando un grado mag- giore di difficoltà nella rilevazione, appaiono più adatti a co- gliere la significatività degli esiti culturali, sociali e politici ge- nerati a livello di comunità o territorio.

Per costruire il quadro concettuale e gli indicatori ci si è av- valsi del concetto di coesione sociale, così come è stato definito ed operazionalizzato nell’ambito degli studi sulla QoL. I primi risultati descrivono il contributo che l’Ecomuseo può fornire al- la costruzione di società coese e, al contempo, sollecitano ap- profondimenti su concetti adottati, a partire dai riscontri ottenuti nella loro assunzione a categorie interpretative dei fenomeni in oggetto all’indagine.

La coesione sociale è al centro di documenti internazionali che trattano del patrimonio culturale, sottolineandone l’apporto

allo sviluppo del capitale umano e delle società (UN, 2015; UNESCO, UNFPA, UNDP, 2015), proponendo modelli in gra- do di superare la dimensione puramente economica e di ricono- scere il ruolo chiave delle comunità locali (UNESCO, UNDP, 2013).

Il concetto di coesione sociale è da tempo oggetto di dibatti- to nel mondo accademico e in quello delle politiche di sviluppo (Commissione Europea, 2008; 2005b; OECD, 2013; 2011)9.

Nonostante un sostanziale accordo sulla sua natura pluridimen- sionale, nella letteratura sociologica10, in particolare, troviamo

definizioni divergenti dovute alle difficoltà di distinguerne gli elementi costitutivi dai fattori che la influenzano (Vergolini, 2008). Le principali posizioni teoriche possono essere ricondot- te ad una visione statica che definisce la coesione come state of

affairs, ovvero "condizione della società" (Rajulton et al., 2007;

Bollen, Hoyle, 1990; Ultee, 1998; Jenson, 1998; Lockwood 1999; Chiesi, 2004; Chan et al., 2006) o ad una dinamica che interpreta la coesione sociale come il processo orientato al rag- giungimento di un determinato obiettivo (Beauvais, Jenson, 2002; Berger-Schmitt, 2000; Canadian Heritage, 1995).

Sul fronte della sua misurazione, la coesione sociale può es- sere indagata con riferimento a indicatori ecologici o individua- li. Nel primo caso, è considerata una proprietà del sistema so- ciale e, di conseguenza, la sua rilevazione avviene a livello ma- cro (Berger-Schmitt 2000), meso e micro (Rajulton et al., 2007). Nel secondo caso, il grado di coesione sociale, sebbene sia considerato un predicato della società nel suo complesso, è attribuito agli atteggiamenti degli individui nei diversi ambiti

9 Dal punto di vista delle politiche, l'OCSE offre uno dei contributi più recenti sul con-

cetto di coesione sociale, definendo una società coesa quella «che lavora per il benesse- re di tutti i suoi membri, lotta contro l'esclusione e l'emarginazione, crea un senso di ap- partenenza, promuove la fiducia e offre ai suoi membri opportunità di mobilità ascen- dente» (OCSE, 2011).

10 Ad esempio, Durkheim (1893) collega la coesione sociale all'idea di solidarietà, men-

tre Parsons (1937) parla della cooperazione tra unità sociali, perché gli attori interioriz- zano un sistema comune di regole e valori istituzionalmente promossi da una società. Sulle diverse definizioni di coesione sociale in letteratura si veda: Schiefer, van der Noll, 2016.

della loro vita, ai loro comportamenti e alle relazioni sociali che intrattengono (Chiesi, 2004; Chan et al., 2006; Dickes et al., 2008, 2009; Acket et al., 2011).

La ricerca in Casentino adotta la prospettiva statica di coe- sione sociale intesa come condizione della società ed un ap- proccio ecologico applicato a livello micro. Lo studio considera una società coesa quella in cui i fattori produttivi sono efficaci, la governance crea opportunità di inclusione e partecipazione in tutti i settori, la distribuzione delle risorse è equa e i servizi so- no universalmente accessibili (Di Franco, 2014).

Conseguentemente, l'operazionalizzazione del concetto as- sume la proposta di Jenson (1998) e le sue successive elabora- zioni e, parallelamente, una visione multidimensionale, o eco- logica, riconducibile alla tradizione canadese. Come mostrato nella Figura 4.2, la coesione sociale viene articolata in tre do- mini (sociale, politico ed economico), all’interno dei quali sono indicate le dimensioni proposte da Jenson, con l’integrazione dell'“equità” nel dominio economico (Bernard, 1999) e dell'“accessibilità" in quello sociale riconducibile alla defini- zione di coesione sociale di Di Franco.

Figura 4.2. I domini e le dimensioni della coesione sociale (FONTE: Galeot- ti, 2016a).

Nella nostra proposta, il dominio economico della coesione sociale si articola in due dimensioni (Dickes et al., 2009):

– inclusione/esclusione nel/dal mercato del lavoro, in- tesa come capacità di creare occupazione;

– equità, tipologia delle opportunità lavorative, dei la- voratori e condizioni di lavoro.

Il dominio politico considera le dimensioni di:

– partecipazione, presenza di associazioni di volonta- riato e di volontari nella gestione del patrimonio cul- turale e nell’offerta di servizi culturali;

– legittimazione, capacità di creare le condizioni per mantenere se stessi e avere un ruolo di mediatori dei diversi interessi.

Il dominio sociale, infine, considera:

– appartenenza, cioè la capacità di creare affiliazione alla comunità attraverso il patrimonio culturale; – accettazione, in termini di presenza/assenza di con-

flitti fra le diverse parti in gioco;

– accesso, ovvero opportunità per tutti di godere dei beni culturali materiali e immateriali.

A partire da queste dimensioni sono stati individuati indica- tori qualitativi e quantitativi per effettuare un'analisi su base ter- ritoriale che non esclude il dominio economico, ma ne eviden- zia gli aspetti di inclusione ed equità, e lo associ ai domini so- ciali e politici.

L’applicazione del framework di valutazione all’esperienza ecomuseale casentinese, avvenuta nella seconda fase della ri- cerca, ha voluto verificare la viabilità dello strumento. Una vol- ta applicato in chiave comparativa diacronica, sullo stesso caso di studio a distanza di tempo, o sincronica, ad altri ecomusei, questo potrà essere assunto a modello di analisi territoriale del contributo della salvaguardia del patrimonio culturale al benes- sere della comunità locale.

La tabella 4.3 illustra i primi dati rilevati con l’applicazione del framework che descrivono, seppur in maniera ancora parzia- le, la capacità dell’Ecomuseo di creare coesione sociale per i domini considerati nello studio.