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Norme sociali e Modelli decisionali sulla salute

3.2 L’influenza sociale

3.2.3 L’influenza sociale della minoranza

Moscovici85 critica il modo di vedere il sistema sociale come qualcosa di già precostituito, in cui i contrasti fra i membri sono minimi e tutti coloro che respingono le norme vengono esclusi perché considerati devianti. Egli ritiene che i cambiamenti nell’opinione pubblica sono quasi sempre originati da poche persone che, attraverso la loro azione, riescono a modificare l’orientamento della maggioranza. Cambia pertanto completamente prospettiva ed, elabora un modello “genetico” di influenza sociale in cui il sistema sociale non è inteso come un’entità precostituita da conservare e non modificare ma è costruito proprio attraverso l’interazione sociale di tutti i membri di un gruppo che, quindi diventano portatori e ricevitori di influenza sociale. Quindi esplora le condizioni in cui una minoranza può influenzare una maggioranza. Le minoranze in questione sono “minoranze attive”, costituite da una o più persone che hanno preso consapevolezza di essere state segregate come minoranza per certe loro caratteristiche o condotte. L’entità della minoranza dipende prevalentemente dallo stile di comportamento e negoziazione che essa adotta. Un ruolo decisivo perché la minoranza influenzi la maggioranza è lo stile di comportamento che deve basarsi sulla coerenza: la minoranza deve essere coerente nel mantenere le proprie decisioni con una coerenza diacronica (nel tempo) e una coerenza sincronica (accordo tra tutti).

L’Esperimento di Moscovici

Moscovici86 (1976) fa un esperimento simile a quello di Asch (1956) ma invertito, dove la maggioranza è costituita dai soggetti veri e la minoranza sono i collaboratori. L’esperimento riguardava il giudizio sulla percezione dei colori all'interno di un gruppo sperimentale di studentesse.

85 “Le Rappresentazioni Sociali”, Moscovici 1961 86 Moscovici et al. 1969

62 In breve, i soggetti erano semplicemente invitati a dare risposte orali sui colori da essi percepiti attraverso la proiezione di alcune diapositive, e sulla loro luminosità, con l'aiuto di una scala a sei punti.

Vennero così proiettate 6 diapositive per 6 volte, variandone l'ordine sistematicamente: ogni soggetto doveva pertanto esprimere complessivamente 36 giudizi. Vennero stabilite due condizioni: quella di controllo, nella quale partecipavano 6 soggetti ingenui, e quella sperimentale, in cui erano presenti due collaboratori dello sperimentatore, che diedero lo stesso tipo di risposta in tutte le fasi della prova, e 4 soggetti ingenui. La ricerca partiva dal presupposto che la percezione del colore fondamentale delle diapositive fosse "oggettivamente" il blu, così come del resto, avevano percepito “ingenuamente” i soggetti nella fase di controllo. Nella condizione sperimentale, invece, mentre i soggetti ingenui percepivano sempre, nelle prime risposte, il colore delle diapositive come blu, la minoranza formata dai due collaboratori giudicava invariabilmente verde il colore di tutte le diapositive. Successivamente venne effettuato un test in cui i due collaboratori qualche volta indicarono anche il blu (facendo decadere la condizione di forte coerenza). I risultati della ricerca mostrarono dati molto interessanti: nella condizione di controllo (cioè nella condizione senza manipolazione sperimentale) il colore percepito dai soggetti fu senza alcun dubbio il blu, così come si era previsto. Nelle due condizioni sperimentali, invece, i dati concernenti le risposte verdi furono rispettivamente dell'8,42% e dell'1,25% sul totale delle risposte date. Quando la minoranza si mostrava sicura e coerente in tutte le prove, si riscontrava un piccolo ma significativo numero di soggetti che si univa a loro. Ma quando le minoranze dimostravano tentennamenti e incoerenza l’influenza non avveniva.

Le minoranze che portano avanti coerentemente le proprie idee possono influenzare la maggioranza (nei dibattiti su temi sociali). La minoranza deve dimostrare autonomia e indipendenza nel manifestare le proprie opinioni. Deve essere flessibile e non rigida nelle proprie posizioni. C'è una sostanziale differenza tra l’influenza maggioritaria e l’influenza minoritaria. Secondo Moscovici, la maggioranza mette in atto un processo di confronto sociale, nel quale il soggetto confronta la propria risposta con quella degli altri, senza dedicare troppa attenzione all’argomento stesso, suscitando acquiescenza piuttosto che vera conversione. Al contrario una minoranza stimola un processo di validazione che mira a comprendere la posizione assunta dagli altri. Nel corso di questo

63 processo può accadere che la maggioranza si converta interiormente alla posizione della minoranza, anche se a volte le pressioni normative faranno sì che tale conversione non si manifesti anche esteriormente.

Crescita di un gruppo di soggetti antivaccinatori

Sempre con riferimento all’adesione ad un programma di vaccinazione è utile riflettere se la crescita di un gruppo di soggetti antivaccinatori costituisca un rilevante esempio di influenza sociale della minoranza. I gruppi di anti- vaccinatori per le vaccinazioni pediatriche rappresentano una visione ovviamente minoritaria: ne è prova il fatto che le coperture vaccinali in tutti i paesi europei sono – salvo qualche eccezione particolare - mediamente superiori al 90% per tutti i vaccini inclusi nei programmi di immunizzazione, anche in quei paesi dove le vaccinazioni non sono obbligatorie. Tuttavia all’interno del 10% di coloro che non vaccinano esistono dei gruppi eccezionalmente attivi. Alcuni di essi agiscono in comunità chiuse, trattandosi di minoranze religiose (per esempio la cosiddetta comunità della “anti-vaccination belt olandese”87) o seguaci di particolari filosofie di vita, e talora minoranze politiche (per esempio lo stesso Alto-Adige in Italia, avente tasso di copertura per il vaccino anti-HPV compreso fra 25-30%, come si nota dalle tabelle del paragrafo 2.3). Per gli altri, l’esplosione del web e dei social network hanno rappresentato un’ottima opportunità per far sentire la propria voce ed amplificare il messaggio. I diversi gruppi anti-vaccinatori sono sovente molto eterogenei fra loro: le motivazioni che sottendono all’atteggiamento anti-vaccini sono infatti estremamente diverse (derivanti, ad esempio, da religioni, credenze mediche e teorie complottiste) e quindi non è quasi mai possibile utilizzare gli stessi argomenti e lo stesso approccio comunicativo per tutti. Nonostante l’eterogeneità del fenomeno, i criteri da applicare per eventuali approfondimenti per spiegare la nascita e la diffusione di gruppi di antivaccinatori dovrebbero far riferimento alla teoria di Moscovici, data la componente minoritaria nella società di antivaccinatori e la loro forte coerenza sia diacronica che sincronica. Espandere. Notare che in effetti essere antivaccinatore in molti contesti significherà essere un individuo che prende una decisione attiva, a differenza del vaccinatore.

3.3 Modelli socio cognitivi per lo studio dei comportamenti e applicazione ai