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Il caso Italiano

2.4. Motivazioni delle basse coperture raggiunte nel programma vaccinale nazionale: Progetto PreGio e Progetto Valore

2.4.1 Progetto Prevenzione Giovan

Al fine di migliorare le opportunità di prevenzione, primaria e secondaria, del carcinoma della cervice uterina, di valutare la strategia vaccinale adottata e la sua integrazione con i programmi di screening organizzati, il Ministero della Salute Italiano ha finanziato diverse attività di ricerca.

Tra queste il progetto nazionale44 PreGio (Prevenzione Giovani), indirizzato a donne Italiane di età compresa tra 18-26 anni, messo in atto tra il 2008 e il 2009, con un triplice obiettivo:

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1. descrivere la prevalenza delle infezione dai diversi tipi oncogeni di HPV nella fascia d’età indica;

2. realizzare un’indagine sul livello di conoscenza del papilloma virus e sull’attitudine e la pratica dei metodi di screening annuali tra le ragazze target dell’indagine;

3. valutare la fattibilità dell’offerta vaccinale ad una fascia di età diversa da quella per cui esiste una raccomandazione.

Nel questionario vennero poste domande sul pap-test, sul virus del Papilloma, sul vaccino contro l’HPV, sul tumore al collo dell’utero e infine sulla storia personale delle donne intervistate.

Dai risultati emerse il seguente livello di conoscenza sulla prevenzione del cancro cervicale delle donne: il 92% aveva sentito parlare di Pap-test, l’83% di tumore del collo dell’utero, il 59% di HPV e il 52% di vaccino contro l’HPV.

Gli amici e i media rappresentano le fonti citate più frequentemente anche se, rispetto alle delucidazioni relative al vaccino, la quasi totalità delle donne riferisce il desiderio di ricevere informazioni dai professionisti sanitari, citando nel 55% dei casi il ginecologo e nel 49% il medico di famiglia.

Circa due terzi del campione era consapevole del rapporto di causalità tra persistenza di infezione da particolari genotipi di HPV e cancro alla cervice uterina e dell’esistenza di metodi di prevenzione. Il Pap-test è riconosciuto come strumento di screening dal 63% delle donne intervistate, ma solo il 28% ritiene che esso debba essere effettuato ogni tre anni come raccomandato dalle linee guida nazionali, la grande maggioranza infatti crede che la periodicità ottimale sia quella annuale. La consapevolezza dell’efficacia del vaccino nel prevenire circa il 70% dei tumori cervicali, risulta inferiore al 40%. Per completezza in tabella 6 sono riportate alcune domande del questionario.

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Tabella 5: Domande del questionario ricerca PREGIO ( Donati et al 2010)

1 “L’HPV può provocare il carcinoma della cervice?” 2 “Le infezioni da HPV sono prevenibili?”

3 “L’HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali?” 4 “Le infezioni da HPV sono frequenti?”

5 “Talvolta l’infezione da HPV può durare anche anni?” 6 “L’HPV può infettare sia l’uomo sia la donna?”

7 “La maggior parte delle infezioni da HPV regredisce?” 8 “L’HPV può provocare i condilomi ano-genitali?” 9 “Il Pap-test serve a prevenire il cancro della cervice?” 10 “La protezione offerta dal Pap-test è:”

- molto efficace - abbastanza efficace

11 “Il Pap-test va eseguito ogni 3 anni?”

12 “Il vaccino previene circa il 70% dei casi di cancro cervicale?”

Dal progetto PreGio emerge una verità importante legata alla veicolazione delle informazioni riguardanti il cervicocarcinoma e i metodi di screening associati alla sua prevenzione. Quasi la totalità delle intervistate ha infatti dichiarato come le figure professionali accreditate, quali medici generici, ginecologi, pediatri, operatori sanitari, etc., siano stati totalmente incapaci di fornire delucidazioni esaustive ed affidabili riguardo i suddetti argomenti. Dai dati emerge la necessità di un supporto informativo più incisivo da parte degli addetti ai lavori che sia in grado di incrementare la consapevolezza sulla totalità dei metodi di screening e di prevenzione. A conferma di questo, il 31% e il 12% delle intervistate riferisce di aver ottenuto indicazioni carenti sul Pap-test da parte rispettivamente del ginecologo e del medico di famiglia.

Alla luce di tali risultati non stupisce il basso livello di conoscenza evidenziato delle intervistate.

In aggiunta, le analisi dei dati rilevati, hanno evidenziato una correlazione positiva tra conoscenza dell’argomento trattato e livello di istruzione. Così come è stata riscontrata una maggiore consapevolezza tra le donne aventi cittadinanza italiana.

35 Per quanto riguarda la propensione alla vaccinazione, una porzione consistente di donne, pari al 73% circa, risulta favorevole alla stessa, soprattutto se supportata dal consiglio di un medico. In particolare tra le più giovani emerge una maggiore adesione alla vaccinazione contro il virus HPV. Si tratta di ragazze che mostrano un elevato grado di conoscenza, che dichiarano di avere partner sessuali multipli e che riferiscono di usare in maniera sporadica il profilattico. Paradossalmente quindi risultano essere interessate alla vaccinazione proprio le donne che, alla luce delle prove di efficacia disponibili sul vaccino contro l’HPV, ne trarrebbero il minor beneficio. Ossia coloro che dichiarano comportamenti a rischio e che hanno una probabilità maggiore di essere già entrate in contatto con i genotipi oncogeni di HPV.

Un risultato confortante del progetto PreGio è la conferma da parte delle intervistate della necessità di continuare ad usare il profilattico e di sottoporsi al Pap-test anche dopo aver aderito alla vaccinazione contro l’HPV. Il 91% del campione riferisce infatti che, qualora si vaccinasse contro l’HPV, continuerebbe a sottoporsi regolarmente al Pap-test mentre circa l’82% afferma che continuerebbe ad utilizzare il profilattico durante rapporti sessuali con partner differenti. [38] (Donati et al 2010)

L’informazione rimane comunque un aspetto critico anche quando si parla di vaccino. Circa il 21% delle rispondenti ha dichiarato di voler ricevere maggiori informazioni per decidere mentre il 6% di aver rifiutato l’offerta vaccinale.

Tra le variabili considerate maggiormente importanti nel processo decisionale relativo all’accettazione o meno del vaccino contro l’HPV, le intervistate citano la possibilità di prevenire una patologia importante, oltre che il consiglio del medico (specificando che influirebbe molto/abbastanza su questa decisione nell’81% dei casi) e il costo del vaccino.